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Capitolo 1: L’Advocacy Coalition Framework

1.4 Le ricerche

In un articolo scritto da Sabatier e Weible e pubblicato nel 2009 su The Policy Studies Journal, gli autori prendono in considerazione la letteratura sviluppata dal 1987 al 2006 nell’ambito dell’ACF. Sono quindi considerati tutti quegli studi che usano integralmente il framework o parti di esso nello sviluppare o testare ipotesi, nella

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strutturazione dell’analisi, nell’impostazione di relazioni causali tra fenomeni o nel descrivere il policy process. Innanzitutto, sono considerate le 34 applicazioni condotte dagli stessi padri del framework, Sabatier e Jenkins-Smith, e poi le 53 applicazioni di Sabatier e Weible. Un gruppo di ricerca ha poi elaborato un coding framework composto da 48 elementi, per ricercare ogni articolo attinente al framework sulla base di criteri puntuali. La ricerca si è conclusa rilevando 80 applicazioni dell’ACF.

Un primo dato che si coglie analizzando le applicazioni riguarda i temi che le ricerche hanno trattato. Il framework è nato nel contesto delle policy ambientali ed energetiche e molte delle applicazioni hanno continuato a riguardare questi temi, ma progressivamente hanno coinvolto sempre più aree di policy diverse tra loro. Ad esempio, sono state condotte ricerche nei campi del tabacco, dello sport e dei contraccettivi. Questo denota che pressoché in tutti i settori è possibile applicare le ipotesi dell’ACF.

Oltre ai settori di policy coinvolti, è aumentata gradualmente anche l’applicazione in contesti diversi da quello nord-americano. Come già sottolineato, l’inserimento della struttura delle opportunità ha reso maggiormente applicabile il framework al contesto europeo, ponendo l’ACF al riparo dalle critiche di quanti lo giudicavano adatto solamente al contesto pluralista americano. Oltre alle applicazioni in Europa, sono cresciute anche quelle nel contesto sud-americano, africano, asiatico e australiano. Questo ha dimostrato che l’ACF è applicabile con successo non solo a contesti democratici diversi da quello statunitense, ma anche a regimi non del tutto democratici o autoritari.

I metodi che sono stati utilizzati per raccogliere i dati sono stati vari, ma in circa la metà delle applicazioni non sono specificati. I più utilizzati sono le interviste, i questionari, l’analisi di documenti, spesso usati congiuntamente. Per rilevare le credenze di policy una strada è quella di condurre interviste preliminari ad attori privilegiati, a cui far seguire questionari strutturati da sottoporre a tutti i membri del sottosistema. Un'altra strada, indubbiamente meno espansiva dal punto di vista dei costi, è quella di condurre interviste in profondità ad attori privilegiati da affiancare ad analisi di documenti e rapporti (Lanzalaco e Prontera 2012 p.130).

Per quanto riguarda la prospettiva temporale utilizzata, l’ACF ha da sempre sostenuto la necessità che i ricercatori prendessero in considerazione almeno un periodo decennale. Secondo i maggiori autori dell’ACF questa indicazione continua a rimanere un utile consiglio per i ricercatori, ma una precisazione deve essere fatta. Affinché le ipotesi relative al sottosistema siano valide e testabili, il sottosistema deve avere raggiunto il grado di maturità, che si verifica in almeno dieci anni. Questo non vuol dire che alcune ricerche

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su determinati aspetti non possano utilizzare un orizzonte temporale minore. In ogni modo devono sempre essere tenute presenti le dinamiche di lungo termine all’interno dei sottosistemi (Weible et.al., 2011 pp. 353-354).

1.4.1 Argomenti di ricerca

Se si passa agli argomenti delle ricerche che hanno utilizzato l’ACF, si può notare che quelli maggiormente trattati riguardano gli aspetti degli shock esterni ai sottosistemi, della stabilità delle coalizioni e del policy-oriented learning. Questi rappresentano argomenti centrali del framework, di cui sono state testate le ipotesi, mentre è interessante notare come in più del cinquanta per cento delle ricerche non sia stata testata nessuna ipotesi (Weible, Sabatier e McQueen, 2009, p. 128).

