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Se finora abbiamo trattato dell‟ idea di biblioteca per Pierluigi Gherardi sulla base di teorie inerenti alla gestione della biblioteca dal punto di vista ideale, un altro tema importante di cui parlare, che in quegli anni coinvolgeva l‟ambiente fisico della biblioteca fu quello del riuso degli edifici antichi, per il quale si tenne un convegno a Firenze dal titolo La biblioteca cerca casa, il 27 e il 28 maggio 1983, a cui

75 parteciparono personalità come Dante Bandini, Tommaso Urso, Alfonso Stocchetti e lo stesso Pierluigi Gherardi47.

Nasceva in quegli anni in Toscana, l‟idea riconsiderare il riuso degli edifici antichi o vecchi a sede di biblioteche, con l‟intento del recupero dei centri storici. La maggioranza dei comuni italiani, che possedeva un centro storico poneva il problema del recupero e della salvaguardia dei manufatti in abbandono, così che le iniziative di riqualificazione degli antichi insediamenti urbani o delle aree degradate potevano essere svolti allo scopo di incentivazione della vita sociale e cultura .

La proposta accettata inizialmente con qualche dubbio, diede vita ad una serie di argomenti e discussioni di grande interesse, dibattute al convegno fiorentino del 1983, a cominciare dalla constatazione, che il bibliotecario non poteva procedere da solo nella rivalutazione di un edificio e nella nascita di una biblioteca, ma aveva bisogno della collaborazione dell‟architetto, che lo affiancasse nella fase preparatoria del progetto e inoltre ci si cominciava a interrogare su quale potesse essere il metodo per stabilire la convenienza del riuso di un edificio come la biblioteca, in maniera adeguata.

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La biblioteca cerca casa: atti del seminario sull’utilizzazione di edifici

antichi per le biblioteche: Firenze Palazzo Strozzi 27- 28 Maggio 1983,

76 Il giusto metodo era, senza dubbio, quello di una restaurazione complessiva interna ed esterna, che desse „‟ uno spazio vitale interno e uno spazio di utenza esterno ‟‟48, poiché la biblioteca si presenta come una realtà composita ( politica, amministrativa, culturale ecc.) .

La biblioteca come servizio sociale necessitava di una organizzazione funzionale, patrimoniale, tecnica sia dei mezzi che del personale, che guardasse innanzitutto verso l‟utenza alla quale erano rivolte le proprie caratteristiche, oltre ad essere anche una raccolta organizzata e dinamica di libri e di altri documenti, ad uso del pubblico di lettori.

L‟edificio destinato ad accogliere una determinata biblioteca doveva essere plasmato in funzione di essa e non il contrario, poiché spesso di un determinato edificio era stato considerato più come un monumento, che risultava a discapito della realtà bibliotecaria.

Come afferma Tommaso Urso nella premessa di apertura al volume: „‟volendo fare una rappresentazione assai schematica di come nasce una biblioteca si possono ipotizzare alcuni elementi generali, ma fondamentali se riferiti a momenti storici differenti. Primo elemento è una situazione riconosciuta di bisogno da soddisfare [..]; il secondo elemento è l‟impegno della pubblica amministrazione anche

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77 storicamente intesa; il terzo elemento è composito: suggerimenti del bibliotecario da una parte e intervento dell‟architetto dall‟altra in stretta collaborazione. Il tutto si fonde in un impegno politico, amministrativo, sociale, in un impegno tecnico e economico‟‟49, schematizzando quella che è la fase preparatoria al riuso dell‟edificio , egli individuava otto punti fondamentali (tipo di biblioteca che dovrà utilizzare l‟edificio; requisiti che deve avere l‟edificio perché possa essere utilizzato come biblioteca; comparazione modello/ edificio; tipo di intervento da fare sull‟edificio per adattarlo a contenere una biblioteca ; eventuali vincoli; computo del costo dei lavori di restauro e adattamento; considerazioni sulla convenienza economia e sociale; esame del contesto sociale e urbanistico in cui si trova l‟edificio da ristrutturare ad uso biblioteca) , i quali dovevano tenere conto della realtà in cui si sarebbe sviluppata la biblioteca.

Riuso voleva dire, in tale prospettiva, riadattare un determinato edificio ad un uso diverso senza sconvolgere però la sua struttura estetica con apporti che potessero deturparlo e dare ad esso una nuova vitalità sempre però rispettandone la struttura e il contesto urbano nel quale era ubicato.

