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Il razionamento del credito

Capitolo 2: La Relazione Banca-PMI: elementi distintivi e criticità

2.4 Il razionamento del credito

Le considerazioni svolte sul rapporto banca impresa hanno messo in evidenza l’esistenza di divari informativi che producono situazioni di minor disponibilità di credito per le imprese. Il razionamento del credito è dato dalla situazione in cui un operatore

131 Situazione strutturale di un sistema bancario nel quale una parte economicamente significativa dell’attività

complessiva risulti direttamente o indirettamente accentrata presso una o poche banche. Una corretta misura del grado di concentrazione postula pertanto che siano definiti con precisione i confini che identificano il mercato in termini sia geografici che settoriali. Un maggior grado di concentrazione può essere realizzato solo quando un piccolo gruppo di banche presenta tassi di sviluppo maggiori della media del sistema, consentendo alle banche del gruppo di appropriarsi di quote di mercato maggiori.

132 Cfr. Brighi P., Il ruolo delle Banche regionali nei servizi alle imprese: teorie ed evidenze empiriche del relationship

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economico non riesce ad accedere alla quantità di credito richiesta; in altri termini esso si realizza quando la domanda di credito eccede l’offerta bancaria, ossia ogni volta che il prezzo del credito risulta inferiore a quello di equilibrio133. Pertanto la principale questione per la teoria del razionamento è comprendere perché una banca di fronte ad una simile situazione non decida di aumentare il tasso d’interesse sui prestiti riequilibrando il mercato, come segnalato dalla teoria neoclassica.134

In un mercato diverso da quello del credito, ci si attende che il prezzo aumenti per ristabilire l’equilibrio domanda-offerta, invece per il credito questo riallineamento non avviene, perché, quando la domanda eccede l’offerta, le banche non aumentano il tasso d’interesse, ma puntano a selezionare la clientela in base alla rischiosità135. Nello studio del funzionamento dei mercati finanziari e del mercato del credito si fa ampio riferimento alla teoria dell’informazione e alle situazioni di informazione asimmetrica. In particolare nell’ambito del processo di finanziamento si determina una situazione di vantaggio informativo per il prenditore rispetto al prestatore, in quanto possiede informazioni superiori, sia quantitative sia qualitative, sulla destinazione dei fondi.

Considerando ciò, la letteratura sul razionamento del credito si fonda sull'ipotesi dell'esistenza di informazioni parziali fra prenditore e prestatore di fondi (imprese e banche).136 Gli studi teorici ed empirici sul razionamento del credito indicano di frequente

il settore delle piccole imprese come quello maggiormente soggetto a tale situazione137.

Tale ipotesi è motivata sulla base dei seguenti elementi:

a) la raccolta di informazioni sulle caratteristiche dei progetti d'investimento e sulla qualità del management/proprietà risulta più complessa nelle piccole e medie imprese rispetto alle grandi. Si rileva quindi un’asimmetria informativa fra prenditore e prestatore di fondi maggiore nelle PMI;

133 Cfr.Albareto G. e Russo P. F., Fragilità finanziaria e prospettive di crescita: il razionamento del credito alle

imprese durante la crisi, in Questioni di Economia e Finanza, Banca d’Italia, Aprile, 2012.

134 Espressione usata per indicare l’insieme delle teorie macroeconomiche che si propongono di studiare la

determinazione di prezzi e quantità attraverso un approccio di equilibrio generale. Tale equilibrio è ottenuto dall’incrocio di domanda e offerta. Un aspetto importante risiede nel fatto che sia il lato della domanda sia quello dell’offerta sono determinati come risultato dei processi di massimizzazione rispettivamente delle imprese e dei consumatori.

135 Un aumento dei tassi determinerebbe una situazione di adverse selection dei clienti favorendo quelli più rischiosi e

incentivando alcuni prenditori ad intraprendere progetti più rischiosi.

136 Brighi (2008) afferma che il razionamento del credito discende dallo squilibrio tra domanda e offerta. Se l’eccesso di

domanda è temporaneo e dovuto a ritardi nell’aggiustamento nel prezzo del credito, si ha una situazione di razionamento di disequilibrio di breve periodo. Se diversamente si introducono vincoli di natura istituzionale, tale aggiustamento viene impedito e si osserva forma di razionamento di disequilibrio di lungo periodo. Se infine l’eccesso di domanda permane a prescindere dall’esistenza di vincoli di natura esogena, si parla di razionamento di equilibrio riconducibile essenzialmente ad imperfezioni del mercato del credito.

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b) i costi di monitoraggio (ex ante ed ex post) risultano più elevati per le PMI, considerato che tale attività presenta significative economie di scala rispetto alla dimensione del prestito.

La verifica della sussistenza di forme di razionamento del credito e a vincoli finanziari alle loro politiche di investimento in seno alle PMI è stata effettuata con diverse metodologie. La più adottata consiste nel verificare la significatività della generazione di fondi interni nelle funzioni di investimento delle imprese138. Fazzari, Hubbard e Petersen (1988) verificano l'ipotesi che fonti interne ed esterne non siano perfetti sostituti e, quindi, che gli investimenti delle imprese siano condizionati dalla generazione di fondi interni.

