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Una biblioteca del pubblico: origini e primi sviluppi della ''nuova'' Carducci di Pietrasanta.

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1

Uno dei malintesi che dominano la nozione di biblioteca è che si vada in biblioteca per cercare un libro di cui si conosce il titolo. In verità

accade sovente di andare in biblioteca perché si vuole un libro di cui si conosce il titolo, ma la principale funzione della biblioteca, almeno la funzione della

biblioteca di casa mia e di qualsiasi amico che possiamo andare a visitare, è di scoprire dei libri di cui non si sospettava l’esistenza, e che tuttavia si scoprono essere di estrema importanza per noi.

(2)

2

SOMMARIO

PREMESSA ... p

.

5

I LA LEGGE REGIONALE TOSCANA N

.

33/

1976:

una

nuova opportunità di sviluppo delle biblioteche del territorio

regionale toscano

... p

.

8

II PIETRASANTA A META

DEGLI ANNI SETTANTA

II

.

1

Pietrasanta : contesto storico, sociale, economico

... p.32

II

.

2

Breve storia della biblioteca di Pietrasanta

... p.42

III LA NUOVA BIBLIOTECA

III

.

1

Le „‟ fondamenta‟‟ teoriche della nuova biblioteca

... p.59

III. 1.1 La politica del riuso degli edifici storici ... p.74

III

.

2 Pierluigi Gherardi

... p.83

(3)

3 IV UN GIOIELLO CULTURALE NEL CUORE DI

PIETRASANTA

IV

.

1

Lavori in corso

... p.111

IV

.2

L‟inaugurazione del 26 Marzo 1983

... p.124

IV

.

3 La fervida attività culturale della Carducci

... p.131 IV. 3.1 Il centro culturale Luigi Russo ... p.131

IV.3.2 Il Progetto di Sistema Bibliotecario Versiliese e

‘’L’immagine immaginata ‘’ ... p.134

IV. 3.3 Il Fondo Luigi Russo. ... p.158 IV.3.4 Il Museo dei Bozzetti ... p.166 IV.3.5 La Sezione Ragazzi... p.171

IV

.

4 I primi tre anni di attività della biblioteca

... p.184

CONCLUSIONI ... p.215

(4)

4

(5)

5

PREMESSA

Questo lavoro di tesi ha per oggetto l‟analisi dello sviluppo della Biblioteca Comunale ''Giosuè Carducci'', sita nella città di Pietrasanta, indagando nello specifico gli anni 1979- 1986, arco di tempo nel quale ad opera del direttore Pierluigi Gherardi, essa si è sviluppata oltre che come istituzione culturale, anche come centro sociale, discostandosi dai modelli del passato e inserendosi nei programmi di educazione permanente coevi .

L'elaborato si basa su una dettagliata indagine storico-critica, che ci permette di individuare il percorso evolutivo della biblioteca, a partire dalle antiche origini ottocentesche, sottolineando in particolare, quali innovazioni portò e quali servizi offrì ai suoi utenti e alla città di Pietrasanta, delineandosi come fulcro di essa e meritandosi l'appellativo di biblioteca del pubblico.

La prima parte della trattazione è dedicata ad una panoramica introduttiva sulla situazione culturale e legislativa della Toscana degli anni Settanta- Ottanta, per poi allestire una breve storia della biblioteca pietrasantina a partire dai suoi albori attorno al 1877 fino al 1978, anno della scelta della nuova e definitiva sede.

Il passo successivo ha necessitato innanzitutto un inquadramento storico, economico e sociale della città di Pietrasanta,

(6)

6 con una ampia trattazione del clima politico di Pietrasanta nel suo ventennio più fiorente, grazie al sindaco Rolando Cecchi Pandolfini, nel quale si inquadra la successiva storia della Carducci a partire dal 1980.

Nella stessa sezione si è ritenuto trattare, quelle che vengono definite come le '' basi teoriche della nuova biblioteca '', cioè le motivazioni ideologiche e culturali che stavano saldamente alla base dell‟idea di biblioteca, che il Gherardi ha voluto sviluppare.

E' stato doveroso a questo punto dover tracciare un breve profilo biografico di Pierluigi Gherardi, al fine di comprendere le grandi innovazioni che egli riuscì ad introdurre alla nuova biblioteca.

I capitoli dell' elaborato di maggior interesse risultano senza dubbio quelli nei quali viene mostrata la biblioteca nel vivo della sua costruzione: la scelta della sede, il progetto iniziale e il progetto definitivo, i relativi finanziamenti i lavori e l‟apertura ufficiale del 1983: essi segnano i passi fondamentali della nascita del centro culturale pietrasantino, che diventerà l‟orgoglio della città, in quanto luogo cardine del libro, di promozione della cultura, di aggregazione per tutte le fasce d‟età e d‟istruzione.

L‟ultima parte della tesi riguarda la descrizione dei primi tre anni di attività della novella istituzione, a partire da uno studio delle statistiche alla descrizione delle maggiori ''creature'' ( Progetto di Sistema Bibliotecario Versiliese, Fondo Luigi Russo, Museo dei

(7)

7 Bozzetti, Sezione Ragazzi) , nate in seno all'attività della biblioteca.

Nell‟Appendice, è stata inserita la testimonianza della dottoressa Rossella Pieri, attuale bibliotecaria della Biblioteca di Pietrasanta, la quale ci offre una vivida immagine di Pierluigi Gherardi e del suo operato.

La tesi presenta, in chiusura, un elenco bibliografico delle fonti usate come linea-guida per lo svolgimento del lavoro.

(8)

8

I LA LEGGE REGIONALE TOSCANA N

.

33/

1976:

una

nuova opportunità di sviluppo delle biblioteche del

territorio regionale toscano.

1

L‟idea di biblioteca pubblica di Pierluigi Gherardi si sviluppò sulla base della Legge Regione Toscana n. 33 del 3 Luglio 1976, la quale fu frutto di un processo politico di coinvolgimento delle biblioteche toscane in un percorso a tappe di riforma istituzionale, che diede vita ad una serie di riflessioni, dibattiti e proposte legislative, che portarono a concepire in maniera nuova l‟istituzione bibliotecaria, in particolare nel suo rapporto con le Regioni.

La nascita delle regioni a statuto ordinario avvenne a partire dalla legge finanziaria n. 281 del 16 Maggio 1970, Provvedimenti finanziari per l’attuazione delle regioni a statuto ordinario, normativa tramite la quale il Governo era incaricato ad emanare decreti a valore legislativo, pertinenti al trasferimento alle singole Regioni delle varie funzioni amministrative, che gli venivano assegnate secondo le

1

(9)

9 „‟materie‟‟ elencate dall'articolo 1172

della Costituzione e di cui erano competenti.

Con i passaggi successivi a tale legge si approvarono gli statuti e l‟organizzazione degli uffici regionali.

Questa prima fase venne contrassegnata da una notevole conflittualità tra le diverse amministrazioni, le quali spesso misero da

2

Art. 117 : „‟ La Regione emana per le seguenti materie norme legislative

nei limiti dei principi fondamentali stabiliti dalle leggi dello Stato, sempre che le norme stesse non siano in contrasto con l'interesse nazionale e con

quello di altre Regioni:

ordinamento degli uffici e degli enti amministrativi dipendenti dalla

Regione; circoscrizioni comunali; polizia locale urbana e rurale; fiere e

mercati; beneficenza pubblica ed assistenza sanitaria ed ospedaliera;

istruzione artigiana e professionale e assistenza scolastica; musei e

biblioteche di enti locali; urbanistica; turismo ed industria alberghiera;

tranvie e linee automobilistiche d'interesse regionale; viabilità, acquedotti e

lavori pubblici di interesse regionale; navigazione e porti lacuali; acque

minerali e termali; cave e torbiere; caccia; pesca nelle acque interne;

agricoltura e foreste; artigianato.

Altre materie indicate da leggi costituzionali.

Le leggi della Repubblica possono demandare alla Regione il potere di emanare norme per la loro attuazione. „‟

(10)

10 parte la volontà di collaborare, secondo comuni orientamenti tecnico- organizzativi.

