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Queer Studies

Nel documento Queer Poetry in Delhi (pagine 76-80)

Prima di addentrarci nello studio della realtà queer indiana secondo un’analisi temporale della questione etica e giuridica, dedico una sezione della tesi all’illustrazione delle teorie e del linguaggio accademico utilizzato in ambito della sessualità.

Innanzitutto ritengo importante la presa di coscienza dell’utilizzo del termine queer, preferito all’utilizzo di LGBT, piuttosto che LGBTQA ecc. Il termine queer ha provenienza inglese e sta a significare qualcosa di strano, bizzarro o curioso. Per via del suo significato, venne inizialmente impiegato in maniera dispregiativa nei confronti degli individui omosessuali o transessuali; quindi soprattutto per indicare sessualità alternative che venivano generalmente denigrate e discriminate. Fu verso gli ultimi decenni del XX secolo che gli stessi individui giudicati come queer, decisero di assumere proprio quel termine per identificarsi, ribaltandone il significato. Ciò che li rendeva diversi e quindi giudicati dagli altri, divenne man mano motivo di vanto nei confronti della società etero-normativa. Istituzionalmente il termine venne assegnato a coloro che appartenevano alle categorie di gay e lesbiche, ma gradualmente divenne termine di

76 identificazione anche per soggetti cross-dressing52, ermafroditi o che

presentano sotto svariate forme un’ambiguità di genere.

Il nord America fu il luogo d’origine del termine, quando a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 emerse in maniera massiccia l’attivismo HIV/AIDS e il tema della sessualità acquistò sempre più visibilità.

Come ho già argomentato nel primo capitolo, gli assunti biologici della dottrina scientifica positivista convenzionale, secondo la quale sesso e genere erano un’unica cosa, iniziano a essere messi in dubbio già nel primi decenni del XX secolo. Pertanto, la linea temporale ricorda come innanzitutto esisteva la teoria femminista, a cui seguì quella queer; la seconda quindi dovrà sempre rendere gratitudine alla prima come sua mother goddess.53 Le due teorie condividono la costante lotta per la rottura

del binario maschile / femminile e le conseguenti dinamiche di dominio maschile e violenza di genere.

Se fu negli anni ’70 che si iniziò a trattare di queer, già negli anni ’90 non solo il termine entrò in ambito accademico, ma si aggiunsero ai programmi universitari nordamericani i Gay and Lesbian Studies. La teoria queer problematizzava il rapporto tra sesso, genere e sessualità, mettendo in discussione la fissità del genere all’interno del sistema etero-normativo. Ciò che è essenziale comprendere è la teoria secondo la quale il sesso, il genere e il desiderio sono tre aspetti dell’individuo separati tra loro; una prospettiva difficile da accettare soprattutto per i modelli più tradizionali.

52 Tendenza nel vestirsi e comportarsi come si si appartenesse al genere sessuale

opposto al proprio, i soggetti che effettuano cross-dressing oltrepassano le convenzioni sociali riguardo le norme comportamentali ed estetiche che delimitano la sfera maschile e quella femminile.

53 Sircar, Oishik & Jain Deipika. “New Intimacies / Old Desires: Law, Culture and

Queer Politics in Neoliberal Times”, Jindal Global Law Review. Volume 4, Issue 1, August 2012. p. 6

77 Con sesso si intende l’identità biologica e anatomica dell’individuo. La determinazione del sesso dipende da fattori biologici: nel primo caso tramite l’analisi del DNA, in base ai cromosomi sessuali XX e XY; un altro metodo di identificazione del sesso è quello su base ormonale, in cui l’estrogeno è maggiormente correlato alla femmina mentre il testosterone al maschio; infine le caratteristiche più visibili sono ovviamente gli organi riproduttivi. Nonostante quest’argomentazione possa sembrare elementare, ci sono casi più complessi in cui la determinazione non è facile, ovvero nel caso di individui intersessuali.

Procedendo alla spiegazione dei tre diversi elementi, si arriva alla tanto dibattuta identità di genere. Il genere è il "rivestimento" sociale del sesso, è ciò che l’individuo sente di essere secondo il suo profondo senso di femminilità, mascolinità o entrambe. Butler sostiene che il genere ha prodotto una sessualità normativa e tale normatività viene interiorizzata come aspetto naturale. Per demolire la “costruzione” di tale normalità Butler propone di destabilizzare quelle categorie dell’identità naturalizzate dal sistema binario, uomo/donna. La tesi della performatività del genere mostra come, attraverso atti ripetuti costantemente, ciò che consideravamo essenza interiore del genere venga esteriorizzata e marcata sul corpo, attraverso gesti ormai “naturalizzati”. Nell’affermare che il genere è costruito culturalmente si suggerisce un certo determinismo dei suoi significati iscritti sui corpi, dove tali corpi sono intesi come destinatari passivi di una legge culturale inesorabile. Così il genere finisce per apparire fisso e determinato e il corpo come un medium passivo marchiato dal genere.54

54 Butler, Judit. 2013. Questione di genere. Il femminismo e la sovversione dell’identità. Sagittari Laterza, 3’edizione. P. 15

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In aggiunta a ciò c’è l’orientamento sessuale, ovvero il desiderio sessuale ed emotivo verso gli altri individui. Gli orientamenti sessuali predominanti sono tre: l’eterosessualità, l’omosessualità e la bisessualità.

Avendo illustrato l’impianto sul quale ruota la narrativa concernente il tema della sessualità, vorrei chiarire il perché della preferenza all’utilizzo del termine queer rispetto alla sigla LGBT. Innanzitutto, la classica sigla LGBT (Lesbian, Gay, Bisexual, Transgender) venne considerata discriminatoria in quanto trascurava altre realtà minori quali i soggetti intersessuali ed i soggetti asessuali. Per questo motivo esistono diverse versioni della sigla, quali LGBTI, LGBTIA; come anche l’aggiunta del simbolo +, per indicare l’apertura ad altre sessualità alternative. Per questo motivo, di base quindi discriminatoria, si preferisce all’interno del trattato fare uso del termine queer, poiché sotto questo termine si possono identificare tutte le tipologie di sessualità. L’assenza di limiti al termine

queer, è il motivo per il quale questo divenne ampiamente utilizzato da tutta

la comunità, andando gradualmente a sostituire la sigla LGBT. Infine, reputo questa terminologia preferibile anche in vista del contesto da cui emerge la mia ricerca: come ho discusso nel primo capitolo, è importante avere coscienza del fatto che il soggetto rimane la subalternità. Queer ricopre tutte le minoranze e penso che comprendere questo concetto sia un passo importante per l’adozione di una prospettiva intersezionale della problematica discriminatoria. Riguardo ciò vorrei citare le parole di Sambhav Sharma, un attivista gay di Delhi il quale scrive un post sulla sua pagina Facebook riguardo l’utilizzo del termine:

I feel there is a big need for many of us to understand the meaning of queer and how to use make it a part of our language. We absolutely cannot move forward without knowing how the Lesbian, Gay, Bisexual and Transgender movement of India has emerged into this pathbreaking spirit that lives inside us as a driving force to move

79 forward with every attempt we make for our liberation in future. We

have to understand that our movement can't be disassociated from the women's right movement and the Dalit movement. The working class movement. We have to save ourselves from Pinkwashing. We need allies as we move forward. We need to embrace the importance of this word Queer. Now is the time!!55

Nel documento Queer Poetry in Delhi (pagine 76-80)