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CAPITOLO 4. FILIERE AGRO-ALIMENTARI ALTERNATIVE

4.3. Le diverse iniziative per accorciare le filiere alimentari

Il nuovo rapporto diretto tra produttore e consumatore si articola in molteplici forme ed iniziative, nelle quali l’agricoltore si occupa direttamente della produzione, trasformazione e della vendita dei suoi prodotti. Le AAFNs si possono concretizzare nella realtà tramite:

vendita in fattoria con l’utilizzo di un locale idoneo: il sistema più semplice per

l’agricoltore è quello di vendere direttamente in azienda in un apposito punto vendita. Questo tipo di vendita rappresenta, ad esempio, una quota importante del reddito finale per gli agriturismi, oltre al servizio di alloggio ed eventualmente di ristorazione, visto che i turisti acquistano molto volentieri prodotti eno-gastronomici locali, magari osservando anche la preparazione;

vendita a “cielo aperto”: attraverso un baracchino o una struttura temporanea situata nelle

vicinanze dell’azienda, e di solito vicino alle strade principali;

punto di vendita collettivo: grandi spacci dove un certo numero di aziende riunisce i propri

prodotti, i quali saranno venduti al pubblico da personale qualificato esterno alle aziende, o in alcuni casi dagli stessi agricoltori a turno. Ciò permette di diminuire il tempo dedicato personalmente alla vendita diretta, di rivolgersi ad una domanda consistente e di offrire una gamma di prodotti molto ampia e diversificata. La localizzazione spesso, è nei pressi di centri urbani, in particolare in prossimità di strade ad alto scorrimento o in centro città. La vendita può essere a carattere stagionale o limitato ai soli fini settimana. Queste esperienze comportano investimenti notevoli per il personale addetto alle vendite e per la gestione del magazzino. Tra le difficoltà occorre considerare la necessità di applicare logiche gestionali tipiche di una struttura distributiva che ingloba e supera quella del singolo produttore; il prezzo di vendita deve considerare il costo di conferimento di ogni produttore, i costi gestionali, ma soprattutto la concorrenza; è necessario un regolamento condiviso per regolare i comportamenti dei singoli produttori e la gestione del punto vendita e l’adesione di nuovi partecipanti. I prodotti in vendita devono essere solo dei soci e ben riconducibili ai singoli produttori. Ogni produttore è responsabile dei propri prodotti; in genere nessuno può realizzare da solo più del 49% del volume di affari;

mercato contadino: mercati gestiti direttamente da produttori agro-alimentari, e piccoli

mercato comunale; mercati tradizionali di città, di paese, di quartiere o rionali, dove sono

venduti prodotti di tutti i generi, non solo agricoli, di solito con cadenza settimanale;

commercio itinerante: la vendita attraverso l’utilizzo di un mezzo mobile opportunamente

attrezzato;

progetti di agricoltura sostenuti dalla comunità (CSA): un agricoltore vende parti del

raccolto a cittadini che si impegnano a sostenere finanziariamente l’azienda agricola per i rischi della stagionalità. I consumatori che partecipano sostengono i produttori pagando loro una quota annuale che corrisponde al diritto di ricevere una parte della produzione annuale, mentre i produttori si impegnano a coltivare nel pieno rispetto dell’ambiente, ed a consegnare ai partecipanti cestini periodici (di solito settimanali) di prodotti di qualità e stagionali. Questa idea, nata in Giappone negli anni ‘70 si è sviluppata in Germania, Svizzera e nell’America del Nord. Negli Stati Uniti coinvolge ben 1.500 aziende e in Canada quasi 500. La CSA è di solito ristretta ad un gruppo di consumatori della classe media che già conoscono gli agricoltori. Questo tipo di iniziativa costringe più soggetti a incontrarsi e mettersi d’accordo, adottare sistemi di regole e comportamento condivisi; • raccolta libera sul campo da parte del consumatore: soddisfa una domanda

