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Metodologia del Servizio Sociale Ospedaliero e strumenti professional

2.4 Il lavoro di rete

L’ottica trifocale del Servizio Sociale, suggerisce di considerare e coinvolgere sinergicamente le tre dimensioni del lavoro professionale, cioè il processo di aiuto all’utenza, lo sviluppo delle risorse della comunità, l’organizzazione delle risorse del proprio servizio.

L’orientamento alla creazione, promozione, sostegno e integrazione delle reti sociali per la soluzione dei problemi, trova riconoscimento nei modelli per la dimensione comunitaria del lavoro sociale.

I concetti di fondo riguardano la costruzione condivisa sia dei problemi da affrontare, sia degli interventi da realizzare, con modalità operative partecipate e fondate sulla concertazione e sul dialogo, per promuovere l’autodeterminazione e la responsabilità verso esperienze di solidarietà e condivisione a livello comunitario (Dal Pra Ponticelli, Pieroni, 2005).

In generale, l’insieme delle attività svolte quotidianamente dall’Assistente Sociale, non solo in ospedale, si possono considerare come un’opera di tessitura di legami sociali. In ogni ambito d’intervento, tra le funzioni prioritarie del Servizio Sociale vi è quella di individuare risorse e connetterle tra loro per il raggiungimento di un obiettivo.

La tematica di rete può essere considerata come un nodo fondamentale all’interno delle conoscenze teorico-pratiche dell’Assistente Sociale, è infatti indicata nell’art. 38 del Codice Deontologico come una delle responsabilità della professione nei confronti della società: “l’Assistente Sociale deve conoscere i soggetti attivi in campo sociale, sia privati che pubblici, e ricercarne la collaborazione per obiettivi e azioni comuni che rispondano in maniera articolata e differenziata a bisogni espressi, superando la logica della risposta assistenzialistica e contribuendo alla promozione di un sistema di rete integrato”.

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Le problematiche che il Servizio Sociale Ospedaliero affronta nascono nel territorio e trovano la loro risoluzione o comunque il loro contenimento proprio nel territorio (Caprini, Marini, 2001).

Il Servizio Sociale in ospedale ha un ruolo di collegamento e di integrazione tra l’ente ospedale e i servizi territoriali, e di “attivatore” del sistema organizzato dei servizi, il lavoro di rete costituisce quindi l’unica forma efficace di lavoro sociale in ambito ospedaliero (ibidem).

Il lavoro di rete non è ancora riconosciuto come un “modello di rete”, questo deriva dal fatto che non vi sia un collegamento coerente tra le premesse teoriche e le procedure analitico-operative che lo contraddistinguono (Salvini, 2012).

Sembra che l’Assistente Sociale si avvalga della prospettiva di rete in maniera quasi inconsapevole, intuitiva, senza una riflessione sulle teorie di rete, come la social network analysis (ibidem).

Il successo del lavoro di rete corrisponde al tentativo di risolvere alcuni problemi alla base della crisi del welfare, tra i quali l’abbassamento della spesa.

Il supporto informale, è gratuito e non stigmatizzante per la persona, d’altra parte questa strategia può essere interpretata anche come una delega del welfare

state, che non riuscendo a farsi carico di alcuni problemi, lascia che siano le

famiglie e le associazioni ad organizzarsi per trovare delle soluzioni.

Di fatto il territorio è un’area di bisogni, ma anche di risorse diffuse, a volte frammentate e sommerse, per questo necessitano di un orientamento da parte di un professionista (Ferrario, 1992).

Il lavoro sociale professionale si compone di atti di intermediazione, messe in contatto e connessioni, producendo “rapporti attraverso un rapporto” legante (ibidem).

L’idea di rete pone l’attenzione sulle relazioni, il loro mantenimento, coinvolgimento e sviluppo, si parla di rete positiva e rete vincolo, nel senso che può aiutare o danneggiare o addirittura imbrigliare l’autonomia del soggetto (ibidem).

Valorizzare le reti significa rafforzare il carattere virtuoso delle relazioni, soprattutto di quelle in grado di espandere i vantaggi della maggiore coesione relazionale, come il vicinato e le associazioni (Salvini, 2012).

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L’attenzione al concetto e alla pratica delle reti si deve anche alla tendenza negli ultimi anni, nei quadri teorici della professione, ad allontanarsi dai modelli di tipo individuale, per indirizzarsi verso approcci di carattere sistemico ed ecologico (ibidem).

I fondamenti dell’intervento di rete vanno quindi ricercati nel superamento dell’intervento tecnico-specialistico e nell’ottica ecologica, che trasferita al campo sociale inquadra i problemi individuali come eventi che hanno a che fare con il tessuto relazionale e con l’ambiente in cui viviamo, il benessere sociale delle persone è profondamente correlato alla qualità della convivenza e allo stile di vita (Ferrario, 1992).

Da qui deriva l’importanza della prevenzione - quando si interviene in prossimità della dimissione ospedaliera è veramente troppo tardi - una visione preventiva ha infatti origine da una considerazione globale della salute e dalla sua promozione attraverso interventi ambientali multidimensionali e intersettoriali, che superino la logica della specializzazione separata, la salute delle persone è maggiormente legata alla qualità dell’ambiente e a uno stile di vita adeguato, che a cure mediche avanzate (ibidem).

