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IL CONTESTO STORICO E L’EVOLUZIONE DELLA STAMPA DALLA METÀ DEGLI ANNI ’70 FINO AL GOVERNO SUÁREZ

4.3 La nomina di Adolfo Suárez

Il cambiamento è ormai arrivato. Juan Carlos e Torcuato Fernández Miranda hanno già da tempo definito l’identità del successore di Arias. Egli deve essere essere ambizioso, moderato, astuto, esperto conoscitore dei meccanismi del Regime, delle familias, ma consapevole della via intrapresa verso un definitivo cambiamento. Stiamo parlando di Adolfo Suárez. Non appartiene a nessun gruppo franchista, ma risulta essere un grande mediatore, in grado di uscire dall’immobilismo e dalla cristallizzazione. La nomina avviene il 3 luglio, solo due giorni dopo le dimissioni di Arias.

Juan Carlos è riuscito così ad avere attorno a sé solo persone di pretigio, con un profilo ed un’autorevolezza tali da consentire al sovrano di riversare nelle stesse la massima fiducia. Il Consejo del Reino ed il Presidente del Governo, dal canto loro, appoggiano le decisioni del re. Il nuovo schieramento, totalmente a favore del sovrano, viene accolto tra non poche polemiche, soprattutto da parte dei militanti franchisti. Lo sconcerto è tanto, soprattutto se pensiamo che il nominativo di Suárez non era mai apparso sulla stampa nei gorni antecedenti come un possibile nuovo Presidente del Governo. L’opposizione, per il momento, non si esporrà in dichiarazioni pubbliche a favore o contro il nuovo Presidente del Governo. Il clima generale può definirsi di attesa, per poter comprendere quali siano le future mosse del sovrano.

La prima tappa della squadra “Juan Carlos-Miranda-Suárez” deve essere la formazione del nuovo Governo. I primi dubbi si concentrano sul mantenimento, o meno, di figure di peso, che hanno svolto compiti di primissimo piano durante il Regime, come ad esempio Fraga. L’idea del

sovrano è quella di arruolare nuovamente elementi di spicco del passato, ma con una prospettiva ben chiara verso la democrazia.

Ma sarà proprio l’ex Ministro della Legge sulla Stampa a declinare l’invito. Sappiamo bene, però, che non mancheranno occasioni per riportare alla ribalta il nome di Manuel Fraga Iribarne. In ogni caso Suárez decide di accettare il consiglio del sovrano, mantenendo una certa continuità nella squadra di Governo per non allarmare i settori maggiormente ancorati al passato. Le scelte che opererà saranno piuttosto strategiche per ideologia, ma anche per quanto riguarda il curriculum e l’elevata professionalità degli esponenti del nuovo Governo.

Il Vicepresidente sarà Alfonso Osorio383. Lo stesso verrà accolto in modo piuttoso freddo dalla Stampa.

Essa mantiene posizioni scettiche circa la nuova squadra di Governo, considerata priva di membri in grado di portare avanti il cambiamento in quanto ad appoggio sociale. Il País, in un articolo con la firma di De la Cierva, sottolinea la forte continuità con il passato:

“la inauguración del primer Gobierno del nuevo régimen y en lugar de eso nos hemos topado con un error, un inmenso error. Esto es un gobierno de Franco, porque aparenta una fachada diferente del contenido”.384

L’unico vero appoggio alla nuova squadra arriva dal Re, che il 9 luglio presiede il primo Consiglio dei Ministri pronunciando un discorso pieno di esortazioni alla fiducia verso il cambiamento.

Nella stessa occasione segnaliamo un’altra presa di posizione del sovrano, che dichiara pubblicamente di rinunciare al suo potere esclusivo relativo alla nomina dei vescovi spagnoli, riconsegnando nelle mani della Chiesa un potere ormai antico, del quale era stata privata dal Regime precedente.

La tappa successiva sarà la riforma del Codice Penale, che per il suo stetto legamen con il passato, come abbiamo detto in precedenza, non consente fino a quel momento il vero cambiamento.

Ma anche in questo caso non mancheranno aspetti oscuri. Il 14 luglio verrà respinta la mozione circa la possibilità di legalizzare il Partito Comunista:

383 Il suo profilo per molti aspetti appare simile a quello di Fraga. Si caratterizza per essere sempre il primo in qualsiasi

concorso pubblico o selezione alle quali partecipa. Entra all’accademia militare, superando brillantemente la selezione e si aggiudica il primo posto anche al concorso per l’Avvocatura dello Stato. Ricopre successivamente incarichi elettivi, come quello di procurador, nonché per nomina, in quanto membro del Consiglio del Regno. Ricopre l’incarico di Ministro della Presidenza nel secondo Governo di Arias e Vicepresidente con Suárez. Il suo ruolo di confidente e uomo di fiducia del Presidente permarrà tale durante l’intera Transizione, salvo abbandonare le posizioni del Governo nel 1979. (Rif. Alfonso Osorio, Trayectoria de un Ministro de la Corona, Ed. GeoPlaneta, Barcellona, 1980).