prevalentemente urbana, i consumatori si recano di persona in aziende situate nella periferia delle grandi città per raccogliere direttamente i prodotti nei campi pagando all’uscita dopo aver pesato quanto raccolto. La convenienza fra produttori e consumatori è reciproca: il consumatore può scontare prezzi più bassi, il produttore può eliminare i costi e i tempi della raccolta. La maggior parte delle esperienze si riferisce alla raccolta di frutta o di legumi. Il numero di partecipanti aumenta quando si tratta di aziende agricole biologiche. Questa tipo di attività è consentita in alcuni casi anche da agriturismi per i loro clienti. Dal punto di vista operativo, sono necessarie indicazioni scritte sulle modalità di raccolta che salvaguardino le coltivazioni e le piante, presenza di una bilancia omologata, e ampi parcheggi. La presenza di clienti comporta inoltre la necessità di predisporre servizi igienici. Questa tipologia di vendita è particolarmente diffusa all’estero (Usa, Francia e Austria); in Italia purtroppo, vi è ancora il pericolo che tali esperienze vengano scambiate per lavoro in nero senza un intervento normativo che preveda accordi con gli uffici locali preposti ai controlli sul lavoro;

vendita su prenotazione (box-scheme): rappresenta la forma di vendita diretta con più alto

contenuto innovativo, i clienti prenotano anticipatamente i prodotti per telefono o per e- mail, ritirandoli di persona, o facendoseli spedire a casa nel momento in cui sono disponibili. Questo tipo di vendita permette ai produttori di gestire meglio la stagionalità

della produzione agricola, come nell’ortofrutta, e di pianificare l’attività produttiva, come nella produzione di carne o di prodotti caseari;

vendita ai ristoranti, a mense, a spacci aziendali, e ad istituzioni;

vendita a gruppi di acquisto; diffuse soprattutto nelle aree urbane dove è più facile

aggregarsi e dove è più sentita la necessità di acquistare prodotti genuini; • vendita in stand ai supermercati;

organizzazione di appuntamenti periodici in fattoria da parte di più aziende orientate alla vendita diretta (mercato in fattoria);

mostre mercato, fiere, sagre, mercatini;

e-commerce: commercio tramite internet; la presenza in internet con un proprio sito o in

un portale contribuisce a diffondere la conoscenza dell’azienda e dei suoi prodotti in modo più efficiente di altre strategie di marketing perché permette di farsi conoscere ad un numero elevatissimo di consumatori in tutto il mondo, ad un bassissimo costo per contatto. Nella maggior parte dei casi, i siti di aziende con prodotti agricoli locali si limitano ad essere una vetrina promozionale, ad abbattere le distanze relazionali tra produttori e clienti. Al momento le esperienze di vendita diretta tramite internet sono ancora poche, anche se il loro sviluppo è in continuo aumento. Le difficoltà sono riconducibili ad una insufficiente conoscenza del prodotto da parte del consumatore che non può assaggiarlo o vederlo di persona; alla mancanza di certezze sull’affidabilità dell’azienda; alle modalità di pagamento che presuppongono che si paghi prima di ricevere la merce, magari utilizzando carte di credito o altre modalità elettroniche; fino ai problemi logistici. L’organizzazione di un sito per l’e-commerce è complessa e dispendiosa, il costo di un sito tende ad aumentare se si inseriscono elementi del commercio elettronico come il carrello della spesa e il pagamento elettronico, inoltre un sito deve essere continuamente aggiornato e questo richiede tempo che soprattutto i piccoli-medi agricoltori non hanno. Posizionarsi ai primi posti dei principali motori di ricerca comporta ingenti investimenti che difficilmente sono sostenibili da una sola azienda; ne consegue che per fare commercio elettronico è opportuno sviluppare collaborazioni con altre aziende all’interno di un portale (ad esempio il portale di un mercato contadino). Internet rappresenta un mercato potenziale immenso, per cui è importante essere presenti nella rete anche con un semplice sito informativo.

Le iniziative che uniscono più agricoltori possono risolvere i problemi che frenano i singoli soggetti ad intraprendere l’attività di vendita diretta individuale, come ad esempio una localizzazione troppo marginale e mal servita dalle vie di comunicazione, la necessità di trovare

risorse e conoscenze per fare gli investimenti necessari, acquisire competenze per cambiare i processi produttivi e gestire la fase della vendita, conoscere la complessa legislazione sulle norme igienico-sanitarie. Nel caso di una iniziativa che raggruppa più produttori, tutte queste attività sono gestite dall’associazione che ne nasce facendo risparmiare tempo e denaro ai singoli membri.