I primi che riesaminano, riconcettualizzano ed estendono il concetto di capacità di assorbimento come capacità dinamica sono Zahra e George (2002) che definiscono la capacità di assorbimento come “un set di routine organizzative e di processi strategici con le quali le imprese acquisiscono, assimilano, trasformano e sfruttano la conoscenza per produrre una capacità organizzativa dinamica”.
I principali attributi che influiscono sulla capacità di assorbimento sono l’intensità e la velocità nell’identificare e cogliere la conoscenza esterna che risulta critica per l’impresa e la direzione della conoscenza accumulata che influisce sui percorsi che le imprese seguono per acquisire la conoscenza esterna.
La capacità di assorbimento è vista come una capacità dinamica incorporata nelle routine e nei processi strategici ed organizzativi, che permette di analizzare lo stock e il flusso di conoscenza dell’impresa e legare queste variabili alla creazione e sostenibilità del vantaggio competitivo. Dunque, la capacità di assorbimento attiva la riconfigurazione delle risorse base di un’organizzazione e il suo adattamento ai cambiamenti del mercato. In particolare, gli autori si soffermarono sullo studio delle quattro dimensioni della capacità di assorbimento:
1. l’acquisizione della conoscenza comprende la capacità di un’impresa di identificare e
acquisire la conoscenza generata esternamente che è critica per le sue operazioni.
2. l’assimilazione riguarda l’insieme di routine e processi di un’impresa che le
permettono di analizzare, interpretare e comprendere l’informazione ottenuta da fonti esterne. È un processo che genera interiorizzazione, sia a livello individuale che organizzativo, della conoscenza acquisita e dà luogo all’ampliamento della base di conoscenze;
3. la trasformazione si riferisce alla capacità di un’impresa di sviluppare e ridefinire le
routine che facilitano la combinazione della conoscenza esistente ed acquisita. Essa si estrinseca nello sviluppo di nuovi schemi concettuali su prodotti, processi e tecnologie esistenti;
4. lo sfruttamento riflette l’abilità di un’impresa di raccogliere e incorporare la
conoscenza acquisita nelle sue operazioni, ridefinendo, migliorando o estendendo le competenze esistenti o creandone delle nuove. Il risultato di tale processo è la creazione di nuovi beni, sistemi, processi, conoscenza e forme organizzative.
Secondo Zahra e George (2002) la capacità di assorbimento si suddivide in potenziale e realizzata.
La prima include i processi organizzativi e strategici riguardanti l’identificazione, l’acquisizione e l’assimilazione della conoscenza esterna all’impresa che è critica per le sue operazioni.
Quella realizzata comprende, invece, la trasformazione e lo sfruttamento della nuova conoscenza e di quella esistente, nonché la sua incorporazione nelle operazioni aziendali.
Le due tipologie di capacità di assorbimento sono separate ma complementari: quella potenziale fornisce una descrizione della capacità dell’impresa di valutare e acquisire conoscenza esterna ma non garantisce il suo sfruttamento; viceversa quella realizzata riflette proprio la capacità di far leva sulla conoscenza assorbita.
Zahra e George suggeriscono, nella propria ricerca, una serie di indicatori che possono essere utilizzati per valutare ciascun elemento costitutivo della capacità di assorbimento. Ad esempio, la capacità di acquisizione di conoscenza può essere misurata attraverso il numero di anni di esperienza e l’ammontare degli investimenti del dipartimento di R&S; la capacità di assimilazione può essere espressa da una misura composita del numero di citazioni incrociate (cioè dal numero di citazioni nelle pubblicazioni di un’impresa delle ricerche sviluppate in altre imprese); la capacità di trasformazione può essere descritta dal numero di idee di nuovi prodotti e di nuovi progetti di ricerca avviati; infine la capacità di sfruttamento dal numero di brevetti e di nuovi prodotti e processi.
Lo sviluppo della capacità di assorbimento potenziale è influenzato positivamente dalla diversità e complementarietà delle fonti della conoscenza acquisita ma anche dall’esperienza passata che riflette il successo e il fallimento di un’impresa e che risiede nella memoria organizzativa.
Durante la vita dell’impresa è possibile, comunque, che si verifichino degli eventi scatenanti che, obbligando l’impresa a rispondere a specifici stimoli interni (come una crisi o il fallimento di performance) od esterni (stimoli provenienti dal mercato), possono moderare l’impatto delle fonti della conoscenza e dell’esperienza sullo sviluppo della capacità di assorbimento.
Una volta che si è proceduto all’acquisizione e all’assimilazione della conoscenza, occorre rilevare il gap esistente tra capacità di assorbimento potenziale e realizzata e dare luogo ad una serie di meccanismi di integrazione sociale che riescano a colmare tale divario, garantendo la condivisione delle conoscenze e del flusso di informazioni acquisite tra i membri dell’organizzazione.
Zahra e George sostengono che un’elevata capacità di assorbimento potenziale si traduce in una maggiore flessibilità strategica dovuta alla capacità dell’impresa di riconfigurare e rinnovare le proprie risorse e competenze esistenti mentre la capacità di assorbimento realizzata influisce sul miglioramento delle performance finanziarie o
produttive36 di un’organizzazione attraverso la combinazione della conoscenza acquisita
ed esistente e lo sviluppo di nuovi schemi concettuali (derivanti dalla coevoluzione di
36 Arora e Gambardella (1994) si focalizzano invece solo sui benefici dell’innovazione tecnologica (in
termini di incremento di competenze tecnologiche) derivanti dall’abilità delle imprese di utilizzare la conoscenza esterna acquisita. Cfr. ARORA A., GAMBARDELL A, op.cit., 1994.
meccanismi di apprendimento e disapprendimento) su processi, strutture e prodotti esistenti. Ciò significa che la capacità di assorbimento potrebbe essere considerata come un’importante fonte di vantaggio competitivo.
La capacità di assorbimento realizzata influisce sulle performance delle unità organizzative attraverso l’innovazione di processo e di prodotto, sia incrementali che radicali. Le prime vengono attuate per far fronte alle esigenze dei clienti e mercati esistenti, quelle radicali si basano sulla ricerca di nuove forme organizzative, nuovi processi e prodotti, nuove tecnologie e mercati.
L’insieme delle dinamiche istituzionali che permette la protezione dei vantaggi competitivi grazie alle innovazioni di processo o di prodotto, incrementali e/o radicali, costituisce il regime di appropriabilità di un determinato settore37. Nel caso di forti regimi di appropriabilità l’imitazione risulta costosa e quindi la relazione tra capacità di assorbimento realizzata e vantaggio competitivo sostenibile risulta essere positiva e intensa, invece, nel caso di regimi di appropriabilità deboli, le imprese devono cercare di fronteggiare il rischio d’imitazione (che è maggiore), ricorrendo a meccanismi di isolamento dell’innovazione, caratterizzati da un elevato grado di idiosincraticità.
Fig. 3.3. Il modello teorico della capacità di assorbimento
Fonte: Zahra e George, 2002.