(Posizione competitiva dell’Italia nel settore turistico, tra 140 paesi, 2019)33
Fonte: World Economic Forum.
Sul sistema dei trasporti di passeggeri, un fattore cruciale per il successo di una destinazione turistica, l’Italia occupa il 22° posto nella graduatoria riferita ai trasporti navali e terrestri e il 30° in quella relativa alle infrastrutture aeree, indietro rispetto ai principali competitor quali Spagna e Francia.33
Anche dal punto di vista del capitale umano e delle condizioni di domanda e offerta di lavoro – che non sono specifiche del settore turistico, ma che creano le condizioni di contesto per migliorare la competitività di un paese – nel settore turistico la posizione dell’Italia è tra le ultime tra i paesi europei a più elevata attrattività turistica (63a tra i paesi considerati); nonostante il mi-glioramento nell’ultimo biennio (quattro posizioni in più) si tratta di un divario strutturale già rilevato, nelle stesse proporzioni, un decennio fa. Sotto questo profilo non sono stati fatti miglioramenti significativi.
Il ritardo dell’Italia risulta ampio anche rispetto a variabili più direttamente legate all’attività di governo del turismo e di promozione dell’immagine del nostro Paese nel mondo, sintetizzate nella voce “priorità del settore”, rispetto alla quale ricopre la 63a posizione (con un lieve peggioramento rispetto a dieci anni prima), a fronte dell’8° posto della Spagna e del 34° della Francia. Sotto questo profilo, il WEF evidenzia carenze che si sono consolidate negli anni sulla: «capacità del governo di definire le priorità in materia di turismo»34. Con riferimento alla spesa pubblica sostenuta per il settore, l’Italia risulta al 62° posto, in peggioramento negli ultimi anni anche in conseguenza delle mi-sure di contenimento della spesa pubblica connesse soprattutto con la crisi
33 (1) Su 140 paesi. (2) Presenza di siti culturali, eventi sportivi, fiere e mostre internazionali, in-dustrie creative. (3) Presenza e attrattività di siti naturali, aree protette, fauna. (4) Disponibilità e qualità delle infrastrutture fisiche stradali e marittime. (5) Presenza e qualità delle strutture ricet-tive, offerta di servizi di noleggio autovetture e ATM. (6) Prezzi degli hotel e del carburante, tasse aeroportuali. (7) Tempi e costi per la creazione d’impresa, presenza di investimenti stranieri, livello di tassazione, efficienza della giustizia. (8) Qualità del capitale umano (tassi di iscrizione alle scuo-le, diffusione della formazione, orientamento alla clientela) e del mercato del lavoro (flessibilità nelle assunzioni e cessazioni, reperimento di lavoratori immigrati, legame tra salario e produttività, partecipazione femminile). (9) Quanto è sviluppata l’infastruttura ICT nel paese e suo utilizzo dalle imprese. (10) Accesso ad acqua potabile e servizi igienici. (11) Disponibilità e qualità degli aeropor-ti. (12) Misura in cui il governo promuove e gestisce attivamente lo sviluppo del settore turistico.
dei debiti sovrani35. Particolarmente grave è il ritardo sul livello di accuratezza delle strategie messe in atto per promuovere il brand “Italia” nel mondo
(Coun-try brand strategy): l’Italia risulta al 91° posto nel ranking, con un
peggioramen-to di ben 16 posizioni nell’ultimo biennio e una distanza di 30 posizioni rispetpeggioramen-to alla Spagna.
Un ritardo evidente anche su diffusione e utilizzo delle infrastrutture ICT, dove l’Italia occupa un posto piuttosto arretrato nella graduatoria (41°) rispetto ai principali competitor (Francia 20° e Spagna 27°).
Gli indicatori del WEF evidenziano per l’Italia anche persistenti carenze nell’ef-ficacia delle politiche di marketing di incidere sull’attrattività del Paese per i turisti stranieri. In particolare, l’Italia occupa la 91a posizione in graduatoria, in miglioramento rispetto a due anni prima (104a), ma sui livelli di dieci anni fa. Questo aspetto rappresenta uno dei punti di maggiore debolezza del sistema turistico nazionale, sul quale pesano il sovrapporsi di competenze di più livelli di governo, il breve orizzonte di programmazione e la mancanza di un assetto istituzionale stabile che hanno caratterizzato le politiche per il turismo in Italia negli ultimi due decenni.
Per la definizione di politiche organiche, coerenti ed efficaci, l’OCSE ha indi-cato tra le priorità anche quella di adottare un approccio integrato di gestio-ne politica del turismo che si realizzi attraverso due dimensioni: quella verti-cale tra i livelli di governo centrale e loverti-cale e quella orizzontale che coinvolga i diversi ministeri (turismo, infrastrutture e trasporti, economia). Nell’ambito di questo approccio è indispensabile coinvolgere anche gli altri attori econo-mici che operano nell’industria turistica, realizzando una stretta e costante collaborazione tra attori pubblici e privati che lavorino insieme per la defini-zione delle strategie e degli obiettivi del settore.
Alla luce di quanto sopra riportato, sono necessarie politiche per incentivare e ripristinare la spesa nel settore turistico, per migliorare la qualità dell’offerta tu-ristica e per promuovere una ripresa sostenibile. Mentre la digitalizzazione nei servizi turistici è destinata ad accelerare, come risulta già evidente nelle stati-stiche presentate (si veda il BOX n. 3.1), sarà necessario anche un maggiore ri-corso all’automazione, ai pagamenti e ai servizi senza contatto, alle esperienze virtuali. Infine, una ripresa sostenibile richiede un forte impegno per garantire trasporti economicamente accessibili e più sostenibili dal punto di vista am-bientale, migliori collegamenti, una gestione intelligente dei flussi turistici, una diversificazione dell’offerta turistica, lo sviluppo di competenze in materia di sostenibilità per i professionisti del turismo e maggiori sforzi per sensibilizzare sia alla varietà dei paesaggi sia alla diversità culturale che caratterizza l’Italia.
35 Queste misure hanno interessato maggiormente le regioni che assorbivano circa un terzo della spesa pubblica per il turismo. Si veda Banca d’Italia, “Turismo in Italia: numeri e potenziale di sviluppo”, cit., p. 90.