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La Stampa e l’Informazione durante il Governo Suárez

IL CONTESTO STORICO E L’EVOLUZIONE DELLA STAMPA DALLA METÀ DEGLI ANNI ’70 FINO AL GOVERNO SUÁREZ

4.4 La Stampa e l’Informazione durante il Governo Suárez

Dalla morte di Franco, la situazione politica va verso un lungo ma inarrestabile cambiamento. Stiamo entrando in una fase denominata Transizione democratica. Si tratta di una sorta di periodo “ibrido”, nel quale l’opinione pubblica, i politici, nonché il mondo internazionale si sentono ormai pronti per una definitiva evoluzione del Regime. Anche per quanto riguarda la Stampa ci troviamo in una fase di cambiamento. I lettori, i giornalisti e gli specialisti sono ormai convinti che sia necessario procedere verso una piena e totale libertà d’informazione. Allo stesso tempo, però, essi devono continuamente scontrarsi con differenti difficoltà. In primo luogo, all’interno del Governo permangono schieramenti legati al passato, denominati ultras, che altro non sono che l’evoluzione del famoso búnker franchista. Ancorati alla dittatura, di certo, non vedono di buon occhio l’apertura. Ma le opposizioni arrivano anche dallo stesso capo del Governo. Non dimentichiamo, infatti, che Juan Carlos designa Arias Navarro come successore di se stesso. Egli è famoso non solo per il già citato Espíritu del 12 de febrero, bensì per l’immobilismo che caratterizzerà il suo successivo Governo. Continuamente ostacolato dalle familias, verrà considerato palesemente incompetente dallo stesso Juan Carlos.

Trovatosi più volte in difficoltà strategiche e diplomatiche, Arias deciderà di imporre il segreto di Stato a molti avvenimenti che possono in qualche modo minare la stabilità dello Stato. Allo stesso tempo, vietando la pubblicità da parte dei più importanti gruppi industriali di Stato sulle riviste private, minerà la sussistenza delle stesse. Anche le militanze di estrema destra, da sempre contrarie all’apertura, destabilizzeranno con sequestri di giornalisti, attacchi agli stessi, nonché attentati alle sedi dei giornali ed alle librerie, questo lungo cammino verso la democrazia.

Il cambiamento sopraggiungerà con l’alternanza alla Presidenza del Governo. Ad Arias Navarro subentra Suárez, voluto da Juan Carlos, ma non solo. Lo stesso viene accolto con un certo scetticismo, ma dimostra, da subito, una grandissima abilità come mediatore, nonché di ascolto delle richieste del popolo. L’attenzione verso la Stampa è da subito mirata e profonda. Suárez è consapevole dell’importanza del “quarto potere” e di quanto lo stesso possa influenzare l’opinione pubblica, anche in vista delle elezioni, delle riforme e dei referendum che porteranno alla Costituzione del 1978. Come osserveremo, il Presidente del Governo convocherà i maggiori rappresentanti del mondo giornalistico ad un pranzo ufficiale, dove spiegherà in modo dettagliato tutto il programma di Governo, ripromettendosi di mantenerlo di lì ad un anno. Sarà proprio questo accorgimento che determinerà la fiducia piena della carta stampata nei suoi confronti. Morto il Caudillo, la nuova squadra di Governo vede all’Informazione e Turismo Adolfo Martín Gamero390. Come possiamo notare, ci troviamo di fronte ad un tecnico, con un’enorme esperienza alle spalle, fatta soprattutto di arguzia, intelligenza e capacità di conciliare e smussare le criticità. Un Ministro di questo profilo sicuramente contribuirà a rendere più agevoli le relazioni tra la Stampa e l’Amministrazione.

Se da un lato troviamo la cosiddetta Prensa del Movimiento391, ancorata ai favori del passato, intatta nella sua struttura, ma sicuramente limitata per quanto riguarda la diffusione delle proprie pubblicazioni, dall’altro fioriscono redazioni costituite da professionisti giovani ed estremamente motivati. Lo stesso non si può dire per i relativi direttori di testata, sempre nominati politicamente e lontani dai propri collaboratori, nonché dai gusti e dal punto di vista del lettore.

390 Dopo essersi laureato in Legge, inizia la sua carriera diplomatica nel 1945 a soli ventisette anni ricoprendo il ruolo di

Segretario di diverse ambasciate dislocate per il mondo. La sua ascesa continua quando viene nominato Capo dell’Ufficio di Informazione Diplomatica del Ministero degli Affari Esteri. Nel 1968 diventa Console Generale a New York e successivamente ambasciatore in Marocco (terra, che come sappiamo bene, viene considerata molto calda e con una situazione politica complessa per quanto riguarda i domini spagnoli fuori dal continente europeo). Lascia l’Africa settentrionale nel 1975 per ricoprire l’incarico di Ministro dell’Informazione e Turismo. (Rif. Necrologio, “Adolfo Martín Gamero, ex ministro de Información y Turismo”, in El País del 3 settembre del 1987).

