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La censura governativa di Internet in Cina

La “Temporary Regulation for the Management of Computer Information Network

International Connection” fu la prima legge sulla censura del Web in Cina emanata l'11

Febbraio 1996 e revisionata il 20 Maggio dell'anno successivo. Prima di tale data si può affermare che sia stato un periodo senza alcun controllo e privo di regolamentazione sia sotto l'aspetto giuridico che infrastrutturale (Tsui, 2003).

La regolamentazione del Web iniziò a farsi pesante attorno i primi anni del 2000, dovuta anche all'avvento e alla proliferazione degli Internet cafè (Wangba), di chat e forum; questo portò alla modifica della normativa vigente sul controllo della Rete e verso una nuova forma denominata di autocontrollo o autoregolamentazione.

Durante l'anno 2000 furono emanati sei nuovi regolamenti per definire l'uso degli

Internet provider verso i siti cinesi e le modalità di investimento per gli investitori

stranieri. Tra le due serie di regolamenti ricordiamo “The Measures for Managing

Internet Information Services” e “The Interim Procedures on Registering and Filing of Online Business Operations” (Ibidem).

I Wangba nel 2001 furono regolamentati inizialmente da “The Measures for Managing

Internet Information Services and the Interim Procedures on Registering” che, in

seguito ad una decisione del Consiglio di Stato nel Settembre del 2002, divenne “The

Regulations for Managing Internet Information Services and the Interim Procedures on Registering”. Obbligava l'installazione all'interno di ogni computer utilizzato dalla

clientela di software dedicati per la sorveglianza ed il monitoraggio con la possibilità di invio all'autorità competente di dati sensibili (MII, 2005).

Il 27 Aprile 2002, il Ministero dell'Industria e dell'Informazione promulgò un ulteriore regolamento: il “The Interim Provisions on the Administration of Internet Publication”. Tale normativa responsabilizzava maggiormente i titolari ed editori dei siti web poiché attribuiva loro la responsabilità circa la “legalità dei contenuti” presenti nei propri spazi; diventava quindi compito loro compito esaminare tutti i contenuti presenti e pubblicati anche da altri utenti (Negro, 2010).

Riassumendo, quindi, secondo Negro (2010) l'evoluzione della censura sul Web è possibile suddividerla in tre fasi.

Una prima fase che comprende un lasso di tempo tra il 1993 e il 1999: in questi anni non si riscontrano ogni modo reali iniziative per controllare e censurare Internet poiché l'adozione di questo strumento era ancora agli albori.

Attorno gli anni 2000, quando si nota una maggiore collaborazione tra governo e

Internet service provider. Da questo legame nacquero le prime leggi di auto-

regolamentazione.

La terza e ultima fase va dal 2002 ai giorni nostri dove si registra una legislazione non più focalizzata verso enti ma verso la popolazione tutta, la quale rischia sanzioni in caso di mancato rispetto delle norme (Ibidem).

Da decenni il governo centrale cinese utilizza questo strumento conoscendone rischi e vantaggi trovandosi quindi in una posizione non ben definita e spesso ambigua. Se da un lato è consapevole delle infinite applicazioni e benefici apportati sia alla popolazione che alla gestione dello Stato, dall'altro però è cosciente del rischio che Internet venga usato come strumento per diffondere il dissenso e quindi per fare conoscere informazioni che potrebbero danneggiare le autorità centrali (MacKinnon, 2007).

1.4.1. La situazione odierna

Il concetto sottostante la censura è attribuibile a Deng Xiaoping, importante politico del partito comunista cinese del '900, secondo il quale: “se si apre la finestra per l'aria

fresca, ci si può aspettare che qualche mosca soffi dentro” (Zittrain e Edelman, 2003).

