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Le divergenze quadratiche

Nel documento 0.2 Fisica oltre il Modello Standard (pagine 70-0)

Capitolo 2. Il Modello Standard 45

2.7 Le divergenze quadratiche

A conclusione di questo capitolo e prima di inoltrarci nello studio delle teorie supersim-metriche, riassumiamo qui brevemente il calcolo delle divergenze quadratiche ripor-tando solo i risultati essenziali, essendo questo indispensabile per motivare l’introduzione della supersimmetria in fisica delle alte energie. Maggiori dettagli possono essere trovati in [12].

h

ψ > > >

Figure 2.1: Rinormalizzazione della massa fermionica da un loop scalare.

Il probema pu´o essere esaurientemente illustrato usando un modello semplificato in cui un fermione singolo interagisce con uno scalare φ massivo e la cui lagrangiana pu´o essere presa della forma

Assumiamo che questa lagrangiana abbia una rottura spontanea per uno specifico potenziale del campo scalare tale che, intorno al minimo φ = (h + v)/√

2, con h indicante il bosone di Higgs fisico, il campo fermionico acquisisce una massa data da mF = λFv/√

2 che, ovviamente, prende correzioni radiative, ad esempio di self-energia, come illustrato in Fig. 2.1.

Il calcolo di queste correzioni porta ad un nuovo valore della massa del fermione dato da mrF = mF + δmF dove dove alla massa all’ordine zero addizioniamo il contributo di Fig. 2.1. Introducendo un cutoff Λ per regolarizzare l’integrale si ottiene

δmF = −λ2FmF

dove abbiamo omesso i termini indipendenti dal cutoff stesso o che vanno a zero quando questo va ad infinito.

Notiamo come questo risultato dipenda dal cutoff solo in forma logaritmica.

h

ψ

<

Figure 2.2: Rinormalizzazione della massa dell’Higgs da un loop fermionico.

La situazione nel caso delle correzioni alla massa dello scalare sono invece dif-ferenti. Il contributo di Fig.2.2 si esprime nella forma

−iΣS(p2) = ed integrando, dopo aver introdotto un cutoff Λ, si ottiene

(δMh2) = −λ2F

, e la massa diverge quadratica-mente col cutoff. La presenza di questa divergenza, che deve essere controllata me-diante l’introduzione di una lagrangiana di controtermine, ´e una caratteristica molto discutibile del modello, in quanto ad ordini perturbativi piu’ alti bisogna riaggiustare il cutoff in modo da rieliminare le nuove divergenze.

Bench´e alcuni teorici considerino questa situazione accettabile, rimane il fatto che l’aggiustamento perturbativo richiesto (fine tuning) per rendere la teoria sensibile ´e comunque problematico.

L’introduzione della supersimmetria permette di cancellare le divergenze quadratiche mediante il “raddoppiamento dello spettro”, cioe’ ad ogni scalare viene associato un fermione nella medesima rappresentazione del gruppo di gauge che d´a un contributo opposto a quello dello scalare, in modo tale che la somma dei due contributi radia-tivi sia priva dei termini quadratici in Λ. L’implementazione di queste cancellazioni ´e effettuabile sistematicamente mediante l’imposizione di una nuova simmetria della la-grangiana che, si scopre, ´e una generalizzazione delle simmetrie ordinarie (bosoniche) ed ´e caratterizzata da una struttura algebrica alquanto complessa. Le implicazioni

fisiche di questi modelli sono anche alquanto complesse, data l’ampliamento dello spettro che ´e necessario per ottenere questo risultato.

Il Modello Standard Minimale Supersimmetrico

In questo capitolo discuteremo la formulazione del Modello Standard Supersimmet-rico Minimale (o MSSM) analizzando in dettaglio gran parte della sua struttura for-male e discutendo il suo spettro e la metodologia usata nella derivazione della sua lagrangiana. Partiamo, ad esempio, dal settore leptonico, ragionando su basi generali.

Al doppietto leptonico del Modello Standard, le cui componenti rappresentano il neutrino e l’elettrone, nel processo di supersimmetrizzazione di questi campi, si dovrebbe associare un doppietto bosonico di spin zero, se intendiamo bilanciare i gradi di libert´a fermionici e bosonici. Questo implica, naturalmente, che avremo bisogno di campi scalari. Ma i campi fisici scalari, nel Modello Standard, sono solo dati dal doppietto di Higgs, che non pu´o essere scelto come partner in quanto non ha carica leptonica. Infatti un supermultipletto non pu´o contenere delle particelle che conservano un certo numero quantico ed altre che non lo conservano, dovendo appartenere tutte le sue componenti alla medesima rappresentazione (e quindi essere caratterizzato dalle stesse cariche) del gruppo di gauge. Per questo motivo definiamo il doppietto con componenti bosoniche date dallo sneutrino e dal selettrone, che sono dei nuovi campi, e procediamo nello stesso modo anche per i quark. La procedura pertanto si ripete per ogni generazione di leptoni e di quark. Una procedura analoga is segue anche per la supersimmetrizzazione delle interazioni di gauge, con i campi di gauge descritti da multipletti vettoriali di massa nulla. Questo vale per ciascun campo di gauge descritto nel Modello Standard. Ricordiamo che dopo la rottura di simmetria, i partner fermionici di W+, W, Z0 e del fotone, anch’essi caratterizzati da una matrice di massa, giocheranno un ruolo molto importante nella architettura

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finale del modello. Questi partner dei bosoni di gauge saranno chiamati wini, zino e fotino rispettivamente. Per il settore relativo ai campi di Higgs si introducono gli Higgsini.

