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Le disuguaglianze di salute tra i migranti

2. Perché si parla di disuguaglianze di salute

2.1 Le disuguaglianze di salute tra i migranti

Nel paragrafo precedente, più volte è stata considerata come fattore decisivo nel manifestarsi di disuguaglianze di salute, l’appartenenza a un gruppo etnico. Quello , infatti, che viene alla luce è soprattutto un processo di e di “etnicizzazione” delle disuguaglianze di salute. “Le disuguaglianze vanno analizzate, non più solo in base alle categorie di classe sociale, professione, nazionalità, ma anche in relazione all’origine, al colore della pelle (Fassin, 2006), in considerazione delle forti dinamiche migratorie della nostra società ( Tognetti Bordogna, 2011, p.80).

Ciò che inoltre si sottolinea nel saggio della Tognetti Bordogna è il peso del “capitale sociale” sulle disuguaglianze.

“Il processo della loro riproduzione dipende dall’insieme delle risorse di informazioni, di fiducia e di supporto sociale di cui un individuo dispone se

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collocato in una rete sociale stabile… Gli immigrati, proprio perché tali, hanno una rete relazionale limitata e su base etnica, in quanto molto del loro capitale sociale ascritto è rimasto al paese di origine”( ibidem p.81).

Rispetto a questo, quindi, l’esclusione sociale rappresenta la complessità materiale, psicologica relazionale che vivono i migranti.

“L’esclusione sociale rimanda alla precarietà materiale derivante dalla povertà economica relativa comprendendo l’elemento dinamico del processo di emarginazione, di come cioè lungo il percorso della vita, gli individui possano essere esclusi e posti ai margini, rispetto a molteplici aspetti della vita sociale e di comunità. Gli immigrati non sono deboli sul piano soggettivo, in quanto caratteristiche personali, lo sono sul piano strutturale ( Reyneri, 2007) ed è per questo che sono maggiormente a rischio di vulnerabilità rispetto agli autoctoni (Tognetti Bordogna, 2011, p. 82).

Consideriamo la migrazione come fatto sociale totale, in essa è coinvolta la totalità dell’individuo, cioè, come ci ricorda Mauss (1924), l’interazione con l’universo economico, sociale, politico, culturale e religioso in cui il soggetto vive, e le sue rappresentazioni del mondo.

L’individuo, in seguito al processo migratorio, non solo ridefinisce le proprie condizioni materiali, economiche, ma anche quelle psicologiche, relazionali, identitarie, nonché quelle giuridiche.

“Per gli immigrati, più che per gli autoctoni, oltre ai sistemi di produzione, ai fattori socio economici e alle caratteristiche della società, pesa sulle disuguaglianze di salute , il sistema sanitario, il suo modo di funzionare, le disuguaglianze all’accesso che esso produce, oltre al tipo di politiche migratorie e al riconoscimento della cittadinanza” (Tognetti Bordogna, 2008, p.73). Le disuguaglianze, dunque, dipendono anche dalla qualità dell’assistenza, dal tipo di accesso, sia ai servizi, sia alle risorse di salute, dal tipo di trattamenti, a quali gli individui sono o non sono sottoposti.

Alcune ricerche hanno messo in evidenza che gli immigrati sono poco tutelati nella loro salute, presentano un minor accesso ai servizi sanitari , hanno una scarsa conoscenza rispetto al funzionamento dei servizi e ricevono, inoltre prestazioni di bassa qualità (DHHS27, 1999, in Tognetti Bordogna, cit., p.73).