La biblioteca era destinata ad essere adatta e adattabile, allo scopo di ospitare utenti di estrazione sociale diversa, poiché una

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78 collettività variegata all‟interno di essa biblioteca era una componente naturale e necessaria e per questo bisognava evitare che l‟utente concepisse la biblioteca solo come rapporto tra libro e lettore, ma anche come lettore- lettore e addirittura come persona- persona o persona- gruppo, assumendo la dimensione di centro sociale, pertanto nel progettare una biblioteca bisognava creare quegli spazi dove l‟utente potesse relazionarsi con gli altri, permettendogli una vita sociale all‟interno dell‟ente pubblico.

Un altro passo fondamentale consisteva nel determinare gli spazi necessari, poiché bisogna scegliere una soluzione non classista che fosse legata più alle esigenze dell‟utente e che ne soddisfacesse i bisogni, progettando biblioteche a carattere funzionale e soprattutto andando contro le passate tendenze secondo cui l‟architetto, spesso asservito dal sistema politico del nostro Paese, operava creando mausolei bibliotecari, che il semplice utente non osava affrontare.

Uno dei principi fondamentali da attuare era quello della facile accessibilità alla biblioteca, la quale doveva essere posta in una zona territoriale facilmente fruibile, oltre che essere collegata al centro sociale e commerciale, dove si concentrava la vita quotidiana della popolazione della città o del quartiere .

Qualsiasi tipo di biblioteca doveva essere costituita da tre zone funzionali che riguardassero il libro, il personale e gli utenti, risorse

79 che dovevano avere un contatto funzionale senza che gli uni interferissero negli spazi riservati agli altri.

Dal momento in cui veniva ritenuto lecito il riutilizzo di edifici esistenti per nuove strutture bibliotecarie, era necessario stabilire i criteri e i metodi degli interventi di ristrutturazione che tenessero conto da una parte il tipo di servizio che si voleva costruire, dall‟altra il tipo di interventi edilizi che occorrevano, cioè bisognava analizzare le esigenze spaziali, funzionali e ambientali, in modo tale da realizzare quei requisiti qualitativi e quantitativi che nel loro complesso potessero garantire la migliore rispondenza degli edifici all‟uso bibliotecario.

L‟immagine della biblioteca e la necessità di ricercare gli strumenti appropriati per comunicarla e diffonderla era di fondamentale importanza per un progetto bibliotecario. Essa veniva rappresentata sia da materiali che la presentavano all‟esterno ( manifesti, bollettini, pubblicazioni varie ecc.), sia dalla qualità del suo aspetto architettonico ( arredo, segnaletica ecc.). La ricerca e la realizzazione dell‟immagine doveva essere considerati come una necessità e un dovere nei confronti dell‟utenza, un proficuo investimento a carico del bilancio della biblioteca, affinché si presentasse come un servizio culturale.

L‟insieme degli studi congiunti dell‟architetto e del bibliotecario delle operazioni del servizio bibliotecario portavano

80 innanzitutto alla formulazione di un piano che comprendesse tre aspetti fondamentali: la politica della biblioteca, i piani organizzativi e di funzionamento , i fattori di progettazione.

Innanzitutto, come fase preparatoria al progetto, si propose di fare un‟ indagine, tramite l‟aiuto del Servizio per i beni librari e archivistici della Regione Toscana venne inviato alle biblioteche un questionario per verificare se l‟edificio in cui si trovava la biblioteca poteva definirsi storico ( se sotto la tutela del Ministero dei Beni Culturali), vecchio ( se costruito prima del 1949) o nuovo ( se costruito dopo il 1949). Il piano preliminare si sviluppava attraverso l‟indagine dell‟utenza, inoltre i documenti, le statistiche e gli inventari avrebbero fornito un quadro delle attività come servizi e come gruppi di persone, materiali, strumenti ecc.

I passi successivi consistevano nello studio degli arredamenti interni alla biblioteca, predisponendo un progetto tramite cui si studiavano tutte le possibili soluzioni da dover adottare sulla base dei costi.

Bisognava gestire la relazione tra l‟illuminazione, l‟arredamento il colore delle pareti e dei mobili da una parte, e il rapporto dall‟altra di tali elementi con l‟utenza a cui si riferivano. Una buona illuminazione era fondamentale per la lettura e poteva essere ottenuta non solo dallo studio della luce ma anche dal colore

81 dell‟arredamento e delle pareti, così come le aperture verso l‟esterno erano importanti per ragioni psicologiche.