Se si tiene a mente la definizione di framework, diventa chiaro che condurre una ricerca con l’intenzione di testarlo integralmente rappresenterebbe un’impresa ardua, mentre risulta molto meno dispendioso e allo stesso tempo più produttivo concentrarsi su uno dei tre focus o su aspetti specifici di esso (Weible et al., 2011, p. 354).

Uno degli argomenti che è stato maggiormente trattato riguarda le conseguenze che un evento esterno ha sulle dinamiche di un sottosistema, con la possibile conseguenza di un major policy change. Le ricerche hanno considerato anche i fattori interni a una coalizione, come l’assenza di una leadership adatta a cogliere le opportunità della situazione, che impediscono il policy change pur in presenza di una perturbazione esterna importante. O ancora, quali conseguenze un evento esterno può portare in termini di struttura delle coalizioni o di minor policy change.

Questo tipo di ricerche ha avuto il pregio di evidenziare che non è possibile giudicare la portata di un evento esterno se lo si giudica al di fuori di come viene percepito dal sottosistema attraverso i suoi attori e le sue caratteristiche15. Hanno poi confermato che il percorso tra un evento esterno e il policy change passa attraverso le strutture interne dei sottosistemi, seguendo un percorso non lineare di cui è necessario approfondire la conoscenza, e che il major policy change è solo una delle possibili conseguenze di una perturbazione esterna, a cui si affianca un possibile cambiamento minore di policy, la variazione della composizione delle coalizioni o le loro strategie.

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Dudley e Richardson (1999, in Weible Sabatier McQueen 2009 p. 128) hanno descritto ad esempio come il cambio di credenze di una coalizione nei confronti del libero mercato abbia portato la coalizione ad

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La stabilità delle coalizioni rappresenta come si è detto un altro dei focus principali dell’ACF e molte applicazioni del framework si sono concentrate sulle cause che la garantiscono, ma anche sulle cause alla base delle defezione di alcuni membri di esse. Tra queste ultime, Andersson (1999, in Weible, Sabatier e McQueen, 2009, p. 129) ha mostrato come una coalizione possa dividersi in tre diverse coalizioni quando una questione porta a diverse scelte possibili che implicano diverse policy core beliefs. Altre ricerche si sono concentrate sulle cause della defezione e in particolare sulle elezioni, che rientrano tra gli eventi privilegiati nello spiegare cambiamenti di casacca e abbandono della propria coalizione (ibidem).

L’applicazione dell’ACF alle coalizioni ha inoltre condotto Larsen, Vrangbaek e Traulsen [2006, in ivi, p. 130] ad affermare che nei sistemi corporativi, in cui vi è forte richiesta di compromesso, le coalizioni si compongono di attori centrali e molto stabili e di attori periferici. Questi ultimi, per aumentare il proprio peso politico, sono propensi a cambiare coalizione con relativa facilità. Ci possono essere infine casi in cui i membri della coalizione sono untiti dalle stesse policy core beliefs in competizione con una coalizione avversaria, ma allo stesso tempo divisi tra loro su questioni secondarie che possono portare a defezioni.

L’altro argomento centrale nell’ACF, le cui ipotesi sono state testate di frequente, è rappresentato dal policy learning. Per quanto riguarda la connessione tra il policy learning e il cambiamento della struttura delle credenze, le applicazioni hanno dimostrato che è più facile un cambiamento nelle secondary beliefs piuttosto che nelle policy core beliefs, supportando quindi quanto previsto dalle ipotesi sul policy learning.

Sul tema specifico del cross-coalition learning, tenendo a mente che l’ACF ipotizza che sia più probabile che avvenga riguardo ad aspetti secondari, in un contesto di conflittualità medio, su temi tecnici e in presenza di forum professionali, le applicazioni che hanno testato queste ipotesi hanno portato a risultati misti. Se alcune ricerche hanno dimostrato la validità di queste condizioni nel facilitare il cross-coalition learning, altre hanno dimostrato che questo può avvenire anche a livello di policy core su argomenti tecnici e trattabili con dati scientifici, e che inoltre i forum professionali non sempre facilitano l’apprendimento. Questi risultati derivano dal fatto che le condizioni illustrate non sono da sole sufficienti a garantire il policy change (ibidem).