Ricordiamo, fra tutti, l‟atteggiamento della Direzione Generale rivolto a salvaguardare sia l‟assetto organizzativo del Servizio Nazionale di Lettura, sia i propri spazi di collaborazione interbibliotecaria, anche a livello territoriale tramite le iniziative attuate dallo Stato, così che nell‟ Ottobre del 1970 fu organizzato a Roma un Convegno3, nel quale si elaborarono diverse proposte di lavoro, tra le quali ve ne era una in particolare che sollecitava la nomina di una commissione che si occupasse di redigere un documento su rapporti Stato- Regioni in campo bibliotecario, puntando in particolare alle biblioteche di istituzione locale.

Tale commissione, nominata dallo stesso ministro della Pubblica istruzione e composta da notevoli personalità, tra cui Virginia Carini nel ruolo di ispettrice, si occupò di elaborare una relazione esposta ai membri partecipanti al XXI Congresso dell‟ AIB , tenuto a Perugia dal 25 al 30 maggio 19714, nella quale era

3

Per ulteriori approfondimenti sulle dinamiche del convegno vedi, Lettura

pubblica e organizzazione dei Sistemi bibliotecari, Atti del convegno di Roma (20-23 Ottobre 1970), Roma, Palombi, 1974.

4

„‟ Quello di Perugia fu per l‟AIB un Congresso di grande rilievo [..] la vigilia della trasformazione istituzionale che avrebbe portato a compimento

(11)

11 espressamente richiesta „‟ l‟istituzione e l‟organizzazione di un sistema bibliotecario nazionale, quale l‟Italia oggi si può dire non abbia‟‟5 .

Il documento fu approvato concordemente e presentato alla Direzione generale come atto di base per l‟emanazione di una legge quadro in materia di biblioteche, allo scopo di dar vita ad un sistema bibliotecario unito ed articolato a livello nazionale, tramite cui si riuscisse a conciliare la collaborazione di Stato e regioni.

Con i successivi decreti emanati nel testo definitivo del DPR 14 gennaio 1972 n. 3, Trasferimento alle Regioni a statuto ordinario delle funzioni amministrative statali in materia di assistenza scolastica e di musei e biblioteche di enti locali e dei relativi personali ed uffici , si attuarono altre disposizioni, tra le quali l‟approvazione l‟ordinamento regionale previsto dalla Carta Costituzione. [..] La relazione del Consiglio Direttivo, «La politica per le biblioteche in Italia », il primo serio sforzo compiuto nel nostro Paese per la individuazione delle linee direttrici di un sistema bibliotecario nazionale organico e diffuso sul territorio‟‟, in L’associazione italiana biblioteche per una politica delle

biblioteche in Italia, a cura di A. CELUZZA E G. PENSATO, Foggia,

Amministrazione provinciale di Capitanata, 1979.

5

P. TRANIELLO, Storia delle biblioteche in Italia: dall’Unità a oggi, Bologna, Il Mulino, 2014, p.168.

(12)

12 degli statuti, l‟organizzazione degli uffici regionali, la tutela e conservazione dei beni librari di proprietà pubblica.

Il completamento del trasferimento regionale delle funzioni amministrative avvenne successivamente con legge di delega 22 luglio 1975, n.382 .

Nei medesimi anni, fu aperta un‟ aspra polemica sulla questione dei beni culturali e sulla loro situazione nel quadro italiano, infatti un altro passaggio fondamentale, che coinvolse anche il campo dell‟amministrazione bibliotecaria statale, fu quello della nascita e sviluppo di un‟ amministrazione centrale per i beni culturali: tramite la costituzione del Ministero dei Beni culturali e ambientali.

Nel decennio precedente, i lavori portati avanti dalla commissione Franceschini , istituita a seguito della legge n.310 del 26 aprile 1964, avevano avviato un‟indagine per la tutela e la valorizzazione del patrimonio storico, archeologico, artistico e paesaggistico, compilando una relazione in tre volumi, nella quale conclusione era esposta la necessità di varare un‟Amministrazione autonoma per i beni culturali.

L‟autonomia di questo nuovo ministero era dichiarata sulla base di due fondamentali principi: il primo era quello di agevolare un rapporto collaborativo di dialogo con gli organi amministrativi esterni, per cui veniva ipotizzato l‟istituzione di un Consiglio nazionale per i

(13)

13 beni culturali, il secondo era quello assicurare, come conseguenza di tale istituzione, una prontezza d‟azione.

Ma la successiva commissione, capeggiata da Antonio Papaldo, mostrava al ministro della Pubblica istruzione, il bisogno della creazione di un vero e proprio ministero per i beni culturali, al quale dovevano essere affidate varie competenze amministrative, tra le quali quelle del settore specifico delle biblioteche e degli archivi.

La creazione di un modello centralistico, rappresentato da un organismo governativo, che avrebbe avuto specifiche competenze in campo bibliotecario, creò un‟iniziale resistenza, che indirizzò la Regione Toscana ad avanzare alle Camere una proposta di legge del 9 ottobre 1973, n. 487 , Proposta di legge al parlamento su riforma dell'amministrazione dei beni culturali e naturali, basata sull‟articolo 121 della Costituzione, con la quale si tentava di assegnare la delega alle Regioni delle funzioni amministrative su tutte le biblioteche di tipo pubblico ad esclusione delle due Nazionali centrali e degli istituti tecnico- operativi, assegnando invece a quelle universitarie alle stesse università.

Il modello di legge proposto dalla regione Toscana venne accolto con grande consenso dalle regioni, infatti nacquero in tale direzione le diverse consulte regionali del settore ( La proposta legislativa toscana venne successivamente assunta dal Senato della

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14 Repubblica come disegno di legge n. 1335 d‟iniziativa del consiglio regionale della toscana, comunicato alla Presidenza il 29 ottobre 1977.)

Il 12 aprile del 1974 veniva avanzata alla Camera una proposta di legge per l‟Istituzione del Ministero dei beni e delle attività culturali, ad opera del deputato Badini Confalonieri, il quale denunciava il problema dei beni culturali in un discorso diretto al Parlamento, esortandolo a far fronte al problema per creare qualcosa di concreto, facendo leva, oltre tutto, sugli studi di cui si era già a disposizione per garantire un‟azione, che intervenisse concretamente in tale settore culturale.

Il nuovo ministero per i Beni culturali nasceva, dopo tortuose vicende, il 14 dicembre 1974, con decreto legge n. 657 (modificato successivamente nella legge 29 Gennaio 1975 n. 5) , ad opera del nuovo Consiglio dei Ministri, presieduto da Aldo Moro, che aveva formato nelle settimane precedenti il IV governo „‟ bicolore Moro - La Malfa „‟, con la nomina dello storico fiorentino Giovanni Spadolini a ministro dei Beni culturali.

Durante l'incontro del 15 Febbraio 1975, tenutosi con i rappresentanti della regione Emilia Romagna, presso l'Archiginnasio

(15)

15 di Bologna6, Giovanni Spadolini esponeva ai membri la sua idea di creare un‟amministrazione autonoma per i Beni culturali.

Le competenze esercitate dal ministero della Pubblica istruzione sugli Archivi di Stato e della Presidenza del Consiglio sulla Discoteca di Stato, sull‟editoria libraria e sulla diffusione della cultura passavano così al nuovo ministero, di cui la struttura organizzativa venne enunciata tramite una relazione, redatta da una commissione, presieduta da Massimo Severo Giannini. Il testo realizzato, assieme alle proposte espresse dalle varie regioni, venne approvato con DPR 13 Dicembre 1975, n. 805 Organizzazione del ministero per i beni culturali e ambientali , nel quale venivano delineate in apertura le funzioni del nuovo ministero.

Gli articoli 1 e 2 del decreto sancivano le funzioni principali del nuovo ministero, cioè il nuovo ministero avrebbe così svolto le funzioni di tutela e valorizzazione del complesso dei beni culturali come „‟ patrimonio culturale‟‟ , mentre le regioni erano invitate a collaborare con il Ministero e le loro competenze nel settore venivano

6

Una politica per i beni culturali: Stato e Regioni. Incontro col ministro Giovanni Spadolini. Bologna, Archiginnasio, 15 febbraio 1975, in Quaderni della Giunta, Ufficio Stampa della Giunta regionale Emilia-Romagna,

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16 richiamate secondo il DPR N. 3/1972 in materia di musei e biblioteche. Inoltre secondo l‟art. 10, l‟attività amministrativa del ministero in campo bibliotecario faceva capo all‟Ufficio centrale per i beni librari e gli istituti culturali, mentre le iniziative centrali di carattere tecnico erano svolte tramite gli istituti centrali, i quali possedevano una autonomia amministrativa e contabile.

