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LOUIS-PHILIPPE DALEMBERT O I PADR

VI.3 La nonna-padre

Nel terzo romanzo di Dalembert, L’Île du bout des rêves27, si esplicita il passaggio dall’erranza imposta dalle circostanze socio-politiche al vagabondaggio come scelta pienamente assunta. Infatti, il protagonista è un uomo che, insofferente ai legami di ogni tipo e incapace di fermarsi stabilmente in un posto, fa del viaggio il suo modus vivendi. Le donne e gli uomini che egli incontra durante i suoi numerosi viaggi e che tentano di convertirlo alla stabilità o di coinvolgerlo in progetti più nobili e duraturi, toccano la sua vita solo marginalmente. Nulla sappiamo sulle sue origini: abbiamo solo qualche riferimento alla sua infanzia, come se questa fosse anche il suo luogo di provenienza, e a una ragazza di nome Zana, conosciuta tempo addietro in una taverna di Napoli, che egli insegue in giro per il mondo:

Seule l’enfance revenait par moments. Une enfance à la dure, passée dans les jupes d’une grand-mère trop généreuse et à cheval sur les principes. […] Il ne me restait désormais que deux repères dans la vie: le temps, qui m’abritait, et cette fille rencontrée sur les quais de Naples […] Aussi continuais-je d’avancer sans itinéraire précis, changeant de feu et de lieu au gré des événements, ballotté entre des amours impossibles et les propositions de travail. (pp. 39-40)

L’insofferenza nei confronti di ogni tipo di legame è un concetto che ricorre più volte nel corso del romanzo:

Moi, je bourlingue la vie. Comme un vieux caret auquel seule la mort peut offrir une rêlache. Surtout ne pas s’arrêter. En dépit des chausse-trappes du temps, toujours aux aguets. Et puis, où aurais-je jeté l’ancre? L’amour est un port trop étriqué et les frontières d’un seul pays ressemblent aux étreintes de la même amante qui, à force, finissent par t’étouffer. Bref, la notion de demeure m’est étrangère. Je ne m’en vante pas. C’est un constat, qui a son lot de liberté certes, mais aussi de mélancolie, parfois; de solitude, par moments. (p. 40)

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Y. Chemla, op. cit., p. 161.

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190 Durante uno scalo a Santiago di Cuba sulle tracce di Zana incontra casualmente don José Manuel F., un sedicente scrittore spagnolo che cerca in tutti i modi di guadagnarsi la sua amicizia. Il ritratto di JMF fa di lui un intellettuale e un avventuriero, un po’ teatrante, un po’ sognatore, una sorta di alter ego dell’autore:

La quarantaine bien portante, le visage mangé par une barbe poivre et sel, il cachait des petits yeux rieurs derrière des lunettes d’intello qui masquaient à grand-peine une dégaine d’aventurier. Il avait ce côté hâbleur des vendeurs de vent et des types prêts à se lancer dans le premier projet venu. Pourvu qu’il y eût promesse de beuveries, de jupons troussés, de vies vécues sur le fil. Bref, matière à histoires qu’il s’en allait glanant ici et là, au risque parfois d’y laisser la peau. La littérature, pour lui, valait bien un tel prix. (p. 19)

L’altro personaggio maschile presente nella vita del protagonista è Dante, il marinaio sardo che vive in Toscana con la moglie Donatella e i due figli. È l’opposto di JMF: riservato, parla solo in caso di necessità; per il protagonista, con cui condivide lavori nel ramo dei trasporti marittimi, è una sorta di amico-padre.

Avec le temps, je m’étais fait à sa manière d’être. Et lui à la mienne. Nous formions un couple avec autant de souvenirs en commun que le plus vieux des ménages. L’un savait pouvoir computer sur l’autre. Même si, navigateur solitaire dans la vie, il m’arrivait plus souvent de me tourner vers lui que l’inverse. (p. 41)

Se, dopo la conclusione di ogni affare, il protagonista si ferma qualche giorno a visitare il posto prima di ripartire verso nuove erranze, “pistant la vie belle comme un vieux marin le poisson de ses rêves” (p. 42), Dante non attende neppure un minuto per rientrare a casa. Da ex-marinaio, ama la libertà e la solitudine, ma il suo punto fermo rimane la famiglia a cui tornare prima possibile. Al contrario del protagonista che sente di non appartenere a nessun luogo, di non avere legami:

[…] depuis le départ de la terre natale, j’avais appris à être un individu. Rien qu’un individu. Autrement dit, un être sans passé ni histoire au regard des autres. Sans arbre séculaire pour veiller sur son cordon ombilical. […] Comme si on avait germé tout seul, vomi par les fentes du bitume de la grande ville. (pp. 42-43)

Dante si comporta in modo paterno e protettivo, pur non essendo molto più vecchio del protagonista:

- Mi raccomando figliolo.

