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LYONEL TROUILLOT O IL PARRICIDIO

III.2 Uccidere il padre

Con Les enfants des héros Trouillot cambia completamente scenario: dalla soffocante provincia di Cap Haïtien ci trasferiamo in uno dei tanti quartieri poveri, non meno soffocanti, della prima periferia di Port-au-Prince. Il contesto è ancora una volta quello familiare: “La famille, encore une fois, devient le creuset où se niche, couve et explose la violence28”. Il romanzo si apre infatti con il resoconto di un fatto di sangue appena avvenuto: l’assassinio del padre da parte di due adolescenti, Colin e Mariéla, e prosegue con la loro fuga per le vie della città, durata tre giorni e due notti, che termina sulla piazza dei Padri della Patria, dove i due ragazzini vengono arrestati e affidati ai servizi sociali. Il padre, Corazón, è un ex pugile alcolizzato e violento che sfoga la sua rabbia verso un destino avverso colpendo quotidianamente la moglie, Joséphine, una donna silenziosa e rassegnata al suo destino di vittima. La storia ci viene raccontata da Colin, il figlio minore, un bambino gracile dalla salute cagionevole, che è protagonista e

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“Le questionnement sur soi passe par le remise en cause de son existence mais aussi par la prise de conscience de son épaisseur d’individu, un individu qui grâce à l’intervention de l’autre, de son double jusqu’à présent méconnue, une Thérèse effrontée et impudente, pose enfin un regard sur sa vie, mais un regard qui n’est plus imposé par les contraintes bien pensantes du milieu.” A. Pessini, L’œuvre romanesque de Lyonel Trouillot, cit., p. 132.

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“Thérèse devient […] un être multiforme, complexe, ambigu qui cherche des réponses”. (Ibidem).

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narratore29. Egli non va in cerca di assoluzione e neppure mira a suscitare la pietà in chi lo ascolta, anche se sarebbe facile per lui attirare dalla sua parte il lettore. Infatti, fin dall’inizio riconosce la gravità del loro gesto:

Si l’on commence par la fin, les premiers coupables, c’est nous. Personne n’a le droit d’ôter la vie. Mais la vie, sans vouloir la tuer, c’est tous les jours qu’elle tournait mal. (p. 15)

Il suo racconto sembra piuttosto il tentativo di spiegare come lui e la sorella sono arrivati ad uccidere il padre, “tantôt sans le vouloir, tantôt en le voulant” (p. 73), in maniera quasi inevitabile:

La mort de Corazón, nous sommes tombés dedans. C’est un piège que la vie nous préparait depuis longtemps. (p. 24)

Fin da subito veniamo messi al corrente delle dinamiche su cui si regge la famiglia di Colin. Mentre di ogni personaggio l’autore ci fa un ritratto diluito attraverso tutto il romanzo, la figura di Colin emerge a poco a poco dal suo modo di relazionarsi con ciascun membro della famiglia e da come viene “percepito” da ognuno di loro.

Joséphine è un’orfana cresciuta in un convento di suore dove aveva imparato ad obbedire agli ordini. La sua vita si riassume in due parole: penitenza e miracolo. I colpi ricevuti da Corazón durante gli anni l’avevano resa trasparente, tanto da diventare il fantasma di se stessa. Non a caso Colin l’associa a uno spazio bianco. Ossessionata dal timore dell’abbandono, adora essere compianta e aiutata a soffrire. Raramente si esprime con le parole, utilizzando per lo più sguardi e silenzi, il suo viso triste che suscita pietà. Pur essendo la vittima prescelta della violenza di Corazón, Colin non si sente di scagionarla da ogni responsabilità:

Et Joséphine, quand bien même on ne peut l’accuser d’aimer la haine ou la violence, elle n’est pas tout à fait innocente. On peut croire qu’elle vit de rien parce qu’elle n’exprime pas de demande. La vérité, c’est que pour dire les choses elle utilise rarement les mots. Ses attentes viennent en biais. Elle n’a presque pas de voix et ne crie pas je veux, ou j’entends, ou j’exige. Elle ne hausse jamais le ton, mais il y a dans ses yeux tout un vocabulaire. Pour obtenir quelque chose, son visage se ferme et inspire la pitié. Son visage est