Quindi, per riassumere, ogni componente ordinaria (fermionica o bosonica) del Modello Standard viene promossa a supercampo. Ad esempio, se il doppietto left-handed dei quarks ´e composto da due quark della terza generazione, entrambe le componenti di tale doppietto vengono sostituite da supercampi con cariche di gauge che sono le stesse del doppietto ordinario (cio´e non supersimmetrico). Operando in questo modo otterremo quindi un nuovo modello descritto da una lagrangiana che terr´a conto della dinamica di tutte le possibili particelle in giuoco nella teoria e dei loro rispettivi superpartners, [21], [22]. V´a fatto presente, in ogni caso, che non sono ancora state osservate sperimentalmente le particelle delle teorie supersimmetriche partner di quelle ordinarie. Ricordiamo ancora una volta che, dal punto di vista dell’algebra della supersimmetria, queste dovrebbero essere degeneri in massa con le prime. Questo fatto chiaramente indica che la supersimmetria deve essere una teoria rotta almeno sino alle energie studiate nei collisori precedenti all’LHC, quali LEP ed il Tevatron. Le energie nel centro di massa nel caso di LEP sono state di circa 200 GeV, mentre il Tevatron, che ´e un collisore adronico, ha raggiunto circa i 2 TeV. In quest’ultimo caso la vera energia a disposizione degli urti partonici ´e solo una frazione dell’energia nel centro di massa, senz’altro inferiore ad 1 TeV.

3.1 Espansione dei supercampi

Basandoci sulle osservazioni precedenti possiamo dare un’espressione per l’espansione dei supercampi. Nel caso leptonico avremo

L(x, θ, θ) =ˆ

ˆ

νl(x, θ, θ) ˆl(x, θ, θ)

lef t

= L(x) + iθσ˜ µθ∂µL(x) −˜ 1

4θθθθ∂2L(x) +˜ √

2θL(x)

+ i

√2θθθσµµL(x) + θθFL(x).

(3.1)

La scelta della notazione ´e fondamentale per mettere in luce la natura dei super-campi, infatti ˆL rappresenta il doppietto di SU(2). Perci´o ciascuna componente sar´a indicata in questo modo

in cui le prime componenti avranno carica zero mentre le seconde -1. Le compo-nenti fermioniche sono quelle fornite da L, in accordo con quanto detto sopra, mentre L fornisce i partners supersimmetrici bosonici. F˜ L ´e il campo ausiliario che sar´a eliminato attraverso le equazioni del moto per ottenere la lagrangiana fisica (detta lagrangiana on-shell).

Il supercampo corrispondente al singoletto elettronico right-handed del Modello Standard sar´a sostituito dal supercampo

c(x, θ, θ) = ˆlright(x)

In questo modo indichiamo l’espressione relativa a un singoletto di SU(2). Il campo fermionico con carica +1 ´e fornito da Ec mentre quello bosonico corrispon-dente, con la medesima carica, ´e ˜Ec. Ancora una volta il campo ausiliario ´e indicato con FE.

Forniamo l’espansione per i due doppietti di Higgs, gli unici supercampi scalari della teoria

= H1(x) + iθσµθ∂µH1(x) − 1

Definiamo Hi le componenti bosoniche dei campi di Higgs e con ˜Hi indichiamo gli Higgsini, per i che assume valore 1 o 2 a secondo del doppietto considerato.

H1 =

Le prime componenti di ˆH1 sono neutre mentre le seconde hanno carica -1.

H2 =

Nel caso di ˆH2 le prime componenti hanno carica +1, mentre le seconde saranno neutre.

Nel caso dei quark procediamo in maniera analoga ai casi precedenti

Q(x, θ, θ) =ˆ

+ i

√2θθθσµµQ(x) + θθFQ(x),

(3.8)

ˆ

uc(x, θ, θ) = uˆright(x, θ, θ) = ˜uc(x) + iθσµθ∂µc(x) − 1

4θθθθ∂2c(x)

+ √

2uc(x) + i

√2θθθσµµuc(x) + θθFu(x),

(3.9)

c(x, θ, θ) = dˆright(x, θ, θ) = ˜dc(x) + iθσµθ∂µc(x)

− 1

4θθθθ∂2c(x) + √

2dc(x) + i

√2θθθσµµdc(x) + θθFd(x).

(3.10) Si nota che il supercampo ˆQ ´e un doppietto di SU(2), mentre ˆu e ˆd si trasformano come singoletti per trasformazionioni dello stesso gruppo.

I supercampi vettoriali relativi a SU(3) , SU(2) e U(1) in funzione delle compo-nenti, nella gauge di Wess-Zumino, prendono la forma

l(x, θ, θ) = −θσµθUµl(x) + iθθθλl(x) − iθθθλl(x) + 1

2θθθθDl(x) Vˆa(x, θ, θ) = −θσµθVµa(x) + iθθθλa(x) − iθθθλa(x) + 1

2θθθθDa(x) Vˆ0(x, θ, θ) = −θσµθVµ0(x) + iθθθλ0(x) − iθθθλ0(x) + 1

2θθθθD0(x).