In questo quadro di interventi legislativi regionali in materia di biblioteche si definivano dunque una serie di proposte per l‟azione coordinata dei servizi bibliotecari e veniva anche sviluppato un programma amministrativo che riguardava sia programmi pluriennali che interventi sui singoli istituti o insiemi di essi. Le appena costituite amministrazioni regionali avrebbe dunque dovuto definire con appositi atti normativi di intervento nel campo delle biblioteche pubbliche, la specificità dell‟istituto bibliotecario, assegnato alle loro competenza sulla base delle disposizioni del DPR 14 gennaio 1972 n. 3.

Le leggi regionali, che furono emanate in questo quadro legislativo, cioè tra la prima e la seconda legislatura regionale , nacquero dall‟esigenza di ridisegnare in maniera omogenea, l‟istituto che era adesso denominato come biblioteca locale e di interesse locale.

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17 Il primo riferimento era rappresentato dalla Legge regionale Lombardia 4 Settembre 1973, n. 41, Norme in materia di biblioteche di enti locali o di interesse locale7, la quale elaborata da una commissione tecnica di esperti vide la collaborazione di rappresentati di bibliotecari e di varie commissioni consiliari. Essa prevedeva che la regione affermasse la propria competenza sia sulle biblioteche di enti locali e di interesse locale, che sugli archivi storici ad esso correlati, promuovendo la biblioteca come un centro culturale aperto e un luogo aggregativo dal punto di vista sociale.

Il modello legislativo lombardo fu tenuto in considerazione per la realizzazione della Legge Regione Toscana 3 Luglio 1976, n. 33, la quale rappresentava una nuova opportunità di sviluppo della pubblica lettura e delle biblioteche del territorio regionale toscano, con l'obiettivo di istituire e sviluppare biblioteche pubbliche, che mirassero alla promozione culturale del cittadino. Essa aveva come punto di partenza lo schema della già menzionata legge regionale

7

Abrogata dall'art. 28, comma 1, lettera a) della l.r. 14 dicembre 1985, n. 81.

Per il testo completo della legge vedi:

http://smtp.consiglio.regione.lombardia.it/normelombardia/accessibile/main.

aspx?view=showpart&selnode=lr001973090400041&idparte=lr0019730904 00041.

(18)

18 lombarda n. 41/1973, „‟ ma rappresentava un intervento legislativo ad ampio respiro che, se tiene evidentemente in considerazione l‟impianto organico della legge lombarda, introduce tuttavia diversi elementi originali nella disciplina della materia ‟‟8, infatti se la legge Lombardia, pur presentando un carattere paradigmatico, era più orientata alla dimensione sociale, quella Toscana, de iure condendo, avrebbe mostrato una serie di punti di rinnovamento che si distaccavano dalla „‟legge pilota lombarda‟‟ , puntando massimamente ad un equilibrio fra ruolo culturale- sociale e strumenti tecnici- professionali, come si vedrà in seguito nell‟analisi di confronto tra l‟articolo 1 delle due leggi .

Il volume La legge toscana per le biblioteche, a cura di Francesco Gravina9 ci fornisce, come scrive Romano Vecchiet, „‟tutta la documentazione relativa alla formazione della legge regionale toscana sulle biblioteche, con la riproposta integrale dei resoconti stenografici delle sedute del Consiglio regionale relative all‟approvazione della legge, ma anche con le precedenti osservazioni

8

P. TRANIELLO: Biblioteche e regioni: tracce per una analisi istituzionale ,

Milano : Giunta regionale Toscana : La nuova Italia, 1983 , cit. p. 86

9 F. GRAVINA, (cur.), La legge toscana per le biblioteche, Giunta regionale Toscana, 1977.

(19)

19 espresse da vari enti e associazioni alla proposta di legge nel testo licenziato dalla V Commissione consiliare permanente [..] „‟10 .

La normativa della legge n.33 /1976 ( testo composto da 33 articoli, raggruppati in sei titoli) presentava, come prima istanza, gli obiettivi generali nell‟azione delle biblioteche e gli elementi di programmazione introdotti per l‟istituzione, inoltre regolava i finanziamenti, l‟assunzione del personale bibliotecario e l‟organizzazione in sistemi. Venivano così fissati tre tipi di obiettivi generali attribuibili ai servizi offerti dalla biblioteca, a seconda che essi fossero riferiti alla produzione, alla distribuzione e al consumo dei libri. Luigi Crocetti, l‟allora dirigente del Servizio Beni Librari della Regione Toscana, si esprimeva così al riguardo: „‟ La legge regionale n. 33 del 3 luglio 1976 riconosce sostanzialmente due necessità per affrontare in modo congruo i problemi posti dall'organizzazione delle

10

R. VECCHIET, Le Commissioni nella legislazione regionale sulle

biblioteche/ Dalla gestione sociale alla crisi della partecipazione culturale., in Biblioteche oggi, Novembre 2001, p. 61.

(20)

20 nostre biblioteche e dei nostri archivi. La prima è il sistema bibliotecario, la seconda il servizio regionale „‟11 .

Al TITOLO I (Principi generali) , venivano enunciati gli scopi della biblioteca di ente locale e degli archivi, di cui ne erano promosse le attività, con l‟ uso di „‟adeguati‟‟ strumenti tecnici biblioteconomici allo scopo di incentivare lo sviluppo della pubblica lettura.

In particolare con l' articolo 1, la Regione definiva le proprie funzioni in materia di biblioteche e archivi, con riferimento alla costruzione di un sistema, che coordinasse le attività „‟ nell'ambito della programmazione regionale „‟ a tutela del patrimonio librario, archivistico e documentario.

Il testo completo dell‟articolo recitava: „‟ La Regione Toscana promuove lo sviluppo delle biblioteche di enti locali e d'interesse locale e la tutela degli archivi affidati ad enti locali, comunque di competenza della Regione, e ne coordina l'attività nell'ambito della programmazione regionale, secondo i principi e le finalità indicate negli artt. 3 e 4 dello Statuto . A tal fine incentiva lo sviluppo della pubblica lettura mediante la costituzione di adeguati strumenti

11

L. CROCETTI, Le biblioteche di Luigi Crocetti: saggi, recensioni,

paperoles (1963-2007), a cura di L. DESIDERI - A. PETRUCCIANI, Roma:

(21)

21 biblioteconomici e operativi; cura la tutela del patrimonio librario, documentario e archivistico; provvede alla formazione e all'aggiornamento del personale, all'istituzione di un sistema regionale di biblioteche e di un sistema di archivi, alla promozione di sistemi intercomunali, alla promozione di reti urbane di pubblica lettura; esercita le funzioni d'indirizzo e di coordinamento.‟‟

A differenza dell‟articolo 1 della legge regionale Lombardia, esso si presentava come un testo più articolato, che poneva in primo atto i punti generali della legge, cioè gli scopi e le attività, che la biblioteca era volta a svolgere, allo scopo di voler promuovere la pubblica lettura tramite la costituzione di strumenti operativi- biblitoeconomici.

Era così definito il ruolo principale delle biblioteche, con l‟articolo 2, cioè la „‟ diffusione dell‟informazione‟‟, volta ad assicurare il diritto allo studio e alla cultura.

Si parlava, dunque, di biblioteca come „‟ strumento culturale al servizio dei cittadini „‟, o nello specifico essa veniva definita come „‟ struttura culturale di educazione ricorrente „‟ , posta cioè al servizio di tutti per garantire equamente il diritto allo studio e alla lettura, promossi mediante una serie di attività che si ricollegavano alle strutture di educazione permanente, nello specifico l‟articolo recitava: „‟ Esse con criteri di imparzialità e nel rispetto delle varie opinioni,

(22)

22 concorrono a promuovere le condizioni che rendono effettivo il diritto allo studio e alla cultura.‟‟.

Nella legge Lombardia n. 41, tale idea veniva esposta solamente all‟articolo 13, il quale nel trattare la concessione dei tributi per la gestione sociale della biblioteca, al comma g dichiarava : „‟ la promozione di iniziative culturali - artistiche, scientifiche e formative nell' ambito delle biblioteche, dei centri di servizi culturali, nonché degli istituti di ricerca, di studio e documentazione di interesse locale o regionale. „‟.