Il principale elemento era senza dubbio il libro, che dopo le operazioni di catalogazione , veniva posto negli scaffali che trovandosi all‟interno o all‟esterno delle sale di lettura, avrebbero presentato un‟altezza standard (venivano consigliati scaffali non più alti di 2, 30 metri per gli adulti e 1,80 per i ragazzi.). Il programma edilizio traduceva in termini di spazio e requisiti tecnico- funzionali le esigenze individuate nei piani organizzativi e di funzionamento, in modo da definire le aree funzionali della biblioteca. Gli arredi e le attrezzature previste per ogni ambiente dovevano avere inoltre caratteristiche specifiche dal punto di vista dei materiali, dimensioni, forma ecc.

Si doveva cercare di realizzare un piano strutturale della biblioteca che si rapportasse in maniera qualitativa all‟utenza, frequentante la biblioteca, dal momento che essa era variegata e presentava esigenze diverse.

L‟insieme di tali fattori giocava un ruolo fondamentale nel presentare un‟immagine di biblioteca „‟ aperta‟‟ .

Il restauro dell'ex- convento del Sant'Agostino, come sede della biblioteca di Pietrasanta, si inseriva nella politica di recupero di un vecchio edificio storico, il quale veniva riadattato secondo le esigenze del centro sociale. Artefice di tale scelta, fu Pierluigi

82 Gherardi, il quale affiancato dal Consiglio direttivo bibliotecario avrebbero presentato nel 1978 il progetto del nuovo modello di biblioteca comunale.

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III

.2

PIERLUIGI GHERARDI

.

50

Un profilo biografico e ideologico.

<< Un anno fa, il 20 luglio 2003, è mancato Pierluigi Gherardi, direttore della biblioteca e responsabile della cultura del Comune di Pietrasanta. Nasce a Stazzema il 30 giugno 1944, consegue il diploma di perito elettronico e la laurea in scienze politiche. Divenuto bibliotecario ai primi anni Settanta, si adopera per il trasferimento della biblioteca dalle due stanze di Palazzo Moroni all'ex convento di sant'Agostino, che avviene nel 1983; i medesimi locali ospitano il Museo dei bozzetti e mostre temporanee. Diviene interlocutore di artisti e artigiani, avvia proficue collaborazioni con importanti istituzioni toscane (SNS, Museo Marini, Centro Raggianti) e mantiene un rapporto privilegiato con la Regione Toscana. È un grande organizzatore culturale (a lui si riconosce il merito di aver costruito una "Piccola Atene" nel cuore della Versilia) e un pioniere dell'automazione e della cooperazione bibliotecaria. Nei primi anni Ottanta diviene coordinatore del sistema bibliotecario versiliese. Pierluigi è stato un professionista, ma non aveva quegli aspetti che alla lunga minano certi professionali: sapeva ridere e prendersi in giro, riusciva a capire le persone per il loro valore e ad avere da ciascuno il

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Vedi in APPENDICE l‟intervista a R. Pieri, attuale direttrice della biblioteca e a lungo collaboratrice di P. L. Gherardi.

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meglio di sé, amava la vita: il suo pregio più grande è stato proprio l'umanità che lo ha sempre distinto.>>51.

Queste è il breve ricordo, che Mauro Guerrini tracciava nel 2004 sulla rivista „‟Bibelot‟‟ della Sezione Toscana dell'AIB, in onore del defunto Pierluigi Gherardi: poche ed intense righe con le quali si apprestava a tracciare le principali linee biografiche e lavorative del bibliotecario. Una proficua carriera trentennale, segnata da tappe fondamentali per la storia della biblioteca comunale di Pietrasanta.

Fervido promotore delle nuove idee culturali e politiche, che si sviluppavano in Toscana in quegli stessi anni, allo scopo di creare un modello di biblioteca che si distanziasse da quello del passato, grazie al profondo legame che Gherardi stabilì con la città di Pietrasanta, di cui egli ne seguì e curò ogni settore culturale con profondo impegno, fu degno di meritare nel 1998 la dirigenza dei settori della pubblica istruzione e spettacolo e dei servizi sociali.

Il lavoro del Gherardi ebbe come concreto punto di partenza quello che era il sistema bibliotecario reale e fisico, per irradiarsi nel corso degli anni a svariati campi della cultura: arte, mostre, spettacoli

51

<< Pierluigi Gherardi: un ricordo >>, in „‟ Bibelot‟‟ , Sezione Toscana, n. 2 (2004).

85 ecc., che rappresentarono il fulcro della politica culturale attuata dalla Carducci, dando uno sviluppo alla biblioteca come centro culturale pubblico, cioè come luogo di aggregazione e accoglienza di tutti e allo stesso tempo luogo di promozione della cultura, tramite riunioni di associazioni, convegni su svariati temi attuali ecc.

