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Il ruolo della capacità di assorbimento nel management della conoscenza

Il secondo filone d’indagine specifico, collocabile nell’ambito della knowledge-based view e utile per interpretare i meccanismi di funzionamento delle imprese biotecnologiche secondo il disegno della ricerca che sarà esposto più avanti, è quello della capacità di assorbimento.

Cohen e Levinthal (1990) hanno definito la capacità di assorbimento come «l’abilità dell’impresa di riconoscere il valore di una nuova informazione, acquisirla, assimilarla e applicarla a fini commerciali ».

La valutazione della nuova conoscenza avviene in base al raffronto con le esperienze e gli investimenti del passato; l’assimilazione si basa sulle caratteristiche della conoscenza ovvero su quelle dell’organizzazione e delle alleanze diadiche; l’applicazione dipende dalle opportunità tecnologiche (ammontare di conoscenza esterna rilevante) e dalla loro appropriabilità (abilità di proteggere l’innovazione).

Gli autori hanno focalizzato la propria attenzione prevalentemente sul ruolo degli investimenti in R&S nella creazione di capacità di assorbimento, mentre successive ricerche hanno evidenziato che esistono molte altre aree funzionali che contribuiscono alla generazione del fenomeno.

Poiché la capacità di assorbimento è legata alla capacità di un’organizzazione di cogliere opportunità dall’ambiente esterno, Cohen e Levinthal affermano che vi è una correlazione positiva tra capacità di assorbimento e formazione delle aspettative sulle potenzialità commerciali degli avanzamenti tecnologici in quanto l’abilità di riconoscere il valore di una nuova informazione dipende dalla capacità dell’impresa di interpretare e valutare analiticamente le informazioni tecnologiche provenienti dall’esterno e gli sviluppi del mercato.

I livelli di analisi della capacità di assorbimento hanno riguardato non soltanto le imprese nel loro complesso (livello firm), ma anche specifiche unità di analisi interne alle imprese (livello intra-firm, es. team o gruppi di ricerca) come pure un ambito d’interazione esteso all’esterno (livello inter-firm, es. accordi di R&S tra imprese).

A livello firm si ricorda, oltre al contributo seminale di Cohen e Levinthal (1990), anche quello di Van den Bosch e colleghi (1999), di Zahra e George (2002) e di Jansen et al. (2005).

Van den Bosch et al., (1999) sostengono che la principale determinante della capacità di assorbimento è la preesistente dotazione di conoscenza e che la scelta di una particolare forma organizzativa (funzionale, divisionale o a matrice) e dei relativi meccanismi di accumulazione della conoscenza dipende dalla dinamicità ambientale. Essi affermano inoltre che tali meccanismi, definiti capacità combinative, rappresentano il modo attraverso il quale le imprese acquisiscono e applicano la conoscenza a fini commerciali.

Poiché “la capacità di assorbimento di un’impresa non è semplicemente la somma delle capacità di assorbimento dei suoi dipendenti” risulta utile considerare quegli aspetti della capacità di assorbimento che sono distintamente organizzativi e che facilitano il trasferimento della conoscenza a livello intra-organizzativo ed inter-organizzativo.

A tal proposito, Zahra e George (2002) definiscono la capacità di assorbimento come «un insieme di routine e processi strategici e organizzativi attraverso i quali le imprese acquisiscono, assimilano, trasformano e sfruttano conoscenza per produrre una capacità organizzativa dinamica». Essa viene quindi considerata come un insieme di capacità che hanno ad oggetto la creazione e l’utilizzo di conoscenza al fine di consentire alle imprese di

ottenere e sostenere un vantaggio competitivo 35.

Dopo la riconcettualizzazione di Zahra e George, sono pochi gli studi di management che hanno approfondito la relazione tra determinanti e risultati della capacità di assorbimento. A tal proposito, un contributo importante viene fornito da Jansen e colleghi (2005) che propongono di esaminare il legame tra meccanismi organizzativi (considerati come elementi delle capacità combinative) e capacità di assorbimento.

A livello intra-firm, invece, si ricordano i contributi di Minbaeva et al. (2003), Mahnke et al. (2001), Gupta e Govindarajan (2000), Tsai (2001, 2002), Van Wijk e colleghi (2001).

Minbaeva et al. (2003) e Mahnke et al. (2001), in particolare, si sono occupati della politiche attinenti la gestione delle risorse umane e degli strumenti di gestione della conoscenza. Essi, inoltre, come Szulanski (1996) e Gupta e Govindarajan (2000), si sono soffermati sullo studio delle modalità di trasferimento intra-organizzativo delle best practices, considerando come misura della capacità di assorbimento, l’insieme della conoscenza condivisa. Gupta e Govindarajan (2000) durante i loro studi sulla condivisione della conoscenza intra-organizzativa, hanno approfondito, inoltre, l’importanza assunta dalla conoscenza precedente e della similarità degli attributi organizzativi come il linguaggio condiviso.

Altri studi hanno considerato come proxy della capacità di assorbimento l’intensità di R&S di un’unità organizzativa. In particolare Van Wijk et al. (2001) e Tsai (2001), hanno approfondito la relazione esistente tra intensità di R&S e flusso di conoscenza, verticale e orizzontale. Tsai (2002) ha affrontato poi lo studio dei meccanismi di decentralizzazione e di interazione affermando che le unità organizzative con più elevati livelli di R&S sono caratterizzate da una maggiore innovazione e da elevate performance finanziarie.

A livello inter-firm si ricordano i contributi di Lane e Lubatkin (1998) e Mowery et al. (1996) sul trasferimento di conoscenza e sull’apprendimento interorganizzativo.

Lo studio di Lane e Lubatkin (1998) sulle alleanze di R&S tra imprese farmaceutiche e biotecnologiche ha sottolineato la natura multidimensionale della capacità di assorbimento affermando che l’abilità dell’impresa di riconoscere, valutare e

35 Anche Arora e Gambardella (1994) distinguono l’abilità dell’impresa di valutare la conoscenza esterna

da quella di utilizzarla. Considerando che le opportunità scientifiche e tecnologiche risiedono nell’università e nelle piccole imprese biotecnologiche, non tutte le imprese del settore riescono a beneficiare di tali opportunità. La capacità dell’impresa di valutare la conoscenza esterna dipende quindi dal livello di investimenti di R&S in-house ma anche dall’entità degli investimenti effettuati per sviluppare le capacità dei propri dipendenti. Secondo gli autori una misura degli investimenti di R&S in house può essere rappresentata dalle pubblicazioni scientifiche dei propri dipendenti. L’abilità di utilizzare la conoscenza esterna viene invece misurata dal numero totale dei brevetti dell’impresa e dalla spesa di R&S sul totale delle vendite. Cfr. ARORA A., GAMBARDELLA A., “Evaluating Technological Information and Utilizing it”, Journal of Economic Behavior and Organization, 24, 1994.

applicare la nuova conoscenza acquisita dipende dalla conoscenza organizzativa precedente, dalla similarità delle strutture organizzative e dai meccanismi di apprendimento interorganizzativo che incentivano il trasferimento della conoscenza.

Mowery e Oxley (1996), invece, nel loro studio sul trasferimento tecnologico tra le nazioni, definiscono la capacità di assorbimento in termini di competenze necessarie per il trasferimento e la modificazione della componente tacita della conoscenza tecnologica. È dalla conoscenza modificata, che deriverebbe l’abilità dell’impresa di risolvere i problemi, che è a sua volta la base per la trasformazione della conoscenza.