(3.11) I supercampi vettoriali prendono valore nella rappresentazone aggiunta dei gruppi di gauge e sono espandibili nelle basi dei rispettivi generatori

Vˆ = VˆaTa0 = Vˆ0Y

Uˆ = UˆlSl

L’indice a ´e un indice di SU(2), per cui assume i valori a = 1, 2, 3, mentre l ´e un indice di SU(3), quindi l = 1, ...8.

Uµl, Vµa e Vµ0 sono i bosoni di gauge mentre i gaugini sono dati da λl, λa e λ0. Possiamo dunque riassumere la classifica dei supercampi come segue

Campi fermionici Campi bosonici Leptoni e quarks Sleptoni e squarks (Li, Qi, Ec, uc, dc)(spin 1/2) ( ˜Li, ˜Ec, ˜Qi, ˜uc, ˜dc)(spin 0)

Higgsini( ˜H1i, ˜H2i) Bosoni di Higgs(H1i, H2i)

(spin 1/2) (spin 0)

Gaugini(λa, λ0, λl) Bosoni di gauge(Vµa, Vµ0, Uµl)

(spin 1/2) (spin 1)

3.2 Lagrangiana Supersimmetrica

La lagrangiana completa sar´a composta da un termine invariante sotto trasformazioni supersimmetriche, LSusy, e da altri termini responsabili della rottura di supersimme-tria, Lsof t. Nei calcoli che seguiranno sono stati consultati [17], [18], [20] e [19].

Arriveremo a scrivere l’intera lagrangiana

LT = Lsusy+ Lsof t

dopo aver analizzato con attenzione ciascuna sua parte. Se esplicitiamo l’espressione di Lsof t si ha un contributo dai termini di massa per gli scalari, contributo che in-dichiamo con L1, e un secondo contributo relativo ai termini di massa di gauge, dati dall’espressione L2

L1 = −

Z

d4θ



ML2L + mˆ 2EE + Mˆ Q2Q + mˆ 2uc†c+ m2dcc +m2111 + m2222 − m23ij( ˆH1i2j + h.c.)iδ4(θ, θ),

L2 = 1

2 d4θh(M Wa αWαa + M0WWα0 + MlWl αWαl + h.c.iδ4(θ, θ).

(3.12) Nella seconda espressione sono stati utilizzati i campi di forza relativi ai campi di gauge, che sarranno definiti tra breve.

LSusy consiste nella somma dei termini cinetici dei campi leptonici, adronici, di quelli di gauge ed infine dei campi di Higgs; inoltre comprende i termini di super-potenziale che tratteremo in dettaglio.

LSusy =

Z

d4θhe2g ˆV+g0Vˆ0L + ˆˆ Ec†eg0Vˆ0ci +

Z

d4θ

eg ˆ¯U+2g ˆV+g0Vˆ0Q + ˆˆ uc†eg ˆ¯U+g0Vˆ0c+ ˆdce¯g ˆU+g0Vˆ0c



+1 4

Z

d4θhWWαa+ WWα0 + WWαliδ2(θ)+ h.c +

Z

d4θh1e2g ˆV+g0Vˆ01+ ˆH2e2g ˆV+g0Vˆ02

i+

Z

d4θWδ2(θ) +Wδ2(θ), (3.13) Abbiamo indicato con g0, g e ¯g le costanti di accoppiamento rispettivamente di U(1) , SU(2) e SU(3).

I campi di forza per i tre gruppi di gauge sono

Wα0 = −1

4DDDα˙0, Wαa = − 1

8gDDe−2g ˆVDαe2g ˆV, Wαl = − 1

4¯gDDe−¯g ˆUDαe¯g ˆU.

(3.14) La rinormalizzabilit´a del modello richiede che il superpotenziale W sia un poli-nomio nei campi di ordine non maggiore di tre. Esso sar´a la somma di due diversi contributi

W = WHiggs+ WY ukawa

= µij1i2j+ ij[f ˆH1ijE + fˆ 11ijc+ f22jic]

(3.15)

dove µ ´e un parametro di massa ed f , il cosiddetto µ term, mentre f1 ed f2 sono costanti di accoppiamento di Yukawa.

3.3 Dettagli relativi al calcolo di

LSof t

La supersimmetria non ´e una simmetria esatta e questo fatto si pu´o dedurre dalla conoscenza dello spettro del Modello Supersimmetrico Minimale. In generale le tec-niche usate per rompere una simmetria sono due: la prima consiste nell’introduzione di termini di rottura all’interno della lagrangiana che descrive il modello; la sec-onda procedura ´e il meccanismo di rottura spontanea di simmetria. Abbiamo gi´a escluso in quest’ultimo caso la prima procedura perch´e essa comprometterebbe la rinormalizzabilit´a della teoria. Nel caso del Modello Standard Supersimmetrico min-imale occorrer´a invece procedere in maniera differente, introducendo esplicitamente dei contributi che chiamiamo termini di Susy-Breaking. La scelta di inserire ”a mano”

tali contributi ´e dettata dagli effetti che essi hanno a basse energie, una volta che il meccanismo di rottura di supersimmetria si sia verificato a grandi scale di massa.

I termini di breaking saranno scelti in modo opportuno perch´e, ancora una volta, occorre che il modello in esame sia rinormalizzabile. Questo aspetto rappresenta proprio la risposta al problema delle gerarchie di gauge che si incontra nella fisica standard.

