Misure II Pilastro della PAC (2007-2013)
SUOLO COMPATTATO DA UN PASSAGGIO
2.2.4 Le lavorazioni e le pratiche colturali per un’agricoltura sostenibile
Le finalità di una corretta gestione del suolo sono essenzialmente le seguenti:
- controllare gli effetti competitivi della vegetazione spontanea. Se lasciato incolto, il suolo verrebbe colonizzato più o meno rapidamente dalla flora avventizia, con conseguente competizione per l’acqua, i nutrienti e, secon- do la coltura, anche per la luce;
del suolo ottenute tramite i lavori preparatori. Tutto il volume di suolo po- tenzialmente interessato dall’attività radicale dovrebbe essere mantenuto nelle migliori condizioni di fertilità. Un adeguato contenuto di sostanza or- ganica negli orizzonti superficiali e una macroporosità in grado di garanti- re il drenaggio interno lungo tutto il profilo utile del suolo, sono senza dub- bio le condizioni più importanti da assicurare. Le lavorazioni preparatorie del terreno, realizzate prima dell’impianto, dovrebbero porre le premesse per realizzare questi obiettivi. La gestione del suolo deve assicurarne la continuità, ed eventualmente correggerne i difetti;
- proteggere il suolo dal calpestamento dei mezzi meccanici, dall’azione battente della pioggia, ostacolando così la formazione di strati compatti e di croste superficiali che limitano la velocità d’infiltrazione ed espongono maggiormente il suolo a rischi di ristagno o erosione idrica;
- prevenire e controllare quindi l’erosione superficiale del suolo e tutte le problematiche ad essa connesse (perdita di suolo, di nutrienti, interrimen- to di corpi idrici, inquinamento);
- mantenere o aumentare la dotazione di sostanza organica del suolo.
Non Lavorazione e Lavorazioni minime - La non lavorazione (zero tillage o no-tillage) consiste, per le colture erbacee, nella semina diretta (semina su sodo) senza alcuna preparazione del letto di semina, mentre per le colture arboree con- siste nella completa assenza di pratiche colturali riguardanti il terreno.
La lavorazione minima (minimum tillage) consiste invece nella lavorazione superficiale del terreno (5-10 cm) effettuata mediante erpici a dischi.
Esperimenti a lungo termine in differenti tipi di suoli, rappresentativi dei più tipici ambienti podologici italiani, hanno dimostrato che i sistemi di lavorazio- ne del terreno alternativi alle tradizionali arature profonde, quali la lavorazione minima, la discissura, ecc., migliorano il sistema dei pori aumentando i pori della riserva idrica e i pori di trasmissione, cioè quei pori allungati e continui che con- sentono i movimenti dell’acqua e la crescita delle radici (Fig. 2.16) (Pagliai et al., 1998). La risultante struttura del suolo appare più aperta e più omogenea lun- go il profilo, permettendo così una migliore circolazione dell’acqua (Fig. 2.17). Le continue lavorazioni profonde causano, inoltre, la diminuzione del contenuto di sostanza organica (Pagliai e Vignozzi, 1998) alla quale è sempre associata la dimi- nuzione della stabilità degli aggregati, la cui conseguenza è la formazione di cro- ste superficiali con aumento del ruscellamento e quindi dei rischi erosivi (Pagliai et al., 2004).
Discissura - La discissura rappresenta una pratica “alternativa” alle arature convenzionali e, non causando il rivoltamento del terreno, ha un minore impatto sull’ambiente suolo e previene fenomeni di degradazione strutturale.
Con questo termine, o con altri, come scarificatura, ripuntatura, ecc., si in- tende un insieme di lavori, preparatori o di coltivazione, aventi in comune la carat- teristica di ricorrere a strumenti discissori capaci di rompere l’apparente continu- ità del terreno non lavorato provocandone uno sgretolamento più o meno spinto senza alterare sostanzialmente la stratificazione degli orizzonti pedologici. Non si ha dunque né rovesciamento della fetta, come nell’aratura, né rimescolamento accentuato. Il grosso vantaggio di questo tipo di lavorazione, da un punto di vista agronomico e ambientale, è che la porosità del terreno è distribuita uniforme- mente lungo il profilo (Fig. 2.16) consentendo una migliore circolazione dell’acqua (Fig. 2.17) e, soprattutto, non si forma la suola d’aratura al limite inferiore del- la lavorazione consentendo così un ottimale drenaggio dell’acqua. Inoltre, il non rovesciamento del terreno, come avviene nell’aratura convenzionale, diminuisce l’aereazione, rallentando, quindi, i processi di mineralizzazione della sostanza organica. Fig. 2.16 0-10 10-20 20-30 30-40 40-50 50-60 Profondità (cm) Porosità (%) 0 5 10 15 20 25 LM R LC c c c c c c b b b c c b c a b c b b
Effetto di differenti sistemi di lavorazione del terreno sulla distribuzione della porosità lungo il profilo, espressa come percentuale dell’area totale occupata su sezione sottile dai pori maggiori di 50 m (LM, lavorazione minima; R, discissu- ra; LC, aratura profonda convenzionale). I valori seguiti da lettere uguali non differiscono significativamente (p≤0,05) secondo il Multiple Range Test di Duncan.
