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La queerness nella tradizione indo-islamica

Nel documento Queer Poetry in Delhi (pagine 89-95)

3.2 Storia Queer in India

3.2.2 La queerness nella tradizione indo-islamica

Per quanto riguarda le tradizione indo-islamica, il libro Same-Sex Love in India fa riferimento principalmente agli studi dello storico Kidwai, specializzato in ambito islamico. Durante il primo medioevo non vengono testimoniate molte referenze al mondo omosessuale, mentre è nel tardo periodo medievale che si sviluppa una grande tradizione letteraria omoerotica, soprattutto per quanto riguarda la sfera maschile.

Negli ultimi anni del decimo secolo gli eserciti provenienti della catena montuosa Hindukush (attualmente in Afghanistan) entrarono in suolo indiano. Quest’incursione, condotta inizialmente dal Sultano Mahmud di Ghazni culminò con la creazione di tanti sultanati governati da musulmani. I nuovi invasori portarono con sé la tradizione culturale perso-turco- arabica.

65 Vanita R. & Kidwai S. 2008. Same-Sex Love in India: a literary history. Penguin Books.

89 Lo storico Kidwai racconta come i sultanati islamici si stabilirono soprattutto nelle zone urbane, dove le dinamiche migratorie in atto condussero alla creazione di nuovi spazi urbani – come i bazaar -, dove usavano ritrovarsi gli uomini e intraprendere relazioni.

Altro fattore significativo fu il rapido sviluppo dell’industria della carta, da cui risultò un aumento nella produzione di testi in lingua persiana e urdu; è grazie a ciò che abbiamo ora la testimonianza di una vasta serie di poesie omoerotiche tra uomini.

Poeti famosi, come Mir Taqi Mir, raccontavano delle interazioni romantiche ed erotiche tra uomini provenienti da diverse caste e religioni; il poema Sbola-i Ishq di Mir ad esempio, racconta la storia d’amore tra due uomini, uno musulmano e l’altro indù. 66

I teologi musulmani ortodossi in India sostengono che il Profeta raccomandò punizioni rigidissime per la sodomia, mentre altri sostengono che alcune sezioni interne al Corano dimostrino una certa tolleranza per le sessualità alternative, soprattutto per quanto riguarda il mondo maschile. Nonostante le posizioni prese dai teologi ortodossi, Kidwai afferma che gli uomini musulmani con inclinazioni omoerotiche fossero stati visibili all’interno della comunità già a partire dalla sua origine; i musulmani che migrarono in India erano eredi di una tradizione letteraria che includeva non solo la poesia pre-islamica, ma anche quella di Mille e una notte e di tutto il vasto corpo letterario che celebrava la bellezza e l’amore tra uomini. Infine, un contributo importante apportato dalla corrente mistica islamica del sufismo. Diversamente dai musulmani ortodossi, i quali credevano che l’aderenza al dogma e la conformità alla Shariah avrebbe assicurato loro la salvezza, i sufi credevano che l’esperienza personale dell’amore divino

66 Vanita R. & Kidwai S. 2008. Same-Sex Love in India: a literary history. Penguin Books.

90 fosse l’unica vera via. L’amore era l’essenza della spiritualità, della musica e della poesia sufi. L’immagine dell’amato nella poesia mistica influenzò la rappresentazione dell’amato nelle altre tipologie di poesia successive. La relazione tra il divino e l’umano venne letta da alcuni studiosi come una metafora omoerotica; quest’intepretazione non ha però abbastanza prove per essere assunta come verità, tantoché la questione rimane ancora aperta. Secondo quanto scrive Kidwai, le tendenze omosessuali raccontate nella letteratura appartenevano principalmente ad uno spazio privato, come ad esempio nelle corti dei re. Nel XVI secolo, l’imperatore Moghul Jahangir, si dice avesse uno spazio personale dedicato alle sue relazioni con giovani ragazzi. Nonostante queste tradizioni fossero molto diffuse, non vennero mai esplicitate come oggetto di “normatività”; alcuni imperatori, anche tra i più tolleranti come Akbar (1556- 1605, padre di Jahangir), dovettero mantenere la loro parvenza di governatori ideali, attenti al mantenimento delle norme morali. Tuttavia Kidwai afferma che le punizioni nei confronti di omosessuali fossero molto rare nella storia medievale musulmana, rispetto a quella cristiana.67

Spostando l’attenzione verso la sfera femminile, è interessante notare l’emergere di un nuovo genere poetico dedicato interamente all’amore tra donne: Rekhti. Se la tradizione letteraria dell’amore tra uomini risaliva al primo medioevo, la tradizione della Rekhti si sviluppò nello stato dell’Avadh (attualmente la città di Lucknow) solo a partire dal XVIII secolo, in corrispondenza con la graduale colonizzazione britannica. In contrasto con il medioevo, l’epoca moderna non solo condusse ad una scomparsa progressiva delle narrazioni omoerotiche tra uomini, ma anche

67 Vanita R. & Kidwai S. 2008. Same-Sex Love in India: a literary history. Penguin Books.

91 a una considerevole espansione del sentimento omofobico, probabile causa del primo fenomeno.