La natura dei termini di breaking ´e di tipo ”soft”, cio´e essi hanno dimensioni di massa positive, essendo tutti del tipo m2φ2. La ragione di questa forma sta nel fatto che essa non introduce nuove divergenze nelle relazioni tra le costanti di accoppia-mento adimensionali della lagrangiana effettiva, costanti che garantiscono la stabilit´a delle masse anche a grandi energie. I termini di soft-breaking fissano le cancellazioni delle correzioni radiative all’ordine di m2, per ogni ordine perturbativo. Infatti

pos-siamo scrivere

δm2 ∼ m2sof tlog( Λ m2sof t)

dove msof t fissa la scala di energia tipica dei termini di rottura (pari a circa 1 TeV).

Si noti come questi termini, pertanto, inducano correzioni radiative puramente logar-itmiche e non quadratiche. L’introduzione di divergenze quadratiche sarebbe in con-traddizione con lo scopo stesso della supersimmetria che ´e proprio quello di eliminare tali divergenze. Un risultato importante della supersimmetria che si pu´o dimostrare facilmente a partire dall’ algebra dei generatori supersimmetrici ´e che lo stato di vuoto della teoria deve avere energia nulla perch´e la simmetria rimanga esatta. Potenziali caratterizzati da un minimo non nullo rompono la supersimmetria. Questo, ovvia-mente, ´e differente rispetto a quanto accade per ordinarie teorie di gauge. ´E possibile avere potenziali a forma di “cappello messicano”, che quindi rompono la simmetria di gauge senza che questi, per´o, rompano anche la supersimmetria. Ci´o succede quando i minimi non triviali della teoria hanno energia nulla. Quindi, l’esistenza di stati di vuoto supersimmetrici non ´e incompatibile con la rottura dell’ordinaria simmetria di gauge. Infatti, nel modello standard supersimmetrico abbiamo bisogno sia di poten-ziali che rompano la simmetria di gauge per dare massa ai campi di gauge, ai quark ed ai leptoni, che di una rottura “soffice”, cio´e debole della supersimmetria.

Consideriamo ora proprio il termine di breaking

LSof t = L1+ L2

= −

Z

d4θhML2L + mˆ 2EE + mˆ 2111+ m2222

−m23ij( ˆH1i2j+ h.c) + MQ2Q + mˆ 2uc†c+ m2dcc



δ4(θ, θ) +1

2

Z

d4θh(M WW aα+ M0WWα0 + MlWl αWαl) + h.c.iδ4(θ, θ).

(3.16)

Esaminiamo per il momento il primo termine di L1, usando l’espansione dei su-percampi e sfruttando la propriet´a

(χσµψ)= −(ψσµχ) = −(χσµψ).

Con essa si ricava la seguente relazione

L’integrazione grassmaniana, le cui propriet´a sono state discussa nel primo capi-tolo, fornir´a come risultato dell’espressione precedente il prodotto delle componenti scalari relative alla quantit´a ˆLL. Tutte le altre componenti si annullano nell’operazioneˆ di integrazione. Il risultato ´e analogo per i contributi provenienti dall’espansione degli altri campi, quindi avremo

I termini di massa per i campi di gauge sono ricavati seguendo la stessa procedura, esplicitando in componenti i prodotti WWαa, WWα0 e Wl αWαl.

1

2 d4θ[(M0WWα0) + h.c.]δ4(θ, θ) = −M

2 (λ0λ0+ h.c.).

(3.19) Mostriamo come ricavare le espressioni precedenti, una volta fatte due ipotesi:

1) fissiamo la gauge di Wess-Zumino;

2) data la chiralit´a dei campi di forza utilizziamo la rappresentazione nella base (y = x − iθσµθ) in cui la derivata covariante assume la forma data dalla prima espressione di (1.84).

Otteniamo dunque nella nuova base

a(y, θ, θ) = −θσµθVµa(y) + iθ2θλa(y) − iθ2θλa(y) +1

2θ2[Da(y) + i∂µVµa(y)];

Wα = − 1

8gDD(1 − 2g ˆV − 1

2(2g2) ˆV ˆV )Dα(1 + 2g ˆV + 1

2(2g2) ˆV ˆV )

= − 1

8gDD(1 − 2g ˆVaTa− 2g2abTaTb) × ( ∂

∂θα + 2iσαµα˙θα˙

∂yµ) × (1 + 2g ˆVaTa+ 2g2abTaTb).

(3.20) Occorre ora procedere per gradi calcolando i risultati intermedi

Dα(2g ˆVaTa) = ( ∂

∂θα + 2iσαµα˙θα˙

∂yµ)(2g ˆVaTa)

= 2gTa



− σνα ˙βθβ˙Vνa(y) + 2iθαθλa(y) − iθ2λaα(y) + θ2αDa(y)

− (σµν)βαθβ[∂µVν(y) − ∂νVµ(y)]+ θ2θ2σαµα˙µλαa˙ (y)



Dα(2g2abTaTb) = 2g2TaTb



θ2θαV(y)Vνb(y)



,

(3.21)

e−2g ˆVDαe2g ˆV = 2gTa[−σαµα˙θα˙Vµa+ 2iθαθλa+ θ2αDa− (σµν)βαθβVµνa}

−iθ λaα+ θ2θ σµαα˙{∂µλ − gfabcVµbλ }],

(3.22)

avendo introdotto il campo di forza relativo a SU(2), che definiamo

Vµνc = ∂µVν − ∂νVµ− gfabcVµaVνb.