“Don Juan Carlos se preocupa de la declaración programática del Gobierno, sabe que la prensa, la clase política y el pueblo en general están expectantes; por ello, aconseja que en dicha declaración se haga referencia a la soberanía nacional, a la convivencia y a la reconciliación”.385

Suárez sa muoversi in modo deciso e strategico, sempre attento alla reazione della Stampa, poiché consapevole dell’influenza di questo “quarto potere” sull’opinione pubblica. Proprio per questo motivo, prende contatto con una delegazione di giornalisti che nella fase finale del Franchismo si erano caratterizzati per la loro dura critica al Regime e decisero di formare il Club Blanco White.386 L’incontro avviene durante un pranzo ufficiale, solo una settimana dopo la nomina di Suárez, nel quale il Capo del Governo espone le proprie idee circa la riforma che si sarebbe conclusa con l’approvazione della Costituzione. La reazione dei presenti appare piuttosto tiepida poiché conoscono poco della figura di Suárez ed i pochi elementi nelle loro mani lo ricollegano in modo ineluttabile al Franchismo. Di fronte a tale scetticismo, il Capo del Governo dà un nuovo appuntamento, all’anno successivo, nello stesso ristorante, con il fine di tirare le somme circa quanto sarebbe accaduto in quei 365 giorni e così accadrà, accolto con caloroso ottimismo e con un omaggio particolare, ovvero un fumetto di Capitán Trueno: “Era lo que mejor resumía esa nueva etapa de osadía y decisión que puso en práctica su presidencia ante la incredulidad de todos”.387

Pertanto, possiamo affermare senza dubbio che il tempo darà ragione a Suárez, che solo pochi giorni dopo il suo insediamento, dimostrerà di prestare particolare interesse anche nei confronti della voce del popolo. Quest’ultimo scende lungo tutte le strade della nazione per richiedere nuovamente l’amnistia.

Il 30 giugno il Consiglio dei Ministri approverà finalmente il decreto di scarcerazione per una quantità consistente di condannati per reati legati alla politica, all’opinione contraria al precedente Regime, per attentati alla vita delle persone o alla loro integrità fisica.

Il Governo non ha quindi deluso le aspettative del popolo, anche se restano ancora estromessi dal “perdono” i terroristi del País Vasco.

I contatti con l’opposizione riprendono, proprio attraverso la Stampa, che si ripropone la volontà, o meglio la necessità, di instaurare un dialogo necessario per la democrazia:

385

Carmen Castro Torres, Op. Cit., p. 228.

386

Il nome deriva da José María Blanco Crespo, conosciuto come Blanco-White viste le origini irlandesi del padre, che fuggito dalla nazione a causa del suo credo cattolico (perseguitato dai protestanti), decide di cambiare il suo cognome da White a Blanco per far perdere definitivamente le tracce. Nasce nella seconda metà del XVIII secolo e si caratterizza per la sua professione di giornalista impegnato a favore della causa repubblicana. Il gruppo di giornalisti, pertanto, prenderà il nome da questo autorevole personaggio del passato.

“Ya se ha concedido la amnistía, no hay que detenerse, se ha perdido demasiado tiempo desde la muerte de Franco y se ha negociado largamente con las fuerzas antidemocráticas, que han demostrado que no piensan facilitar los cambios que el país necesita. Urge dar el siguiente paso, que no es otro que el inicio de negociaciones con la oposición sobre el cuándo, el qué y el cómo de la reforma.”388

In questo contesto, Suárez appare molto attento anche al dialogo con l’opposizione di sinistra. Il suo interesse è incentrato sulla sua mission di convincimento relativamente, non solo ai buoni propositi, ma anche per la predisposizione di un piano reale ed attuabile verso la vera democrazia. Il Partito Comunista, d’altro canto, sembra continuare lungo una via parallela, ma completamente separata da quella del Governo. A Roma viene creato un Comité internazionale con il fine di lavorare alla legalizzazione dello stesso. Suárez prende contatto con Carrillo tramite un’intermediazione. Il fine è quello di conoscere il punto di vista del leader comunista circa la monarchia. L’esponente del partito di sinistra dava per scontata l’evoluzione del regime verso una monarchia già da alcuni anni. Lo stesso dichiarerà che l’importante non è che Stato ci troveremo di fronte, bensì il raggiungimento di una democrazia piena, che passerà anche attraverso la legalizzazione del Partito Comunista in Spagna.