Sostenitore della promozione della cultura a trecentosessanta gradi, Gherardi fu alquanto lungimirante nella sua visione di biblioteca, in quanto riteneva che essa giocava un fondamentale ruolo socio-culturale, diventando così da semplice e mera istituzione comunale e contenitore di patrimonio libraio, a punto di riferimento per la vita cittadina. Egli era cosciente di un incessante bisogno di usufruire della cultura in maniera sistematica e che la biblioteca era il luogo principale in cui essa potesse essere a disposizione di tutti, per tutte le fasce d‟età e livello d‟istruzione.

Facevano da base all‟operato di Pierluigi Gherardi le idee degli studiosi De Sanctis e Federighi, già menzionate al capitolo precedente, basi teoriche su cui egli cercò di fondare un sistema bibliotecario che non fosse la biblioteca per il pubblico o la biblioteca con il pubblico, ma che potesse essere definita solamente con l' efficace espressione biblioteca del pubblico, nella quale il pubblico reale fosse parte attiva di essa e partecipasse costantemente alla vita svolta al suo interno.

86 Nell‟intervista rilasciata da Gherardi sulla Nazione52

, viene sottolineata questa necessità di rendere centrale il ruolo dell‟utenza. Ecco alcuni stralci di essa, nei quali egli delineava la nuova situazione della biblioteca :

Giornalista: << Perché questo grosso sviluppo? >>.

Gherardi: <<Essenzialmente per la forte richiesta di cultura, di

cultura libraria che proveniva e proviene da una grande massa di soggetti. A questa richiesta cerchiamo ogni giorno di rispondere e direi in modo più che soddisfacente. Vi sono evidentemente anche delle carenze e queste comportano principalmente un sottoutilizzo del patrimonio librario>>.

Gior.: << Carenze di spazi? >>

Gher.: << Non solo. Permane ancora un concetto di lettura che

riduce la biblioteca a semplice servizio e come tale limitato a fasce ristrette di persone>>.

Gior.: << L’utente a Pietrasanta ha un ruolo diverso, nuovo

rispetto ad altre biblioteche>>.

Gher.: << Certamente e ci tengo a sottolinearlo: la nostra è una

biblioteca aperta, con una gestione democratica a cui, attraverso una serie di organismi previsti dallo statuto, tutti possono partecipare, facendo pesare realmente le proprie richieste>>.

Gior.: << Una biblioteca d’avanguardia>>.

Gher.: << No. Direi piuttosto che la nostra organizzazione

interna rompe con il formalismo e la asetticità che

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R. BERNABO‟, Sviluppo negli ultimi anni della biblioteca comunale, in La Nazione, 8 Aprile 1980.

87 contraddistinguono queste strutture. E, questo contribuisci non poco ad ampliare l’accesso al libro, rendendone partecipi strati sociali che ne sono da sempre esclusi>>.

La determinazione di Pierluigi Gherardi nel concretizzare realmente la sua idea di biblioteca come centro culturale, si vide soprattutto attraverso le attività culturali che egli promosse in collegamento ai programmi di educazione permanente, dalle quali poterono trarne giovamento i cittadini della città e non, studiosi e operai, grandi e piccoli: attività culturali a livelli differenti affinché tutti gli utenti avessero la possibilità di poter vedere soddisfatte le proprie esigenze.

Egli stesso nel suo intervento al convegno La Biblioteca cerca casa, elencava i principali criteri delle funzioni e degli obiettivi della biblioteca in tal modo:

„‟ 1) Spazi a misura d‟uomo,, abitabili. Accoglienti, funzionali, che facilitando l‟incontro, siano di stimolo alla lettura e alla ricerca;

2) Centro di interesse nella biblioteca è l‟utente, il lettore, invertendo in tal modo una tradizione che vuole tutte le attenzioni rivolte invece all‟oggetto, al libro;

3) Bandire quando più possibile la burocrazia aiutando con ogni mezzo (segnaletica, guide etc.) l‟utente nel raggiungimento dei suoi scopi;

88 4) Adottare un‟organizzazione del lavoro che consenta il massimo utilizzo del personale e ne assicuri la piena disponibilità nei confronti dell‟utenza;

5) Massima cura e attenzione nella soluzione di alcuni problemi quali: illuminazione, aerazione, scaffali, tavoli e sedie, poltrone, impianti di sicurezza, colori.53 „‟

Cinque punti che racchiudevano in sintesi la sua idea di biblioteca, la quale doveva essere un equilibro tra tutte le sue componenti fisiche, strutturali e d‟utenza.