Date le propriet´a di derivazione delle variabili di Grassmann, ricorrendo a (1.56), si giunge al risultato

Wα = Ta[iλaα− θαDa+ (σµν)βαθβVµνa − θ2σαµα˙(∂µλαa˙ − gfabcVµbλc)]. (3.23)

Poich´e il nostro obbiettivo ´e quello di calcolare 1

2

Z

d4θ [(M WWαa) + h.c.] δ4(θ, θ)

nel prodotto WαWα consideriamo solo il termine di ordine inferiore, in quanto ´e l’unico a sopravvivere all’operazione di integrazione. Se definiamo

Wα = αβWβ, allora avremo

WαWα|0 = −TaTaλαaλaα (3.24) per cui finalmente

1 2

Z

d4θ [(M WWαa) + h.c.] δ4(θ, θ) = M

2

Z

d4θ [T r(TaTa)(−λαaλaα) + h.c] =

−M

2 (λαaλaα+ λαa˙ λaα˙) .

(3.25)

Analogamente si procede per la seconda e la terza espressione di (3.19).

3.4 Calcolo di

LSusy

attraverso tecniche di algebra supersimmetrica

Per ricavare LSusy si pu´o inizialmente esplicitare il termine cinetico relativo al super-campo ˆQ

Z

d4θ ˆQe¯g ˆU+2g ˆV+g0Vˆ0Q.ˆ (3.26) Da questo si dedurranno banalmente i contributi cinetici dei supercampi di Higgs e dei restanti leptoni ponendo la carica ¯g di SU(3) a zero, mentre per i singoletti di SU(2) occorrer´a annullare anche la costante g, ottenendo le espressioni

Z

d4θ ˆLe2g ˆV+g0Vˆ0

Z

d4θ ˆuc†eg0Vˆ0c.

(3.27) Il calcolo che ci siamo proposti di risolvere ´e particolarmente lungo quindi occor-rer´a procedere per gradi. Cerchiamo innanzitutto l’espressione esplicita dell’operatore

eg ˆ¯U+2g ˆV+g0Vˆ0 = (1 + ¯g ˆUlSl+ 1

2g¯2lmSlSm) × (1 + 2gTaa+ 2g2TaTbab)

× (1 + g0Y ˆV0 +1

2Y2V02) = (1 + ¯g ˆUlSl+ 1

2g¯2lmSlSm)(1 + g0Y ˆV0 +2gTaa + g02

2 Y202+ 2g2TaTbab+ 2gg0Y Taa0)

= 1 + g0Y ˆV0+ 2gTaa+g02

2 Y202 + 2g2TaTbab+ 2gg0Y Taa0 +¯g ˆUlSl + ¯gg0Y Sll0+ 2¯gg ˆUlSlTaa+ 1

2g¯2lmSlSm

(3.28) dove i prodotti del tipo ˆVab , ˆUl0 etc. sono ottenuti sfruttando relazioni di questo tipo

ab → (−θσµθVµa)(−θσνθVνb) = 1

µνθ2θ2VµaVνb = 1

2θ2VµaV

.

Abbiamo considerato solo la componente del prodotto che non si annulla nell’operazione di integrazione.

Consideriamo l’azione di (3.28) sul campo ˆQ, dopo aver fatto l’espansione in com-ponenti sia del campo che dell’operatore considerato

e¯g+2g ˆV+g0Vˆ0Q =ˆ

"

1 − θσµθ[2gTaVµa+ g0Y Vµ0 + ¯gUµlSl] + iθ2θ[2gTaλa+ g0Y λ0 + ¯gλlSl]

−iθ2θ[2gTaλa+ g0Y λ0 + ¯gλlSl] + 1

2θ2[2gTaDa+ g0Y D0+ ¯gDlSl +2g2TaTbVVµb+ g02

2 Y2VVµ0 + 2gg0Y TaVVµ0+ ¯gg0UVµ0SlY +2g¯gUVµaTaSl+1

2¯g2UUµmSlSm]

#"

Q(x) + iθσ˜ µθ∂µQ(x)˜

−1

4θθθθ∂2Q(x) +˜ √

2θQ(x) + i

√2θθθσµµQ(x) + θθFQ(x)

#

= Q − (θσ˜ µθ)A{ ˜Q + iθσνθ∂νQ +˜ √

2θQ} + iθ2θB ˜Q

−iθ2θC{ ˜Q +√

2θQ} + 1

2θ2QD.˜

(3.29) Abbiamo indicato per comodit´a alcune espressioni in maniera sintetica

A = 2gTaVµa+ g0Y Vµ0+ ¯gUµlSl B = 2gTaλa+ g0Y λ0+ ¯gλlSl C = 2gTaλa+ g0Y λ0+ ¯gλlSl

D = 2gTaDa+ g0Y D0+ ¯gDlSl+ 2g2TaTbVVµb+g02

2 Y2VVµ0+ 2gg0Y TaVVµ0 + ¯gg0UVµ0SlY + 2g¯gUVµaTaSl+ 1

2g¯2UUµmSlSm.