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“ Per anni il fenomeno migratorio nel nostro paese è stato ignorato o sottovalutato in ambito prospettico e spesso le politiche sanitarie sono state dettate da tentativi di risolvere situazioni contingenti. […] fino alla legge sull’immigrazione del 1998, le norme che identificavano le possibilità di garanzia del diritto di salute degli stranieri erano contenuti in ben 27 provvedimenti legislativi: 3 leggi, 2 Decreti del Presidente della Repubblica (DPR), 6 Decreti legge (Dl), 16 Decreti Ministeriali (Dm). Ciò non considerando i provvedimenti legislativi specifici come le convenzioni con particolari Stati esteri e non prendendo in esame le reiterazioni dei decreti legge non convertiti in legge”. (Geraci , in Conti Sgritta, 2004, p. 23).

Questo è naturalmente uno dei fattori principali che non hanno reso per niente facile agli immigrati la fruizione delle prestazioni sanitarie. Il 1995 in Italia è stato un anno determinante per delineare una nuova attenzione e un’adeguata politica sanitaria per gli immigrati: quell’anno è stato caratterizzato da una serie di fatti che hanno contribuito in poco tempo ad ravvicinare la problematica (Geraci, 2004).

Un convegno organizzato a Roma nel mese di gennaio dalla Caritas dal titolo “Immigrazione e salute : una politica dell’oblio” in occasione della presentazione del volume Argomenti di medicina delle migrazioni, ha sottolineato con forza la necessità di una politica sanitaria adeguata alla realtà immigratoria e sociale.” Quell’incontro si è collocato, non casualmente, in un momento nel quale si erano verificate due gravi situazioni legislativo- amministrative: un Decreto Legge (DM 8.9.94 ; Gazzetta Ufficiale 30.12.94 n. 304) stabiliva le nuove tariffe per i ricoveri ospedalieri per gli immigrati non iscritti al SSN portandole a £ 560.000/die per i ricoveri ordinari e a £ 2.400.000/die per quelli altamente specializzati; inoltre veniva reiterato il decreto che permetteva l’iscrizione gratuita al Servizio Sanitario Nazionale per gli immigrati regolari disoccupati, con il rischio che circa 70.000 persone potessero perdere la possibilità di accesso alle cure.” ( Geraci, in Conti Sgritta, 2004, pag 24).

Quando si parla di “inclusione”, viene intesa come la intendeva Habermas , non come “ accaparramento assimilatorio né chiusura contro il diverso”. “ Inclusione significa piuttosto che i confini della comunità sono aperti a tutti, anche e soprattutto a coloro che sono reciprocamente estranei e che estranei vogliono rimanere” (Habermas, 1998, p.10). Anche quando si parla di diritto alla salute si

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dovrebbe considerare un “diritto di partecipazione” ossia “I diritti politici di partecipazione si riferiscono all'istituzionalizzazione giuridica d'una pubblica formazione dell'opinione e della volontà, che si concretizzi da ultimo nella deliberazione d'indirizzi politici e leggi… Questo processo deve realizzarsi in forme comunicative che fanno valere sotto due aspetti il principio di discorso. In primo luogo tale principio ha il senso cognitivo di filtrare contributi, temi, ragioni e informazioni, in modo tale che i risultati raggiunti abbiano il carattere presuntivo dell'accettabilità razionale. In questo senso il procedimento democratico deve fondare la legittimazione del diritto. Tuttavia il carattere discorsivo della formazione dell'opinione e della volontà ha anche il senso pratico di creare rapporti d'intesa che [...] dunque svincolino la forza produttiva della libertà comunicativa” (Habermas, 1996, pp.180-181).

Appunto, lo sviluppo di politiche sanitarie ha risentito degli effetti “dell’opinione pubblica” , e per dirla, ancora, con parole di Habermas, ha risentito di“ un'organizzazione del consenso attraverso l'uso del sistema dei mass-media.” (ibidem, p. 440).