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“[…] démentant l’étymologie qui affirme que l’infans est celui qui ne parle pas, le narrateur-enfant du roman de Trouillot se voit attribuer les mots qui manquent et qui parviennent à dire le monde. La première justice que lui rend l’auteur est de lui faire don de la langue. Par là, cette parole interroge le réel, ne s’arrêtant pas à une description misérable”. Y. Chemla, Les Enfants des Héros de Lyonel Trouillot, cit., p. 103.

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une complainte qui prend des chemins détournés pour pleurer sur ses espérances. (pp. 15-16)

La passività di Joséphine cela un lato aggressivo che mira a suscitare negli altri il senso di colpa. A fare le spese di questo atteggiamento aggressivo-passivo, come vedremo, è soprattutto Colin.

Mariéla è la figlia maggiore; forte e indipendente, per lei Colin nutre una grande ammirazione. Il suo ritratto viene costruito in opposizione a quello della madre. Se le parole chiave di quest’ultima sono “penitenza” e “miracolo”, per Mariéla sono indubbiamente “forza” e “libertà”: “Elle est la plus forte, la plus sincère avec elle- même. La plus seule, peut-être”. (p. 14) Ama comunicare con le parole ed è veloce nell’apprendere le cose. Odia la debolezza e detesta sentirsi una vittima. Con la sua indipendenza e la sua dignità è l’unica ad incutere un certo rispetto in Corazón, il quale non osa metterle le mani addosso. Mariéla è un’autodidatta della felicità: ha imparato da sola a sorridere, nonostante l’infelicità che si respirava in casa, e sempre da sola si costruiva il suo destino:

Le rire de Mariéla n’est pas une habitude de groupe, c’est une conquête personnelle. Mariéla, elle s’est faite toute seule. Ses larmes, ses idées, son rire. Et maintenant son destin. (p. 31)

Al contrario della madre a cui importava solo di essere compatita, Mariéla non si sarebbe mai rassegnata a un destino di vittima consenziente. Per Colin, “elle [était] née pour avoir des ailes” (p. 39). Così, una sera che Corazón era tornato a casa e per l’ennesima volta si era messo a picchiare Joséphine, la ragazza aveva estratto una chiave inglese dalla cassetta degli attrezzi e lo aveva colpito alla testa, aiutata da Colin che nel frattempo aveva fatto inciampare l’uomo. Come vedremo, quando Mariéla e Colin uccidono Corazón, l’uomo è “già” morto, nel senso che ai loro occhi aveva ormai smesso di essere un uomo e un padre.

Corazón, che in realtà si chiamava Colin, aveva la passione per la boxe. La sua carriera annoverava un solo vero incontro disputato nella Repubblica Dominicana (da cui era tornato con quel soprannome) contro un certo El Negro che lo aveva mandato al tappeto al primo round, costringendo l’arbitro a interrompere l’incontro. Quell’episodio era diventato la sua ossessione e il suo rimpianto. Continuava a rievocarlo con amarezza come se da quella sconfitta fosse dipesa tutta la sua vita. Lavorava come uomo di fatica

in un’officina meccanica dove il padrone lo umiliava per la sua incapacità, così si rifugiava al bar a bere i soldi destinati all’istruzione dei suoi figli che Man Yvonne, sua madre, mandava dagli Stati Uniti. Corazón sapeva alternare l’astuzia alla compassione, assumendo un’aria da bambino triste per ingannare la moglie e i creditori. Alto e muscoloso, piaceva molto alle donne, mentre gli uomini lo disprezzavano in silenzio per paura della sua forza. Sfogava su Joséphine una rabbia repressa verso il mondo intero: verso la madre che non aveva mai osato sfidare, verso il datore di lavoro che lo trattava come una nullità, verso il pugile dominicano che lo aveva atterrato alla prima ripresa e verso l’arbitro che aveva decretato in anticipo la fine dell’incontro. Perfino Man Yvonne lo aveva abbandonato trasferendosi negli Stati Uniti, mentre la moglie è l’unica a riconoscergli delle qualità, ad avere il coraggio di ammirarlo, vittima e carnefice legati da un rapporto di complicità:

