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Le lotte per il predominio sulla Dalmazia

3. LA DALMAZIA VENEZIANA

3.2 Le lotte per il predominio sulla Dalmazia

Dopo la caduta di Costantinopoli sotto il comando del marchese del Monferrato (1204), la situazione del Mare Adriatico andò peggiorando. Se da una parte i Greci, alleati con i Genovesi32 fecero ritornare l'attività piratesca nell'Adriatico, in

particolare nelle zone meridionali, dall'altra si fecero sentire nuovamente gli antichi pirati narentani, questa volta comandati dalla famiglia Kačić, che avevano trovato rifugio ad Omiš.

Venezia tentò più volte di arginare il pericolo, ma data anche la consistenza numerica dei nuovi e vecchi pirati, non riusciva mai a dare il colpo di grazia definitivo, tanto che ogni volta in cui la situazione sembrava ristabilita, ben presto si scatenava nuovamente un nuovo attacco. Questa situazione non portò danni soltanto a Venezia ma anche ad altre città, Ragusa in primis, che per riuscire a mantenere la propria indipendenza dovette appellarsi alla Serenissima, pagando un nuovo patto di sottomissione sempre più oneroso.

Pochi anni dopo, a partire dal 1240, si fecero strada anche in Dalmazia le orde tartare, dopo aver pesantemente devastato il Regno d'Ungheria. Molti dei territori dalmati furono duramente colpiti, eccezion fatta per Traù e Spalato, che, grazie alle grandi fortificazioni e alla tenacia della popolazione, riuscirono a fronteggiare la minaccia. Nel frattempo il re ungherese, rifugiatosi in Dalmazia, cercò di rafforzare il prestigio e l'autorità ungherese, rinnovando alleanze con alcune città, come Zara, che nel 1242 insorse contro Venezia che, anche se con un anno di ritardo, inviò nuovamente una flotta che ancora una volta mise la città a ferro e fuoco, decimandone la popolazione. Il sovrano ungherese vide così sempre più lontane le sue aspirazioni sulla Dalmazia, e allo stesso tempo le nobili famiglie slave

32 Genova era infatti stata duramente danneggiata nei suoi interessi sull'Oriente e sul mar Nero con il riconoscimento del doge di Venezia proprietario di un quarto dell'Impero latino d'Oriente.

accrescevano il proprio potere, tra primi i Frangipani e i Subić. La situazione spalatina non differiva molto da quella del resto della Dalmazia: la famiglia del conte di Spalato Subić costituiva infatti una minaccia sia per gli ungheresi che per i veneziani, dal momento che stava cercando di costituire una sorta di nuovo regno di Croazia e Dalmazia.

Temendo il potere dei Subić, gli Ungheresi, che cercavano di rtornare al potere tramite una intricata rete di matrimoni d'interesse, riuscirono a spodestare la temuta famiglia catturando Mladino, fratello di Giorgio, alle porte di Clissa e cacciando Giorgio da Spalato. A questo punto intervenne Venezia che, sostituendo Giorgio con un Nepelić, proprio alleato, riuscì dal 1330 ad assumere nuovamente il controllo dell'intera Dalmazia con eccezione di Omiš, del litorale narentano e di Cattaro, che aveva ormai stretto alleanze con la famiglia serba dei Nemanja.

Gli Ungheresi però, rafforzati dalle numerose unioni con nobili famiglie, tra cui quella degli Angiò a Napoli, organizzavano il proprio ritorno in Dalmazia: riuscendo a coalizzare gli avversari di Venezia, riuscirono ad espugnare quasi la totalità del dominio veneziano sulla Dalmazia, grazie anche alla vittoria di Nervesa, con cui il senato veneziano si vide costretto a chiedere la pace, concedendo al re ungherese Lodovico il titolo di Rex Dalmatiae et Croatiae.

I comuni dalmati non opposero una grande resistenza inizialmente, la corona ungherese infatti ancora una volta prometteva di mantenere salda la loro indipendenza.

La Serenissima però non si era per niente rassegnata, ed era riuscita nel frattempo a stringere amicizie anti-ungheresi in Bosnia e in Serbia, grazie anche al supporto di Cattaro che, una volta ribellatosi ai Nemanja33, aveva scelto come comes proprio un

veneziano.

Anche Genova cercò di contrastare Venezia per ottenere il controllo dell'Adriatico,

33 La più grande dinastia serba del medioevo. Durante il regno dei Nemanja (o Nemanjić), la Serbia ebbe un periodo particolarmente glorioso, espandendo i propri domini raggiungendo anche le coste adriatiche e ioniche.

sconfiggendo inizialmente la Serenissima a Chioggia, ma dovendo rinunciare clamorosamente pochi anni dopo, nel 1380, quando Venezia riuscì ad imporsi definitivamente anche su Genova.

La situazione della penisola balcanica però cambiava rapidamente: un nuovo impero terrorizzava tutti gli abitanti della penisola balcanica, quello degli Ottomani che dopo aver soggiogato la quasi totalità dell'impero bizantino, avanzavano velocemente, sconfiggendo chiunque si trovasse sulla propria strada. Fu così che il papa decise di indire una crociata contro gli Ottomani, chiamando a raccolta i principi francesi, tedeschi e Sigismondo di Lussemburgo.34

L'Ungheria non fu in grado di fronteggiare l'avanzata dei Selgiuchidi, e il successivo cambio di atteggiamento nei confronti dei comuni dalmati, che vedevano una continua diminuzione della propria indipendenza, scatenò una lunga serie di ribellioni, che culminarono con la rottura dei vincoli di fedeltà al re magiaro e la richiesta di ritornare sotto l'autorità veneziana. Dopo una serie estenuante di battaglie, il re di Napoli, che avanzava pretese sulla corona di Santo Stefano, fu costretto a cedere a Venezia i propri diritti sulla Dalmazia per la somma di 150.000 ducati. Allo stesso modo Sigismondo, nel frattempo diventato imperatore del Sacro Romano Impero, che non aveva accettato la cessione della Dalmazia a Venezia, si impegnò in una guerra contro Venezia, senza però ottenere risultati soddisfacenti: mentre le città dalmate chiedevano a gran voce di tornare sotto il dominio veneziano, il re Sigismondo rinunciò ad ogni diritto residuo in Dalmazia in cambio di

Il dominio della Repubblica di Venezia intorno al 1400: Venezia riesce ad ottenere il controllo su tutta la Dalmazia insulare riuscendo a penetrare anche nell'entroterra dalmata alle Spalle di Sebenico e Spalato

un pagamento di 10.000 ducati. Ebbe inizio così la Santa Intrada, il terzo dominio legale di Venezia, che vide una serie di mutamenti dal punto vista istituzionale che interessarono sia il Veneto che il territorio d'oltremare: si passò in questo periodo dal libero comune al più ampio organismo della signoria. Il Magnificum Communem

Venetiarum si trasformò nel Serenissimum Ducale Dominium, innovazione che portò

dei cambiamenti anche dal punto di vista sociale, dove i diritti si parificarono e il governo fu amministrato da una famiglia o da un'oligarchia.