Il diritto alla salute è divenuto centrale nel 1995, nell’ ambito del dibattito politico relativo all’approvazione della legge Finanziaria, quando è stata varata una normativa sugli stranieri: un decreto legge, reiterato ben cinque volte (dal novembre 1995 e ultima il 12 settembre 1996: le ultime due versioni con radicali modifiche dal sopraggiunto governo Prodi) (Geraci, in Conti Sgritta, 2004, p. 25). Nel 1998, si implementa una politica organica, con una normativa sanitaria adeguata. Infatti dopo un intenso lavoro preparatorio, con il contributo dell’associazionismo, il 19 febbraio 1998 il Senato approva definitivamente la legge, promulgata il 6 marzo 1998 con il n. 40 (Disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, in Suppl. ord. alla Gazzetta Ufficiale n. 59 del 12 marzo 1998 – Serie generale). Il 25 luglio 1998 è emanato il Testo Unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero (decreto legislativo n. 286, pubblicato sul Suppl. ord. alla Gazzetta Ufficiale n. 191 del 18 agosto 1998 - Serie generale), che incorpora tutte le disposizioni della Legge 40, integrandole con alcuni dispositivi ancora in vigore da leggi precedenti.

Circa un anno dopo, i principi e le disposizioni contenuti nel Testo Unico (TU) trovano concretezza applicativa con l'emanazione del proprio Regolamento di

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attuazione (D.P.R. n. 394 del 31 agosto 1999). L'articolo n. 34 del TU dal titolo "Assistenza per gli stranieri iscritti al Servizio Sanitario Nazionale" contiene le norme per gli immigrati “regolarmente soggiornanti” sul nostro territorio, cioè con una titolarità giuridica di presenza testimoniata da un regolare permesso o carta di soggiorno. L'articolo 35 dal titolo “Assistenza sanitaria per gli stranieri non iscritti al Servizio Sanitario Nazionale” affronta il tema di tutela sanitaria “a salvaguardia della salute individuale e collettiva” anche nei confronti di coloro “non in regola con le norme relative all'ingresso ed al soggiorno”, i cosiddetti irregolari e/o clandestini. L'articolo 36, dal titolo “Ingresso e soggiorno per cure mediche”, definisce le condizioni necessarie perché un cittadino straniero possa venire in Italia per sottoporsi a cure mediche e chirurgiche.

Disposizioni sanitarie e dettagli operativi sono contemplati anche negli articoli 42, 43 e 44 del citato Regolamento d'attuazione e ulteriori chiarimenti al riguardo sono inoltre forniti dal ministero della sanità con Circolare 24 marzo 2000, n. 5 (Indicazioni applicative del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 “Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero” - Disposizioni in materia di assistenza sanitaria, Gazzetta Ufficiale n. 126 del 1.6.2000 – Serie generale)28.

“Questi atti sanciscono definitivamente l’emersione del diritto alla salute ed all’assistenza sanitaria per i cittadini stranieri presenti nel territorio nazionale. L’obiettivo dichiarato è infatti quello di includere a pieno titolo per quanto attiene all'assistenza sanitaria gli immigrati in condizione di regolarità giuridica: a parità di condizioni ed a pari opportunità con il cittadino italiano. Sono stati così rimossi i requisiti che nel passato erano ostativi (la residenza, il limite temporale, le aliquote diversificate per l'iscrizione al SSN, ...) ed introdotti principi di equità (obbligatorietà estesa all'iscrizione al di là del perfezionamento formale delle pratiche, esenzione per situazioni di maggior disagio - richiedenti asilo, detenuti...). Il diritto all'assistenza è stato esteso anche a coloro presenti in Italia in condizione di irregolarità giuridica e clandestinità: a questi ultimi sono garantite le cure urgenti e quelle essenziali, continuative, nonché i programmi di medicina preventiva. Per non ostacolare l’accesso alle cure, è stato vietato alle strutture

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Articolo tratto da Studi Emigrazione/Migration Studies - Volume XLII – N. 157 – marzo 2005 pp. 53-74. www.simmweb.it

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sanitarie di segnalare all’autorità di polizia la presenza di immigrati clandestini che richiedono aiuto medico” (Geraci, Maisano, Mazzetti, 2005).