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CAPITOLO IV. LA PROTEZIONE DEI DATI NELLA SOCIETA DELL’INFORMAZIONE

2. La protezione dei dati personali nell’era della digitalizzazione

La digitalizzazione è il processo di conversione che, applicato alla misurazione di un fenomeno fisico, ne determina il passaggio dal campo dei valori continui a quello dei valori discreti. Tale processo viene oggi comunemente sintetizzato nei termini di passaggio dall'analogico al digitale. Nel campo dell'informatica e dell'elettronica, con digitalizzazione si intende il processo di trasformazione di un'immagine, di un suono, di un documento in un formato digitale, interpretabile da un computer436 o più semplicemente “tradurre le informazioni nel linguaggio dei computer”437 cioè tradurre parole, suoni e immagini in bit al fine di poterli condividere in rete. Questo processo se da una parte ha permesso di superare limiti fisici e grandi distanze in tempo reale ed a costi accessibili, d’altra parte ha inevitabilmente posto in luce nuove problematiche connesse alle responsabilità, ai diritti ed alle forme di tutela delle persone.

SOLTANI A., NSA collects millions of e-mail address books globally, in The Washington Post, 2013, disponibile online al sitoweb: https://www.washingtonpost.com/world/national- security/nsa-collects-millions-of-e-mail-address-books-globally/2013/10/14/8e58b5be- 34f9-11e3-80c6-7e6dd8d22d8f_story.html?utm_term=.39f5de80cc27

432 Dello stesso avviso A. Soro, Presidente dell'Autorità Garante per la protezione dei dati personali dal 19 giugno 2012, in un intervista riportata da F. Nicolini in data 1/10/14, La vita degli altri: controllo e privacy nella società digitale: “la protezione dei dati costituisce una fondamentale garanzia di libertà” o ancora parlando del valore della privacy, la definisce “irrinunciabile presidio di libertà”. Articolo disponibile online al sitoweb: http://www.garanteprivacy.it/web/guest/home/docweb/-/docweb-

display/docweb/3424900

433 Il riferimento è ai casi del tipo Datagate. 434 RODOTÀ S., Op. Cit. Supra note 428.

435 D’ARIENZO M. C., I nuovi scenari della tutela della privacy nell’era della digitalizzazione alla luce delle recenti pronunce sul diritto all’oblio, in Federalismi.it, 2014. Cfr. [lo scritto costituisce una rielaborazione dell’intervento al Convegno di studi “Al di là del nesso Autorità/Libertà tra legge e amministrazione”, Università degli Studi di Salerno, 14-15 novembre 2014] http://www.federalismi.it/document/29052015135950.pdf

436 Fonte: Wikipedia

2.1. Un parallelo tra globalizzazione e digitalizzazione

L’aspetto positivo del fenomeno della globalizzazione – si parla in tal senso di globalizzazione positiva - sul quale si vuole indagare e trovare un punto d’incontro con il fenomeno della digitalizzazione, è quello della generalizzazione e diffusione dei diritti fondamentali: in quest’ottica si può interpretare la globalizzazione come il pellegrinaggio planetario alla ricerca dei diritti438 e la digitalizzazione come strumento di diffusione di tali diritti intesi come valori di riferimento cioè valori fondamentali, costruiti sulla base di comportamenti sociali comuni attraverso i quali è possibile evitare che nel mondo globale si moltiplichino spazi e luoghi dove la voce dei diritti tace – è questo il lato negativo della globalizzazione - a favore della convenienza economica439 che sta alla base della logica della business community: in questo contesto nasce e si sviluppa l’idea di svincolare i diritti dal concetto di territorialità inteso come appartenenza territoriale440 e pensarli in un’ottica di universalità; da questa prospettiva la digitalizzazione può essere interpretata come strumento della globalizzazione positiva in quanto rende possibile una circolazione delle informazione senza precedenti, in grado di propagare a livello planetario la consapevolezza delle disuguaglianze e contribuire attraverso tale consapevolezza a creare le condizioni e a sviluppare gli strumenti che

