• Non ci sono risultati.

Sviluppi recenti nella normativa regionale

Gli Assistenti Sociali negli ospedali della Toscana

3.6 Sviluppi recenti nella normativa regionale

Anche in conseguenza dell’attenzione che il Consiglio Regionale dell’Ordine degli Assistenti Sociali ha dedicato al tema della continuità assistenziale, cercando di far sentire il peso del sociale in questo processo, è stato raggiunto l’obiettivo di sensibilizzare le parti politiche sul tema. Questo processo è stato favorito dal riordino del Sistema Sanitario Regionale e dalla nomina dei direttori dei Servizi Sociali delle tre Asl, avvenuta negli ultimi mesi, infatti recentemente è stata promossa un’azione importante a livello regionale.

A luglio 2016 la Giunta Regionale ha approvato la deliberazione n.679 “Agenzia di Continuità Ospedale-Territorio: indirizzi per la costituzione nelle Zone/Distretto. Individuazione delle azioni di sviluppo e rafforzamento dei processi di handover dei percorsi di continuità assistenziale fra ospedale e territorio”, riportata in appendice.

Constatando che l’attuazione della Delibera della Giunta Regionale n. 1010/2008, già citata più volte, sulle Agenzie per la Continuità assistenziale Ospedale Territorio, è avvenuta in modo disomogeneo sul territorio regionale, e per quando riguarda nello specifico il Servizio Sociale, la sua presenza era prevista solo in alcune delle Agenzie costituite, mentre altre erano formate esclusivamente da personale sanitario, la Giunta Regionale ha ritenuto di “dover procedere alla definizione di ulteriori indirizzi regionali per l’effettiva costituzione in tutte le Zone/Distretto dell’Agenzia di Continuità Ospedale-Territorio, quale livello

79

operativo territoriale facente capo funzionalmente alla Zona-Distretto, individuandone funzioni e compiti”.

Nella Deliberazione n. 679 del 2016 si pone attenzione ad assicurare il passaggio delle informazioni necessarie nei vari setting assistenziali, quindi tra ospedale e territorio, e vengono definiti criteri e modalità omogenee di valutazione. Viene individuata una scheda di valutazione multidisciplinare da utilizzare a livello regionale in via sperimentale per il biennio 2016-2017, che indaga quattro dimensioni, clinica, assistenziale, funzionale, sociale, “alla cui compilazione sono chiamati i professionisti coinvolti a livello ospedaliero, in relazione allo specifica competenza e titolarità”.

“L’équipe dell'Agenzia è multiprofessionale ed è costituita da: Medico di comunità, Infermiere, Assistente sociale, Fisioterapista. Si avvale della consulenza strutturata di specialista Fisiatra o Geriatra. È coordinata/diretta da un responsabile, nominato dal Direttore della zona/distretto, che ha la responsabilità nell’attivazione delle risorse, nella valutazione e monitoraggio dei risultati e nell’attivazione delle azioni di miglioramento del sistema”. L’inclusione dell’Assistente Sociale in maniera stabile nell’équipe dell’ACOT, significa anche che altre professionalità non potranno sostituirsi a questa figura per la compilazione della parte sociale della scheda di valutazione multidisciplinare.

Viene data particolare attenzione all’utilizzo degli strumenti di handover, termine che sta ad indicare il processo di trasmissione delle informazioni relative al paziente da un operatore all’altro, o da un servizio all’altro, processo che ha lo scopo di assicurare la continuità della cura.

Per sostenere lo sviluppo di procedure di handover nella continuità ospedale-territorio omogenee sul territorio regionale, la Deliberazione prevede una specifica azione formativa che sarà realizzata da FORMAS, “Laboratorio Regionale per la Formazione Sanitaria” incardinato funzionalmente nell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi, considerato anche che l’A.O.U. Careggi utilizza già un “modello di comunicazione tra medici ospedalieri e medici di medicina generale, denominato CaRED, […] e ritenuto di poter acquisire da questa esperienza indicazioni utili per la definizione di buone pratiche per consolidare i

80

raccordi e la continuità tra Aziende ospedaliero-universitarie e Aziende Territoriali”.

81

Conclusioni

Questo lavoro ha cercato di far emergere il ruolo dell’Assistente Sociale nel periodo della degenza ospedaliera della persona e nell’accompagnamento verso i servizi territoriali, mettendo a fuoco le attività svolte in ospedale, gli strumenti professionali utilizzati e le modalità di gestione della continuità assistenziale ospedale territorio.