Nel Servizio Sociale Ospedaliero, il lavoro di rete si muove in due direzioni: la prima riguarda la conoscenza delle relazioni che già esistono intorno alla persona, se inesistente, la rete di supporto può essere costruita con l’intervento dell’Assistente Sociale; la seconda riguarda la rete dei servizi che ruotano attorno all’ospedale, sia pubblici che del privato sociale.

Le associazioni di volontariato in ospedale, in molti casi sono nate su iniziativa di familiari di pazienti affetti da una determinata patologia, e spesso si avvalgono della collaborazione di Assistenti Sociali, che hanno un ruolo importante nel fare rete soprattutto negli ospedali in cui non è previsto il Servizio Sociale Professionale.

Il contributo del terzo settore è fondamentale per coprire quei vuoti che il nostro sistema di welfare non riesce a colmare. Le attività dei volontari riguardano una serie di attività che vanno dalla clownterapia, al supporto psicosociale, interventi di umanizzazione delle cure che considerano gli aspetti psicologici e

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relazionali dell’assistenza e sono volti a rendere più sopportabile il periodo della degenza.

Sul territorio nazionale si snoda una rete di case di accoglienza per malati costretti a lunghe permanenze lontani da casa, ed è il mondo del volontariato a gestire queste strutture che permettono ai pazienti e ai familiari di soggiornare gratuitamente.

É l’operatore stesso che deve essere “in rete”, cioè ben radicato nell’area territoriale, provvisto di positive comunicazioni, per lavorare rinforzando il tessuto e offrendo il proprio aiuto professionale in connessione (Ferrario, 1992).

E’ utile che l’Assistente Sociale crei una “rete di supporto operativo” per evitare l’isolamento, se pensiamo che l’utente sia rinforzato e meno vulnerabile quando è dotato di rete, dobbiamo considerare anche la possibilità che l’operatore possa lavorare meglio se ha stabilito solide relazioni all’interno dei diversi sistemi (ibidem).

Soprattutto se all’interno dell’ospedale vi è un unico Assistente Sociale, è importante che questo coltivi la propria rete di supporto operativo, mantenendo contatti professionali con altri colleghi che lavorano in contesti simili.

L’Assistente Sociale deve cogliere le potenzialità del territorio, utilizzando le conoscenze professionali maturate al di fuori dell’ospedale, pertanto si occupa anche di coinvolgere le risorse umane e far crescere i livelli di competenza comunitaria, favorendo la presa di coscienza dell’esistenza di un problema collettivo su quel territorio.

L’azione professionale di presa in carico di una persona è inefficace se non accompagnata da un’azione sull’ambiente, è necessario rinforzare la rete e i nodi della rete, attraverso azioni consulenziali e formative, per lo sviluppo di una “comunità competente”. L’intervento sociale deve quindi connettersi con quei programmi intersettoriali e multidisciplinari (che riguardano le politiche della sicurezza, della scuola ecc…), finalizzati a sostenere la qualità della vita e delle relazioni interne alla comunità (Franzoni, Anconelli, 2014).

La rete riveste per un operatore sociale diverse valenze in quanto:

- elemento diagnostico (nel processo di conoscenza e valutazione della situazione di una persona);

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- risorsa, da conoscere, considerare, supportare durante il processo d’aiuto;

- ambito operativo, non solo destinatario di interventi ma spazio stesso in cui è possibile un’azione sociale (Ferrario, 1992).

Il confronto del lavoro professionale con l’aiuto volontario, nel tempo si trasforma in un percorso costruttivo capace di generare uno stimolo, uno scambio tra le due realtà, un processo di circolarità che può innovare le prassi in ambedue i campi, produrre nuovi flussi di informazione, migliorare il livello di conoscenza dei problemi affrontati.

Gli interventi di collegamento tra le risorse presenti sul territorio e i servizi pubblici sono articolabili in cinque gamme:

- la conoscenza e il riconoscimento: è una rilevazione dinamica poiché le reti si tramano continuamente, significa conoscenza dell’area e contatto con il territorio; - la socializzazione e lo scambio: per favorire connessioni;

- la spinta qualitativa: lo stimolo, l’attivazione di iniziative;

- l’informazione: pubblicizzazione di iniziative del servizio, diffusione di competenze relative a problematiche sociali;

- lo sviluppo di collegamenti: forme di coordinamento, convenzioni con l’ente pubblico (ibidem).

Pensiamo ai caregivers, che costituiscono una nuova categoria a rischio, sottoposta ad alti livelli di stress. L’Assistente Sociale attraverso i colloqui con i familiari e/o con la rete di supporto informale, verifica la tenuta del sistema di aiuto, e realizza verso di essi interventi formativi, orientativi nell’agire, di supporto emotivo, e di sostegno del carico di cura, si pensi ad esempio ai ricoveri temporanei in strutture per anziani, attivabili per dare sollievo ai parenti sovraccarichi (ibidem). L’Assistente Sociale favorisce l’inserimento dell’utente o del familiare in gruppi di auto mutuo aiuto, di solito organizzati dalle associazioni di persone che condividono la stessa difficoltà come un figlio disabile, un familiare malato mentale, una malattia rara.

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