Nella legge toscana, la Disciplina delle biblioteche degli enti locali era promossa dal TITOLO II : secondo l'articolo 4, il Comune assicurava ai cittadini un servizio di pubblica lettura, a tal fine esso doveva istituire una biblioteca pubblica o si impegnava ad aderire ad un servizio bibliotecario gestito da enti locali, infatti come affermava Crocetti, „‟ l‟apertura di una cooperazione [..] indipendentemente dalle sue dimensioni e dalla ricchezza del suo patrimonio, come elemento di una biblioteca più vasta‟‟ 12

, era una delle attività principali a cui l‟ente doveva puntare.

Tale articolo ebbe un iter travagliato sia in sede di discussione per la proposta di legge, che in sede di approvazione, poiché il

12

(23)

23 Governo avanzò su di essa una serie di obiezioni, cioè „‟ l‟art. 4 imponendo ai comuni l‟obbligo di istituire il servizio di pubblica lettura interferisce in materia di ordinamento comunale riservata alla legislazione statale di cui all‟art. 128 della Costituzione‟‟ 13; tali principi non erano stati fatti valere nel caso della legge Lombardia, infatti nell‟articolo toscano „‟ il testo originale dell'articolo che aveva un carattere più spiccatamente impositivo è stato attenuato: senza una formazione impositiva, si afferma comunque il principio della necessità del servizio di pubblica lettura, lasciando all'ente locale minore la scelta se istituire una biblioteca autonoma o aderire a un sistema‟‟14 .

Il gruppo di artt. 5, 6 , 7 regolavano le attività riguardanti il servizio pubblico e il prestito interbibliotecario, la commissione di gestione e il personale.

Con l‟ Art. 5, si affermavano due principi fondamentali, cioè la gratuità dei servizi e la cooperazione.

Le biblioteche degli enti locali aperte a tutti, come si era già affermato al sopradetto art. 2, erano tenute ad erogare servizi gratuiti

13

Documentazione completa in F. GRAVINA, cit., p. 244- 46.

14

P. TRANIELLO , Storia delle biblioteche in Italia: dall’Unità a oggi, Bologna, Il Mulino, 2014, cit. p. 87 .

(24)

24 di consultazione e prestito, avvalendosi delle collaborazioni con associazioni, consorzi ed enti, al fine di prestarsi reciproca collaborazione per uno scambio di informazioni bibliografiche.

La nascita delle Regioni come enti di programmazione sul territorio cambiò, dunque, la prospettiva della cooperazione, frutto di un lungo percorso di dibattiti e convegni di cui il punto di arrivo fu segnato proprio dalle leggi regionali in materia di biblioteche, tant‟è vero che le prime occasioni di pubblica analisi del fenomeno di associazione nacquero proprio in seno allo sviluppo della legge regionale lombarda prima e di quella toscana dopo.

Cooperare, diventava il punto cardine della nuova istituzione bibliotecaria, attività di politica culturale ed opportunità gestionale di definizione di obiettivi e traduzione di essi in piani programmatici, cioè una sorta di „‟ matrimonio di interesse‟‟ 15 tra le biblioteche per soddisfare i bisogni del proprio pubblico .

L‟ Articolo 6 affermava i seguenti principi: „‟ Alle attività della biblioteca presiede una apposita commissione di nomina dell'ente locale e disciplinata dallo statuto della biblioteca.

La commissione è composta in modo da essere espressione anche delle minoranze consiliari e da garantire la rappresentanza, nell'ambito territoriale dell'Ente locale, dei sindacati maggiormente

15

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25 rappresentativi, degli istituti e delle associazioni culturali, degli organi collegiali scolastici e dei consigli di quartiere, favorendo inoltre la partecipazione della rappresentanza degli utenti. Fanno inoltre parte della commissione uno o più rappresentanti del personale della biblioteca, fra i quali il bibliotecario o l'assistente di biblioteca cui è affidata la direzione della biblioteca stessa.

Alla commissione sono affidati i seguenti compiti:

a) proporre all'ente locale il regolamento e le modifiche allo statuto di cui al precedente art. 5 ;

b) determinare i criteri di scelta nonché la scelta degli acquisti, coordinando, nel caso di biblioteca aderenti ad un sistema, le proprie esigenze con quelle più generali del sistema stesso;

c) presentare annualmente all'ente locale la relazione dell'attività svolta e il piano di attività per l'anno successivo;

d) curare le forme di attuazione delle attività culturali della biblioteca, secondo gli indirizzi generali e il piano di attività di cui alla precedente lett. c) del presente articolo, approvati dal Consiglio dell'ente locale;

e) ricercare ogni forma di collaborazione con quanti, enti, associazioni, istituti, perseguano le finalità espresse dalla presente legge.‟‟.

Esso prevedeva dunque l‟istituzione di una commissione che regolasse le varie attività bibliotecarie, e che fosse nominata dall'ente

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26 locale e disciplinata secondo uno statuto interno alla biblioteca; attraverso l‟istituzione dei „‟consigli‟‟ si intendeva garantire una rappresentanza di tutte le forze sociali: dei „‟ sindacati maggiormente rappresentativi, degli istituti , degli organi collegiali scolastici e dei consigli di quartiere „‟, il direttore o l‟ assistente bibliotecario o qualche altro rappresentante della biblioteca, infine veniva fortemente suggerito di favorire la presenza degli utenti.

Per quanto riguarda il personale , l‟articolo 7 ne regolava i requisiti di ammissione, in particolare la parte finale del testo recitava: „‟ La direzione delle biblioteche dovrà essere affidata, secondo quanto stabilito dai regolamenti organici:

a) a bibliotecari, quando la popolazione dell'ente locale sia superiore ai 20.000 abitanti;

b) a bibliotecari oppure ad assistenti di biblioteca, negli altri casi.„‟.

Tale articolo è da porre a confronto con il testo dell‟articolo 9 della Legge Lombardia:

„‟ Gli Enti locali forniscono le proprie biblioteche di personale nella misura necessaria al buon andamento dei servizi. Il personale tecnico di ruolo addetto alle biblioteche di Enti locali comprende i bibliotecari e gli assistenti di biblioteca. Possono partecipare ai concorsi per posti di ruolo di bibliotecario e di assistente di biblioteca coloro che sono in possesso rispettivamente del titolo di laurea e del

(27)

27 diploma di scuola secondaria superiore. Costituisce titolo preferenziale la frequenza con esito favorevole di corsi, gestiti da enti pubblici o specializzati, per la formazione e il perfezionamento del personale addetto alle biblioteche. La direzione delle biblioteche di Enti locali è affidata:

a) a bibliotecari, quando la popolazione dell' ente locale sia superiore ai ventimila abitanti;

b) a bibliotecari oppure ad assistenti di biblioteca, quando la popolazione dell' ente locale sia inferiore ai ventimila e superiore ai diecimila abitanti;

c) a personale tecnico, anche a tempo parziale, fornito di diploma di scuola secondaria superiore o che offra provate garanzie di preparazione culturale e di attitudine alla funzione, quando la popolazione dell' ente locale sia inferiore ai diecimila abitanti. La nomina a direttore si consegue a seguito di pubblico concorso. „‟

In entrambi i casi erano presenti: il personale tecnico veniva suddiviso in bibliotecari e assistenti di biblioteca, così come l‟introduzione del limite standard dei 20.000 abitanti, per i quali la biblioteca doveva essere affidata alla gestione di un bibliotecario.

Ma se il testo della legge lombarda faceva riferimento al numero limite dei 10.000 abitanti, sotto il quale era ammesso il personale non diplomato e a tempo parziale, quello della legge toscana

(28)

28 non faceva alcun riferimento a tale prescrizione e disponeva invece la presenza un assistente di biblioteca.

L‟articolo 8 gestiva la cooperazione all‟interno della biblioteca, gli articolo 9 e 10 regolavano il deposito delle pubblicazioni e dei documenti

I titoli III e IV si occupavano rispettivamente delle Funzioni della Regione sulla base del DPR 14 Gennaio 1972, N.3 e delle deleghe delle funzioni.

Venivano innanzitutto precisate le funzioni divise tra gli organi regionali, cioè Consiglio, Giunta e Presidente, con la possibilità di delegare le funzioni della Giunta presso la Regione.

