senti, come articoli queste due capacità?
O: Prima c’è quello che sento. In realtà viviamo sulle emozioni. Però poi mi fermo e cerco di ragionare ricordandomi che ogni mia azione ha comunque una conseguenza. Ogni intervento che noi facciamo, anche stare se vuoi... nel silenzio. Cerco di ricordarmi qual è il suo progetto di vita e quali sono gli obiettivi per la persona. Lì allora parliamo meno di emozioni, se vuoi di coinvolgimento. Ti devi staccare un attimo e dire “il mio intervento dev’essere mirato, perché so dove sto andando.” Quindi delle volte ti lasci guidare dalle sensazioni, in tante piccole cose della quotidianità. Ci sono invece degli interventi dove hai bisogno un po’ di razionalità e sapere cosa stai dicendo e perché lo stai dicendo. Non va bene ogni parola per tutti, …
I: La progettualità...?
O: Ecco, il progettarsi. Quando vuoi accompagnare una persona che si sta progettando in un qualcosa, gli interventi che fai mirano a quello. Forse quello che manca un po’ qui è il condividere un po’ di più gli interventi fatti.
I: Cosa significa per te prendersi cura dei propri sentimenti?
O: Innanzitutto accettare i sentimenti che arrivano e riuscire a dare un significato a certe nostre risposte a degli interventi. Spesso non ci mettiamo abbastanza in discussione. Il non sentirsi mai arrivati a tetto nella conoscenza di sé. Nella conoscenza di sé si può sempre continuare e questo per me vuol dire prendersi cura di sé e dei propri sentimenti e darsi anche la possibilità di cambiare…
I: Ti è già successo di non riuscire ad accettare quello che sentivi? Per esempio un sentimento giudicato “sbagliato”, come un affetto eccessivo, … Di pensare: no io questo non lo voglio sentire.
O: Sì, rispetto magari a un pregiudizio. Con una persona con la quale avevo delle difficoltà e mi accorgevo che il mio modo di agire, ma era il mio, era un mio pregiudizio, un mio pensare verso questa persona. Il mio agire però era influenzato dal mio sentimento.
I: Il fatto che il tuo agire fosse influenzato dal tuo sentimento come ti faceva sentire?
O: Non volevo. Infatti ho cercato più volte di trovare altre occasioni per entrare in relazione e cercare di avere un’immagine diversa. Perché io in realtà non avevo ancora una conoscenza e un’immagine di questa persona. Quindi mi faceva male il fatto che magari prestavo meno attenzioni, non alle sue richieste, ma gli dedicavo meno tempo. Questo comunque già naturalmente lo facciamo da qualche parte, perché ci avviciniamo più o meno ad altri. Questo per me è stato comunque un ostacolo perché per me, perché non ero più spontanea. Sapendo che dovevo andare un po’ contro questa cosa che sentivo, automaticamente pensavo a tutto quello che dovevo dire, a quali erano i miei atteggiamenti che potevano trasmettere una chiusura. Non riuscivo ad essere spontanea perché questo era più forte la cosa del mio desiderio. Questo rispetto a una repulsione. Al contrario invece… ecco io sono una che si coinvolge abbastanza, molto. Tanto è vero che faccio fatica a staccarmi dalle relazioni e cerco di mantenerle anche se non lavoro più lì. Questo è un mio difetto… o pregio, non lo so. Questo in certi casi può giocare a favore o meno.
I: Va bene, è molto interessante! Grazie per il tuo contributo. O: È stato un piacere!
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8.6 Traccia per le interviste
1. Dati
Età, sesso, studi frequentati ed esperienze professionali precedenti: Anni di esperienza nel sociale, nel settore della psichiatria e in V.O.
2. Temi che vorrei toccare nella discussione tematica
Cosa pensi del coinvolgimento emotivo nella relazione educativa con gli ospiti di Villa Ortensia? Rispetto ai contesti delle tue esperienze lavorative precedenti, a livello emotivo, hai trovato delle particolarità qui?
