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Metodi di acquisizione di un territorio

2. IL DIRITTO INTERNAZIONALE E LE RIVENDICAZIONI DI CINA E GIAPPONE

2.1 LE SENKAKU/DIAOYU E IL DIRITTO INTERNAZIONALE

2.1.4 Metodi di acquisizione di un territorio

Il diritto internazionale dichiara che le Senkaku/Diaoyu, in quanto inabitate, non possono essere riconosciute come Stato sovrano, possono invece essere assorbite nella sfera politica d’influenza di uno Stato terzo adiacente (Cina o Giappone), che ne assumerebbe il diritto di sovranità. Il diritto internazionale riconosce cinque metodi di acquisizione di un nuovo territorio da parte di uno Stato, tuttavia alcuni tra questi sono meno pertinenti nel caso di disputa per il controllo di un gruppo di isole.

Primo, il principio di “scoperta e occupazione” è il punto focale sul quale si basano le argomentazioni del Giappone. Il Giappone detiene il controllo delle isole dal 1971, come gli

14 Le consuetudini sono norme non scritte del diritto internazionale generale, esse non sono parte integrante del cosiddetto diritto positivo che vincola gli Stati membri della comunità internazionale. Le consuetudini fanno parte, insieme agli accordi di tipo convenzionale (patti, trattati e convenzioni) e agli atti giuridicamente riconosciuti, delle fonti primarie del diritto internazionale che derivano direttamente da norme di carattere fondamentale.

Stati Uniti in precedenza, in amministrazione fiduciaria. Che ciò ne dimostri il possesso o l’occupazione da parte del Giappone in senso legale o non, esiste chiaramente un certo grado di “proprietà” o d’influenza sulle isole in senso più ampio.

Mentre la versione del Giappone sembra dunque soddisfare, seppur non completamente, il tema dell’“occupazione”, spostando il centro dell’analisi su quello della “scoperta” la posizione di Tokyo comincia a vacillare. Le numerose documentazioni storiche circa le spedizioni registrate e datate da parte dei pescherecci cinesi nelle acque territoriali delle isole costituiscono una valida contestazione al fatto che la loro scoperta sia avvenuta per mano del Giappone, il quale potrebbe a sua volta obiettare affermando che le isole fossero “terrae nullius”16 al momento dell’occupazione, sebbene questo concetto e quello di “terra inabitata” siano molto diversi.17

Non è però del tutto chiaro se il Giappone abbia reso effettiva l’occupazione attraverso l’esercizio della sua autorità sulle Senkaku/Diaoyu. Se l’arresto avvenuto nel 2010 da parte del Giappone degli attivisti cinesi, mentre questi cercavano di approdare sulle isole, bastasse a costituire un caso di investigazione di attività criminale o di processo giuridico, al Giappone potrebbe essere riconosciuta una reale autorità sovrana. Ad ogni modo l’arresto non avvenne direttamente sul suolo delle Senkaku/Diaoyu, ma nelle acque circostanti; inoltre quella degli attivisti cinesi si caratterizzò più come detenzione di cittadini stranieri che come arresto, perciò non sufficiente per avviare un processo legale con l’accusa di atti criminali.

Analogamente, il Giappone invia periodicamente unità della propria Guardia Costiera a pattugliare le acque territoriali dell’arcipelago, ma non esiste una norma che stabilisce con quanta frequenza queste operazioni di flottiglia costituiscano l’esercizio di una reale autorità sovrana. Resta dunque il dubbio, alimentato dall’ambiguità del diritto internazionale, che le azioni unilaterali giapponesi possano essere considerate semplicemente come il riflesso dello stato legale che il Giappone esercita in quanto amministratore delle isole e non come Stato sovrano.18

Secondo, il principio di “cessione” afferma che una Nazione può acquisire la sovranità su un territorio da un’altra. La cessione di un territorio consiste nel trasferimento volontario della sovranità territoriale da uno Stato a un altro. Nel caso delle Senkaku/Diaoyu, la legge internazionale potrebbe dare supporto alla teoria del passaggio di sovranità per cessione.

Con la firma del Trattato di Shimonoseki, la Cina ha acconsentito al trasferimento di Taiwan, dell’arcipelago di Penghu e delle “isole affiliate” a quell’area al Giappone al termine del conflitto sino-giapponese del 1894-1895. Il nocciolo della questione sta nel chiarire se le Senkaku/Diaoyu siano state effettivamente cedute al Giappone insieme all’isola di Formosa come sancito dal trattato. È possibile che l’espressione “isole affiliate” comprenda anche l’arcipelago conteso.

Sebbene il Trattato di San Francisco del 1951 non affermasse esplicitamente che le Senkaku/Diaoyu fossero poste sotto l’amministrazione degli Stati Uniti, esisteva un tacito consenso secondo il quale le isole Nansei le includessero, rimanendo sotto il controllo statunitense per più di vent’anni dall’entrata in vigore dell’accordo.

16 L’idioma latino “terrae nullius” (terra di nessuno) deriva dal diritto romano ed è utilizzato nel diritto internazionale per indicare un territorio sul quale nessuno Stato abbia posto la propria sovranità.

17 G

AO Xingwei 高兴伟, PAN Zhongqi 潘忠岐, Diàoyúdǎo…, cit., p. 125. 18 Jade R. HARRY, A Solution Acceptable…, cit., pp. 671-672.