circa la gestione del suolo investito a vigneto, visto l’espansione di questa coltura sempre più indirizzata verso una produzione di alta qualità ma anche verso la “pro- duzione di paesaggio”, basti pensare proprio alle caratteristiche paesaggistiche delle più prestigiose aree viticole italiane. Proprio per conservare e quindi preve- nire la degradazione di detto paesaggio e contenere, in primo luogo, i processi di erosione, sono state introdotte pratiche alternative alle tradizionali lavorazioni del terreno, quali l’inerbimento che, in molti casi, si è rivelato importante anche per migliorare la qualità del prodotto.
Fig. 2.17
Esperimenti condotti nell’area del Chianti su un suolo franco limoso argil- loso investito a vigneto con una disposizione dei filari lungo la massima pendenza sono stati valutati gli effetti di diverse modalità di gestione del vigneto: – 1) lavo- razione convenzionale (LC), 2) inerbimento spontaneo (IS), inerbimento controlla- to con 3) Trifolium subterraneum (TR), con 4) Festuca rubra + Lolium perenne (FL) e con 5) Bromus catarticum (BR) – sulle qualità fisiche del suolo legate ai rischi di erosione ed alla protezione dell’ambiente (Pellegrini et al., 2000; Vignozzi et al., 2001). I risultati hanno evidenziato che i valori di porosità erano sempre signifi- cativamente più alti nei suoli inerbiti rispetto a quelli lavorati in maniera conven- zionale (Fig. 2.18). Tale aumento di porosità era dovuto ai pori di tipo allungato nelle classi comprese fra 50 e 500 μm (Fig. 2.19), cioè proprio di quei pori detti di “trasmissione” che, secondo Greenland (1977) ed altri autori (Pagliai e De Nobili,
1993), sono i più importanti per i flussi idrici e lo sviluppo degli apparati radicali. L’aumento di questi pori origina una struttura poliedrica subangolare distribuita omogeneamente lungo il profilo in cui i pori stessi mostrano un’ottima continuità in senso verticale garantendo l’infiltrazione dell’acqua (Fig. 2.20).
Fig. 2.18 - Suolo franco limoso argilloso
Porosità (%) Trattamenti 25 20 15 10 5 0 LC IS TR FL BR a b b b b
Effetto di differenti sistemi di gestione di un suolo franco limoso argilloso sulla porosità nello strato superficiale, espressa come percentuale dell’area totale occupata su sezione sottile dai pori maggiori di 50 m (LC, aratura conven- zionale; IS, inerbimento spontaneo; TR, inerbimento controllato Trifolium subterraneum; FL, inerbimento con Festuca rubra + Lolium perenne; BR, inerbimento con Bromus catarticum). I valori seguiti da lettere uguali non differiscono significativamente (p≤0,05) secondo il Multiple Range Test di Duncan.
Le lavorazioni del terreno e le politiche per la conservazione del suolo - Che gli aspetti della degradazione del suolo abbiano assunto contorni preoccupanti è dimostrato dall’attenzione della Commissione europea, che ha di recente elabo- rato una serie di documenti in vista della formulazione di una politica europea al riguardo, la cosiddetta Strategia tematica per la protezione del suolo (European Commission, 2002, 2006), che si propone i seguenti obiettivi:
- prevenire l’erosione del suolo;
- prevenire il compattamento del suolo; - prevenire la contaminazione del suolo;
- incrementare i livelli di sostanza organica nel suolo;
- proteggere la struttura del suolo mediante misure adeguate; - ridurre le emissioni di gas serra.
Fig. 2.19 Porosità (%) Classi dimensionali (µm) Allungati Irregolari Regolari 5 4 3 2 1 0 LAVORAZIONE CONVENZIONALE 50-100 100-200 200-300 300-400 400-500 500-1000 >1000 Porosità (%) Classi dimensionali (µm) Allungati Irregolari Regolari 5 4 3 2 1 0 INERBIMENTO SPONTANEO 50-100 100-200 200-300 300-400 400-500 500-1000 >1000
Distribuzione dimensionale dei pori, secondo il diametro equivalente per i pori regolari e irregolari, o la larghezza per i pori allungati, nello strato superficiale (0-10 cm) di un suolo franco limoso argilloso investito a vigneto.
Fig. 2.20
Macrofotografie di sezioni sottili verticalmente orientate, preparate da campioni indisturbati prelevati nello strato superficiale (0-5 cm) di un suolo a tessitura franco limoso argillosa investito a vigneto interessato da aratura conven- zionale (sinistra) e da inerbimento spontaneo (destra). Una struttura poliedrica sub-angolare è presente nel suolo inerbito, mentre una struttura più compatta è presente nel suolo arato, dove è evidente una struttura lamellare indice di compattamento. I pori appaiono bianchi; il lato minore misura 3 cm nella realtà.