Ad oggi, Febbraio 2012, si registrano oltre 2600 siti web bloccati dal “Great Firewall of

China”8, così come viene chiamato lo scudo d'oro dai dissidenti, anche se questo

conteggio non tiene conto della regione speciale di Hong Kong che possiede un proprio sistema giuridico indipendente da quello cinese. Inoltre il numero può variare di giorno in giorno in base a disposizioni temporanee (www.greatfire.org, 2012).

Come si avrà modo di leggere nel paragrafo successivo riguardante la “strana” struttura dei social network, in Cina molti siti che vengono visitati giornalmente da milioni di persone in tutto il mondo non sono disponibili.

8 Il “Great Firewall of China” è composto da router posti a Pechino, Shanghai e Guangzhou, poiché in queste città si trovano le infrastrutture che permettono il collegamento ad Internet dell'intera Cina

La censura governativa oggi in Cina è di due tipi: un primo tipo che ha come obiettivo il blocco del sito non facendone permettere l'accesso ai cittadini cinesi qualora tentassero di connettersi; il secondo tipo cerca di adeguare i risultati di ricerca secondo le linee guida del governo (Villeneuve, 2008). Nonostante tutto ad oggi non esiste un elenco ufficiale e preciso circa le parole o contenuti messi al bando dal governo centrale cinese, ciò permette una flessibilità ed imprevedibilità di tale strumento.

Tra i siti bloccati possiamo registrare: Facebook, Youtube, Vimeo, Twitter, Tumblr, Google Documenti e Picasa e molti altri siti tra i quali siti per il gioco d'azzardo on-line, pornografici, di news, altri social network e blog di dissidenti politici (ww.greatfire.org, 2012).

La seconda parte del blocco, quindi, mira invece a non far apparire il sito indesiderato all'interno dei risultati organici nei motori di ricerca qualora si digitassero determinate

keywords in lingua cinese, lasciando libere però parole in inglese e di conseguenza non

filtrate, facendo apparire all'utente il seguente messaggio: “Nel rispetto delle leggi, dei

regolamenti e delle politiche del governo, i risultati della ricerca non vengono mostrati”

(Chiusi, 2012). A tale filtro era stato sottoposto anche Google.cn, versione cinese del famosissimo motore di ricerca, anche se dal 2006 ha reindirizzato il traffico verso Google.hk9 limitando molto la censura (Thompson, 2006).

Le parole chiave censurate sui motori di ricerca possono essere all'interno di argomenti generali quali: democrazia, diritti umani, dittatura, genocidio e soppressione, oppure censurare eventi pubblici (massacro di piazza Tiananmen, o il conflitto cino-sovietico), oppure persone come per il Dalai Lama o gruppi di dissidenti ma ancora per parole chiave inserite in notizie riguardanti dissidenti o Taiwan (www.greatfire.org).

Uno studio di Bamman et al. (2012) dimostra inoltre la natura “imperfetta e dinamica” della censura cinese riguardante i social network. Secondo tale studio le percentuali di eliminazione di commenti o altri contenuti variano sensibilmente in base alla circostanza. Hanno dimostrato come i tassi di censura delle medesime parole passano dallo 0% a circa il 93% nel giro di pochi giorni poiché si era sparsa una notizia, poi rilevata non veritiera, circa la scomparsa di un leader politico.

Comunque il governo centrale ha indicato delle linee guida che le aziende devono attenersi, seguendo il principio dell'auto-censura indicando che “le aziende devono

proteggere gli utenti contro la diffusione della superstizione e oscenità […] e rimuovendo informazioni che sono contrarie alla legge dello Stato” (Dann e Haddow,

2008); si evince, quindi, come ogni azienda debba decidere autonomamente se un determinato contenuto sia o meno censurabile o offensivo per il governo (Musielak, 2010).

Come si evince la lista è molto lunga e qualora si voglia avere una comunicazione d'impresa magari attraverso un blog o un social network bisogna considerare molto attentamente questi elementi per poterli evitare e non venire bloccati.

1.5. Il social networking in Cina: analisi del mercato, dei principali