Cosa pensi del contrasto tra ragione e sentimento?
Nel tuo lavoro con gli ospiti, hai l’impressione di farti guidare più della ragione o dal
sentimento? In che misura? In che modo articoli queste due modalità? Cosa ti spinge a fare così? Sei cambiato/a negli anni?
Cosa significa per te prendersi cura dei propri sentimenti? Come si può fare per sviluppare questa competenza?
I sentimenti sono ostacoli o risorse per la relazione educativa? In quali casi? A quali condizioni?
Come fare quando ostacolano la relazione? Quali sono i rischi in questi casi?
Hai vissuto una situazione in cui i tuoi sentimenti ti hanno messo in difficoltà? Vuoi raccontarmelo?
Come ti ha fatto sentire?
Come hai fatto a renderti conto di essere troppo coinvolto? Come l’hai risolta?
Qual è stata la cosa più difficile? Chi/cosa ti ha aiutato?
Come si fa ad accorgersi di essere troppo o troppo poco coinvolti? Ci sono dei segnali? Cosa pensi possa servire per riuscire a rendere utili le emozioni nel lavoro educativo? Come fai per acquisire consapevolezza in merito ciò che provi nella relazione con l’ospite? Ti è già capitato di avere paura di smarrirti nei tuoi sentimenti?
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8.7 Analisi delle interviste
Raccolta di informazioni inerenti alle parti corrispondenti del capitolo 4. Dissertazione.
4.1 Ragione ed emozione
Le opinioni degli operatori in merito all’antinomia ragione – sentimento e al tema del coinvolgimento emotivo nel lavoro in Villa Ortensia.
Intervista 1
Possibilità di crescere: (Le emozioni) “Ti permettono di comprendere delle cose nuove e di migliorarti. Penso che sia inevitabile, e penso che sia anche bello in fondo.”
Equilibrio ragione- sentimento: Diciamo che in fondo il grosso fa parte della ragione. […] Tante volte sono poi le emozioni che tu senti che ti guidano nelle situazioni, perché in fondo non è che c’è un protocollo, una guida che ti dice cosa fare in una data situazione. […] È una ricerca di equilibrio.
Intervista 2
Se manca l’affetto in una vita, ti uccide, questo è molto importante.
Influenza culturale nel determinare il “giusto equilibrio” tra ragione e sentimento e dosare il coinvolgimento emotivo.
Anche abbracciare una persona può essere un gesto professionale […] è anche questione di cultura.
È un equilibrio che si cerca caso per caso.
Importanza del sentire: Va bene essere intellettuale, ma per me non è la cosa più importante è più nel sentire le cose al momento, così.
Intervista 3
Coinvolgimento emotivo indispensabile: Sarebbe impossibile istaurare una relazione senza metterci quel lato affettivo.
Il mio ruolo è quello di essere educatrice e quindi ci deve essere una progettualità dietro. Ciò nonostante, il livello affettivo è sempre presente.
Importanza del sentire: Ci sono dei momenti dove prevale l’affettivo rispetto alla ragione.
Intervista 4
Un’emotività abbastanza bilanciata che forse, dal mio punto di vista e direi anche fortunatamente, tende di più all’essere presente piuttosto che assente; tende più alla ricchezza piuttosto che all’aridità. Credo che questo non sia un problema in Villa Ortensia, ma che sia tendenzialmente una risorsa, ritengo sia presente nella maggior parte dei casi la cosiddetta “giusta presenza”, piuttosto che la “giusta distanza” a livello emotivo.
(Ragione-sentimento) se lo viviamo come un contrasto, come una dicotomia, questo può diventare un limite piuttosto che una risorsa.
Nel lavoro educativo sono fondamentali entrambi gli elementi […] come anche altri aspetti […] quali la creatività, il senso dell’organizzazione, la visione globale, piuttosto che alcune capacità più tecniche. […]
Coesistenza di ragione- sentimento: È fondamentale anche sentire il contatto con (la dimensione emotiva/affettiva) quando si pensa e si riflette in maniera più razionale,