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A questo tema dedicheremmo una sezione a parte. In ogni caso, in questa sede, appare utile riportarne le principali caratteristiche. Essa è anche chiamata Red de Periódicos del Movimiento Nacional (Rete di giornali del Movimento Nazionale) e viene fondata con una legge il 13 luglio del 1940 grazie alla confisca di numerose case editrici, con relativi macchinari, considerate contrarie al Regime. I beni di queste ultime passarono direttamente alla Delegación Nacional

de Prensa y Propaganda de FET y de la JONS (della quale abbiamo già parlato in modo esteso). (Rif. Carlos de las

Pertanto, ad una redazione professionale, e tendenzialmente schierata politicamente all’opposto rispetto al passato Regime, corrisponde un direttore che continua nel suo compito di controllo del rispetto delle direttive dell’Amministrazione.

La vera spinta in direzione del cambiamento avviene attraverso l’apparizione di nuove riviste e pubblicazioni in generale. Redazioni completamente nuove e non legate al passato diventeranno la genuina voce del popolo. Come detto in precedenza, il peggiore ostacolo per la libertà di informazione è lo stesso Governo, nello specifico del Presidente Arias, così duro nei confronti dei mezzi di comunicazione.

Come osservato nella sezione dedicata alla contestualizzazione storica, l’influenza del Presidente si riduce in modo esponenziale dalla morte di Franco. Egli incontrerà molti ostacoli sul suo cammino, che se da un lato fanno comprendere che il cambiamento è lungi dall’essere realizzato, dall’altro consente ai suoi Ministri di prendere in mano questioni delicatissime e procedere in modo autonomo in una direzione o in un’altra. L’unica mossa, chiaramente demolitiva, che riesce ad intraprendere Arias è l’eliminazione della pubblicità sulle riviste da parte delle imprese dell’INI.392

In questo modo, si mettono in grandissima difficoltà tutte le esperienze imprenditoriali a carattere privato, quindi prive di finanziamenti pubblici e di conseguenza le riviste da esse pubblicate. L’attenzione è incentrata soprattutto su copertine come Cambio 16, Blanco y Negro, nonché la Gaceta Ilustrada. Si tratta di pubblicazioni che rivendicano la libertà di stampa e soprattutto sottolineano il fatto, che con la morte di Franco, sia morto anche il Regime.

L’unica consapevolezza, in mezzo a mille difficoltà determinate dal secondo Governo di Arias, è rappresentata dal fatto che ormai il cammino intrapreso non consenta nessun passo indietro. La repressione non accenna a ridursi ed il numero di procedimenti amministrativi rimane consistente. Ciò è determinato dal fatto, che se in qualche modo Arias cerca di imporre un controllo sulle notizie da pubblicare, in ogni caso, molti giornalisti si sentono in grado di correre il rischio di informare i lettori anche su tematiche non autorizzate dal Governo. Come detto in precedenza, la Stampa ricopre un ruolo importante nella conquista delle masse. Molte redazioni

392 Si tratta dall’Istituto Nazionale dell’Industria, creato con la legge del 25 settembre 1941, con il fine di predisporre

una progettazione per la ricostruzione, riavvio e sviluppo dell’economia produttiva spagnola. Sarà il filtro per gli investimenti di Stato in questo ambito. Da esso, infatti, dipenderà la scelta circa quale progetto finanziare e quale archiviare. Il modello risulta essere assolutamente autarchico ed il primo finanziamento disposto ammontava ad una cifra veramente spropositata per l’epoca, ovvero 50 milioni di pesetas. Il testo della Legge così riporta:

“Se crea el Instituto Nacional de Industria, Entidad de Derecho público, que tiene por finalidad propulsar y financiar, en servicio de la Nación, la creación y resurgimiento de nuestras industrias, en especial de las que se propongan como fin principal la resolución de los problemas impuestos por las exigencias de la defensa del país o que se dirijan al desenvolvimiento de nuestra autarquía económica, ofreciendo al ahorro español una inversión segura y atractiva”. (Rif. Pedro Schwartz, Manuel-Jesús González, Una historia del Instituto Nacional de Industria 1941-1976, Tecnos Ed., Madrid, 1978).

non rivendicheranno solo la libertà d’espressione, ma insisteranno per forzare le tappe del processo che condurrà alla democrazia. Queste tendenze preoccupavano profondamente Arias, poiché, di fronte alla mancanza di partiti politici, è proprio la carta stampata ad arrivare al popolo, proponendo nuove idee, nonché la necessità di lasciare alle spalle il passato.