Suárez, in ogni caso, non trascura nemmeno il dialogo con il PSOE di Felipe González ed il 10 agosto si incontra con lo stesso per ottenerne l’appoggio, essendo un partito di sinistra moderata appoggiato dall’Internazionale Socialista. Il problema è rappresentato dal fatto che González sia più propenso alla celebrazione di un referendum piuttosto che all’accettazione incondizionata di una monarchia imposta.

La terza mediazione verrà poi condotta con le forze legate al passato ed al Franchismo, anch’esse ormai considerate come una vera e propria opposizione al nuovo Governo. Il fine è quello di convincere ciò che resta del búnker circa la necessità di procedere ad una serie di riforme per prendere in considerazione quanto venga proposto dal popolo e quindi il punto di vista della gente. In questo modo riuscirebbe a tranquillizzarli affermando che i cambiamenti verranno realizzati con una certa prudenza.

Una volta presi i necessari contatti con tutte le principali forze politiche, è giunto ora il momento di mettere in atto il primo progetto, ovvero la Legge per la Riforma Politica. Si dovrà arrivare ad un passaggio definitivo dalla vigente legalità franchista alla nuova legalità democratica. I problemi non tardano ad arrivare e giungono direttamente dall’interno del Consiglio dei Ministri. Il Vicepresidente della Difesa, il tenente generale De Santiago, si dichiara preoccupato per

l’evoluzione della politica spagnola e ritiene opportuno informare le alte cariche del mondo militare.

Dopo un’attenta riflessione da parte della squadra di Governo, si decide di prendere contatto anche con l’ambiente dell’Esercito e la riunione si terrà l’8 settembre del 1976. L’esito appare del tutto positivo. La reazione dei generali è buona e ringraziano l’Amministrazione per la particolare attenzione, nonché per i chiarimenti forniti.

Un altro colpo pertanto viene messo a segno da Suárez, che in pochi mesi ottiene l’appoggio della Chiesa e dell’Esercito, l’attenzione del PSOE e dopo moltissimi anni instaura i primi dialoghi con il Partito Comunista spagnolo. Nonostante le rassicurazioni, il Vicepresidente De Santiago decide di rassegnare le dimissioni pochi giorni prima della legalizzazione dei sindacati. Ciò genera un primo scontro tra Suárez ed i maggiori esponenti delle forze armate. Anche questa carta verrà giocata strategicamente dal Capo del Governo, che coglierà l’occasione per ipotizzare un rinnovamento dell’immagine dell’Esercito, non più ancorato al passato ed alla fedeltà a Franco, bensì visto come una struttura moderna, organizzata e formata da tecnici. Per l’occasione Suárez godrà nuovamente dell’appoggio della carta stampata.

Due gioni dopo le dimissioni di De Santiago, viene approvata la Ley para la Reforma Política nel Consiglio dei Ministri. Suárez appare sul canale della televisione pubblica proponendo un’appassionata analisi della stessa.389

I principali quotidiani dell’epoca appoggiano il cambiamento e sollecitano la stessa opposizione alla collaborazione. Soltanto El País si dimostra piuttosto scettico ed afferma nelle sue pagine che la dichiarazione di intenti del Presidente appare sì interessante, ma alla stessa deve essere dato un seguito pratico, manifestando di conseguenta dubbi sulla figura e validità di Suárez. Va detto, infatti, che l’approvazione del progetto di legge durante il Consiglio dei Ministri è solo la prima tappa che condurrà alla promulgazione della legge. Il secondo passo è determinato dalla trasmissione dell’incartamento al Consiglio Nazionale del Movimento (una reminescenza dei tempi passati del Franchismo), il quale darà un parere non vincolante. Nel caso specifico si propongono alcune modifiche al preambolo e qualche deroga. Cambio 16, Diario 16 e Ya criticano questi filtri di chiarissimo stampo franchista.

Il progetto, successivamente, passa alle Cortes spagnole con procedimento d’urgenza. In questo modo si evita il transito della proposta per la commissione delle Leggi Fondamentali, altra reminescenza franchisa, ancorata al búnker. Il progetto sarà presentato in Parlamento da Miguel Primo de Rivera il 16 novembre e, difeso con tenacia da Suárez, verrà definitivamente votato due giorni dopo. Il responso è netto: 425 voti a favore, 59 voti negativi e 13 astenuti. Gli assenti

389

Adolfo Suárez, La reforma política: mensaje del Presidente del Gobierno, Don Adolfo Suárez González, dirigido al

pueblo español a través de Radiotelevisión el día 10 de septiembre de 1976 y Texto del Proyecto de Ley de Reforma Política, Ediciones del Movimiento, Madrid, 1976, pp 1-25.

risultano essere 34. L’opposizione reagisce con entusiasmo. Manca solo una tappa per realizzare la democrazia, ovvero il referendum del 15 dicembre.