438 Evidente alla luce del c.d. turismo dei diritti come quello drammatico degli emigranti che impone una riflessione sul rispetto di valori come il diritto a lavorare e non essere sfruttati o come quello delle donne a cui viene concesso il diritto di asilo perché se tornassero nel loro paese sarebbero sottoposte a pratiche - come l’infibulazione – che impongono una riflessione sul rispetto di diritti fondamentali riguardanti l’integrità fisica e la libertà sessuale, o ancora come quello messo in atto dalle imprese alla ricerca dei paesi dove è più compiacente la legislazione e quindi che renda più agevole ad esempio lo sfruttamento del lavoro, la sperimentazione umana di farmaci, la produzione rischiosa e inquinante. Rodotà S., Op. Cit. Supra note 24, Cfr., p. 59.

439 Sul punto Rodotà: “la convenienza economica travolge così i diritti, e ci presenta un mondo in cui globalizzazione non significa uniformità di trattamento delle persone ma, al contrario, utilizzazione delle differenze giuridiche per irrigidire i rapporti di forza preesistenti, con una singolare rivincita del diritto nazionale utilizzato, in questa nuova dimensione, per associare l’attività d’impresa con la massima compressione dei diritti delle persone” Id. Cit. p. 60.

440 Sulla base di questi presupposti viene a delinearsi una nuova idea di cittadinanza, svincolata dall’appartenenza territoriale e fondata piuttosto sul rispetto della persona attraverso il riconoscimento di diritti fondamentali che gli spettano in quanto tale e che quindi devono essere riconosciuti indipendentemente dalla nascita in questo o in quello Stato. Questa nuova idea di cittadinanza mette il soggetto nelle condizioni di poter disporre di un patrimonio di diritti da spendere ed esercitare in luoghi diversi, in una dimensione che si dilata fino ad arrivare a coincidere – potenzialmente – con il mondo. In quest’ottica il superamento del requisito territoriale rappresenta il presupposto per poter godere pienamente di taluni diritti: troppo spesso, il c.d turismo dei diritti – o shopping planetario dei diritti -è stato tollerato e camuffato dal diritto di stabilimento delle imprese che permesso la sopraffazione e la violazione della dignità delle persone. Un esempio - meno cruente – di questi accadimenti è la delocalizzazione del corpo elettronico che attraverso il trasferimento dei dati personali là dove possono essere usati senza adeguate garanzie per gli interessati, ha permesso un loro utilizzo illegittimo. Id. Cfr. pp.40, 55; per approfondimenti si veda COSTA P., Cittadinanza, Ed. Laterza, 2014.

consentano di eliminare o quantomeno attenuare le disuguaglianze ed il loro sfruttamento per trarne vantaggio economico a discapito di quello etico.441

2.2. Identità digitale e identità personale: la necessità di una maggior consapevolezza

Quando si fa riferimento alla nozione di identità, si richiama un concetto che per sua natura non è statico, ma dinamico, in quanto muta con il passare del tempo442. La mutabilità in tal senso rappresenta uno dei fattori caratterizzanti dell’identità, insieme ad un altro fattore che è l’eterogeneità delle sue componenti che possono essere sia oggettive che soggettive.443 Quest’ultimo aspetto è facilmente comprensibile guardando all’evoluzione del concetto di identità personale dal quale si è voluto prendere le mosse per comprendere il significato del concetto di identità digitale. Nella sua accezione tradizionale la formula «identità personale» indicava il complesso delle risultanze anagrafiche, utile ad identificare il soggetto nei suoi