La Regione era promotrice di attività scientifiche, tecniche e di divulgazione in materia di biblioteconomia e archivistica, oltre che delle attività di aggiornamento e formazione del personale bibliotecario e dei rapporti di collaborazione con vari enti, come le Università o enti locali e pubblici specializzati.

L' Articolo 14 regolava la soppressione della Soprintendenza ai beni librari e l' attribuzione delle attività svolte da esso al Dipartimento istruzione e cultura, all'interno del quale si istituiva il Servizio regionale per i beni librari e archivistici, che aveva il compito di svolgere varie funzioni, di cui ne era fatto l‟elenco e che Crocetti suggeriva di dividere in due gruppi: il primo, nel quale rientravano i commi da a- d , i quali trattavano di funzioni rivolte alla biblioteca

(29)

29 nello specifico, mentre il secondo da e- g, sulle funzioni rivolte al sistema ( catalogo ecc).16

Gli Articoli 15 e 16 delegavano ai Comuni, le funzioni amministrative relative alla gestione e sviluppo biblioteche di interesse locale e alle Province ( art. 17) quelle relative all'attività di promozione, assistenza amministrativa e tecnica dei sistemi .

Gli articolo 18- 27, del TITOLO V, disciplinavano il finanziamento degli interventi, secondo somme stanziate a Comuni e Province, che dovevano essere ripartite tenendo conto dell‟indice demografico e soprattutto delle condizioni socio- economiche delle aree interessate. La Giunta regionale aveva il compito di redigere elaborati di programmazione triennali per la ripartizione dei finanziamenti e gli enti avevano invece l‟obbligo di presentare annualmente prospetti statistici.

La legge si concludeva al TITOLO VI con una serie di norme finali, che regolavano l‟adeguamento della legge agli statuti e i regolamenti delle biblioteche degli enti locali e la sistemazione del personale.

Tale quadro di proficuo lavoro legislativo ci mostra come si è cercato di realizzare un modello ben diverso dalla tradizionale idea di

16

(30)

30 biblioteca, che sino ad allora esisteva sul territorio italiano, cioè quel tipo di biblioteca orientata prevalentemente alla conservazione di documenti antichi, consultati solo da un pubblico colto .

„‟ [..] cos‟è una biblioteca? E‟ ancora qualcosa che si fonda esclusivamente sui libri, li custodisce, fa animazione per la lettura del libro, oppure è anche qualcos‟altro? „‟17

: tali furono gli interrogativi di riflessione, posti come base di fondo nel dibattito culturale e politico, che avviava l‟iter della legge regionale toscana.

La biblioteca veniva vista come quel „‟mezzo‟‟ , tramite cui facilitare l‟informazione agli utenti, che non fosse semplicemente quell‟atto di selezionare, ordinare e presentare il materiale, ma di favorire le condizioni di promozione della cultura, dello studio e dell'informazione, disciplinando le varie funzioni amministrative , al fine di rendere „‟accessibili'‟ a tutti i servizi bibliotecari.

La biblioteca pubblica era ora intesa come luogo in grado di rispondere ai bisogni di cultura e di informazione dell‟intera

17

R. BONSI, Riflessioni sulla Legge Regionale 33/ 1976, in La

cooperazione interbibliotecaria: livelli istituzionali e politiche: atti del Convegno regionale, Palazzo degli Affari, 27- 29 novembre 1989, a cura di

S. PERUGINELLI e A. M. SPENO, Firenze: Giunta regionale toscana, Milano: Bibliografica, 1990, p. 211.

(31)

31 popolazione, riuscendo a fornire agli utenti da una parte sistemi bibliotecari per la cooperazione e la condivisione del patrimonio librario, dall'altra un personale bibliotecario in costante crescita professionale e formativa, in grado di gestire i servizi interni alla biblioteca.

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32

II PIETRASANTA A META

DEGLI ANNI SETTANTA

II

.1

PIETRASANTA

:

CONTESTO STORICO

,

SOCIALE

,

ECONOMICO

.

La stagione di rinnovamento di Rolando Cecchi Pandolfini.

«Quel che mi piace è Pietrasanta: bellissima cittadina, con piazza unica, una cattedrale da grande città, e, sfondo, le Alpi Apuane. E che paese all'intorno! Che monti, che verde, che ombre, che fiumi, che ruscelli risonanti freschi sotto i castagni e gli olivi e gli aranci, e le cave de' marmi fiancheggiano da tutte le parti fra il verde!».

(Giosuè Carducci, lettera del 17 Giugno 1877 a Carolina Cristofori Piva)18

18 G. CARDUCCI, Lettere, vol. XI 1877- 1878, in Edizione Nazionale Delle

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33 PIAZZA DUOMO PERIODO RISORIMENTALE-PIETRASANTA

Pietrasanta, città di origine medievale, fondata nel 1255 da Guiscardo Pietrasanta, nobile milanese e podestà della Repubblica di Lucca , vanta un illustre passato storico, dominato dalla presenza della Signoria di Lucca durante il Trecento e dalla famiglia dei Medici nel tardo Rinascimento.

Situata in prossimità delle colline a ridosso delle Alpi Apuane, con un territorio alquanto vasto, essa ha sempre presentato un patrimonio naturale diversificato, articolato in pianura litoranea, tratto di costa e propaggini collinari delle Alpi Apuane, ricche di boschi di castagne e in parte coltivate a vigneti e oliveti.

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34 ce la raccontava con queste parole: „‟ Pietrasanta [..] è una grossa Terra [..] fabbricata sull'ultime radici di un monte diramato da quello di Vallecchia. La Rocca, o Fortezza è fabbricata in un risalto

PIANTA DI PIETRASANTA DEL 1784 di monte, che domina la

Terra. Ed essa Terra si stende verso il piano, ed è di figura bislunga. Dietro a sé ha la montagna, che le para i venti freddi settentrionali, ed a mezzogiorno ha davanti una bislunga striscia di pianura, che termina nel mare [..] 19. „‟.

La città, oltre a godere del meraviglioso paesaggio naturale che la circonda, presenta al suo interno una grande quantità di bellezze artistiche: il luogo più caratteristico è, senza dubbio, Piazza del Duomo (v. fig. 1), che si stende ai piedi delle Alpi Apuane, naturale palcoscenico storico e culturale, sulla quale si affacciano la Torre delle Ore (v. fig. 2), il Duomo di san Martino (v. fig. 2) con il suo alto campanile, affiancato da palazzo Moroni (v. fig. 3) e dalla chiesa di

19 V. SANTINI, Commentari storici della Versilia centrale, Pisa, Pacini, 1992. vol. IV, p. 3.

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35 Sant'Agostino (v. fig. 4) con l'ex-convento e il chiostro dell'Annunziata.

La popolazione, in ambito lavorativo, si è fin dal passato dedicata alle colture, in particolare a quelle di olive e vigne, ma senza dubbio l'attività più fervida, dal punto di vista economico, è stata quella dell‟artigianato, principalmente la lavorazione del marmo e del bronzo, infatti la città nel corso dei secoli è stata un continuo crocevia di rinomati artisti di sculture.

Diventato simbolo della città, l‟artigianato ha dato via ad una economia culturale, che ha posto l‟esigenza di creare la Scuola di Belle Arti e Tecniche nel 1842, per insegnare le tecniche di lavorazione del marmo e che ha goduto della presenza di numerosi maestri d‟arte e scultori di grande calibro.

La Scuola, che ha plasmato maestranze qualificate, ha dato un forte impulso allo sviluppo dei laboratori d‟artigianato, inoltre con l‟ arrivo della ferrovia dopo l‟Unità d‟Italia, si è sviluppato un forte commercio d‟esportazione del marmo e dei prodotti da esso derivati.

Il diffuso nome delle maestranze pietrasantesi a livello internazionale, ha riscosso nel corso dei decenni un prestigio tale da istituire l‟annuale premio ''Pietrasanta e la Versilia nel mondo '', col quale si assegna un riconoscimento ad un artista che ha particolarmente onorato il settore artigianale marmoreo.

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36 Notevole sviluppo hanno avuto le attività turistiche e le strutture balneari, presso la zona costiera di Marina di Pietrasanta, le quali incrementarono soprattutto dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Il fiorente panorama economico della città di Pietrasanta, che mi sono apprestata a descrivere, attraversò alla fine degli anni Settanta del Novecento una fervida politica comunale, la quale venne promossa da Rolando Cecchi Pandolfini, sindaco della città in carica dal 1970 al 198520 .