Di fronte ad un atteggiamento quasi spregiudicato di alcune testate, il Governo di certo non si ferma a guardare e continua nella sua linea dura nei confronti soprattutto di quelle riviste lontane dal passato Regime. Non mancano poi le agressioni, da parte di estremisti di destra, nei confronti di giornalisti e redazioni considerate di tendenza comunista.393 Anche nel mese di maggio, in occasione della festa dei lavoratori, si verificano alcuni agguati a giornalisti e fotografi professionisti, appartenenti alla redazione di El País, che non ha ancora diffuso il primo numero. Possiamo, pertanto, affermare che se da un lato la Stampa, durante il Governo di Arias, spinge in modo risoluto e fermo per l’instaurazione della democrazia, dall’altro il prezzo pagato per tale presa di posizione è molto alto. Si susseguono le dimissioni di direttori delle cosiddette nuove riviste indipendenti, che in qualche modo sono state rese innocue dall’Amministrazione attraverso le modalità che già conosciamo. La rivista El Papus verrà sospesa per oltre quattro mesi e multata di ben 250.000 pesetas. In conclusione, possiamo affermare che le azioni contro la Stampa possono essere catalogate in due tipologie. La prima è quella ufficiale dello Stato. Esso ha intrapreso un lentissimo cammino verso la democrazia, ma continua ad applicare una normativa appartenente al passato. Pertanto, la Legge sulla Stampa del 1966 continua a mietere le sue vittime.

La seconda modalità, per ostacolare la diffusione delle notizie contro il Governo, è invece rappresentata dalla via non-ufficiale, ovvero dagli attacchi violenti da parte di organizzazioni di estrema destra, che non si limitano ai soli giornalisti ed alle riviste, bensì vengono diretti anche nei confronti di librerie e biblioteche.

La Stampa, fortunatamente, non appare intimorita da tanta oppressione ed in questi mesi vedranno la luce nuove pubblicazioni.

Il caso più eclatante è rappresentato da El País di Madrid. Si tratta di un quotidiano a diffusione nazionale, al quale abbiamo già fatto accenno ed il cui successo causerà la diminuzione dei lettori di altre testate, fino a quel momento a grande diffusione e con una rilevante tiratura.

393

Nel mese di marzo del 1976 viene aggredito il corrispondente della rivista Pueblo nei pressi di Vitoria e pochi giorni dopo, Vasco Cardoso di Cambio 16 riceve un pacco-bomba. José Antonio Martínez Soler, direttore della rivista Doblón, viene rapito e colpito duramente. Il gruppo estremista lo obbliga ad accettare un esilio volontario ed alla firma di un documento dove lo stesso si impegna a lasciare la direzione della testata poiché in disaccordo con la stessa. Di fronte a questo episodio di violenza, la reazione del giornalismo è piuttosto dura con una presa di posizione nei confronti della difesa della propria libertà ed incolumità e molti periodistas scrivono lettere e telegrammi al Governo, al Presidente dello stesso, nonché al re.

4.5 La nascita di El País

Il progetto imprenditoriale per la nasciata del nuovo quotidiano ha già una storia di alcuni anni. Infatti, persino in piena dittatura, all’inizio degli anni ’70, un gruppo di investitori (Carlos Mendo, Darío Valcárcel e José Ortega Spottorno) riflettono sull’eventualità di creare un giornale nuovo, moderno, liberale, ma soprattutto aperto all’Europa. Nel 1972 decidono di dare vita al gruppo PRISA, Promotora de Informaciones S.A.394, per la promozione e la nascita del quotidiano. Nessuno, all’epoca, avrebbe mai immaginato il roseo ed internazionale futuro del gruppo editoriale.

Il principale azionista è oggi una società americana, la Liberty Acquisition Holding, assieme alla ditta di Stato delle telecomunicazioni, ovvero Telefónica. Oggi il gruppo PRISA è presente con importanti investimenti in ventidue nazioni nel mondo e svolge un importante ruolo nella diffusione dei dispacci di agenzia, nonché come selettore e filtro delle notizie da diffondere o meno.

Facciamo ora un passo indietro al 1972, ovvero alla fondazione della società che amministrerà il País per molti anni. Essa viene fondata con un capitale iniziale di 500.000 pesetas, incrementato successivamente a 15 milioni, sino ad arrivare a 150 milioni visto l’inaspettato successo della testata. Il primo Presidente, o meglio Consigliere Delegato, è Carlos Mendo395. Si decide di procedere alla richiesta di iscrizione al Registro de Empresas Periodísticas. Il Ministro Sánchez Bella procede con il silenzio amministrativo, che se da un lato concede la possibilità di iniziare con la pubblicazione e diffusione, dall’altro rimane un’incognita, poiché in qualsiasi momento potrebbe sopraggiungere il divieto. In attesa dei necessari permessi, Mendo decide di accettare un incarico, su proposta di Fraga, come responsabile della Stampa presso l’Ambasciata di Londra. Il suo viaggio all’estero significa automaticamente l’eliminazione dello stesso dalla lista dei possibili direttori del periodico. La scelta, anche in seguito al condizionamento determinato da PRISA, ricadrà su Cebrián.