Le même ton paternaliste. On avait à peu près le même âge pourtant, il était entré dans la vie une volée de mouettes seulement avant moi. Mi raccomando figliolo. Des paroles prononcées en me fixant droit dans les yeux, sa large paume de marin posée sur mon épaule, en un geste lourd qui se voulait affectueux. Rituel inaltérables. Il ne me dirait pas plus. Aussi avare de mots qu’il était généreux. Puis, son balluchon sur le dos. Il était parti sans se retourner. Les yeux déjà rivés sur l’autre bord où l’attendaient sa femme et ses enfants, mes «neveux» (p. 44)

La famiglia di Dante rappresenta un porto sicuro in cui gettare l’ancora ogni tanto in cerca di calore, per ripartire non appena l’impulso al vagabondaggio si fa risentire. JMF e Dante sono in un certo senso speculari: abile conversatore il primo, abituato a piegare gli altri alla sua volontà con l’uso delle parole, quanto il secondo è poco loquace ma sa rispettare il voler dell’altro senza risultare invadente. Uniti, i due uomini rappresentano il padre ideale.

Zana, la ragazza greca che il protagonista insegue per i porti di mezzo mondo, rappresenta invece il suo doppio femminile: altrettanto allergica ai legami,

J’ai horreur de tout ce qui, de près ou de loin, a la forme d’un plâtre. La Torah ou le mariage, ça revient au même. (p. 50)

sembra non trovare pace in nessun luogo. Sappiamo che proviene da una famiglia di liberi pensatori costretta all’esilio dal regime dei colonnelli. Rimasta orfana, è stata cresciuta dal nonno paterno, un armatore con un passato da anarchico che le aveva trasmesso la passione per il mare e “une bonne dose d’humanisme”. La loro storia è costellata di incontri mancati per un pelo, dopo il loro incontro fortuito di due anni prima a Napoli. Il percorso di Zana viene ricostruito attraverso le cartoline da lei inviate a casa di Dante, l’unico punto fermo di tutta la storia. Le loro vite “se frôlaient sans se toucher” (p. 55). Questa idea della felicità che non si può mai veramente raggiungere ma solo sfiorare era già presente nel racconto intitolato Frontières interdites, all’interno della raccolta Le Songe d’une photo d’enfance: qui il protagonista veniva ucciso poco prima di incontrarsi con la donna amata.

192 L’incontro con JMF avviene in un momento particolarmente triste per il protagonista. Dopo l’incontro con Zana, la ragazza se ne era andata per l’ennesima volta senza lasciare traccia. Egli allora era tornato in albergo a preparare i bagagli quando al bancone del bar lo spagnolo gli aveva rivolto la parola e, senza lasciarsi scoraggiare dalla sua freddezza e scarsa loquacità, era riuscito a poco a poco a guadagnarsi la sua attenzione. Nel dialogo di esordio il protagonista dice di accettare il bicchiere che JMF gli offre a condizione che non gli vengano poste domande sulla sua provenienza o destinazione. Egli dunque vuole dare di sé l’immagine di un uomo per il quale conta solo il presente, il luogo in cui ci si trova nell’immediato e il denaro che si ha in tasca. Tuttavia, di fronte all’abile retorica di JMF, esperto nel catalizzare l’attenzione dell’uditorio come un vero conteur caraibico, il protagonista comincia ad abbassare la guardia. Lo scrittore sa mescolare sapientemente battute salaci sulle donne del posto a temi più seri come le disuguaglianze generate dalla colonizzazione e il rapporto tra Nord e Sud del mondo. I suoi discorsi appassionati trovano un interlocutore dapprima reticente. La sua risposta tradisce un passato di uomo impegnato politicamente ma disilluso dalla vita, che tratta con cinismo argomenti nobili come la patria e la famiglia:

J’avais passé l’âge, lui dis-je, de chanter l’Internationale ou Comandante Che Guevara le poing levé. Elle était loin, l’époque où Imagine m’arrachait des larmes. Peu m’importait désormais que la Terre tournât bien ou mal sur ses gonds. L’existence même de l’homme est un hasard absurde et malheureux. Et j’avais rénoncé aussi bien à lui trouver qu’à lui donner un quelconque sens: la famille, la foi, la patrie… Autant d’impedimenta, dont je m’étais non sans mal débarrassé en cours de route. S’il m’arrivait encore de me laisser émouvoir par quelque injustice, c’était par distraction ou par faiblesse: nul n’est parfait. Mais je m’empressais toujours de remonter la garde. L’étrange rencontre de la veille, si besoin était, avait achevé de me vider la tête de mes illusions. Aussi ne pouvais-je revendiquer aucune circonstance atténuante. (p. 68)

JMF tenta con foga di fargli cambiare idea, prendendosi a cuore la sua situazione:

Il s’acharna à me convaincre de l’absurdité, justement, de ma vision du monde. S’accrocha à chaque argument comme s’il défendait sa propre vie. […] Sans doute la hargne de JMF à vouloir me ramener sur le droit chemin, pour reprendre ses mots, telle une brebis éloignée du troupeau, détermina-t- elle toute la suite. (p. 68)