• Non ci sono risultati.

La Fattoria Sociale come centro ‘aperto’ al territorio

3. LE FATTORIE SOCIALI

3.3 La Fattoria Sociale come centro ‘aperto’ al territorio

Un aspetto di fondamentale importanza per un progetto di carattere agricolo con finalità sociali riguarda la sua apertura nei confronti dell’ambiente esterno. Le Fattorie Sociali, così come altre esperienze simili che accolgono e coinvolgono soggetti’deboli’, potrebbero correre il rischio di creare ghetti, per quanto’verdi’e felici, verso i quali convogliare risorse umane socialmente escluse.

Per evitare questo rischio la Fattoria Sociale deve porsi come soggetto aperto alla comunità locale, in grado di offrire ulteriori servizi oltre quelli indirizzati verso persone con bisogni speciali.

L’apertura di un punto vendita dei prodotti propri e di altri agricoltori locali, la realizzazione di percorsi didattici per le visite di scolaresche e di famiglie, la presenza di un punto ristoro in azienda costituiscono esempi da esplorare per aprirsi all’esterno. I vari servizi attivati contribuiscono, inoltre, con le entrate che generano, alla sostenibilità economica del progetto.

Attraverso l’apertura alla comunità locale, la Fattoria Sociale consolida la propria reputazione nel contesto territoriale, rafforza i legami con la popolazione locale e con le altre organizzazioni e istituzioni e in definitiva potenzia l’efficacia dei percorsi di inclusione. Un’autentica ri- socializzazione di soggetti a elevato rischio di essere emarginati non può, infatti, prescindere da un loro coinvolgimento in un progetto fortemente radicato nel tessuto connettivo locale.

Va sottolineato, infine, che, attivando ulteriori servizi, la Fattoria Sociale trae benefici non solo per il proprio bilancio aziendale, ma contribuisce ad ampliare la disponibilità di servizi nel territorio rurale migliorando la qualità della vita delle popolazioni rurali.

La produzione di un bene agricolo’finito’, mediante lo svolgimento di attività di trasformazione in appositi laboratori aziendali, appare più coerente con le strategie e gli obiettivi di una fattoria sociale. Sia che il prodotto finale venga venduto, sia che venga autoconsumato all’interno della fattoria o nella cerchia dei soggetti a vario titolo coinvolti nel progetto, la sua produzione assume un significato rilevante per tutte le persone che vi hanno partecipato, in particolare per quelle svantaggiate. Come abbiamo già visto in precedenza, la percezione dell’efficacia del proprio contributo, anche se limitato solo a un piccolo segmento del processo produttivo, è infatti più profonda e dà un maggiore senso al proprio impegno quando si produce un alimento pronto per il consumo, del quale si avverte con immediatezza l’importanza e l’utilità.

Produrre beni alimentari avvicina, inoltre, l’esperienza di Agricoltura Sociale ai cittadini, sia quando essi vanno direttamente in fattoria a rifornirsi presso il punto vendita aziendale, sia nel caso in cui frequentano altri luoghi di vendita, dai farmer’s market ai negozi specializzati.

Con il Decreto MIPAAF 20 novembre 2007 sono state definite le linee di indirizzo per la regolamentazione dei mercati agricoli di vendita diretta da parte dei Comuni.

Una nuova prospettiva commerciale per le Fattorie Sociali è quella dei Gruppi di Acquisto Solidale (GAS).

Queste aggregazioni si sono sviluppate negli ultimi anni tra i consumatori allo scopo di organizzare, direttamente dai produttori. Gruppi di dimensione variabile di famiglie allo scopo di effettuare collettivamente gli acquisti di alcuni prodotti, solitamente beni alimentari, prendendo contatto con aziende agricole in grado di soddisfare le loro richieste. Oltre ai vantaggi economici che si presentano per entrambe le controparti dello scambio, il sistema promosso dai GAS consente ai consumatori di avere maggiori informazioni sull’origine dei prodotti acquistati e di alimentare così quei legami di fiducia che raramente si rinvengono attraverso acquisti realizzati nei centri di distribuzione.

I GAS si caratterizzano spesso anche per le motivazioni ideali che li portano a stabilire accordi con le aziende agricole che conducono le attività di produzione in modo responsabile nei confronti dell’ambiente, del benessere degli animali, del mantenimento della biodiversità e così via. Le Fattorie Sociali non solo tendono a presentare tutte queste forme di responsabilità, ma vi aggiungono anche un contenuto sociale che accentua il valore dei prodotti ottenuti.

La possibilità di valorizzare il prodotto dell’Agricoltura Sociale in ambiti diversi da quelli sopra prospettati, facendo leva sulla qualità “sociale”, dipende dall’adozione di opportune forme di comunicazione.

Trovare modalità informative capaci di operare una caratterizzazione del prodotto proveniente dall’Agricoltura Sociale agli occhi di un acquirente che si rivolge a un supermercato non è una operazione semplice.

Occorrerebbe un marchio che, certificando il rispetto di un regolamento d’uso, stabilisse inequivocabilmente la presenza di un contenuto immateriale. Nel nostro caso, il regolamento dovrebbe definire le caratteristiche di una Fattoria Sociale e stabilire un nesso molto stretto tra le attività di carattere sociale svolte nell’azienda e il prodotto che in essa si genera.

Ma quand’anche una rete di Fattorie Sociali si dotasse di un marchio collettivo resterebbe il problema di come suscitare la spinta motivazionale del consumatore rispetto all’acquisto – e quindi al pagamento – della componente immateriale. Nel caso dell’agricoltura biologica, anche se l’importanza della salvaguardia ambientale del territorio agricolo si va diffondendo, il consumatore associa il “biologico” al “naturale” e al “salutare”. E dopo le emergenze alimentari, come la “mucca pazza”, ci sono più consumatori che ricercano i prodotti biologici perché li considerano più sani. Per l’Agricoltura Sociale e i connessi aspetti terapeutico-riabilitativi e di inserimento lavorativo di persone svantaggiate, la consapevolezza dipende molto da aspetti soggettivi legati al vissuto individuale o a spinte volontaristiche.

È necessario, dunque, continuare e intensificare le attività di animazione e di comunicazione per informare adeguatamente i cittadini sulle problematiche relative alle condizioni delle persone svantaggiate, sulle pari opportunità e il rispetto della dignità da promuovere e assicurare per queste persone, nonché sulle molteplici possibilità che l’agricoltura permette per garantire il godimento pieno ed eguale di tali diritti198.

198 Vedi S.FRANCO,V.DE SANTIS, Il valore dei prodotti dell’impresa agricola sociale, in “QA-Rivista