Nel frattempo, il dialogo con l’opposizione continua e si definiscono le modalità di partecipazione della stessa alle future elezioni.

Risulta necessario concedere il giusto spazio alla stessa, consentendo, ad esempio, la possibilità di manifestare in modo legale. Il giorno 11 settembre il Governo permetterà la celebrazione della Diada, ovvero il giorno nazionale della Catalogna. Dal palco della manifestazione vengono proposti discorsi dal carattere piuttosto moderato ed aperto alla possibilità di eventuali collaborazioni. Solo un mese dopo, alcuni ex-ministri di Franco, con a capo Fraga, decidono di creare un nuovo partito: Alianza Popular. Il fine è quello di proporre un’opzione elettorale per i cittadini vicini al passato, ma in un’ottica assolutamente moderata.

L’accoglienza da parte della Stampa è assolutamente critica e negativa. El País taccia il nuovo movimento come un partito neofascista.

Il 12 novembre viene invece convocato uno sciopero generale. Il fine è quello di comprendere, sia da parte del Governo che dell’opposizione, analizzando la risposta popolare, quale sia il reale appoggio al primo o alla seconda. In questo contesto, Santiago Carrillo continua la sua lotta, spesso mediatica, con il fine di legalizzare il Partito Comunista. Già da alcuni mesi vive clandestinamente nella capitale, ma il 16 novembre del 1976 decide di procedere a passo d’uomo per le strade di Madrid, in modo che i fotografi possano immortalare la sua presenza. Fino a quel momento il leader comunista si era mantenuto in disparte, su consiglio del Governo, per non scatenare le proteste del settore ultra spagnolo, ancora cristallizzato nelle sue idee totalitarie. Un ulteriore nuovo partito irrompe sulla scena politica spagnola durante l’autunno del 1976. Si tratta del Partito Popolare; esso è caratterizzato da liberali, democristiani, esponenti del centro, moderati ed a favore della legalizzazione del Partito Comunista. Fra i suoi militanti principali possiamo citare ad esempio Pío Cabanillas, del quale abbiamo già parlato a lungo nelle pagine antecedenti. Gli obiettivi del nuovo movimento sono la democrazia, il riconoscimento dei diritti politici, umani e civili.

Ormai si sta avvicinando il giorno del referendum, che come detto in precedenza, rappresenta l’ultima tappa dell’iter della Ley para la Reforma Política. L’impegno del Governo è massimo, incitando alla partecipazione popolare. Un’eventuale vittora costituirebbe la legittimazione assoluta di Suárez. L’opposizione, d’altro canto, proprio per evitare una netta affermazione di Suárez, inviterà all’astensionismo.

In ogni caso, il 15 dicembre del 1976 si tengono le elezioni. La partecipazione raggiunge quasi l’80% ed il risultato è assolutamente schiacciante: il 94,8% degli elettori approva la legge.

Solo alcuni giorni prima, però, si era verificato un atto di estrema gravità. Il movimento terrorista del GRAPO, del quale si è già parlato, sequestra il Presidente del Consiglio di Stato, Antonio María de Oriol y Urquijo. Il fine è chiaramente quello di destabilizzare l’opinione pubblica e contrastare il successo del referendum. Il giorno stesso delle consultazioni del popolo, viene inviato un ultimatum al Governo affinchè si proceda alla liberazione di quindici prigionieri per reati legati al terrorismo. La reazione è dura e ferma; Martín Villa, Ministro de Gobernación, appare in televisione informando l’opinione pubblica che non sarebbe stata tollerata nessuna azione violenta nei confronti del Presidente Oriol. La reazione del GRAPO appare simile a una sorta di mediazione: si decide di risparmiare la vita al sequestrato in cambio di una amnistia. La decisione appare piuttosto delicata, soprattutto se pensiamo che il Governo risulta essere più forte e deciso che mai. Il 23 dicembre infatti si procede all’arresto di Santiago Carrillo a Madrid, clandestino in città. Lo stesso verrà liberato una settimana dopo, in seguito al pagamento di una cauzione.

Così si conclude il 1976, un anno pieno di importanti novità in ambito politico, ma anche di piccoli passi indietro. In ogni caso, una nuova epoca si sta aprendo ed è piena di speranza. La rivista Cambio 16 in un articolo informa che ormai il popolo ha preso la sua decisione e vuole governarsi. Allo stesso modo, l’opposizione dichiara di voler negoziare con il Governo. Il Franchismo rappresenta ormai il passato ed è un’epoca assolutamente conclusa.