Altre applicazioni del framework hanno testato la connessione tra l’apprendimento e il policy change. Anche in questo caso i risultati sono stati discordanti nel riconoscere un forte collegamento in alcuni casi [Lester e Hamilton, 1987; McBeth et. al., 2007; Munro,

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1993, in Weible, Sabatier e McQueen 2009] e un collegamento molto debole in altri [Eberg, 1997; Nohrstedt, 2005, in Weible, Sabatier, e McQueen, 2009]. Un fattore che continua ad incidere sui risultati di applicazioni di questo tipo è la difficoltà di misurare empiricamente l’apprendimento e di collegarlo quindi al policy change.

Altri studi hanno analizzato il ruolo della scienza nei sottosistemi confermando innanzitutto che gli scienziati possono essere membri importanti delle coalizioni. Le informazioni scientifiche sono inoltre usate spesso dalle coalizioni per rafforzare la propria posizione e sono quindi usate a proprio vantaggio nel conflitto contro altre coalizioni. In questo caso le ricerche hanno confermato quanto ipotizzato dall’ACF.

Per quanto riguarda le coalizioni e in particolare il loro numero nei sottosistemi, è interessante notare che mentre più del cinquanta per cento delle applicazioni ha riscontrato due coalizioni, ci sono state anche alcune ricerche che non hanno individuato coalizioni rispetto al tema di policy trattato16. Questo è importante perche dimostra che l’ACF è applicabile indipendentemente delle coalizioni, che possono non essere presenti (Weible, Sabatier e McQueen 2009, p. 132).

Un aspetto poco testato delle coalizioni è rappresentato invece dal coordinamento interno. Solo Sabatier e Weible hanno usato dati relazionali per testare questo campo, riconoscendo alle policy core beliefs il ruolo di collante principale per gli attori delle coalizioni. Altri studi hanno usato invece dati qualitativi ma rimane ancora un argomento del framework in gran parte non trattato.

L’ACF è spesso usato dai ricercatori congiuntamente ad altri framework e questa prassi è incoraggiata dagli stessi teorici dell’ACF. Questo consente infatti di ovviare alle debolezze che ogni framework presenta per sua natura su alcuni aspetti e contemporaneamente sfruttarne i punti di forza. In particolare, l’advocacy coalition framework è stato usato congiuntamente a: multiple streams framework, cultural theory,

punctuated equilibrium framework, actorcentered institutionalism, narrative theory, policy network analysis, policy entrepreneur model e institutional analysis and development framework (ivi, pp. 133-134).

Un contributo importante nell’applicazione dell’ACF alla policy sul diritto di cittadinanza può essere fornito proprio dall’uso congiunto di ACF e policy narrative

framework. Quest’ultimo ha il pregio di concentrarsi sul ruolo delle narrazioni e

sull’influenza che queste comportano sulle politiche. Il processo di framing, di cui

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parleremo approfonditamente alla fine del capitolo e di cui ci serviremo come ausilio per l’advocacy coalition framework, consente agli attori delle coalizioni di interpretare gli eventi esterni e di raccontarli, da cui deriva la sua importanza per la comprensione delle dinamiche del policy proces (Weible et.al. 2011 p.353).

Infine, è importante sottolineare come alcune ricerche che hanno usato l’ACF abbiano parallelamente fatto ricorso anche ai concetti di stages heuristic o di policy cicle. Questi concetti erano fondamentali negli studi sul policy proces durante gli anni Settanta e Ottanta e l’ACF fu creato proprio con l’intenzione di opporsi alla linearità delle fasi del processo politico che queste impostazioni presupponevano, scegliendo come oggetto di indagine il sottosistema e la sua intrinseca complessità. In alcune ricerche l’uso congiunto è stato giustificato con la necessità per il ricercatore di avere a disposizione due lenti: una, quella fornita dagli stages heuristic, utile a definire le varie fasi e il ciclo di vita di una policy, l’altra, fornita dall’ACF, necessaria a definire il sistema di credenze, le coalizioni ed altri aspetti per ogni fase della politica (Weible, Sabatier e McQueen 2009, p. 133).

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