(3.30) Sfruttando le relazioni

i(θσµθ)(θσµθ) = i

2θ2ηµν,

(θσµθ)θαQα = 1

2βαθ2σµβ ˙βθβ˙Qα = 1

2(Qσµθ), l’espressione (3.29) assume la forma

Q +˜ √

Moltiplichiamo ora ˆQ per il risultato precedente. Successivamente proiettiamo le componenti θ2θ2 del prodotto ottenuto. Quest’operazione coincide con l’integrazione (3.26) ed il risultato finale ´e

Z

+ i

√2Q˜(2gTaλa+ g0Y λ0 + ¯gλlSl)Q − iQσµµQ − i

√2Q(2gTaλa

+ g0Y λ0 + ¯gλlSl) ˜Q +1

2Qσµ(2gTaVaµ+ g0Y Vµ0+ ¯gUµlSl)Q + FQFQ.

(3.32) Nel risultato precedente sono state sfruttate le seguenti identit´a

µµQ = QσµµQ + ∂µ(QσµQ)

2Q = −∂˜ µµQ + ∂˜ µ(∂µQ)˜ Q˜2Q = −∂˜ µµQ + ∂˜ µ( ˜QµQ).˜

(3.33) Se indichiamo il gruppo di simmetria con

G = SU(3) ⊗ SU(2) ⊗ U(1),

definiamo la derivata covariante relativa a G Dµ= ∂µ+ igTaVµa+ ig0Y

2Vµ0+ i¯gSl

2 Uµl (3.34)

come fatto nel capitolo precedente. Introducendo questa nuova espressione in (3.32) otteniamo il termine cinetico nella forma definitiva

Z

d4θ ˆQe¯g ˆU+2g ˆV+g0Vˆ0Q = (Dˆ µQ)˜ (DµQ) − iQ˜ σµDµQ + 1

2Q˜(2gTaDa + g0Y D0+ ¯gDlSl) ˜Q + i

√2Q˜(2gTaλa+ g0Y λ0+ ¯gλlSl)Q

− i

√2Q(2gTaλa+ g0Y λ0+ ¯gλlSl) ˜Q + FQFQ+ t.d.

(3.35) Con t.d. indichiamo le derivate spaziali totali; poich´e esse si annullano nel calcolo dell’azione d’ora in poi possiamo trascurarle.

Otteniamo banalmente il contributo del superpotenziale alla lagrangiana super-simmetrica da considerazioni fatte precedentemente, relative all’integrazione rispetto alle variabili di Grassmann

Z

d4θWδ2(θ) + Wδ2(θ) =

Z

d4θ[µij1i2j + ij(f ˆH1ijE + fˆ 11ijc+ f22jic)]δ2(θ) + h.c = µij[H1iF2j+ F1iH2j− ˜H1i2j] + f ij[F1ijc+ H1iFLjc+ H1ijFE − ˜H1iLjc

−H1iLjEc− Ec1ij] + f1ij[H1ijFD − H1iQjdc+ H1iFQjc− ˜H1ijdc− ˜H1iQjc +F1ijc] + f2ij[H2jiFu− H2jQiuc+ H2jFQic− ˜H2jiuc− ˜H2jQic

+F2jic] + h.c.

(3.36)

Tra i termini cinetici dei campi di gauge sviluppiamo in dettaglio il calcolo relativo ai gluoni e ai gluini

1 4

Z

d4θ[WWαl2(θ).

Dalla definizione di (3.14) occorre procedere per passi successivi. Per cominciare, sviluppiamo ˆUlnella base (y−iθσθ) e lavoriamo nella rappresentazione 1 della derivata covariante. Vogliamo ottenere l’espressione

e−¯gUDαe¯g ˆU

e pu´o essere utile il calcolo precedente eseguito (3.29) se effettuiamo le sostituzioni

2g → ¯g; ˆV → ˆU avremo

Wα = − 1

4¯gDDe−¯g ˆUDαeg ˆ¯U = Sl

2{iλlα− θαDl +(σµν)βαθβUµνl − θ2σαµ˙γ(∂µλ˙γl− ¯g

2flmnUµmλ˙γn)}.

(3.37)

Successivamente calcoliamo il prodotto

WαWα = Sl 2

Sk 2



− θαDl + αβµν)βγθγUµνl − αβθ2σµβ˙γ

(∂µλ˙γl − ¯g

2flmnUµmλ˙γn)



kα − θαDk + (σµν)αδ

θδUµνk − θ2σαµ˙γ(∂µλ˙γk − g¯

2fkmnUµmλ˙γn)



.

(3.38)

Date le propriet´a

T r(σµν) = 0 ; T r(σµνσρσ) = 1

2(gµρgνσ− gµσgνρ) + i 2µνρσ e assumendo che

Dµλl = (∂µδlm + i¯g

2( ¯Tadjn )lmUµn + ig[Tadjc ]abVµc + ig0Yadj

2 Vµ0m

= ∂µλl − g¯

2flmnUµmλn,

Yadj = 0 ; [Tadjc ]ab = 0 ; [ ¯Tadjl ]mn = −iflmn

otteniamo in conclusione

Z

d4θT r(WαWα) δ2(θ) = −i

lσµDµλl + 1

4DlDl − 1

8UlµνUµνl

− i

16µνρσUµνl Uρσl + i

2∂µlσµλl).