Gli obiettivi di tali documenti sono stati recepiti dal settore agricolo; il 26 giugno del 2003 il Consiglio dei Ministri dell’agricoltura dell’Unione europea (UE) ha approvato una radicale riforma della PAC, destinata a rivoluzionare le modalità di sostegno all’intero settore da parte dell’UE per i prossimi anni. Tra le scelte che dovevano essere effettuate, l’applicazione della “condizionalità” rappresenta- va senz’altro uno dei segnali politici più importanti, in quanto il sostegno al settore agricolo avviene solo a condizione che questo si dimostri attento alle tematiche ambientali e all’esigenza di difendere il territorio. L’agricoltura tradizionale e in- tensiva sta quindi lasciando il posto ad un’agricoltura multifunzionale, il cui scopo primario non è più la quantità, ma, semmai, la qualità dei prodotti in un contesto non solo di protezione dell’ambiente ma di valorizzazione dell’ambiente stesso: “agricoltura che produce paesaggio”.
La condizionalità rappresenta, infatti, una delle principali novità introdotte a seguito della riforma della PAC (MiPAAF, 2005). Dal 1° gennaio 2005 tutti gli agri- coltori che intendono beneficiare dei finanziamenti messi a disposizione dall’Unio- ne europea attraverso la stessa PAC, sono tenuti ad assicurare il rispetto di una serie di impegni di corretta gestione agronomica dei terreni, salvaguardia dell’am- biente, salute pubblica e benessere degli animali. La non conformità a tali impegni
comporta l’attivazione di un meccanismo di riduzione dell’insieme dei pagamenti diretti a cui ciascun agricoltore avrebbe diritto.
Gli impegni cui ogni agricoltore deve fare riferimento sono suddivisi in due grandi categorie:
- criteri di gestione obbligatori (CGO), ovvero disposizioni di legge, “Atti”, già in vigore e derivanti dall’applicazione nazionale di corrispondenti disposi- zioni comunitarie;
- buone Condizioni Agronomiche ed Ambientali (BCAA), successivamente indicate con “Norme”, stabilite a livello nazionale per garantire il raggiun- gimento di quattro obiettivi prioritari fissati dall’Unione Europea quali: 1. proteggere il suolo mediante misure idonee;
2. mantenere i livelli di sostanza organica mediante opportune pratiche; 3. proteggere la struttura del suolo mediante misure adeguate;
4. assicurare un livello minimo di mantenimento dell’ecosistema ed evita- re il deterioramento degli habitat.
Considerazioni conclusive - E’ fondamentale quindi la completa conoscenza della risorsa suolo, così come è fondamentale disporre di banche dati aggiornate dei vari tipi di suolo al fine di pianificarne una corretta gestione e un utilizzo secon- do la specifica vocazione.
Un’efficace protezione dell’ambiente e delle risorse naturali si attua solo attraverso una corretta gestione del suolo.
Per questo è assolutamente necessario educare l’opinione pubblica alle problematiche della conservazione del suolo e persuadere gli agricoltori ad adot- tare quelle pratiche agricole idonee a prevenire la degradazione del suolo, fra cui il compattamento dovuto al traffico delle macchine agricole e all'intensificazione delle pratiche agricole.
Esperimenti condotti sull'argomento hanno evidenziato che il compatta- mento del suolo provocato dal traffico delle macchine agricole causa una forte riduzione della porosità riducendo così l'infiltrazione dell'acqua e la crescita delle radici.
Si ribadisce ancora che in Italia il compattamento dovuto alla suola d’aratu- ra è pericolosamente sottovalutato nonostante sia ampiamente diffuso ove si pra- tica un’agricoltura intensiva con coltivazioni di monocolture soggette a continue lavorazioni convenzionali. Tale strato compatto al limite inferiore della lavorazione ha praticamente sconvolto le proprietà ideologiche del suolo con le conseguenti alluvioni in pianura e smottamenti nelle zone collinari in seguito a piogge inten-
se concentrate in un breve periodo, sempre più frequenti quale conseguenza dei cambiamenti climatici in atto.
I risultati dei ricercatori possono contribuire a realizzare linee guide adat- te per specifiche tipologie di suolo per sviluppare un’agricoltura compatibile con la protezione dell’ambiente e per aumentare il numero di agricoltori più illumi- nati nei confronti delle problematiche ambientali. Le nuove forme di agricoltura quali l’agricoltura sostenibile, l’agricoltura biologica, l’agricoltura biodinamica e comunque tutte quelle forme che prevedono la riduzione degli input chimici ed energetici richiedono le migliori qualità del suolo e quindi necessitano di una pre- venzione della degradazione del suolo stesso. Queste esperienze possono fornire utili contributi anche per lo sviluppo dei nuovi regolamenti della PAC.