L’Assistente Sociale è attento alle fragilità della persona, in tutte quelle situazioni in cui le problematiche sanitarie e quelle sociali si intrecciano, e la sua presenza negli ospedali, considerando l’attuale situazione economica e sociale, è ancora più importante di un tempo.

Il Servizio Sociale in ospedale è orientato a migliorare la qualità della vita del paziente e dei familiari. Per raggiungere questo obiettivo è necessario lavorare con gli altri professionisti ospedalieri, seguendo un percorso comune e sinergico, volto a favorire il benessere degli utenti.

Nella tesi si è fatto riferimento ai principi e valori della professione, contenuti nel Codice Deontologico. Il riferimento alla dignità e unicità di tutte le persone (art. 5), insieme al principio dell’autodeterminazione dell’utente (art. 11) e la promozione dell’autonomia, sembrano scontrarsi con la natura stessa dell’ospedale, essendo un’organizzazione che di per sé impone una limitazione o comunque un controllo.

L’Assistente Sociale quando svolge un’attività di mediazione tra il medico e il paziente, oppure quando offre un servizio di segretariato sociale all’interno dell’ospedale, risponde al dovere di assicurare all’utente la più ampia informazione sui suoi diritti e sui servizi offerti, indicazioni contenute negli articoli 12 e 39 del Codice Deontologico. L’articolo 38 invece, riconosce l’importanza del lavoro di rete e quindi anche del coordinamento delle associazioni di volontariato che operano all’interno dell’ospedale e sul territorio.

In questo lavoro è stata ribadita la necessità che il mandato professionale dell’Assistente Sociale e gli scopi istituzionali dell’ospedale convergano, per una corretta presa in carico della persona che, in un momento particolare della vita, si trova ad affrontare problematiche rese esplicite dall’evento critico della malattia.

82

La partecipazione al laboratorio organizzato dalla Fondazione degli Assistenti Sociali della Regione Toscana, che ha affrontato questi temi, ha consentito di arricchire l’elaborato con le esperienze e le percezioni degli operatori che lavorano nelle strutture ospedaliere della Regione.

In ospedale accede la casistica più variegata, tanto è che i partecipanti al gruppo considerano il lavoro stimolante, per la diversità dei casi trattati e per l’interazione con altre figure professionali, con le quali bisogna condividere l’obiettivo del benessere della persona, pur mantenendo ognuno le proprie competenze professionali.

Se in alcuni contesti è ancora percepita una subalternità del sociale rispetto al corpo medico, nel gruppo è emerso che in molti casi la gratificazione professionale dell’Assistente Sociale deriva dall’essere considerato un punto di riferimento all’interno dell’ospedale.

Infatti in passato i medici tendevano a delegare agli Assistenti Sociali questioni amministrative e burocratiche, mentre attualmente con l’evoluzione della professione, anche in ambito formativo, il Servizio Sociale ha ottenuto il riconoscimento del proprio spazio di azione professionale.

Si è riflettuto sulle criticità ma anche sul valore del Servizio Sociale in ospedale, con l’idea che maggiori investimenti nel sociale, in un’ottica di prevenzione, produrrebbero un risparmio per il sistema sanitario.

L’intervento dell’Assistente Sociale nelle dimissioni difficili è volto a limitare i ricoveri ripetuti e impropri, e la durata dei tempi di degenza, contribuendo quindi al contenimento della spesa sanitaria.

Durante il laboratorio è stato possibile fare una valutazione delle diverse procedure utilizzate in Toscana,e ipotizzare una proposta organizzativa omogenea a livello regionale. La proposta prevede che il Servizio Sociale Ospedaliero disponga di percorsi prestabiliti per l’attivazione degli interventi, di spazi idonei per svolgere i colloqui con gli utenti e le famiglie, di strumenti tecnici e informatici adeguati.

La speranza è che da questo nuovo interesse per il tema, promosso dall’Ordine professionale, si possa dare avvio a un filone di ricerca che veda coinvolta la comunità professionale, che ha espresso la necessità di confronto e

83

riflessione, e si presti una maggiore attenzione nei corsi di laurea in Servizio Sociale, ai temi connessi alla malattia e alle nozioni cliniche.

84

Appendice

Documenti correlati