Corazón parlait quelquefois la langue d’un père. Il offrait à Joséphine le mot famille comme un cadeau. C’est une idée à laquelle elle tenait tellement. Chaque fois qu’il prononçait ce mot, Joséphine applaudissait des yeux. Il la regardait pour mesurer l’effet qu’il avait sur elle. Et tous les deux étaient contents. (p. 42)

Come abbiamo detto, il ritratto del narratore si completa attraverso il suo rapporto con gli altri componenti della famiglia. Agli occhi della madre, Colin rappresenta una figura maschile sostitutiva durante le assenze di Corazón:

[…] Joséphine n’a jamais consenti à dormir seule. Depuis que je la connais, elle a toujours eu besoin d’un homme dans son lit. Un mari ou un fils. Son préféré, c’est Corazón. C’était. Il est mort. Et je ne serai plus disponible pour le remplacer, maintenant que l’avenir appartient aux autorités. Corazón, elle l’aimait vraiment. […] Lorsqu’il s’absentait pour une période plus ou moins longue, je lui servais de remplaçant. Joséphine m’appelait dans le lit. (p. 15)

Joséphine ha una visione distorta della realtà che la spinge ad inventare storie sulle paure infantili di Colin, allo scopo di farlo sentire perennemente un bambino impaurito:

[…] elle raconte que dans ma petite enfance je fuyais le bruit des averses sur les tôles. Que je me réfugiais dans les latrines communes aux maisonnettes du quartier. Elle y croit dur comme fer et le conte à qui veut l’entendre. À l’époque, Corazón ne couchait pas dans la maison. Il refusait l’idée de ce deuxième enfant. Joséphine, s’il faut la croire, me sortait de mon trou, me frictionnait les membres et me gardait dans son lit pour la nuit. Je ne me souviens pas de m’être réfugié dans les latrines, et j’ai toujours aimé le bruit de la pluie. (p. 16)

98 Joséphine sembra affetta da quello che potremmo definire un complesso di Edipo rovesciato: per non separarsi dal figlio e assicurarsi la presenza di una figura maschile perennemente al suo fianco, fa di tutto per protrarne egoisticamente l’infanzia:

Son histoire de grosse peur, Joséphine l’a inventée pour exprimer un vœu: que je revienne dans son lit tenir la place de Corazón [...]. Joséphine, ma mère, a toujours vécu dans la crainte que quelqu’un ne vienne chiper sa place dans le cœur de ses hommes. Elle souhaitait que, ma vie entière, je demeure son enfant fragile. (p. 16)

Colin ammette di sentirsi sminuito da questa storia che lo dipinge come un bambino terrorizzato dal rumore della pioggia. Joséphine non avrebbe dovuto inventarsi questo aneddoto dal momento che lui la ama senza bisogno di alcun pretesto, anche se con un certo distacco, mentre ama Mariéla dal di dentro, in maniera viscerale. Lui e Mariéla, di fatto, sembrano costituire una famiglia a parte:

Mariéla et moi nous sommes comme une communauté. Même si on nous sépare, nous resterons toujours ensemble. Et solidaires. (p. 25)

Mariéla sintetizza tutte le iniziazioni. Si era presa cura di Colin fin da quando era piccola, curandolo quando si era ammalato di paludismo e aiutandolo con i compiti di scuola. Anche la scoperta della sessualità da parte del fratello avviene grazie a lei, la sera in cui lo aveva accompagnato al suo primo ballo. Colin, complice il bicchiere di birra che lei gli aveva offerto, facendolo sentire grande, non sa spiegarsi le emozioni alla vista della sorella nel suo vestito migliore che rifiutava gli inviti degli altri ragazzi per stare con lui:

J’avais la tête qui tournait, c’était la première fois que je buvais une bière. Toutes les femmes, ce soir-là, sont devenues très belles. Et Mariéla la plus belle de toutes. Je délirais comme ça m’arrive quand je sens des emotions fortes. [...] Ce n’était pas une chose normale qu’elle me paraisse soudain si belle et que le toucher de sa main me fasse une sensation nuovelle. (p. 47)

Durante una violenta crisi di nervi che porta Colin a urlare e ad insultare la sorella, il bambino si rende conto che Mariéla è la sua unica vera famiglia:

Parce que plus je hurle, plus elle cherche les mots, plus je suis faible comme un enfant, plus elle se doit d’être assez forte pour devenir mon père, ma mère, la seule tendresse. (p. 102)

Quando Colin ripensa alla morte del padre, non è fiero di averlo ucciso ma è orgoglioso di aver aiutato Mariéla:

Non, je ne suis pas fier de ce qu’on a fait. Mais, d’un autre côté, c’est bien qu’elle n’ait pas eu à le faire seule. Mariéla, elle est trop toute seule. Cette fois, au moins elle pourra dire: J’ai reçu l’aide de mon petit frère. (p. 25)

La loro affinità va oltre i legami di sangue, è il frutto di una libera scelta che li accomuna a una vera coppia:

Elle et moi, c’était une vraie paire. Mariéla, elle est plus qu’une sœur. Frère et sœur, c’est pas des mots qu’on utilise. Dans la cité on appelle chacun par son nom et on aime un peu qui on veut. On n’a pas assez de moyens pour aimer par obligation. Mariéla, je l’avais choisie. (p. 32)

Mariéla è anche la sua guida, il punto di riferimento più importante. La sua stretta di mano, “ferme comme un conseil” e “tendre comme une éternité”, sa infondergli sicurezza. Ma Mariéla si spinge oltre a questo ruolo di guida. Nelle pagine finali del romanzo, vediamo i due fratelli approdare per un’ultima volta sulla piazza di Champ-de- Mars, gremita di turisti e bancarelle. Qui Mariéla decide di giocare alla roulette puntando sul numero sedici, giorno del compleanno di Colin. Nel frattempo racconta a Colin di come il padre fosse fuggito il giorno della sua nascita alla vista del neonato sottopeso che, a detta della levatrice, non sarebbe mai cresciuto bene. Quando Corazón era tornato, Mariéla gli era andata incontro con una chiave inglese per punirlo della lunga assenza, suscitando l’ilarità del padre e un moto di orgoglio per quel gesto che sarebbe stato profetico:

Quand il est finalement revenu, tu marchais déjà. Je n’avais pas oublié son visage. Il est arrivé un soir, ivre. Avec sa combinaison et sa boîte à outils. Et Joséphine a remercié le ciel pour sa miséricorde. Moi j’ai pris une clé dans la boîte, pour le frapper. La clé était trop lorde. Je suis tombée, et ça l’a fait rire. Il m’a prise dans ses bras pour me faire tourner comme une toupie. Et, pendant que je tournais, que j’étais partout et nulle part, grisée par la vitesse, je lui ai donné des tas de coups de poing. Je le frappais et il riait. Je n’arrivais pas à lui faire mal. Il était fier de moi. Il m’a posée sur le sol et il a dit dommage que tu ne sois pas un garçon. (p. 133)

Alla decima puntata, il numero sedici esce facendo vincere loro una piccola somma, anche se inferiore all’ammontare perso fino a quel momento. Puntando continuamente sul sedici, Mariéla vuole dimostrare a Colin di avere fiducia nella sua nascita, cosa che

100 non aveva fatto il padre, fuggito di fronte al suo aspetto gracile. Il gesto di Mariéla annulla quello del padre, risarcendo Colin della ferita inferta da questo primo rifiuto. La riabilitazione della sua nascita è anche un grande insegnamento per Colin:

Parce que Mariéla elle a voulu me montrer qu’elle a confiance en ma naissance. Elle me rappelle ma promesse de ne jamais rien expliquer, de ne pas raconter, justifier, implorer. (p. 133)

Il rapporto di Colin con il padre è fatto di elementi che li rendono diametralmente opposti e da altri che invece li accomunano. Corazón avrebbe voluto un figlio come lui, dal fisico massiccio, forte e amante della boxe:

Il a cessé de me prendre au sérieux le jour où il a constaté que je n’avais aucune aptitude pour la boxe. (p. 40)

Colin invece è esile, debole di salute e poco combattivo, quasi uno scherzo del destino:

C’était comme si, avec moi, la nature s’était vengée de Corazón. Et je me dis que le hasard il a sa part de responsabilité. Corazón, avec ses muscles, il méritait mieux. Le hasard, il n’enfante pas les êtres qu’on espère.