Alle elezioni del 30 Novembre 1970, veniva inaugurato per Pietrasanta un ventennio di politica che avrebbe lasciato una traccia indelebile sulla città.

Si apriva „‟ l'era del Comune più direttamente impegnato nella vita cittadina „‟21, una stagione di rinnovamento della città di Pietrasanta, nella quale Cecchi Pandolfini si impegnò in una politica

20

Per una completa storia dell‟operato di Rolando Cecchi Pandolfini cfr. M. MORABITO, Storia politica di Pietrasanta: aspetti sociali, culturali ed

economici della città dal 1943 ad oggi. Pietrasanta: Petrartedizioni, 2003. 21

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37 lungimirante di rinnovo urbano, di riqualificazione dei servizi al fine di garantire un buon tenore di vita ai cittadini e di incrementarne il valore complessivo della città, erigendola al ruolo di capoluogo della Versilia.

Egli innanzitutto promosse una serie di interventi sul territorio e di lavori urbanistici ed edili pubblici, privati e sociali per una migliore immagine estetica della città.

Il settore dell‟edilizia necessitava di una spinta da parte del Comune, così furono programmati una serie di lavori, con i quali si sarebbero creati servizi, atti a garantire efficienza e sostenibilità alla vita dei cittadini, per esempio si cominciò la costruzione della rete fognaria, la metanizzazione del territorio e di diverse opere stradali di collegamento del territorio.

Tante le azioni a sostegno dello sviluppo del territorio e la crescita della sua competitività, con l‟obiettivo di generare relazioni economiche e produttive.

Un grande aiuto fu quello dato all'agricoltura, per la quale furono stabiliti una serie di piani economici di promozione dei prodotti locali, favorendo allo stesso tempo l‟attività commerciale e produttiva.

Gli anni di politica più fervida furono quelli del triennio 1976- 1979, nei quali si puntò massimamente alla strategia di sviluppo urbano, in particolare il totale recupero del centro storico il quale

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38 presentava molte case disabitate e pericolanti, allo scopo di risanare la zona circostante alla piazza del Duomo, una parte importante della città, affinché essa divenisse centro all‟aperto di aggregazione per i cittadini.

Grazie ad una politica di risparmi, la quale aveva portato al risanamento del bilancio della città, nel 1980 l‟amministrazione comunale riuscì a provvedere all'acquisizione del Parco della Versiliana e della villa, un patrimonio prezioso per la comunità pietrasantina, chiusa da tempo al pubblico a causa della sua privatizzazione durante il periodo fascista.

Vari furono gli interventi in campo sociale con la promozione dell‟ istruzione, della cultura e dello sport, con una particolare attenzione alle scuole, ai musei e alla biblioteca.

Gli interventi economici a favore dell'istruzione provvidero alla sistemazione delle scuole nei vari edifici cittadini, inoltre scuole medie e superiori furono dotate di nuovi arredamenti e di strutture mensa. Intenso fu il programma di potenziamento delle scuole materne, promuovendo l'idea di asilo nido co- finanziato dalla Regione e dal Comune. In poco tempo si era così riusciti a rendere gratuiti gli anni dell'obbligo scolastico con l'acquisto dei libri di testo per tutti gli alunni.

Dal punto di vista socio- culturale si promossero una serie di gemellaggi come quello con il borgo francese di Villaparisis, attività

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39 che riscosse grande successo e che portava Pietrasanta a dimostrare uno spirito di cooperazione a livello continentale.

La crescita della popolazione pietrasantina, l‟ emergente industrializzazione e una maggiore presenza di scuole all‟interno della città, portava ad una nuova coscienza sui nuovi modi di lettura e sulla distribuzione del sapere.

L‟ incremento della domanda di cultura e la richiesta di nuovi spazi culturali e di incontro portarono ad una delle maggiori opere dell‟amministrazione del Pandolfini, cioè restaurazione dei locali del convento di Sant‟Agostino, al fine di accogliere al suo interno i locali della biblioteca e del centro culturale. Tale opera faceva parte sia del recupero dei centro storico, che della politica di promozione della cultura.

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40 FIG.1) PIAZZA DUOMO

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41 FIG.3) PALAZZO MORONI

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II

.2

BREVE STORIA DELLA BIBLIOTECA DI PIETRASANTA

Dall’apertura del 1877 alla nuova proposta di sede del Sant’Agostino.

L‟incremento del patrimonio delle biblioteche nella fase dell‟Italia post- unitaria è legato al rigido centralismo amministrativo, imposto dalla Destra, la quale promosse una serie di interventi di politica ecclesiastica, che indussero alla soppressione degli ordini conventuali e all‟acquisizione dei patrimoni librari di tali ordini da parte delle biblioteche pubbliche con il Regio Decreto del 7 Luglio 1866 n. 3036 agli articoli 1, 11 e 24 e con la Legge 20 Agosto 1967 n. 3849, con la quale veniva liquidato l‟asse ecclesiastico.

L‟avvocato Gaetano Bichi22

, sindaco della città di quegli anni, approfittò di tale situazione di politica nazionale favorevole nei confronti dell‟ amministrazione delle biblioteche, per avanzare al Consiglio Comunale, il 31 maggio 1867, la richiesta di apertura di una biblioteca pubblica, che non era presente a Pietrasanta, a causa delle ingenti difficoltà finanziare in cui si trovavano le casse comunali.

22

Per maggiori informazioni biografiche su Gaetano Bichi cfr. D. ORLANDI: La Versilia nel Risorgimento , Roma : Versilia oggi, c1976, p. 36.

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43 La richiesta venne accettata unanimemente dalla Giunta Comunale, dal momento che era diffusa l‟esigenza di una biblioteca cittadina aperta al pubblico e veniva inoltre richiesta, secondo la norma n. 3036/1866 sopra menzionata, l‟ assegnazione sia dei locali che dei beni librari confiscati agli ordini Francescani e a quelli degli Scolopi, precedentemente presenti nella città23.

Le prime operazioni per l‟imminente apertura della nuova istituzione culturale comunale furono sancite dalla Delibera del 31 maggio 1867, ( in Deliberazione del Consiglio , Volume 22 n.p. 9, pagg. 67-70) , nella quale si leggeva:

Il Cav. Sindaco espone ai Signori Adunati come sia sempre stato uno dei suoi più vivi desideri quello di volere istituire in questa Città una pubblica Biblioteca; Come però si ritenesse di manifestare al Consiglio questo desiderio,in quanto ché le poco floride finanze del nostro Comune non consentirebbero la spesa necessaria dell'acquisto di una quantità di libri che stessero a formare per dir così il nucleo della Biblioteca da instituirsi [..].

e ancora veniva ribadito : 23

Per la storia dei Francescani e gli Scolopi presenti a Pietrasanta, cfr. D. ORLANDI, I Francescani a Pietrasanta: aspetti della storia della Versilia, Pietrasanta, Monte Altissimo, 2001.

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44 Il Cons. Bichi divide interamente la opinione del Cav. Sindaco, e ricorda come spesso siasi lamentata la mancanza in questa Città di una istituzione tanto proficua alla istruzione pubblica; crede che il posto di Bibliotecario potrà essere disimpegnato ad honorem da un nostro Concittadino [..].

Con tale documento, si insigniva Bichi della carica di bibliotecario della novella istituzione e venivano inoltre fissati tre fondamentali punti per la gestione di essa: lo stanziamento di una somma annua, la redazione di un Regolamento e l‟istituzione di un posto di custode, scelto per merito tra i cittadini del Comune.

L‟invito, espressamente rivolto ai pietrasantini, da parte del cav. Bichi fu quello di cercare di incrementare il patrimonio librario della nuova biblioteca : „‟ Invita finalmente tutti i concittadini a voler concorrere con offerte e di libri o di danari all'incremento di questa nuova istituzione che tornerà tanto utile e decorosa al paese nostro.„‟24, nutrendo la speranza di poter ricevere „‟ la cessione a favore del Comune delle Librerie dei soppressi Conventi degli Scolopi, e dei Minori Osservanti „‟25, a ciò si aggiunse il primo vero e

24

Deliberazione del Consiglio , Volume 22 n.p. 9 Delibera del 31 maggio 1867, p. 67-70.

