CAPITOLO 4 DOPO LA PEPE
4.1 Scegliere di andarsene
4.1.2 La nuova gestione
La onlus Fispmed (Federazione Internazionale per lo Sviluppo Sostenibile e la Lotta contro la Povertà nel Mediterraneo-Mar Nero) è un’associazione nata nel 2004 che “sorge con lo scopo di tutela e valorizzazione della natura e dell’ambiente, con esclusione dell’attività esercitata abitualmente di raccolta e riciclaggio dei rifiuti urbani, speciali e pericolosi”18. Consultando il sito web della onlus si può leggere che fino a giugno 2018
il presidente era un dipendente del Comune di Venezia, mentre al momento la posizione risulta vacante (e lui un semplice consigliere del gruppo direttivo). In realtà nel documento ufficiale consegnato al Demanio per la partecipazione al bando di assegnazione, il presidente – nonché legale rappresentante – è sempre lui. Il progetto con Fispmed ha dichiarato di voler realizzare è quello di trasformare la ex caserma in un luogo destinato alla ristorazione e alla ricettività che sarà “incentrato sull'alta formazione universitaria, con spazi dedicati alla cultura. Ma anche un progetto che sia economicamente sostenibile che, per reggersi in piedi, metta al suo interno attività legate all'accoglienza che garantiscano un certo introito” (Il Gazzettino 21 maggio 2019). Alcuni consiglieri comunali hanno criticato la scelta del Demanio e hanno chiesto un’interrogazione al sindaco Brugnaro. Il dubbio è nato soprattutto perché il Comune di Venezia aveva già dichiarato l’intenzione di acquisire la caserma, perciò nell’assegnazione dell’immobile a un dipendente comunale – che nei documenti ufficiali risulta ancora essere presidente della onlus che ha vinto il bando – potrebbe esserci un conflitto di interessi19. Nel momento in cui scrivo il futuro della ex caserma risulta piuttosto incerto, e ancora non sono stati rivelati chiaramente i piani della nuova gestione iniziata a ottobre, dato che la proposta di Fispmed comprende una ristrutturazione completa dell’edificio impossibile da attuare nei soli sei mesi di concessione, e sembra quindi contare sulla possibilità di proseguire anche dopo il suo termine. Il progetto di
18Fonte: https://fispmed.wordpress.com/lo-statuto/
19 Fonte: https://nuovavenezia.gelocal.it/venezia/cronaca/2019/05/23/news/il-sindaco-faccia- chiarezza-sui-piani-per-la-caserma-pepe-1.32898848
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riqualificazione presentato sul sito della onlus20, inoltre, comprende anche un altro edificio adiacente alla ex caserma, il Monastero di San Nicolò, che però è attualmente sede dell’Università EIUC (Centro Interuniversitario Europeo per i Diritti Umani e la Democratizzazione), per cui non è chiaro come possa essere attuato un piano che prevede l’utilizzo di uno spazio non disponibile.
Oltre ai dubbi sulla validità legale dell’assegnazione, è significativo che abbia vinto una proposta che al momento della gara non era definita e che sembra non realizzabile nei tempi ufficiali della concessione. L’immobile è stato valutato solo per il suo valore economico, il criterio applicato non teneva conto del progetto di utilizzo o del curriculum di chi lo stava presentando, perciò il lavoro che Biennale Urbana ha svolto nei tre anni in cui ha gestito la ex caserma non è stato considerato. I piani che Fispmed ha pubblicato sul suo sito, inoltre, includono stanze per turisti e ristoranti con offerte di soggiorno già predisposte, perciò sembra che il destino dell’edificio sia quello di diventare un’altra struttura ricettiva. Se così fosse, la scelta del Demanio risulterebbe in linea con le politiche di gestione degli spazi pubblici portate avanti già da anni a Venezia, perché avrebbe considerato l’immobile solo per il potenziale economico, e non per il valore sociale e culturale che potrebbe avere per i cittadini. Questa consapevolezza ha reso ancora più difficile accettare il risultato del bando per chi aveva frequentato fino a quel momento la Pepe, perché ha sancito una netta rottura tra quanto era già stato fatto nella ex caserma e quanto invece ne sarebbe stato fatto in seguito. Il completo disinteresse dimostrato per l’impegno che Biennale Urbana aveva messo nel progetto di riutilizzo della ex caserma ha colpito negativamente chi aveva lavorato con l’associazione per riattivarla. Parlando del futuro dell’edificio, Giulia Mazzorin mi ha detto che se si fosse trattato di un progetto diverso rispetto a quello presentato da Fispmed avrebbe considerato la possibilità di collaborare con i nuovi gestori della Caserma Pepe, perché le sarebbe interessato continuare a sperimentare nello spazio. Il progetto della onlus, tuttavia, crea una spaccatura così profonda con quanto avevano fatto lei e Curtoni da rendere questa via impraticabile.