(3.39)

Considerando l’espressione precedente e sommandola alla sua hermitiana coniu-gata si ha

Z La lagrangiana completa off-shell, quindi dipendente dai campi ausiliari Fi e Di, sar´a data da

+ µij[H1iF2j + F1iH2j − ˜H2i2j] + f ij[F1ijc+ H1iFLjc+ H1ijFE − ˜H1iLjc

−H1iLjEc− Ec1ij] + f1ij[H1ijFd− H1iQjdc+ H1iFQjc− ˜H1ijdc− ˜H1iQjc +F1ijc] + f2ij[H2jiFu− H2jQiuc+ H2jFQic− ˜H2jiuc− ˜H2jQic+ F2jic] + h.c.





ML2L + m˜ 2Ec†c+ m21H1H1+ m22H2H2− m23ij(H1iH2j + h.c.) +MQ2Q + m˜ 2uc†c+ m2dc†c



− M

2 (λαaλaα+ λαa˙ λaα˙)

−M0

2 (λλ0α+ λ0 ˙αλ0α˙) − Ml

2 (λλlα+ λαl˙ λlα˙) + t.d.

(3.41) Per ottenere la lagrangiana on-shell occorre eliminare i campi ausiliari Fi e Di

attraverso le equazioni del moto di Eulero-Lagrange. Per questo conviene indicare con Laux = LF + LD i contributi alla lagrangiana totale relativi ad essi

LF = FLFL+ FEFE + F1F1+ F2F2+ FQFQ+ FuFu+ FdFd+ µij[H1iF2j + F1iH2j + H1iF2j+ F1iH2j] + f ij[F1ijc+ H1iFLjc+ H1ijFE + F1ijc†+ H1iFLjc†

+ H1ijFE] + f1ij[H1ijFd+ H1iFQjc+ F1ijc+ H1ijFd+ H1iFQj†c†+ F1ij†c†] + f2ij[H2jiFu+ H2jFQic+ F2jic+ H2jiFuc†+ H2jFQi†c†+ F2j†i†c†],

(3.42)

LD = 1

2(DaDa+ DlDl+ D0D0) + ˜L(gTaDa− 1

2g0D0) ˜L + ˜Ec†g0D0c+ H1(gTaDa

− 1

2g0D0)H1+ H2(gTaDa+1

2g0D0)H2+1

2Q˜(2gTaDa+ g0Y D0+ ¯gDlSl) ˜Q

+ 1

2d˜c†(g0Y D0+ ¯gDlSl) ˜dc+1

2u˜c†(g0Y D0+ ¯gDlSl)˜uc.

(3.43) Effettuiamo dunque l’operazione di eliminazione dei D-term e degli F-term per ogni campo usando le equazioni del moto. V´a osservato che, non essendo questi dei

campi dinamici, le loro equazioni del moto si ottengono ponendo a zero le derivate parziali

∂L

∂FLk = FLk+ f ijH1iδkjc= 0 → FLk

= −fkiH1ic

FLi = −fkiH1kc

∂L

∂FE

= FE+ f ijH1ij = 0 → FE= −fijH1ij FE = −fijH1ij

∂L

∂F1k = F1k+ µijδki H2j+ f ijδikjc+ f1ijδkijc= 0

→ F1k

= −µkjH2j − fkjjc− f1kjjc F1j = −µjkH2k− fjkkc− f1jkkc

∂L

∂F2k = F2k+ µijδkj H1i + f2ijδjkic = 0

→ F2k

= −µikH1i− f2ikic F2i = −µkiH1k− f2kikc

∂L

∂FQk = FQk+ f1ijH1iδjkc+ f2ijH2jδikc= 0

→ FQk

= −f1ikH1ic− f2kiH2ic FQi = −f1kiH1kc− f2ikH2kc†

∂L

∂Fu

= Fu+ f2ijH2ji = 0 → Fu= −f2ijH2ji Fu = −f2jiH2ij

∂L

∂Fd

= Fd+ f1ijH1ij = 0 → Fd= −f1ijH1ij Fd = −f1jiH1ji.

(3.44) Sostituendo le espressioni ricavate in (3.42) e sfruttando le relazioni

ijkj = δik ; ijkl = δikδjl− δilδjk

Esaminando ora l’espressione (3.43) ricaviamo esplicitamente Da, D0 e Dl at-traverso le equazione del moto

∂L Esaminiamo in dettaglio alcuni termini di (3.43)

DaDa = g2[( ˜LTaL + H˜ 1TaH1+ H2TaH2+ ˜QTaQ)˜

×( ˜LTaL + H˜ 1TaH1+ H2TaH2+ ˜QTaQ)]˜ Nel caso di SU(2) i generatori dell’algebra soddisfano la relazione

TijaTkla = 1

2(δilδjk− 1 2δijδkl) per cui i prodotti precedenti assumono la forma

iTijajkTklal = 1 In maniera analoga si sviluppano i restanti termini di (3.47) ottenendo

DaDa = g2

+1 E molto pi´´ u immediato il calcolo del termine D0D0 in cui gli operatori di ipercarica assumono i seguenti valori

Infine consideriamo il termine DlDl. Ciascun contributo ´e calcolato con la

pro-priet´a relativa ai generatori di SU(3) SijlSkml = 1

2( δimδjk − 1

ijδkm) ;

DlDl = 1 4g¯2

SlQ + ˜˜ dcSlc + ˜uc†Slc

2

= 1

4g¯2

αiSijlαjβkSkmlβm + 2 ˜QαiSijlαjckSkmlcm+ ...



