CAPITOLO 2: Le Rivoluzioni Colorate
2.4 La Rivoluzione dei Tulipani
Come già rilevato nel primo capitolo, il
dissenso nei confronti di Askar Akayev e del suo governo era aumentato già dal 2002 e dopo l’episodio di Aksy ( a seguito del quale si era dimesso il primo Ministro Kurmanbek Bakiyev) erano iniziate le manifestazioni per chiedere le sue dimissioni, una richiesta che perdurò fino alla scadenza del mandato fissata nel 2005.Le elezioni che provocarono la Rivoluzione dei Tulipani furono quelle che avvennero in un contesto repressivo e furono caratterizzate un confronto tra singoli individui, senza coalizioni fra partiti, diversamente dunque da quanto era accaduto in Ucraina, dove era stata istituita una coalizione già prima delle elezioni (a cui poi si avvicinarono i candidati d’opposizione) o in Georgia, dove la rappresentanza di poli diversi era garantita. Tra le figure di maggiore rilievo dell’opposizione vi erano, oltre Bakiyev, la diplomatica Roza Otumbayeva che aveva formato il "Partito Patria" e Feliks Kulov del "Partito Dignità" ex alleato di Akayev. Ma c’erano anche il Partito Comunista e i partiti filo governativi tra cui "Avanti Kirghizistan", guidato dalla figlia di Akayev, e "Giustizia"127.
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P . Fazzi, Le Rivoluzioni Colorate in Eurasia: Georgia, Ucraina e Kyrgyzstan, in Cambio Rivista di trasformazioni sociali, Vol.7, 2007, Torino, op,ct.pg. 116 a 118 Open Acess
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Come era già accaduto in Georgia e Ucraina, il regime di Akayev 128 utilizzò metodi intimidatori per impedire alla popolazione di appoggiare gli esponenti dell’opposizione, limitò a questi l’accesso ai mezzi di comunicazione (fece tagliare l'elettricità alle sedi giornalistiche della Freedom House a Bisckek, dove erano stati prodotti i giornali dell'opposizione), fece incarcerare i maggiori rivali come Feliks Kulov o Danyar Usenov, e adoperò ogni mezzo ritenuto utile per potere rimanere al potere129. Il sistema elettorale, che era stato riformato nel nuovo testo costituzionale approvato dal parlamento chirghiso nel maggio 1993 e poi di nuovo nel 2003 a seguito di diversi referendum, prevedeva settantacinque membri eletti col metodo maggioritario in collegi uninominali, (era stata eliminata la parte proporzionale di lista e ridotto il ruolo dei partiti). Il sistema inoltre prevedeva il doppio turno qualora nessuno dei candidati avesse raggiunto il 50% più uno dei voti. Alle elezioni del 27 febbraio 2005 furono assegnati solo 33 seggi dei 75, i restanti rimasero vacanti in quanto, a causa dei brogli elettorali, non era chiaro a chi dovevano essere assegnati, e così si rese necessario il secondo turno. Le tensioni però scoppiarono già dopo il primo turno e aumentarono, divenendo vere e proprie proteste di massa, quando alla fine del secondo turno, furono chiari gli interventi e i brogli per manipolare i risultati. La rivoluzione dunque scoppiò prima del secondo turno quando ancora
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OSCE/ODIHR, Missione di Osservazione Elettorale in Kirghizistan,Final Report del 20 maggio 2005 disponibile su: http://www.osce.org/odihr/elections/kyrgyzstan/.
129D. Ó Beacháin, A. Polese, What Happened to the Colour Revolutions? Authoritarian Responses from Former
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non si poteva prevedere il risultato definitivo, in quanto era già chiaro che i risultati sarebbero stati manipolati. Le proteste non furono pacifiche, mancava infatti una leadership di partito che organizzasse la protesta e si ebbero così momenti di vera e propria rivolta, con l’assedio di alcuni palazzi organizzativi. Inoltre si svolsero non solo a Bishkek ma in tutto il paese e in grandi città come Jalalabad e Osh130. L’obiettivo delle manifestazioni era principalmente le dimissioni di Akayev però i dimostranti kirghisi erano divisi e le richieste erano anche altre ( la ripetizione delle elezioni, una maggiore considerazione delle istanze meridionali del paese, una maggiore autonomia al sud, meno povertà).