Il giorno dell’apertura delle buste erano presenti nell’ufficio di Mestre dell’Agenzia del Demanio Andrea Curtoni, Giulia Mazzorin, Delo e Nicola. Io ho saputo
20 Fonte: https://fispmed.files.wordpress.com/2018/09/scuola-di-cucina-e-di-ospitalitc3a0-12- 06-20181.pdf
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dell’esito il giorno successivo, quando ho chiamato Giulia per chiederle informazioni al riguardo. Ci siamo viste due giorni dopo al Lido, perché abbiamo partecipato entrambe a un evento a cui eravamo state invitate da alcuni amici dei due architetti che avevo conosciuto in Pepe. Allo stesso evento abbiamo incontrato anche altre persone che hanno frequentato la ex caserma nei tre anni di gestione di Biennale Urbana, e tutte hanno espresso la loro incredulità. La notizia della riassegnazione dell’immobile è stata percepita come una sconfitta da tutti coloro di cui ho sentito le opinioni. Oltre a ciò, c’era anche la sensazione che questa fosse ingiusta e in molti hanno espresso a Giulia (Andrea non era presente) il loro disappunto. Durante l’evento più di una persona le ha chiesto cos’avessero intenzione di fare lei e Curtoni per rispondere alla decisione del Demanio, e qualcuno ha anche offerto la propria disponibilità ad aiutarli in caso di bisogno. La notizia del cambiamento di gestione è stata una sorpresa per molti, c’era chi non sapeva nulla del bando e chi invece dava per scontato che non sarebbe cambiato niente, nonostante la temporaneità della presenza dell’associazione culturale in Pepe fosse nota a tutti. La Caserma Pepe per chi l’ha frequentata tra il 2016 e il 2019 non era più un luogo dell’oblio, aveva acquisito una propria identità ed era diventato il loro “spazio di vita” in cui stare bene (Bellaviti, 2011) e contribuire alla plasmazione del territorio urbano (Low, 2017) che per Harvey (2013) costituisce il diritto alla città. Una volta terminato l’evento Giulia, Nicola, io ci siamo diretti a piedi verso Piazzale Santa Maria Elisabetta con altri amici che erano con noi. Prima di prendere il vaporetto per tornare a casa ci siamo fermati in un bar a bere qualcosa, e lì abbiamo incontrato altre persone legate alla Pepe. Anche loro hanno chiesto a Giulia quali fossero i progetti riguardo la ex caserma per l’immediato futuro. In quell’occasione, forse ancora più che nel corso della mia ricerca, mi sono resa conto di quanto i due architetti fossero le figure di riferimento per chiunque avesse frequentato l’edificio nei tre anni precedenti. Nonostante tutti percepissero a livello personale la perdita della Pepe, infatti, erano anche consapevoli del fatto che spettasse alla coppia decidere come (e se) reagire.
Nella seconda parte della mia ricerca sul campo, quella che pensavo (e speravo) non ci sarebbe mai stata, ho potuto vedere come la mancanza della ex caserma abbia influito sui legami che si erano formati al suo interno. Nel capitolo precedente ho sottolineato come il rapporto con lo spazio fosse la base delle relazioni che le persone che lo abitavano avevano stretto. Non è pertanto sorprendente che una volta perso questo
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rapporto ci siano state delle ripercussioni sul gruppo, anche legate alla decisione di Curtoni e Mazzorin di non continuare a lottare per la gestione della Pepe.