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La sfera pubblica tra pianificazione e politica

1.4 La sfera pubblica tra

so-ciali per ridistribuire il reddito è stata una funzione sociale dell’urbanistica, ma nell’applicazione pratica esiste un incessante dibattito tra interessi con-trapposti per la conquista dello spazio pubblico.

Queste considerazioni sulla realtà ter-ritoriale portano necessariamente al-l’esercizio della conciliazione per creare un sistema coerente di tutti i portatori di interesse, definendo un ambiente artificiale in cui la comunità possa stanziarsi e vivere la sua quoti-dianità (Healey 1997).

Riunire una comunità intorno ad esi-genze e obiettivi che li accomunano, rende molto più semplice l’organizza-zione dello spazio in cui è integrata, d’altro canto, alcune scelte nella ge-stione e nella pianificazione del territo-rio, possono rivelarsi strumenti per raggiungere un accordo tra gruppi contrastanti, per ricercare compro-messi soddisfacenti per entrambi e concorrere alla pacifica convivenza di tutti gli elementi della società locale.

Rispetto a questo approccio negli ul-timi anni l’urbanistica si è adoperata molto, ha anche dovuto riempire gli ambiti lasciati vuoti da strutture orga-nizzative dell’istituzione politica.

Si è soprattutto percepita la mancan-za di luoghi di collegamento e

l’as-senza di unione della volontà colletti-va, in seguito agli interessi sempre più numerosi che altrettante associazioni avevano il compito di esprimere, che ha causato la disgregazione dei pro-cessi decisionali.

Gli urbanisti hanno la responsabilità etica di proteggere i diritti dei più de-boli nei processi di pianificazione par-tecipata, adoperandosi per provvede-re alla loro mancanza di risorse che li mette in una posizione sfavorevole nel processo decisionale (Moccia 2002).

Tale circostanza può rappresentare un’apertura nel graduale evolversi del-la conciliazione tra le parti per meglio bilanciare la ripartizione dei pesi poli-tici, comprendendo l’importanza del dissenso, equilibrando il rapporto di forza, superando la stasi delle trattati-ve, ma può anche essere essa stessa l’obiettivo.

Nella prima ipotesi l’essere in grado di analizzare e valutare in modo costrut-tivo, fornisce una conoscenza più ap-profondita del contesto sia in termini sostantivi, delle difficoltà da risolvere e delle risposte più adeguate, che in termini processuali, dei piani e delle tecniche del dibattito, dimostrandosi un reale valore aggiunto.

Nella seconda eventualità il fine ultimo dei fautori di questo metodo risolutivo

è quello di alimentare le condizioni di contrasto, in base ad un’analisi preli-minare della fondamentale divergenza di interessi.

L’esasperare, l’estremizzare può esse-re accettabile se avviene all’interno di uno scontro politico, ma non può es-serlo nella pratica lavorativa dell’urba-nista, anche solo per la loro inutilità nella soluzione dei problemi e per la situazione di malessere in cui rimar-rebbe la comunità.

L’urbanista, nell'esercizio della sua professione, costituisce una risorsa concreta per la politica urbana, attra-verso le sue competenze, semplifica e velocizza i processi di pianificazione e governo del territorio, utilizzando gli strumenti del proprio sapere con l’esperienza che gli consente di coor-dinarli per risolvere i problemi tecnici.

Eppure si autorizza l’esercizio della professione senza verificare la neces-saria competenza specialistica, que-sta condiscendenza è accettata, in-sensatamente, in una fase in cui la società è più consapevole del pro-blema ambientale, aumenta la profes-sionalità di chi si occupa di fenomeni naturali e sociali, come piani territoriali per adattarsi ai cambiamenti climatici e per limitare il rischio idrogeologico e sismico, o come politiche di

protezio-ne e integrazioprotezio-ne sociale (Moccia 2009).

La capacità dell’urbanistica di trovare soluzioni ai problemi è un altro grande apporto che essa dà alla politica, la peculiarità del processo di pianifica-zione è saper affrontare e risolvere le difficoltà per raggiungere l’obiettivo.

Malgrado la validità dei suoi contenuti e i progressi previsti dall’applicazione di criteri professionali nella risoluzione dei problemi e nei processi decisiona-li, non si deve dare per scontato che possano subentrare alla politica e ge-stire unicamente con la razionalità.

Considerando tali ed altri limiti, il ri-corso alle maggioranze con il loro ine-vitabile potere coercitivo o la soluzio-ne dell'incertezza con la volontà, la gestione della responsabilità con l'al-ternanza dei programmi, l'esercizio delle retoriche e il ricorso agli stati simbolici ed emotivi che sono propri della politica, potranno risultare gli elementi risolutori a cui ricorreranno gli eletti (Belli 2004).

Il criterio logico per limitare l’incertez-za è quello di accrescere le possibilità di supposizione, migliorare la valuta-zione del fabbisogno abitativo, con ad esempio l’apporto della demografia, porterebbe ad un più preciso dimen-sionamento dei piani, mentre il

dise-gno di una città sostenibile utilizza le ipotesi sviluppate dall’ecologia sui cambiamenti ambientali, i progressi tecnologici nel settore dell’energia e altri elementi che condizionano un ar-gomento così articolato.

Credere nella facoltà cognitiva della scienza si associa alla fiducia nei pro-gressi della ricerca tecnologica in gra-do di proporre nuove possibilità.

L’importante contributo dato alla poli-tica dai processi di pianificazione, può essere paragonato alla strategia che, nella teoria dei giochi della ma-tematica applicata, è chiamata la win-win strategy, quel genere di giochi co-siddetti a somma positiva, diversi da quelli in cui si divide solo una somma determinata, nel caso in cui tali pro-cessi abbiano la capacità di potenzia-re con la cpotenzia-reatività lo sviluppo delle risorse fruibili (Moccia 2011).

E’ il caso delle trasformazioni urbani-stiche che si concludono con un aumento del valore immobiliare, in questo caso la cooperazione mette a disposizione degli attori un accresci-mento di valore da riassegnare fino a che tutti i componenti possano rico-prire il ruolo di vincitore.

L'aumento di valore è in relazione al livello dell'intervento, assegnato dal-l'abilità progettuale (Rydin 2010).

1.5 In sintesi Nel governo del territorio si instaura,