25

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45 proprio nucleo librario della biblioteca donato da parte dello stesso Bichi- come da Deliberazione del Consiglio del 12 Luglio 1867,( cfr. Volume n° 22 n.p. 9 cc.105-116, - Bichi Cav. Gaetano - Dono della Biblioteca al Comune) – disponeva il lascito in tali parole:

Illustrissimi Signori Consiglieri il sottoscritto Cavalier Gaetano Bichi dei Conti di Scorgiano che da molto tempo aveva ideato di lasciare per testamento alla sua Città natale la propria libreria per servir di nucleo ad una pubblica biblioteca per l'istruzione dei suoi concittadini convinto che attualmente questo dono può supplire alla deficienza della condizione voluta dall'art. 24 della Legge dè 7 luglio 1866 per ottenere la devoluzione al Comune dei libri e manoscritti delle soppresse corporazioni . Offre in dono al Comune di Pietrasanta la sua libreria composta di circa 1800 volumi purché il Comune stesso s'obblighi di mantenerla in perpetuo aperta al pubblico e di destinare come spesa obbligatoria, una somma per il suo annuo incremento, e purché sia alla medesima parimente in perpetuo conservato il nome di Libreria Bichi.

Oltre a donare un cospicuo numero di volumi , Bichi poneva come condizione anche una costante apertura della biblioteca al pubblico. Tali richieste discusse dal Consiglio, crearono inizialmente perplessità tra i suoi membri e solo nel momento in cui furono ritirate dal Bichi e i volumi offerti liberamente alla nuova biblioteca, il Consiglio decise di conferirgli la carica onorifica di bibliotecario fino

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46 alla morte, a titolo gratuito e furono inoltre stanziati trecento lire annue per incrementare il patrimonio librario .

Gli spazi dell‟edificio dell‟ormai ex-convento di sant‟Agostino, sito nella piazza Duomo della città, cominciarono ad essere organizzati dal Bichi, al fine di sistemarvi i libri e favorire l‟apertura della Biblioteca, secondo l‟ Estratto dal registro delle deliberazioni della Giunta del 21 novembre 1867 , carta 356-357-358 volume 24 n.p. 36 :

Presenti gl'Ill.mi Sigg.ri Cav. Gaetano Bichi Sindaco , Avv. Olinto Bichi , Masini Luccetti Andrea, Casati Gaetano , Santini Lodovico- Assessori- e Fontani Federigo Assessore Supplente . Il Sig.r Cav. Sindaco chiama i Sig.ri adunati a deliberare il da farsi circa la installazione della Pubblica Biblioteca nei locali di S. Agostino , e i lavori necessari all'oggetto stesso, lavori pei quali il Consiglio Comunale nella sua tornata dè 31 Maggio ultimo scorso stanziò la somma che si presagì potesse occorrere ;

La Giunta

Vista la citata delibera dè 31 Maggio ultimo scorso con la quale sono stanziate Lire Mille imputarsi sull'art....Cat. IX del Bilancio dell'anno corrente per spese di prima montatura della Biblioteca anzidetta .

Con voti favorevoli 6 contrari 0 delibera di incaricare il Bibliotecario Sig.r Cav. Gaetano Bichi a fare eseguire tutti i lavori occorrenti nel locale del soppresso Convento degli Scolopi all'oggetto che possa collocarsi convenientemente la Biblioteca pubblica , assegnando una camera con retro o

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47 stanza pel bibliotecario , e le stanze già occupate dall'ex Rettore Barsottini per Biblioteca , e Sala di lettura e dice di doversi apporre nella Biblioteca stessa la seguente iscrizione commemorativa in marmo già dal Consiglio ordinata con deliberazione .

Biblioteca Pubblica

Questa Biblioteca fu fondata essendo Sindaco il Cav. Gaetano Bichi dei Conti di Scorgiano il quale perché avesse principio e vita donò la sua libreria .

Il Consiglio Comunale per eternate il ricordo del dono con deliberazione dè 12 Luglio 1867 questa memoria decretava.

La morte del cav. Bichi, avvenuta l‟ 1 ottobre 1868, non permise di portare a compimento l‟operazione di riordino dei locali del Sant‟Agostino e l‟anelata apertura della biblioteca comunale avvenne quasi un decennio dopo la scomparsa del suo promotore.

Il 14 Marzo 1877 veniva stabilita come data di inaugurazione della Biblioteca comunale con la delibera del Delegato Straordinario, (cfr. Pietrasanta Atti del R° Delegato Straordinario Sig.r Giuliani Dot. Antonio 1877 , n.p. 80 , pagg. 14-15 , Venerdì 2 marzo 1877):

Sull'avviso dell'apertura della nuova Biblioteca Comunale eretta in questa Città, quale avviso gentilmente dato al Municipio dal Bibliotecario Sig. Professore Ugolini ;

Il R° Delegato Straordinario

Facendo sincero plauso agli intendimenti, spiegati dal lodato Signore per la inaugurazione di si nobile e civile istituzione, ed

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48 associandosi allo esternato parere in riguardo all'apertura della Biblioteca stessa nel giorno 14 corrente Marzo, come quello che ricorda il giorno natalizio e perciò auspicatissimo di S.M. Vittorio Emanuele Re d'Italia .

Delibera associarsi alla Festa Civile si opportunamente promossa in questa patriottica Città per opera e merito esclusivo dei cultori infaticabili della Scienza e del progresso, dispiacente oltremodo che le condizioni economiche mal ridotte di questa pubblica Amministrazione , e la fase che ora straordinariamente attraversa non permettono di far molto assegnamento sui limitati fondi disponibili nel Bilancio Comunale.

Il professore Ruggero Ugolini, conferitogli il ruolo di bibliotecario nel Settembre del 1876, si curò di redigere in occasione dell‟inaugurazione una relazione26

, nella quale veniva descritta la situazione, che si presentava, all‟interno dei locali dell‟ex - convento al momento della sua nomina alla carica di bibliotecario ed esponeva nell‟elaborato il proprio modus operandi, al fine di poter gestire ed offrire al pubblico un‟ efficiente biblioteca comunale.

26

R. UGOLINI, Relazione del Prof. Ruggero Ugolini, Bibliotecario, Sulla

biblioteca Comunale di Pietrasanta, lì 14 Marzo 1877. Pietrasanta,

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49 Il precedente bibliotecario, il cavaliere Vincenzo Santini, il quale si era occupato della sistemazione del patrimonio librario presente al Sant‟Agostino, era riuscito a malapena a riordinare la collezione di giornali posseduti, inoltre una generale incuria nei confronti dei libri aveva gravemente danneggiato le varie collezioni.

Ugolini presa cognizione di tale stato di cose, cominciò con lo stilare una lista numerica del patrimonio librario posseduto, elencando 3516 libri totali, appartenuti ai Minori Osservanti di S. Francesco e disposti in tre stanze dell‟edifico: nella prima stanza erano presenti 1051 libri dei quali 753 opere erano collocate negli scaffali in ordine numerico progressivo e ogni opera rimandava ad una scheda ; nella seconda stanza trovò 1590 libri donati dal cav. Gaetano Bichi dei Conti di Scorgiano, i quali formavano 662 opere, oltre che una copiosa miscellanea di opuscoli, collocati negli scaffali ma privi di qualsiasi classificazione; infine nella terza stanza 1546 libri lasciati dai PP. Scolopi corrispondenti a 539 opere, erano collocati a caso negli scaffali e privi di qualsiasi indicazione . La biblioteca al momento dell‟apertura conteneva un patrimonio librario, di cui molti dei volumi erano danneggiati o addirittura dispersi per la cattiva custodia.

Il bibliotecario operò innanzitutto sistemando i volumi in ordine alfabetico, affinché la loro disposizione non creasse tre librerie distinte ma un‟unica collezione che „‟ corrispondesse alla

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50 denominazione di Biblioteca Comunale „‟27, coscienzioso del fatto che necessitava il bisogno di compilare tre tipologie di catalogo delle risorse librarie: uno in ordine alfabetico, uno in ordine d‟autore e uno di tutti i libri che presentavano due o più copie.