(3.52) in cui i, j, k, m sono indici di colore e α e β sono indici di SU(2).

Il primo termine fornisce

αiSijlαjβkSkmlβm =



( ˜Qαiαj)(Q˜βkβm) × 1

2( δimδjk − 1

ijδkm)



= 1

2( ˜Qαβ)( ˜Qαβ) − 1

6| ˜QQ|˜ 2

= 1

2( ˜Qαβ)( ˜Qβα)− 1

6| ˜QQ|˜ 2 = 1

2| ˜Qαβ|2 − 1

6| ˜QQ|˜ 2 (3.53) mentre nel caso in cui abbiamo il prodotto tra un doppietto e un singoletto di SU(2)

αiSijlαjckSkmlcm = [ ˜Qαiαjckcm] × 1

2( δimδjk − 1

ijδkm)

= 1

2( ˜Qαc)( ˜Qαc) − 1

3( ˜QQ)( ˜˜ dcc)

= 1

2|( ˜Qαc)|2 − 1

3( ˜QQ)( ˜˜ dcc).

(3.54) Se non sono indicati gli indici ´e sottinteso che sono contratti.

Con le stesse tecniche sfruttate finora calcoleremo tutti i termini di (3.43).

Otterremo in conclusione l’espressione finale di LD

in cui abbiamo ora indicato con i e k gli indici liberi di SU(2).

Ora siamo in grado di scrivere la lagrangiana on shell per il Modello Standard Supersimmetrico minimale

−1

+MQ2Q + m˜ 2uc†c+ m2dc†c − M

2 (λαaλaα+ λαa˙ λaα˙)

−M0

2 (λλ0α+ λ0 ˙αλ0α˙ − Ml

2 (λαlλlα+ λαl˙ λlα˙) + t.d.

(3.56)

Sarebbe interessante effettuare la rotazione dagli autostati di interazione a quelli di massa nell’espressione precedente, relativamente al settore elettrodebole. Infatti, in analogia al Modello Standard, possiamo definire le seguenti relazioni

Aµ(x) = cos θwVµ0(x) + sin θwVµ3(x) Zµ(x) = − sin θwVµ0(x) + cos θwVµ3(x) Wµ±(x) = Vµ1∓ Vµ2

√2

(3.57)

λa(x) = cos θwλ0(x) + sin θwλ3(x) λz(x) = − sin θwλ0(x) + cos θwλ3(x) λ±(x) = λ1√∓ λ2

2

(3.58)

Non eseguiremo questo calcolo ma vogliamo comunque vedere come agiscono le trasformazioni (3.57)(3.58) applicandole ad esempio al campo di Higgs ˆH1.

Il primo passo da compiere ´e ricavare la derivata covariante in funzione dei nuovi campi, occorre pertanto definire

Q = T3+ Y

2 ; T± = T1± T2,

in cui Q ´e l’operatore di carica mentre T± sono operatori di salita e di discesa per l’isospin debole, la derivata covariante sar´a fornita dalla seguente espressione

DµSU(2)⊗U(1) = ∂µ + ig

√2T+Wµ+ + ig

√2TWµ + ieQAµ + ig cos θw

hT3 − Q sin2w

iZµ. (3.59)

I termini relativi al settore cinetico e di interazione tra ˆH1 e i campi di gauge sono dati complessivamente da

(DµH1)(DµH1) − i ˜H1σµDµ1 + i√

2H1(gTaλa − 1

2g0λ0) ˜H1

−i√

2 ˜H1(gTaλa − 1

2g0λ0)H1.

(3.60)

In questa espressione la derivata covariante ´e ancora (3.34). Il contributo prece-dente sar´a trasformato nella seguente forma

(DµH1)(DµH1) − i ˜H1σµDµ1 + ighH1T+1λ+ − λ+1TH1

i

+ighH1T1λ − λ1T+H1

i + √ 2ieQi

H1i†1iλa − λa1i†H1i

+

√2ig cos θw

Ti3 − Qisin2θw

 hH1i†H2iλz − λz1i†H1ii (3.61)

in cui ora la derivata covariante ´e la (3.59).

Per completezza ridefiniamo i campi di forza in funzione delle componenti definite mediante la (3.57)

Aµν = ∂µAν − ∂νAµ

Zµν = ∂µZν − ∂νZµ

Wµν± = ∂µWν± − ∂νWµ±.

(3.62)

Questa ´e la base dei generatori in cui la terza componenti di isospin di SU (2) si mescola con il generatore di ipercarica. Una delle due combinazioni di questi due generatori diventer´a il generatore di U (1)em, dando origine ad una simmetria di gauge residua ed esatta che ha come campo di gauge il fotone, mentre la rimanente combinazione lineare, appunto, ´e rotta e corrisponde allo Z0. Questo, ovviamente, avviene solo dopo che i campi di Higgs hanno preso valori di aspettazione nel vuoto non nulli. Al momento, la simmetria G rimane una simmetria esatta, anche se la base di espansione delle derivate covarianti risulta ruotata.

Nel documento 0.2 Fisica oltre il Modello Standard (pagine 70-0)

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