441 In tal senso si spiega la potenza delle campagne di opinione pubblica che hanno spinto i consumatori a boicottare prodotti di industrie con stabilimento produttivo in paesi del Terzo Mondo e che si avvalevano dello sfruttamento delle persone attraverso la negazione ai lavoratori delle garanzie minime legate all’orario di lavoro e al salario o attraverso il lavoro minorile: il temuto danno all’immagine ha spinto le grandi imprese ad abbandonare almeno le più evidenti pratiche di sfruttamento e ad adottare regole etiche di comportamento. Op. Cit. Supra note 24, Cfr. pp.59-61; sul rapporto tra la globalizzazione e diritti umani fondamentali si legga DI TURI C., Globalizzazione dell'economia e diritti umani fondamentali in materia di lavoro: il ruolo dell’Oil e del Omc, Giuffrè Editore, Milano, 2007; NAPOLI M., La responsabilità sociale delle imprese, Vita e Pensiero, 2005; BOLOGNA S., I diritti dei lavoratori nella globalizzazione. Che prezzo (se lo conosciamo) siamo disposti a pagare?, in temilavoro.it, volume 6, n. 2, 2014; per un analisi più specificatamente rivolta al tema della globalizzazione - intesa come fenomeno socio-economico - in relazione fenomeno della diffusione delle informazioni si faccia riferimento a FAMELI E., La tutela dei diritti dei cittadini tra globalizzazione e innovazione, in Informatica e diritto, Vol. XV, 2006, n. 2, pp. 31-73,

disponibile online:

http://www.ittig.cnr.it/EditoriaServizi/AttivitaEditoriale/InformaticaEDiritto/IeD2006_2_Fa meliElio.pdf; per una lettura più specificatamente rivolta alla tematica del lavoro minorile si legga NESI G., NOGLER L., PERTILE M., Child labour in a globalized world: a legal analysis of ILO Action, Editore Routledge, 2016.

442 In questo senso un autrice scrive: “la persona è ciò che è in un determinato momento storico e l’identità muta col tempo” FINOCCHIARO G., Identità personale su internet: il diritto alla contestualizzazione dell'informazione, rivista il diritto dell'informazione e dell'informatica, anno XXVIII, Fasc. 3, Giuffrè, 2012, pp. 383 ss., disponibile online:

http://enforce.di.unipi.it/lib/exe/fetch.php/enforce/identita.personale.pdf ; tuttavia qualcuno, facendo riferimento al carattere della mutabilità non si limita a ritenere che l’identità sia soggetta diacronicamente ai cambiamenti dovuti al trascorrere del tempo, ma ritiene che in ciascuna persona convivano sincronicamente diversi fattori costitutivi dell’identità che convergono tra di loro in maniera dinamica facendo emergere talvolta alcune caratteristiche talaltra altre e costruendo in questo modo diverse identità personali più o meno durature nel tempo. PINO G., Il diritto all’identità personale. Interpretazione costituzionale e creatività giurisprudenziale, in Trattato di biodiritto, diretto da S. Rodotà e P. Zatti, vol. I, Ambito e fonti del biodiritto, a cura di S. Rodotà e M. Tallacchini, Giuffrè, Milano, 2010, cap. 6, pp. 297-321. Cfr.

443 BARSOTTI V., Libertà di informazione, nuovi mezzi di comunicazione e tutela dei diritti, Maggioli Editore, 2015. Cfr. p.171

rapporti con i poteri pubblici e a distinguerlo dagli altri consociati.444Secondo una concezione più moderna della formula invece, a questi elementi di identificazione dell’individuo, andrebbe ad affiancarsi la sintesi ideale della sua biografia:445si tratta di una concezione più ampia che vede tra le componenti dell’«identità personale» anche l’immagine sociale dell’individuo.446

Da questo ragionamento appare evidente che sarebbe riduttivo pensare all’identità digitale come ad una sorta di traduzione dell’identità personale in rete447. La distinzione delle nozioni si arricchisce di significato se si considera che nella rete è possibile assumere plurime identità448 – a differenza dell’identità personale che è sostanzialmente unitaria -e questa possibilità è legata al mantenimento dell’anonimato inteso come impossibilità di riconducibilità all’identità reale449. Per comprendere la logica sottesa alla plurimità che