(pp. 131-132)

Così, pur rivolgendo la sua rabbia quasi esclusivamente su Joséphine, non di rado Corazón colpisce “casualmente” anche Colin, reo di non essere come lui avrebbe voluto:

Entre deux baffes à Joséphine, j’en prenais une comme en passant. Corazón avait été tellement déçu de ne pas avoir eu un fils costaud comme lui, mais un faiblard sans envergure talonné par le paludisme. (p. 57)

La sua preferita rimane Mariéla, che lui considera il suo vero “figlio”, e che non osa colpire. Anzi, a lei insegna l’arte della boxe:

[…] il avait un faible pour Mariéla. Il admirait sa force et son indépendance. Son fils, c’était elle. Moi, il m’avait rangé dans la même classe que Joséphine, dans le camp des faibles appelés à se faire massacrer. (p. 78)

Tuttavia, ci sono almeno due aspetti che avvicinano padre e figlio. Come Joséphine, anche Man Yvonne amava raccontare aneddoti sull’infanzia di Corazón. In particolare di quando lo aveva sorpreso a mettere mozziconi accesi nelle orecchie di un asino, o a

strappare le pagine di un libro di scuola per non dover studiare la lezione. Corazón negava imbarazzato, pur non osando contraddire apertamente sua madre:

Je dois avouer que j’étais d’accord avec lui. Les mères, elles inventent toujours des histoires qui ne corrispondent pas vraiment à la réalité, mais plutôt à l’idée qu’elles se font de leurs fils. Prenez Joséphine avec cette histoire des latrines. Une mère, c’est bien. Sauf lorsqu’elle prend sur elle de raconter votre vie. Plus le fils grandit en faisant ses bêtises à lui, plus la mère s’accroche aux bêtises du passé. Quand il en manque, elle les invente. Joséphine, sur ce point, était pareille à man Yvonne, elle réclamait sans cesse un droit de regard sur ma personne en décidant de mon plat préféré, en posant ses scellées sur mes souvenirs d’enfance. Une mère, ça se complique quand elle a décidé de te connaître mieux que toi-même. (p. 20-21)

Il secondo aspetto riguarda proprio il tentativo di emulazione di un gesto stupido compiuto dal padre quando era ragazzo. Colin racconta di essere andato anche lui alla ricerca di un asino solo per vedere che effetto avrebbe fatto infilargli un mozzicone acceso nelle orecchie, ma senza riuscirvi.

L’unico insegnamento che Colin apprende dal padre è sempre collegato alla violenza, anche se deriva da uno sport dalle origine nobili. Corazón adorava raccontare, mimandone i gesti, gli incontri di pugilato di un eroe del passato, un certo Joe Luis, a suo dire il miglior pugile di tutti i tempi, che compensava con il coraggio le carenze tecniche. La boxe era per Corazón la metafora della vita, in cui vince chi colpisce più forte, senza indietreggiare mai.

Come abbiamo anticipato, quando Mariéla e Colin uccidono il padre, egli era già morto ai loro occhi. Questo perché un giorno, contravvenendo ai suoi ordini, erano passati davanti all’officina in cui l’uomo lavorava e avevano scoperto che il loro padre non era un vero meccanico ma solo un uomo di fatica, utilizzato per la sua forza fisica ma senza il diritto alla parola, e senza dignità. La scena a cui avevano assistito, una violenta ramanzina del datore di lavoro, li aveva lasciati dapprima stupiti e poi delusi:

La scène est dure à raconter car ce que nous voyons est bien plus humiliant