Tra la pianificazione e la messa in pratica passano quattro anni. Il primo numero di El País uscirà il 4 maggio del 1976. Come detto in precedenza, solo tre giorni prima il redattore Pedro Páramo ed il fotografo Miguel Torres vengono aggrediti da gruppi armati di estrema destra,

394 Si tratta di una società anonima, ad oggi considerata come il primo gruppo di comunicazione, educazione, cultura ed

intrattenimento in Spagna.

395 Dopo aver iniziato il Corso di Laurea in Legge, decide di abbandonarlo per studiare, e laurearsi, in Giornalismo nel

1958. La sua carriera si sviluppa quasi totalmente nelle agenzie di informazione, lavorando prima per la EFE e poi per la United Press International. Dopo una breve esperienza al quotidiano ABC, ritorna alle agenzie di informazioni, nello specifico del gruppo PRISA, sino a fondare El País con alcuni soci. Sarà inviato dello stesso in molte nazioni estere, tra le quali il Regno Unito e l’America. Ad inizio anni ’90 abbandona la carriera professionale per candidarsi nelle fila del Partito Popolare. Quest’ultimo è stato per molti anni vicino al gruppo PRISA e appoggerà la società nella famosa lucha

por el fútbol durante il Governo Aznar, per l’ottenimento dei diritti televisivi del calcio e la scalata alla televisione via

cavo. (Rif. Maraia Cruz Seoane, Susana Sueiro Seoane, Historia de El País y del grupo Prisa, Ed. Plaza y Janés, 2004, Barcellona).

appoggiati in modo non ufficiale dal Governo di Arias: “Fueron llevados a la Dirección General de Seguridad, en donde volvieron a ser golpeados antes de su puesta en libertad”.396

Da subito si comprende chiaramente il potenziale del nuovo quotidiano. È sicuramente destinato al successo. Basti pensare ai suoi fondatori, appartenenti alla ricca borghesia liberale spagnola:

El periódico tenía, de acuerdo con sus fundadores, tres tendencias: los reformistas de dentro del Régimen y todos los que creíamos que el Régimen se tenía que reformar, encabezados por Fraga y Castiella. Los monárquicos de Estoril representados pro Darío Valcárcel y la vieja tradición liberal concentrada en torno a la Revista de Occidente con los intelectuales liberales que quedaban, como Julían Marías, que encabezaba José Ortega”.397

Non mancheranno di certo i conflitti interni, ma la linea che conduce al successo è proprio quella del modello imprenditoriale, liberale e borghese. Lo stesso Fraga si dimostra subito preoccupato per il cammino intrapreso dalla pubblicazione ed auspica il successo della stessa.

Il successo è determinato dal fatto che El País colma un vuoto nell’informazione spagnola, ovvero quello determinato dalle esigenze dei lettori giovani, che non hanno vissuto la Guerra Civile e che possiedono uno spirito innovatore ed aperto al mondo esterno. Ad esso collaborano firme importanti che hanno prestato servizio negli anni precedenti in pubblicazioni come Triunfo e Cuadernos para el Diálogo.

Il cambio di Governo, ed il conseguente arrivo di Suárez, impongono un forte cambiamento nei confronti della Stampa, ma anche di quest’ultima rispetto al Governo. Come detto nell’introduzione storica, il nuovo Presidente viene accolto al principio con un certo scetticismo. Egli, però, è consapevole del potere della carta stampata e decide di realizzare un incontro con i giornalisti per spiegare il suo progetto. Dello stesso si è già fatto riferimento e non ci dilungheremo oltre. In pochi mesi, quindi, la Stampa cambia la sua linea e spinge per una riconciliazione degli spagnoli. I medesimi devono rimanere coesi nel lungo cammino verso la democrazia.

Suárez è un grande ascoltatore e mediatore. Comprende le richieste del popolo, nonché quelle degli specialisti dell’informazione, che a loro volta, sanno recepire le esigenze della maggioranza silenziosa ma insofferente di fronte ad una libertà che tarda ad arrivare.

Il País non è sicuramente l’unica apparizione importante nelle edicole di tutta la nazione. Dopo una breve gestazione, il 18 ottobre 1976, fa il suo esordio Diario 16, pubblicazione voluta dagli ideatori di Cambio 16, che volevano dare un seguito al proprio progetto, predisponendo un quotiano che affiancasse la rivista.

396 Carmen Castro Torres, Op. Cit., p. 215.