La maggior parte dei trattati internazionali sancisce la rinuncia del Giappone alla sovranità sulle Senkaku/Diaoyu in segno di cessazione delle ostilità al termine della Seconda Guerra Mondiale. Nondimeno, anche l’enunciazione di questi accordi presenta dei punti oscuri. Per esempio, secondo la Dichiarazione del Cairo, “tutti i territori sottratti” dal Giappone con azioni militari dovrebbero essere restituiti alla RPC. Non è chiaro se l’espressione “tutti i territori sottratti” comprenda nella sua definizione anche le Senkaku/Diaoyu, e anche nel caso in cui fosse così, il Giappone potrebbe contestare che la Cina non abbia presentato alcuna obiezione al momento della firma del Trattato di San Francisco nel 1951 o del Trattato di Pace sino-giapponese del 1952.19

Un altro punto a favore del Giappone è rappresentato dal fatto che le mappe cinesi, durante il periodo dell’amministrazione statunitense, riportassero le coordinate delle isole indicandole solo con il nome giapponese Senkaku, suggerendo che la Cina non credeva di possedere diritti sulle isole nel periodo immediatamente successivo la fine della Seconda guerra mondiale.

Terzo, il principio di “accrescimento” secondo il quale un dato territorio può subire modificazioni in seguito a un “incremento” attraverso l’annessione di nuove formazioni, come laghi o fiumi. Considerando che gli scogli delle Senkaku/Diaoyu sono rocce di formazione vulcanica, la teoria dell’accrescimento non è applicabile alla disputa poiché la crescita vulcanica e l’emersione delle isole dall’acqua è antecedente la contesa di secoli.20

Quarto, il principio di “assoggettamento” teorizza la conquista di un territorio attraverso l’uso della forza in tempo di conflitto. La conquista in sé non rende lo Stato conquistatore ipso facto lo Stato sovrano. Perché il processo di acquisizione per assoggettamento si realizzi è necessario attraversare tre fasi: l’invasione del territorio, l’occupazione del territorio e il trasferimento di sovranità. In più, il diritto internazionale richiede che lo Stato “invasore” mantenga una situazione e relazioni “stabili e pacifiche” durante il periodo di occupazione.

Sfortunatamente, non esiste in diritto internazionale una definizione per l’acquisizione attraverso la conquista di isole inabitate. Secondo le interpretazioni di alcuni studiosi sarebbero necessarie altre due fasi perché l’annessione di un territorio possa essere considerata effettiva anche per un gruppo di isole deserte come le Senkaku/Diaoyu: le isole devono trovarsi all’interno di una regione che è stata completamente assoggettata e lo Stato conquistatore deve rilasciare una proclamazione in cui enuncia la volontà di annettere le isole inabitate.

Alla luce di questo quadro legale teorico, il Giappone sembrerebbe ritrovarsi in una posizione favorevole. Sebbene le truppe giapponesi non abbiano mai fisicamente occupato le Senkaku/Diaoyu, la proclamazione di annessione delle isole da parte del Governo giapponese nel 1985 potrebbe costituire un’effettiva occupazione. Al tempo la Cina non aveva sollevato obiezioni di fronte alla volontà nipponica di annettere l’arcipelago. Tuttavia, l’annuncio del Giappone non risulta pienamente valido poiché non fu seguito da un editto imperiale ufficiale che nominava o confermava l’inclusione delle Senkaku/Diaoyu nei nuovi territori da incorporare.21

19 Unryu SUGANUMA, Sovereign Rights…, cit., p. 38.

20 Jade R. HARRY, A Solution Acceptable…, cit., pp. 671-676. 21 Unryu SUGANUMA, Sovereign Rights…, cit., pp. 39-40.

Quinto, il principio della “prescrizione” sostiene che l’inconcludenza delle argomentazioni di uno Stato nel contestare la sovranità di un altro Stato su un territorio conteso può portare alla perdita del diritto di rivendicazione per fallimento. Uno Stato che si adegua all’esercizio del diritto di sovranità rivale sul territorio disputato può essere giudicato come uno Stato che fallisce nel protestare contro “l’invasione” della propria sovranità territoriale.22 Il diritto internazionale ammette l’annessione di un territorio per prescrizione nel caso in cui allo Stato sovrano sia riconosciuto il diritto legittimo di sovranità su un territorio dopo un continuo e indisturbato esercizio della sua autorità, durante un periodo sufficiente perché esso abbia sviluppato, sotto la propria influenza storica, una condizione presente in conformità con l’ordine internazionale. Tale occupazione per prescrizione deve inoltre avvenire in modo pubblico, pacifico e ininterrotto.

La prescrizione potrebbe avere implicazioni nel caso delle Senkaku/Diaoyu. Il Giappone potrebbe sostenere che la Cina si sia apparentemente “adeguata” all’annessione delle isole inabitate al territorio giapponese dopo la Seconda Guerra Mondiale, ma l’abbondante documentazione storica testimonia a sfavore di questa possibilità.

La proclamazione del Giappone della volontà di annessione delle Senkaku/Diaoyu rientrerebbe nei parametri analitici dell’assoggettamento o della conquista. In più, sembra chiaro che la Cina non abbia acconsentito tacitamente all’acquisizione giapponese delle isole. Il carattere ostile delle relazioni sino-giapponesi (soprattutto dopo il conflitto degli anni Trenta) suggerisce che l’occupazione giapponese delle Senkaku/Diaoyu fu tutt’altro che pubblica, pacifica e ininterrotta. Nella prospettiva cinese dunque, la situazione creata dal Giappone non si presenta in conformità con le norme di diritto internazionale.23

In conclusione, soltanto i metodi di “scoperta e occupazione” e di “cessione” potrebbero rivelarsi applicabili alla contesa. L’evidente natura non amichevole e non pacifica della storia e dei rapporti tra Cina e Giappone esclude a priori la “conquista” e la “prescrizione”.