La strategia culturale sostenuta dal Gherardi ebbe la grande fortuna di svolgersi in un contesto comunale, alquanto fiorente dal punto di vista economico, orientato alla rivalutazione estetica della città e funzionale dei suoi servizi 54, oltre che alla promozione culturale. Di tale programma politico, Pierluigi ne approfitto per dare quella forte spinta al fine di la rivalutare l‟ex- convento del Sant‟Agostino come nuova casa della biblioteca, secondo la tendenza del riuso degli antichi edifici in disuso, vista al capitolo precedente.

53

P. L. GHERARDI, La biblioteca pubblica di Pietrasanta, in La biblioteca

cerca casa: atti del seminario sull’utilizzazione di edifici antichi per le biblioteche: Firenze Palazzo Strozzi 27- 28 Maggio 1983, Firenze: Giunta

regionale toscana; Scandicci, La Nuova Italia, 1986, p. 9.

54

Per maggiori informazioni sulla politica di Pietrasanta a metà degli anni Settanta cfr. infra, Capitolo II.1.

89 Il suo lavoro di bibliotecario, egli lo svolse cercando costanti innovazioni da introdurre alla biblioteca, allo scopo di rendere efficace il servizio bibliotecario per il pubblico.

Aderì pienamente al principio di cooperazione affermato dalla Legge regionale Toscana n. 33/1976, la quale all‟articolo 8 promuoveva un sistema di reti bibliotecarie toscane, che collaborassero tra di loro per la facilitare la divulgazione del patrimonio librario regionale, consapevole dell‟idea di cooperazione come modus operandi di necessità per la gestione delle risorse bibliografiche, documentarie e informative, allo scopo di conseguire risultati di buona qualità nei servizi erogati al pubblico e soprattutto per un‟ economia di scala, che facesse si che ogni biblioteca medio- piccola non rimanesse marginale ai grandi enti bibliotecari.

Nacque per il compimento di tale mission, il Progetto di Sistema Bibliotecario Versiliese (SBV), che nel corso della sua attività riuscì a conseguire importanti obiettivi.

Nel suo intervento55 al seminario dell‟Aprile 1985 „‟Il servizio Bibliotecario Nazione e la sua realizzazione in Toscana‟‟, organizzato

55

P. L. GHERARDI, Il sistema Bibliotecario versiliese: sviluppo e

prospettive nell’ambito del SBN, in Il servizio bibliotecario nazionale e la sua realizzazione in Toscana, a cura di Duccio Filippi. Livorno, 1988, p. 33-

90 dal Comune di Livorno, il Gherardi con orgoglio parlava del SBV: nato nel Luglio del 1982, con approvazione dell‟Associazione Intercomunale n. 3 „‟Versilia‟‟, esso comprendeva sette Comuni toscani e una biblioteca scolastica56, mirando come principale obiettivo ad una „‟ ottimizzazione dell‟informazione e della documentazione‟‟57.

Le idee di sviluppo della Carducci risultarono spesso in anticipo coi tempi rispetto agli anni in cui nascevano: l'accurata scelta degli spazi, degli arredamenti e delle segnaletiche per la creazione fisica del centro culturale, le varie esperienze di catalogazione informatica in seno al Sistema Bibliotecario Versiliese, ai progetti R.T. e il contributo con altre biblioteche toscane all‟elaborazione dell‟applicati e la creazione di una postazione internet all‟interno della biblioteca nel 1995, risultano come tappe fondamentali di un percorso intrapreso da Pierluigi Gherardi che negli anni Ottanta e Novanta diede vita ad una biblioteca innovativa, che si allontanava dal passato.

56

Per una storia del Sistema Bibliotecario Versiliese cfr. Infra, Capitolo IV. 3.1.

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91 Grande onore diede alla città di Pietrasanta tramite l‟apertura nel 1981 del Centro Culturale Luigi Russo58 fornendo la possibilità di ospitare annualmente mostre di pittura, scultura, fotografia ecc , convegni e attività letterarie ( concorsi letterari, letture di poesie, convegni su Luigi Russo, Giosuè Carducci ecc.) , sia all'interno del chiostro della biblioteca che nella piazza del Duomo, a stretto contatto con la vita quotidiana dei cittadini, occasioni che facevano confluire nella città versiliese studiosi e artisti di un certo calibro, infondendole prestigio e confermando il suo ruolo di prestigioso capoluogo della Versilia, contribuendo alla creazione del mito della ''Piccola Atene'', come sarà definita la città da Antonio Paolucci nel 1995.

Senza dubbio, la sua istituzione più lodevole e unica al mondo fu quella del Museo dei Bozzetti59 a cui dal 1984, data della nascita,

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