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Le asimmetrie informative

Capitolo 2: La Relazione Banca-PMI: elementi distintivi e criticità

2.5 La comunicazione finanziaria banca-PMI

2.5.1 Le asimmetrie informative

Il rapporto banca-PMI si contraddistingue per una situazione di incertezza contrattuale sui termini e sul valore dell’informazione messa a disposizione della banca e da limitata razionalità degli operatori che, secondo la letteratura neoclassica, sono considerati individui razionali ma incapaci di raggiungere soluzioni ottimizzanti144. Tale

rappresentazione del rapporto è ravvisabile in tutte le tipologie di interazione finanziaria, prima fra tutte la comunicazione dei risultati economico-finanziari delle imprese agli intermediari bancari.

La letteratura145 ha prodotto diversi contributi che individuano le criticità e i limiti fondamentali dello scambio informativo tra banche e imprese, analizzandone gli elementi

143 Cfr. Giuso L., High-tech firms and credit rationing, Journal of Economic Behavior & Organization, vol. 35, n.1,

1998.

144 Cfr. Cosma S., Il rapporto banca-impresa: le variabili relazionali e o comportamentali nella valutazione del rischio

di credito, Giappicchelli, Torino 2000.

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essenziali. La già citata incertezza che qualifica lo scambio è una componente fondamentale della comunicazione tra banche e imprese, in quanto si manifesta come causa principale dell’insorgere del rischio146, in particolare di quello creditizio (l’impresa debitrice si dimostra incapace di ripagare i finanziamenti erogati). La realtà dimostra che la relazione tra le parti è spesso caratterizzata da asimmetria informativa, intesa come distribuzione non omogenea delle informazioni e come impossibilità di ottenere un’informazione esaustiva, nonostante il sostenimento di un costo.

L’asimmetria informativa oltre a determinare un incremento dei costi di scambio, è alla base di comportamenti non osservabili, di tipo opportunistico, che riducono la propensione delle imprese a successivi scambi. La parte meno informata, ovvero la banca, potrebbe decidere di non concludere la transazione per evitare fenomeni di selezione avversa o di moral hazard che potrebbero indirizzare i finanziamenti verso impieghi diversi da quelle indicate in fase di contrattazione o coprire informazioni rilevanti per il rischio del progetto.

A tal proposito si rileva che la problematica principale scaturente dalla distribuzione asimmetrica delle informazioni, discende dall’incapacità di verificare la congruità del rischio del progetto e del tasso richiesto, dato che risulta impossibile conoscere l’effettiva evoluzione dell’iniziativa da entrambe le parti e, soprattutto poiché l’evoluzione può essere modificata da comportamenti posti in essere successivamente dal soggetto finanziato.

Nell'ambito del rapporto tra il sistema bancario e il sistema delle PMI e tenuto conto della necessità di ridurre le incertezze descritte, la comunicazione e la trasparenza costituiscono strumenti essenziali di rafforzamento del rapporto creditizio. In materia di trasparenza si sottolinea come dal lato delle banche siano stati compiuti sostanziali cambiamenti in questa direzione. Ci si riferisce soprattutto alla disciplina sulla trasparenza nei contratti bancari e sull’attività di mediazione creditizia147. La disciplina mira a garantire che agli utenti dei servizi bancari148 sia fornita dalle banche

146 Per rischio si intende una situazione soggettiva in cui l’incertezza, situazione oggettiva, prende una sua

configurazione.

147 La materia è disciplinata dal T.U. bancario (Titolo VI – Trasparenza delle condizioni contrattuali e dei rapporti con i

clienti), dalla delibera CICR del 4 marzo 2003 (Disciplina della trasparenza delle condizioni contrattuali delle operazioni e dei servizi bancari e finanziari) e dal provvedimento della Banca d’Italia Trasparenza delle operazioni e dei servizi bancari e finanziari – Correttezza delle relazioni tra intermediari e clienti. La normativa vigente deriva da un’articolata evoluzione che ha avuto origine da un accordo interbancario approvato dall’ABI nel 1988, seguito dalla L. 154/1992 e poi dal T.U.B. nella articolazione normativa sono stati recepiti anche i contenuti relativi al credito al consumo.

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un’informazione chiara ed esauriente sugli elementi essenziali del rapporto contrattuale e sulle loro variazioni.

Ciononostante esiste una distanza nella comunicazione, ravvisabile più dal lato delle imprese, che può essere coperta solo con un'informazione più chiara e completa al fine di eliminare le divergenze informative, che da un lato impediscono alle imprese di conoscere compiutamente i servizi innovativi offerti dalle banche e dall'altro lato impediscono alle banche di individuare le soluzioni e gli strumenti più adatti alla singola impresa. Pertanto, risolvendo il divario di comunicazione possono essere ottenuti miglioramenti nella relazione tra la banca e l’impresa149.