Per quanto riguarda la politica di gestione della biblioteca, Ugolini essendo consapevole della scarsa disposizione di mezzi economici, propose le fonti da cui si sarebbe potuto trarre profitto per una fruttuosa amministrazione delle attività della biblioteca, cioè il fondo annuale di 150 lire predisposto nel bilancio per l‟acquisto di libri; il cambio di alcune opere con altre , di cui si disponevano più di due esemplari, le donazioni da parte dei cittadini generosi. Di queste tre fonti: la prima sarebbe stata costante e avrebbe potuto avere un aumento con il miglioramento delle condizioni economiche e finanziare del Comune, la seconda e la terza momentanei, poiché dipendevano dall‟entusiasmo della gente nei confronti della nuova istituzione, che sarebbe potuto finire da un momento all‟altro, nel caso in cui essa non trae interesse diretto e vantaggio personale.

La gestione della nuova biblioteca fu condotta con uno sviluppo costante delle raccolte, per diversi anni, da parte della Giunta Comunale, tramite una proficua politica di acquisti e donazioni da

27

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51 parte di privati, come si può vedere dalle delibere comunali degli anni 1877- 1895: Deliberazione della Giunta Anno 1879-81 n. p. 45 deliberazione del 25 Agosto 1881 pag. 344, Biblioteca Comunale- Acquisto dell'Opere di Plutarco; Deliberazione della Giunta n. p. 46 Deliberazione del 1 febbraio 1883 pag. 273, Biblioteca Comunale- Acquisto dell'opera Le meraviglie dell'Arte; Deliberazione della Giunta n. p. 46 Deliberazione del 1 febbraio 1883 pag. 312, Biblioteca Comunale- Acquisto dell'Enciclopedia Agraria; Atti della Giunta dal 15 Gennaio 1889 al 12 Maggio 1891 n. p. 49 Deliberazione del 15 Gennaio 1889 pagg.4-5, Biblioteca comunale - Acquisto di Opere.

Nel 1895, un lascito importante venne fatto dall‟avvocato Francesco Puliti, sindaco della città, il quale donò la sua libreria legale formata da 185 opere e 477 volumi elencati dalla nota del professore Enrico Bonuccelli bibliotecario, in Atti della Giunta dal 7 Ottobre 1894 al 9 Febbraio 1898, n.p. 51 deliberazione del 6 Giugno 1895 pag. 53 Biblioteca comunale - Dono del Cav. Puliti.

Tra la fine degli anni Ottante dell‟ Ottocento e la Prima Guerra Mondiale gli archivi non conservano documenti relativi al funzionamento della biblioteca.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la biblioteca rimase chiusa per un lungo periodo di tempo, fino alla riapertura di essa nei locali di Palazzo Moroni, in data 15 Dicembre 1960, anno nel quale abbiamo

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52 anche l'intitolazione dell‟ istituzione, in onore del grande poeta italiano Giosuè Carducci, originario della Versilia.

Nel periodo dei due conflitti, il patrimonio librario della biblioteca fu vittima di significative dispersioni, come ci viene confermato dalla nuova gestione della biblioteca da parte del bibliotecario Alfredo Corbellini Andreotti, il quale data la scarsità delle opere della biblioteca disperse a causa delle attività belliche, promosse un'attiva politica di acquisto e donazioni per l'arricchimento del patrimonio librario; risale al 1963 il lascito da parte della Cooperativa di consumo di Pietrasanta di 800 volumi appartenenti alla libreria privata di ''Augusto Galeotti'' .

Nel 1967, nella compilazione del regolamento della Biblioteca (Estratto dal registro delle deliberazioni del commissario prefettizio Domenici e del commissario generale Cervietti. Delibera n. 554 del 1/07/1967 Prot. N. 10657, approvato dalla G.P.A. in seduta 22/9/1967, n. 30111 Div. II) veniva ancora indicata a sede della biblioteca, lo storico Palazzo Moroni.

La decennale e proficua politica di direzione del Corbellini si concluse all'incirca tra il 1977 e il 1978, quando il suo degno sostituto fu Pierluigi Gherardi, il quale dopo aver preso le redini della Carducci e constate le precarie condizioni spaziali, in cui essa si trovava cominciò una serie di ''battaglie'' per richiedere fondi monetari da spendere nella ristrutturazione della sede del Moroni.

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53 Nella Deliberazione del 17 Marzo 1977, num. Prot. II/ 2279/ 7.6, indirizzata all‟assessore alla cultura Luigi Tassinari, il sindaco della città Rolando Cecchi Pandolfini richiedeva un contributo per il funzionamento e il miglioramento della biblioteca civica, del museo e dell‟archivio storico, per i quali veniva allegata una relazione, nella quale erano delineati i programmi di sviluppo di tali istituzioni, al fine di organizzare un‟efficiente rete di servizi culturali, dotata del materiale necessario e di personale addetto, per farne un‟ampia diffusione a livello popolare , affinché esse potessero non essere considerate più strutture isolate, ma in fervida collaborazione con enti privati e pubblici ( scuole, università ecc.) e in funzione dei proficui rapporti che Pietrasanta aveva stretto con i Comuni di Saravezza, Stazzema e Forte dei Marmi, per la formazione di un sistema „‟ biblioarchivisticomuseale‟‟, con funzioni didattico- sociali e per una politica di formazione e di sviluppo culturale.

Con tale documento veniva ribadita la scelta a sede delle istituzioni culturali pietrasantine, il cinquecentesco palazzo Moroni, ubicato in piazza Duomo, il quale richiedeva per la sua utilizzazione un necessario intervento di restauro, in quanto risultava strutturalmente inagibile.

L‟edificio, realizzato dall‟unione di due edifici preesistenti che nel XVII vennero acquisiti dalla Comunità di Pietrasanta: la Casa dei Padri Agostiniani, e la casa del notaio Morrone Morroni, fu sede della

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54 Cancelleria28 e dell'archivio del Capitanato di Pietrasanta. Divenne quindi sede del Municipio fino alla Seconda Guerra Mondiale .

Il sindaco Rolando Cecchi Pandolfini nella Deliberazione Comune di Pietrasanta - Provincia di Lucca, Assessorato alla Cultura, n. 20499 dell’ 8 Novembre 1977, diretta all‟Assessorato Regionale alla Cultura di Firenze, con oggetto „‟ Ristrutturazione del Palazzo Moroni a sede della Biblioteca, dell‟Archivio Storico e del museo: richiesta di contributo „‟ , a cui si allegavano il preventivo generale per le spese di restauro e una planimetria del possibile progetto dei locali, secondo il quale venivano organizzati gli spazi interni e l‟arredamento dell‟edifico al fine di un uso di essi come centro sociale, che svolgesse attività culturali che coinvolgessero gli utenti.

L‟ingente e necessaria somma di denaro ( Il preventivo di massima prevedeva una spesa totale di circa 90.000.000 £ ) per la ristrutturazione e l‟emergere della necessità di nuovi spazi per il pubblico crescente della biblioteca, aprirono una nuova soluzione, cioè la rivalutazione dei locali dell‟adiacente convento di Sant‟Agostino. La valutazione dell‟ apertura di un nuovo ente pubblico poteva realizzarsi concretamente presso i locali dell‟ex

28

V. SANTINI, Commentari storici della Versilia centrale, volume IV, Pisa, Pacini, 1992, p. 178- 179.

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55 convento con l‟annesso Chiostro della SS. Annunziata e dell‟adiacente Chiesa di Sant‟Agostino.

Un articolo dell‟ Unità del 5 Ottobre 1978 , dal titolo Una biblioteca nell’antico monastero , esplicitava la necessità dell‟ amministrazione comunale di rompere con i vecchi sistemi e metodi di biblioteca per intraprendere una nuova strada: „‟ La nuova biblioteca che verrà aperta in futuro a Pietrasanta è una conquista per tutta la cittadinanza: essa è stata studiata con i più moderni sistemi bibliotecari proprio a favorire la massima funzionalità e la massima utilizzazione dei locali. Importantissimo sarà il centro socio- culturale, che si costituirà nello spazio giovani e che lavorerà per dar vita ad attività ricreative e manifestazioni‟‟29 .

Tra l‟anno 1978 e il 1979 si cominciava dunque a pensare concretamente al quattrocentesco convento come nuova sede della biblioteca, di cui il progetto di restaurazione veniva ad inserirsi nel fiorente panorama politico della città di Pietrasanta, curato dal sindaco Pandolfini.

L‟amministrazione comunale cominciava a sentire dunque il forte problema di istituire un vero e proprio centro socio- culturale,

29

F. FANTOZZI, Una biblioteca nell’antico monastero, in L’Unità, 5 Ottobre 1978.

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