444 Così RESTA G., Identità personale e identità digitale, in Il diritto dell’informazione e dell’Informatica, fasc. 3, 2007, pp. 511-531, Cit. p. 512, disponibile online:

http://www.academia.edu/317622/Identità_personale_e_identità_digitale; l’autore dedica ampio spazio al tema dei segni distintivi e dei dati anagrafici indagando in merito al contesto storico ed alle esigenze che dettarono la loro introduzionee ne pone in luce il collegamento con lo sviluppo del sistema di tutela civile della personalità che inizialmente si basa esclusivamente sui segni distintivi ed a partire dagli anni 70 inizia a spostare la sua attenzione sulla dimensione sociale della personalità; per un analisi storica della logica ha portato alla creazione della carta d’identità si legga a PIAZZA P., Histoire de la carte nationale d’identité, Éditions Odile Jacob, 2004.

445 Id. p. 513; Seppur è evidente che taluni elementi rientrano nella fattispecie di fattori a carattere oggettivo (fatti) – come ad esempio il nome - e talaltri in quella di fattori a carattere soggettivo (opinioni) –il giudizio altrui – non esiste una chiara linea di demarcazione tra le due fattispecie: la proiezione sociale dell’immagine di un soggetto è frutto di un processo costruttivo che vede la combinazione di entrambe le fattispecie e che in ultima analisi approda ad una sintesi oggettivata. Op. Cit. Supra note 435, Cfr.

446 l’identità personale non è né l’immagine che il soggetto ha di sé (verità personale), né l’insieme dei dati oggettivi riferibili al soggetto (verità storica), ma l’immagine, socialmente mediata o oggettivata, del soggetto stesso. Cfr. FINICCHIARO G.; qualcuno indica questa prospettiva più moderna come visione “contingente e fluida dell’identità”, Op. Cit. Supra note 442, Cit. p. 524.

447 Traduzione dal linguaggio reale a quello virtuale se guardassimo al mondo della rete come un mondo parallelo a quello reale; sulla stessa scia di pensiero S.Rodotà scrive del destino del corpo elettronico – facendo riferimento alla metafora della società dell’informazione - che deve imparare a sopravvivere agli spasmi e ai crash della vita digitale sulla strada virtuale, vedi RODOTÀ S., Tecnopolitica: la democrazia e le nuove tecnologie della comunicazione, Laterza, 2004. Cfr p. 143.

448 Un autore afferma l’esistenza di tre diverse tipologie di persona (e di identità) digitale: la progettata, l’ibrida e l’imposta. ROOSENDAAL C., Digital personae and profiles as representations of individuals. in M. Bezzi, P. Duquenoy, S. Fischer-Hübner, M. Hansen, G. Zhang (Eds.), Privacy and identity management for life, 2010, pp. 226-236, articolo disponibile online:

https://pure.uvt.nl/ws/files/1261497/Roosendaal_Digital_Personae_and_Profiles_as_Repres entations_of_Individuals_100831.pdf

449 Sul carattere potenzialmente plurimo dell’identità in rete e la relazione tra identità e identificazione su Internet da una prospettiva anti-tecnologica si legga GANDY Jr., OSCAR H., Exploring Identity and Identification in Cyberspace, in Notre Dame J.L. Ethics & Pub. Pol'y 1085, Issue 2, Article 10, Vol. 14, 2000, disponibile online:

almeno potenzialmente - anche se molti affermano che non esiste un'unica identità digitale - caratterizza l’identità digitale bisogna fare riferimento a due fattori: il primo è costituito dalle sue componenti, che sono i dati, il secondo è l’ambiente di riferimento, cioè la rete;

alla base del ragionamento è necessario considerare l’infinita disponibilità di dati che le persone – più o meno consapevolmente – immettono nella rete: «individuals are increasingly required to disclose much more personal information over the Internet in order to participate in social, administrative and commercial affairs, with ever more limited scope for opting out»450, successivamente all’immissione dei questi dati ciò che accade nella rete è la loro frammentazione - che comporta il rischio di travisamento e de-contestualizzazione delle informazioni – alla quale segue poi la loro ricomposizione; il problema nasce dalla constatazione che i dati, prima di essere ricomposti potrebbero essere soggetti a trattamenti posti in essere attraverso canali poco trasparenti, in tal senso “le tecniche di raccolta dei dati e profilazione individuale, rese possibili dalle nuove tecnologie, determinano il rischio che l’io venga frammentato, a sua insaputa, in una molteplicità di banche dati, offrendo così una raffigurazione parziale e potenzialmente pregiudizievole della persona, la quale verrebbe così ridotta alla mera sommatoria delle sue proiezioni elettroniche”451.