Nella fattispecie, essi assumono che siano proprio le piccole imprese a sostenere i maggiori vincoli di finanziamento, date le loro difficoltà di accesso a mercati finanziari regolamentati; per questa ragione ci si attende che le PMI ricorrano in misura maggiore rispetto alle grandi imprese all'autofinanziamento e al debito a breve. Gli autori, con riferimento alle imprese statunitensi, trovano supporto empirico alla loro ipotesi, ma la relazione tra investimento e autofinanziamento varia in relazione a diversi gruppi di imprese considerati. In particolare, essi frazionano le imprese del loro campione in due gruppi in funzione della loro propensione a ritenere gli utili: le imprese che presentano un’elevata ritenzione degli utili manifestano anche una maggiore rilevanza dell'autofinanziamento sugli investimenti. Sebbene le imprese appartenenti a questo gruppo siano, nel complesso, più piccole della media, gli autori affermano che «la dimensione non sembra essere il fattore dominante nello spiegare perché le piccole imprese rientrino nella categoria contraddistinta da un'elevata quota di utili non distribuiti». Non si conoscono comunque in profondità fino in fondo le ragioni secondo cui le piccole imprese sono maggiormente esposte a vincoli finanziari all'investimento.

Tale risultato è comune ad altri studi che utilizzano la stessa metodologia139. Infatti, la generazione di fondi interni presenta livelli di significatività elevata nell’interpretare la spesa per investimenti delle imprese a prescindere dalla dimensione. Lo studio menzionato si fonda sull’approccio sviluppato nel 1981 da Stigliz e Weiss140. Secondo gli autori, nel mercato del credito il prezzo, ovvero il tasso d’interesse applicato al prestito, differisce dal rendimento atteso del creditore, ossia la banca. Questo accade perché il rendimento atteso della banca dipende anche dalla probabilità di rimborso dei debitori. In

138 Cfr. Fazzari, Hubbard e Petersen (1988); Devereux e Schiantarelli (1990); Bond e Meghir (1994); Whited (1992).

139 Si veda nota 62.

140 Cfr. Stigliz J.E. and Weiss A., Credit rationing in markets with imperfect information, The American Economic

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specie si rileva che all’aumentare del tasso d’interesse, il rendimento atteso della banca è influenzato da due effetti: a) un effetto diretto in base al quale all’aumentare del tasso d’interesse, a parità di condizioni, il rendimento atteso della banca aumenta. b) un effetto, opposto al primo, di adverse selection, ovvero all’aumentare del tasso d’interesse aumenta la rischiosità media della clientela e presumibilmente, si assiste ad una contrazione dei profitti attesi della banca.141

Gli studi empirici sul razionamento del credito riferiti al contesto italiano per la gran parte seguono la stessa metodologia di quelli già citati. Galeotti, Schiantarelli e Jarmillo (1991) analizzano un panel di 3039 imprese nel periodo 1983-87 adottando una funzione investimenti non vincolata. Essi trovano un’elevata significatività dell’autofinanziamento sull’investimento sia nelle PMI (20-99 addetti) sia nelle grandi imprese (più di 100 addetti), benché il coefficiente per le prime risulti più elevato. Essi non trovano invece alcuna relazione significativa fra l'investimento e il debito né in termini di stock né variazioni; ciò è interpretato, seppure in maniera non esaustiva, come prova dell'assenza di fenomeni di razionamento del credito.

Altri ancora142 utilizzano un'equazione di Eulero per stimare la presenza e l'origine di vincoli finanziari all'investimento utilizzando due campioni di imprese: il primo di 3852 imprese contenente dati qualitativi e di bilancio per il periodo 1989-91, il secondo di 900 imprese, contenente dati di bilancio per il periodo 1982-94. I dati qualitativi, relativi alla presenza di razionamento del credito, sono desunti dall'indagine del Mediocredito Centrale, mentre i dati di bilancio provengono dalla Centrale dei Bilanci. I risultati delle stime econometriche sono confrontati con i risultati di un'indagine nella quale alle imprese era richiesto di indicare l'esistenza e l'intensità di vincoli finanziari all'investimento. Le stime econometriche e l'indagine diretta risultano rispondenti: le imprese che dichiarano di essere sottoposte a forme di razionamento presentano i coefficienti più elevati nella relazione fra autofinanziamento e investimenti. Risultano congruenti anche le stime econometriche e l'ipotesi che le PMI e le imprese operanti in settori ad alta intensità di R&D siano maggiormente soggette a vincoli di natura finanziaria; tuttavia quest'ultima variabile risulta maggiormente significativa rispetto alla dimensione d'impresa.

141 Ciò accade perché l’aumento del prezzo, ovvero del tasso d’interesse, riduce il rendimento atteso del debitore che

investe in progetti a basso rischio e a basso rendimento. Infatti è noto che i progetti ad alto rischio sono più soggetti al rischio default, ovvero alla situazione in cui il debitore non è più in grado di rimborsare il prestito.

142 Cfr. Bagella M., Becchetti L., and Caggese A., Financial constraints on investments: evidence from direct

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Adottando una metodologia diversa, Guiso143 (1998) identifica le specificità delle

imprese soggette a fenomeni di razionamento, tilizzando i risultati di un'indagine diretta presso un campione di 608 imprese, classificate rispetto alla dimensione d'impresa, per le quali sono anche disponibili i dati di bilancio relativi al periodo 1992-93. Frazionando il campione delle imprese in razionate e non, Guiso utilizza un modello probit con una serie di indicatori che si suppone, le banche conoscano nel momento in cui prendono le loro decisioni di affidamento. In tal modo trova che la dimensione d'impresa non garantisce una verifica dell'esistenza di difficoltà nell’accesso del credito e che anzi le piccole imprese private denotano una minore probabilità di essere razionate.

Risulta ancora una volta evidente la disparità di interpretazioni sulle forme di razionamento del credito alle PMI e sulle determinanti del fenomeno.