L’attenzione di banche e imprese è quindi rivolta a migliorare l'informazione in termini di chiarezza per consentire lo sviluppo e il rafforzamento del rapporto in un mercato in continua evoluzione e sempre più concorrenziale. Il problema della trasparenza e, in particolare, della completezza delle informazioni fornite dalle imprese, costituisce un aspetto centrale per favorire lo sviluppo di una cultura finanziaria all’interno delle imprese stesse150. La non completezza delle informazioni, infatti, produce effetti sia sui soggetti finanziati che sui finanziatori: sulle imprese l'effetto consiste nell’impossibilità di definire la natura (qualità e quantità) del proprio fabbisogno e sui finanziatori in valutazioni poco incisive del merito di credito e nell'erogazione di crediti solo a fronte di garanzie151.

Parallelamente si sottolinea come nelle PMI sia scarsamente sviluppata la funzione finanziaria, che molto spesso viene assorbita dalla funzione amministrativa, con la conseguenza che l'unico obiettivo diventa quello di reperire occasionalmente mezzi finanziari necessari all'attività dell'impresa in assenza di programmazione finanziaria152. Questa condizione determina, dal punto vista contrattuale, una situazione di debolezza dell'impresa, che non riesce a comunicare le reali esigenze finanziarie. È in questo senso che si è assistito alla diffusione del fido multiplo153, che consente alle imprese, anche alle meno redditizie, di accedere comunque al finanziamento bancario, anche in presenza di aumenti significativi del rapporto di indebitamento. È quindi evidente come si vengano a creare distorsioni nell'erogazione del credito e come si possano verificare, specie per le

149 Ipsoa, Considerazioni a margine del convegno: Comunicare l’impresa alle banche, in collaborazione con la

Fondazione Banca del Canavese, giugno 2014.

150 Ibidem

151 Cfr. Monferrà S., Il rapporto banca-impresa in Italia. Strategie, credito e strumenti innovativi, Bancaria Editrice,

Roma, 2007.

152 Sulla debolezza culturale delle PMI in materia finanziaria si veda Il Sole 24 ore, Meriti su educazione finanziaria e

PMI, Giugno, 2014.

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imprese di neo-costituzione, difficoltà di accesso al credito solo perché l’impresa non dispone di sufficiente liquidità.

Alla luce di quanto affermato, emerge con forza la necessità di incentivare la formazione di una nuova cultura finanziaria. Nell'ottica dello sviluppo di un nuovo rapporto tra soggetti bancari e imprese basato sull'informazione, la trasparenza e la fiducia, gli aspetti relativi al linguaggio e alla comunicazione, sono di rilevanza strategica. In alcune circostanze il linguaggio tecnico è di difficile comprensione e le imprese riescono con fatica a comprendere pienamente le comunicazioni bancarie154.

La semplificazione del linguaggio e quindi il miglioramento della comunicazione rappresentano i fattori chiave per la creazione di un rapporto di fiducia con i clienti. In proposito, si rileva sussistano ancora diversi aspetti da ottimizzare per rendere più comprensibili le comunicazioni bancarie. Ad esempio, un passo in tale direzione è stata la standardizzazione del linguaggio utilizzato dalle banche: l'uniformità del linguaggio ha certamente favorito le imprese, che come si è detto hanno spesso rapporti con più banche, ad avere un quadro chiaro della propria situazione complessiva.

Una recente indagine di Banca d’Italia155 sulle condizioni economico-finanziarie delle PMI individua le criticità ancora insite nella comunicazione finanziaria e nella predisposizione di adeguati supporti informativi per la valutazione del merito creditizio da parte delle banche. Purtroppo la ricerca conferma ciò che già si è osservato fin qui: nei rapporti con le banche, concentrati su un numero limitato di controparti, le PMI appaiono penalizzate, rispetto alle imprese più grandi, dalla richiesta di maggiori garanzie e dall’applicazione di tassi di interesse elevati, indipendentemente dalla solidità dei bilanci.

Questo in parte è dovuto all’incapacità del settore bancario di confrontarsi ed analizzare imprese di dimensioni ridotte, in parte dalla scarsa propensione al dialogo ed alla trasparenza comunicativa delle PMI che tendono ad interfacciarsi con la filiale solo in momenti di particolare criticità.

2.5.2 Le prospettive nella comunicazione finanziaria: il protocollo ABI-