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LA CRISI DEL RADAR E L’ADIZ CINESE (2013)

Il 30 gennaio 2013 il Giappone accusò la Cina di aver posizionato un radar localizzatore a bordo di una nave da guerra giapponese in prossimità delle Senkaku/Diaoyu. Il Ministro della Difesa cinese rifiutò le accuse e controbatté che le intenzioni maliziose che l’entourage del Primo Ministro giapponese Shinzo Noda avevano solo contribuito a esacerbare maggiormente le già fragili relazioni tra i due Paesi. L’episodio del radar localizzatore era stato interpretato dal Giappone come un gesto belligerante, come un messaggio provocativo di propaganda alla guerra, in particolare perché il target dell’operazione fosse una nave militare. Il Giappone lasciò cadere le accuse nonostante le dichiarazioni di possedere prove “schiaccianti” quali video e fotografie che, se divulgate, avrebbero messo in crisi l’immagine che la Cina stava promuovendo di sé all’estero come

peaceful competitor, e la crisi del radar scivolò nel silenzio.

Il 10 aprile 2013 Giappone e Taiwan raggiunsero un accordo sulla pesca e ai taiwanesi fu concesso di operare entro 19 km di distanza dalle Senkaku/Diaoyu. A dispetto delle ire di Pechino, Taiwan considerò l’accordo come una svolta significativa dopo diciassette anni di silenzio sui negoziati per la pesca e come una vittoria diplomatica nel bel mezzo delle incalzanti tensioni tra Cina e Giappone. Il 23 aprile 2013 otto navi della Sorveglianza Marittima cinese si raccolsero insieme a quaranta jet da combattimento intorno al perimetro dell’arcipelago per scacciare le imbarcazioni giapponesi e raggiungere le isole. L’Air Self Force Defence giapponese inviò alcuni F-1586 in soccorso della Guardia Costiera per proteggere le navi giapponesi, entrando nello spazio aereo cinese. Si trattò del primo confronto che involvesse navi militari e caccia armati, a testimonianza della crescente possibilità di conflitto armato e del rapido deterioramento delle relazioni bilaterali.

Alla luce delle consistenti frizioni nella regione, il Giappone aveva continuato i suoi sforzi per accrescere le restrizioni sui propri diritti difensivi e l’esportazione di armi. L’impegno di Tokyo aveva sollevato forti critiche da parte di Pechino e delle altre capitali asiatiche, dove la memoria della ferocia delle invasioni giapponesi durante la Seconda Guerra Mondiale era ancora troppo vivida, tanto che le mosse di Abe erano state descritte come una “resuscita pericolosa” del militarismo giapponese.87

Il 23 novembre 2013 la Cina annunciava la creazione di una Zona di Identificazione Aerea (ADIZ)88 nel cuore del Mar Cinese Orientale che includeva lo spazio aereo delle Senkaku/Diaoyu e si sovrapponeva all’ADIZ che il Giappone aveva riconosciuto, senza consultare la RPC, il 28 agosto del 1968. Il Portavoce del Ministro degli Esteri Yang Yujun

85 Katherine TSENG HUI-YI, New challenges…, cit., p. 286. 86 Un aereo da caccia di origine statunitense.

87 Katherine TSENG HUI-YI, New challenges…, cit., p. 287.

88 Una Zona di Identificazione Aerea (ADIZ, dall’acronimo del termine inglese Air Defence Identification Zone) è una zona che si estende nello spazio sovrastante il mare aperto intorno alle coste nel quale gli Stati costieri impongono agli aerei diretti verso le loro coste di identificarsi e di sottoporsi a localizzazione. I velivoli che violano tale obbligo sono esposti al rischio di rappresaglie come l’accertamento in volo e, in casi estremi, all’abbattimento in volo.

aveva dichiarato che l’ADIZ non avrebbe costituito nessun ostacolo contro la libertà di volo in quella zona, di non essere rivolta contro gli interessi di nessun’altra Nazione e di avere come scopo quello di “difendere una Nazione marittima da potenziali minacce aeree.”

An air defence identification zone is established by a maritime nation to guard against potential air threats. This airspace, demarcated outside the territorial airspace, allows a country to identify, monitor, control and dispose of entering aircraft. It sets aside time from early warning and helps defend the country’s airspace. The Chinese government has followed common international practises in the establishment of the zone, with aims of protecting its state sovereignty and territorial airspace security, and mantaining flying orders. It is a necessary measure in China’s exercise of self-defence rights. It has no particular target and will not affect the freedom of flight in relevant airspace. (…) The establishment of East China Sea Air Defence Identification Zone has a sound legal basis and accords with common international practises. (…) China will take timely measures to deal with air threats and unidentified flying objects from the sea, including identification, monitoring, control and disposition, and it hopes all relevant sides positively cooperate and jointly mantain flying safety.89

Secondo le linee guida pubblicate da Pechino qualunque velivolo in transito nell’ADIZ era tenuto a sottoporsi a identificazione, a dichiarare il Paese di provenienza e comunicare il piano di volo al Ministero degli Esteri cinese. Durante il passaggio nell’ADIZ qualsiasi aereo straniero era obbligato a tenere aperti due canali di comunicazione radio e, qualora ne possegga uno, a mantenere operativo il radar trasponder secondario che permetta ai radar di terra di localizzarne la posizione in volo. Nel caso di violazione delle disposizioni della RPC le Forze Armate cinesi avrebbero avuto il diritto di adottare “misure difensive di emergenza.”

Le azioni del Governo cinese avevano provocato forti reazioni in Giappone, Stati Uniti e Corea del Sud. Il Segretario di Stato statunitense John Kerry aveva reso nota la preoccupazione di Washington affermando che le scelte della Cina rappresentavano “un tentativo di cambiare lo status quo nel Mar Cinese Meridionale.” Nonostante le proteste sollevate dagli Stati vicini e il rischio di rafforzare la politica di contenimento americana, l’istituzione dell’ADIZ cinese era perfettamente in regola con le norme del diritto internazionale, ciascun Paese è infatti autorizzato ad autodeterminare una propria ADIZ nello spazio aereo adiacente a quello nazionale. Per testare quanto lontano si sarebbe spinta Pechino nel caso in cui un velivolo non avesse rispettato le sue linee guida, il 25 novembre 2013 due bombardieri B52 americani disarmati entrarono nello spazio aereo dell’ADIZ e sorvolarono le isole contese senza comunicare il piano di volo. I funzionari militari statunitensi dichiararono che si era trattato di un’operazione d’addestramento già pianificata da tempo, mentre il Portavoce del Ministero della Difesa cinese Geng Yansheng chiarì che la Cina aveva “identificato e monitorato correttamente i velivoli.” 90

89 Yang Yujun, citato in China Exclusive: Defence Ministry spokeman responds to air defence identification

zone questions, in “Xinhua News”, 23-11-2013, disponibile online all’indirizzo:

http://news.xinhuanet.com/english/china/2013-11/23/c_132912145.htm, 20-12-2015.

90 Giorgio CUSCITO, La Cina crea una zona di difesa aerea e risveglia il pivot to Asia degli Usa, in “Limes – Rivista Italiana di Geopolitica”, 28-11-2013, disponibile online all’indirizzo: http://www.limesonline.com/la- cina-crea-una-zona-di-difesa-aerea-e-risveglia-il-pivot-to-asia-degli-usa/55003, 22-12-2015.

2. IL DIRITTO INTERNAZIONALE E LE RIVENDICAZIONI DI CINA