La storia della Rekhti porta con sé sia le tracce della libertà medievale, sia le nuove voci delle modernità. Questo genere poetico scritto in urdu, raccontava la devozione erotica e romantica dedicata a donne ma scritta, usando un punto di vista femminile, da scrittori uomini. Critici del XX secolo condannarono il genere, descrivendolo come osceno a causa dei suoi contenuti sessuali espliciti; poiché le scene raccontate riguardavano l’amore lesbico, le opere vennero sistematicamente escluse dai lavori pubblicati.

La Rekhti rappresenta donne che dichiarano chiaramente di preferire l’amore di altre donne rispetto a quello di uomini; questa preferenza sembra essere dettata dal fatto che l’intimità erotica femminile non sia solamente legata all’atto sessuale, ma anche al forte coinvolgimento romantico e all’affinità emotiva.

Seguendo lo studio di Kidwai, si potrebbe dunque affermare che la motivazione alla stesura di opere poetiche di questo tipo da parte di uomini, sia legata al fatto che le voci di donne che amavano altre donne rimanevano il più delle volte inascoltate. Poeti rekhti come il famoso Insha Allah Khan, consideravano il proprio ruolo fondamentale per dare una voce alle donne; i critici moderni ignoravano però la possibilità di un’amicizia tra i poeti e le donne che avessero tendenze omosessuali o bisessuali.68

A giudicare come decadente la cultura della regione Avadh, non furono solo i colonizzatori britannici, ma anche la classe borghese indiana stessa. Gli uomini aristocratici della regione sabotarono la nozione di mascolinità

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92 indo-persiana ereditata dalla preziosa cultura Moghul; questa fu la conseguenza della graduale espansione dell’ideologia vittoriana, intollerante nei confronti degli atteggiamenti sessuali che non rientravano nella sfera normativa.

Dopo che anche l’Avadh, l’ultima regione ad inginocchiarsi all’invasore occidentale, venne incorporata tra le colonie britanniche, il dominio inglese si fece sempre più opprimente, e un riflesso di ciò lo si riscontra anche riguardo al mio ambito di studio. La fine dell’epoca medievale indiana combaciò anche con la condanna all’amore omosessuale per via delle legge anti-sodomia abrogata dai colonizzatori inglesi nel 1861. Vanita afferma che la legge anti-sodomia fu per gli inglesi un progresso, in quanto la punizione venne ridotta dalla pena di morte iniziale, al “solo” imprigionamento per un massimo di dieci anni. Ciononostante, quando questa venne introdotta in India nel 1861 come Sezione 377 del Codice Penale, fu un passo retrogrado per gli indiani, i quali erano da sempre stati privi di una tale criminalizzazione. Lord Macaulay, storico e politico britannico, nel 1838 stese quella che poi sarebbe stata la sezione 377, la quale recitava:

“Whoever voluntarily has carnal intercourse against the order of nature with any man, woman or animal, shall be punished with imprisonment for life, or with imprisonment of either description for a term which may extend to ten years, and shall be liable to fine.”

La spiegazione allegata dichiara che la penetrazione fosse sufficiente a costituire il reato. L’assenza del termine penile (“penico”) legato al termine “penetrazione” potrebbe probabilmente indurre a pensare che la sezione volesse criminalizzare anche i rapporti lesbici.69 Inoltre, è evidente come

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93 l’espressione against the order of nature potesse risultare parecchio vaga, poiché ogni clima culturale è caratterizzato dalla propria visione riguardo il tema. Pertanto ne emerge che i colonizzatori non solo emanarono una sgradita norma legislativa, ma imposero anche ai nativi una nuova definizione di moralità, legata alla tradizione giudaico-cristiana, divergente da quella autoctona.

La società indiana entrò in una fase di transizione quando anche le antiche tradizioni indigene sull'amore omosessuale e sull'amicizia romantica entrarono in dialogo con le nuove questioni legali e con l’opinione medica occidentale che riteneva l'omosessualità un’anormalità o una malattia. Gli educatori britannici e i missionari denunciavano le disposizioni familiari e sessuali native come “primitive”, giudicando le tradizioni quali il matrimonio arrangiato, la dote, la poligamia e il sistema matrilineare come perverse. La rigida prospettiva coloniale e il puritanesimo vittoriano ebbero una forte influenza sui movimenti di riforma sociale che si svilupparono nel XIX secolo, trasformandosi poi in nazionalismo.

Contemporaneamente all’impegno nel creare spazi di manodopera per le donne, contribuendo alla diminuzione della loro oppressione, le riforme sociali andarono gradualmente a creare un’ideale di famiglia, donna e uomo indiani, seguendo il modello familiare inglese vittoriano. I matrimoni eterosessuali monogamici vennero idealizzati come l’unica forma d’unione possibile. Pertanto, non sorprende come anche la nuova omofobia venne assorbita dagli indiani moderni istruiti.70

In conclusione ritengo di poter affermare con certezza che il dominio britannico abbia profondamente destabilizzato la struttura sociale indiana, irrobustendone il carattere patriarcale e omofobico. L’anno 1861

70 Vanita R. & Kidwai S. 2008. Same-Sex Love in India: a literary history. Penguin Books.

94 rappresenta quindi una svolta decisiva per la vita queer in India, ma anche per i vicini Pakistan e Bangladesh.

Dedico il proseguimento della stesura del mio trattato all’analisi di ciò che ha realmente comportato l’imposizione legislativa della sezione 377, e al conseguente movimento di risposta da parte dei cittadini indiani negli ultimi decenni.

Nel documento Queer Poetry in Delhi (pagine 89-95)