Nel frattempo si erano instaurati a Bishkek due Parlamenti, uno guidato da Bakiyev e uno da Akayev. Il 24 marzo 2005, il Parlamento nominò Bakiyev Presidente, al posto di Akayev, che si dimise l’ 11 aprile 2005 131
. Fuggito in Russia, si pensava che da quel momento la situazione si potesse ristabilizzare ma ciò non fu possibile in quanto il paese doveva ora scegliere il suo successore. Kurmanbek Bakiyev sembrava essere tra tutti i candidati, incluso Kulov che nel frattempo era stato scarcerato, il candidato principale alla Presidenza anche perché proveniva dal Sud del paese (era nato a Jalalabab), dove vi era la maggior parte degli oppositori di Akayev. Kulov accettò la nomina a Primo ministro e il 24 Marzo del 2005 Bakiyev venne nominato Presidente del
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P. Fazzi, Le Rivoluzioni Colorate in Eurasia: Georgia, Ucraina e Kyrgyzstan, in Cambio, Rivista sulle trasformazioni sociali, Vol.7, 2007, Torino, Open Acess, op,cit.pg. 118.
131Kyrgyz Republic Parlamentary Elections2 l’117 February & 13 March 2005 OSCE/ODIHR Election
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Kirghizistan, con mandato temporaneo nell'attesa delle nuove elezioni che avvennero nelle luglio dello stesso anno e che lo confermarono Presidente del Kirghizistan con l'89% dei voti132.
Il termine Rivoluzioni Colorate accomuna solitamente tutte le rivolte esaminate, ma la Rivoluzione dei Tulipani costituì un caso diverso, non legato necessariamente alle altre, soprattutto perché mancò di quella capacità organizzativa nel reagire al regime che costituì la causa del carattere violento che le manifestazioni assunsero e perchè al tempo stesso anche il regime non era preparato a dare una risposta adeguata alle istanze dei rivoltosi: è stata la forza delle aspettative a svolgere un ruolo decisivo nel rovesciare il presidente Akayev. Lo stesso movimento studentesco-giovanile, Kel-Kel (Rinascita), che si era formato nel gennaio 2005 con l'obbiettivo di assicurare elezioni libere ed eque, raggruppava volontari che non erano guidati da una forte leadership politica. Quindi ciò che accadde in Kirghizistan fu più che altro una spontanea rivolta della periferia contro il centro133. Sotto la Presidenza Akayev, infatti Bishkek era divenuta la capitale dell’intero Stato, il centro indiscusso delle politica e dell’economia del Paese, mentre il Sud era stato quasi dimenticato dai programmi governativi, con un peggioramento vistoso del tenore di vita della popolazione che aveva fatto sorgere notevole malcontento. Per questo
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A. Rashid, Caos Asia : Il fallimento dell'Occidente nella Polveriera del mondo, Milano, La Feltrinelli serie Bianca, Vol.1, 2011, pg. 391.
133D. Ó Beacháin, A. Polese, What Happened to the Colour Revolutions? Authoritarian Responses from Former
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l’opposizione ad Akayev proveniva soprattutto dal sud del paese ed era costituita da attori, politici e non, che seppero cogliere l'opportunità di dare un colpo a un regime che non accettavano e ritenevano incapace di reagire. A Bishkek lo stesso assalto al palazzo presidenziale non fu pianificato ma spontaneo e il suo successo dovuto in gran parte alla riluttanza delle forze di sicurezza a difendere un palazzo che era stato già abbandonato dal suo presidente. Il saccheggio generalizzato, la violenza che travolsero Bishkek, furono sintomatiche del deficit di leadership e il potere quindi, fu consegnato all’opposizione su un piatto d'argento dall'azione di massa134.
Il nuovo governo ristabilì però un sistema semi-autoritario, suscitando la delusione degli elettori, che speravano in uno sviluppo democratico. Nel 2006, i manifestanti tornarono in piazza per chiedere una legge anticorruzione e la limitazione del potere del presidente. Bakiev sarebbe stato rieletto nel 2009, ma l'anno successivo rassegnò le proprie dimissioni, a seguito di un’azione di forza delle opposizioni, lasciando la presidenza a Roza Otunbayeva135. Come ha osservato Gerlach : “La sostituzione della leadership non ha di fatto coinciso
con i cambiamenti politici, economici e sociali richiesti dalla crescente crisi, ma ha contribuito piuttosto a definire una linea di continuità nei cicli di
134 Ivi, p.45.
135 P. Fazzi, Le Rivoluzioni Colorate in Eurasia: Georgia, Ucraina e Kyrgyzstan, in Cambio Rivista sulle
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presidenzialismo patronale, segno evidente di un minore impulso al processo di democratizzazione rispetto a quanto accaduto a Tbilisi e Kiev''.