Guardando all’identità digitale come ad un’aggregazione di dati, è facilmente intuibile che al concetto vada inevitabilmente connesso il rischio sotteso a tale ricostruzione – si fa riferimento anche a rischi di portata notevole quali la stigmatizzazione sociale, il rafforzamento di stereotipi esistenti, l’esclusione sociale - che non sempre, o forse mai, rispecchia quella reale452, infatti se provassimo a ricercare il nostro io all’interno della rete, nella migliore delle ipotesi ci imbatteremmo nella mistificazione della nostra identità, e nella peggiore potremmo addirittura imbatterci nella sua totale falsificazione,453 peraltro facilmente realizzabile da chiunque considerando la facoltà di mettere in rete una nostra immaginaria bibliografia; da questa prospettiva è facilmente comprensibile che l’esigenza di proteggere i dati personali non sia finalizzata unicamente a mantenere saldo il possesso della http://scholarship.law.nd.edu/ndjlepp/vol14/iss2/10/

450 European Data Protection Supervisor, Opinion n. 4, Towards a new digital ethics. Data,

dignity and technology, 11 Sept.,

2015,https://secure.edps.europa.eu/EDPSWEB/webdav/site/mySite/shared/Documents/Co

nsultation/Opinions/2015/15-09-11_Data_Ethics_EN.pdf

451 Op. Cit. Supra note 442, Cit. p. 522; sul punto Sul punto S.Rodotà sostiene con fermezza che “non siamo solo i nostri dati” in Op. Cit. Supra note 24, Cit. p 72.; ancora Rodotà scrive: “la vita sullo schermo di Internet offre moltiplicazioni dell’identità che la vita reale non consente”Cit. p. 66; ancora sul punto G. Buttarelli: “‘Digital breadcrumbs’ are dropped every minute and combined to classify individuals in real time to create multiple and at times contradictory profiles. These profiles can be circulated in microseconds without individuals' knowledge, and used as the basis for important decisions affecting them.” Op. Cit. Supra note 24.

452 Sul punto risulta interessante la ricerca di un’autrice che pone in luce il fattore critico della mendacità delle informazioni dettata dalla scelta di molti utenti che vedono nel fornire dati falsi un modo per proteggere le loro identità reali. ADAMS C., ALSALEH M., Enhancing Consumer Privacy in the Liberty Alliance Identity Federation and Web Services Frameworks, in P. Golle, G. Danezis (Eds.), Privacy Enhancing Technologies. 6th International Workshop, PET 2006, Cambridge, UK, June 2006, Revised Selected Papers, Springer Science & Business Media, 2006, pp. 59-77, https://petsymposium.org/2006/preproc/preproc_04.pdf

453 Paradossale l’esperienza di Sherry Turkle che incontrò in rete il suo doppio, per approfondimenti in merito alla vicenda si legga TURKLE S., La vita sullo schermo. Nuove identità e relazioni sociali nell'epoca di Internet, 1995, trad. it. di B. Parrella, Apogeo Editore, 1997.

nostra vita privata ma vada ripensata alla luce di quello che viene definito l’obbligato vivere in pubblico che determina un continuo impadronirsi da parte di altri del fluire della nostra vita.454 In tal senso la protezione dei dati personali va intesa come libertà di autodeterminazione del proprio io, una libertà “non prigioniera dell’egoismo, ma promotrice anche di solidarietà, connessione, legame sociale, e quindi via per la costruzione comune di valori condivisi”.455