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Le zone di preservazione e salvaguardia ambientale

1.5 Orientamenti per l’assetto del territorio regionale

1.5.5 Le zone di preservazione e salvaguardia ambientale

politiche territoriali europee, è sicuramente un punto di forza su cui la Lombardia può costruire la propria competitività.

Ulteriore elemento è la coerenza con gli altri livelli di pianificazione e programmazione territoriale, in primo luogo i PTCP, quale espressione delle aspirazioni locali dei territori.

La Giunta Regionale, sulla base dei principi di cui sopra, adotta e aggiorna i criteri specifici per l’identificazione e la verifica dei poli regionali di sviluppo, aggiuntivi rispetto ai capoluoghi.

L’elenco dei poli viene confermato con l’aggiornamento annuale del PTR, tenendo conto anche delle segnalazioni e proposte dei PTCP o dei PGT.

1.5.5 Le zone di preservazione e salvaguardia ambientale

Il PTR identifica le zone di preservazione e salvaguardia ambientale, con riferimento diretto al macro-obiettivo “Proteggere e valorizzare le risorse della regione”; è bene ribadire che la valorizzazione delle risorse ambientali, paesaggistiche, naturali, ecologiche ha contestualmente l’effetto di concorrere all’ulteriore rafforzamento della competitività regionale e di consentire a ciascun territorio di sviluppare il proprio potenziale. Il miglioramento della qualità della vita dei cittadini necessariamente passa anche dalla

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qualità, anche dal punto di vista paesistico, ambientale e per la fruizione sociale degli spazi.

Molta parte del territorio regionale presenta caratteri di rilevante interesse ambientale e naturalistico che sono già riconosciuti da specifiche norme e disposizioni di settore che ne tutelano ovvero disciplinano le trasformazioni o le modalità di intervento.

In particolare vengono identificate come zone di preservazione e salvaguardia ambientale:

▪ Fasce fluviali del Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico del bacino del Fiume Po - PAI (DPCM 24 maggio 2001) (Fascia A o fascia di deflusso della piena, Fascia B o fascia di esondazione, Fascia C o area di esondazione per la piena catastrofica) delimitate nell’Elaborato 8 del PAI e soggette alle norme del Titolo II delle Norme di Attuazione del PAI

▪ Aree allagabili del Piano di Gestione del Rischio di Alluvioni – PGRA (DPCM 27 ottobre 2017) (P3/H o area allagabile per la piena frequente, P2/M o area allagabile per la piena poco frequente, P1/L o area allagabile per la piena rara delimitate nelle mappe di pericolosità del PGRA (ambito territoriale Reticolo Principale) e soggette alle norme del Titolo II delle Norme di Attuazione del PAI

▪ Aree a rischio idrogeologico molto elevato (delimitate nell’Allegato 4.1 all’Elaborato 2 del PAI) e soggette alle norme del Titolo IV delle Norme di Attuazione del PAI

▪ Rete Natura 2000 (Siti di Importanza Comunitaria, Zone di Protezione Speciale, Zone Speciali di Conservazione)

▪ Sistema delle Aree Protette nazionali e regionali

▪ Zone Umide della Convenzione di Ramsar

▪ Siti UNESCO (Piano Paesaggistico – normativa art.23)

▪ I corpi idrici individuati nei Piani di Gestione Distrettuali del Po e delle Alpi Orientali

Il PTR riconosce e rimanda ai diversi piani settoriali e alle specifiche normative il puntuale riconoscimento di tali ambiti e la disciplina specifica, promuovendo nel contempo una forte integrazione tra le politiche settoriali nello sviluppo di processi di pianificazione che coinvolgano le comunità locali.

Il PTR inoltre pone attenzione ed evidenzia alcuni elementi considerati strategici e necessari al raggiungimento degli obiettivi di piano:

Area perifluviale del Po

Il grande fiume della pianura lombarda ed il territorio che ad esso fa direttamente riferimento costituiscono elementi di identità e insieme fattori determinanti per lo sviluppo competitivo della Lombardia.

In quest’ambito territoriale le azioni del governo regionale si inseriscono in un più ampio contesto di riferimento interregionale, anche attraverso l’efficace attuazione della pianificazione di bacino (Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico – PAI, Piano di Gestione del Distretto Idrografico - PdgPo), Piano Bilancio Idrico (PBI) e Piano di Gestione del Rischio di Alluvioni (PGRA), ultimo strumento approvato (DPCM 27 ottobre 2016) in attuazione della direttiva per la valutazione e la gestione delle alluvioni (Dir.

2007/60/CE), recepita in Italia con il D. Lgs. 49/2010.

Dei 100.000 ettari rientranti nelle fasce A e B del Fiume Po definite dal Piano per l’Assetto Idrogeologico (PAI), ben il 52% è localizzato in Lombardia; in questi territori la tendenza alla trasformazione vede una riduzione delle coperture vegetali naturali, con aumento delle aree destinate all’uso antropico e all’agricoltura in particolare, la diminuzione delle colture arborate e la prevalenza dei seminativi monoculturali, la riduzione delle superfici coperte dall’acqua, con abbassamento dell’alveo e allontanamento dell’acqua da lanche e golene.

Risultato di queste trasformazioni è la banalizzazione del paesaggio planiziale, espressione visibile di un impoverimento naturalistico e di biodiversità.

La competitività di questi territori è basata sull’equilibrio tra produttività agricola, qualità dell’ambiente e fruizione antropica e dipende direttamente dalla disponibilità della risorsa idrica e dal rischio di esondabilità.

In relazione a quest’ultimo aspetto, nel corso degli anni la filosofia di realizzazione delle opere di difesa, in un primo tempo orientata alla realizzazione di argini contenitivi, ha dato sempre maggior importanza ad interventi che restituiscano al fiume spazio e respiro, consentendo la laminazione delle acque e l’accumulo temporaneo dell’onda di piena, mentre sono sempre più frequentemente impiegate tecniche di ingegneria naturalistica per la realizzazione delle opere di contenimento.

Il mantenimento e il recupero di uno standard di naturalità per gli ambiti fluviali anche in territori insediati non interessati da aree protette è da perseguire non solo per la conservazione delle emergenze naturalistiche residue, ma anche per un’armoniosa integrazione tra gli elementi del paesaggio fluviale, per la sua fruizione, per il coinvolgimento diretto degli agricoltori ed il riconoscimento del loro ruolo sociale, e si pone come obiettivo il mantenimento di una identità collettiva del territorio fluviale.

A questi obiettivi è improntato il “Protocollo d’intesa per la tutela e valorizzazione del territorio e la promozione della sicurezza delle popolazioni della valle del Po” del maggio 2005, promosso dall’Autorità di Bacino del Fiume Po e dalle province rivierasche, per la definizione di azioni strategiche riguardanti i temi della sicurezza, manutenzione, rinaturazione, agricoltura

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tampone, sviluppo locale, educazione ambientale e navigazione.

Anche il programma di gestione dei sedimenti del Po è stato predisposto dall’Autorità di Bacino con l’intento di dotarsi di uno strumento di gestione per regolare la distribuzione dei sedimenti lungo l’alveo, prevedendo un programma specifico che, nell’ottica della rinaturazione del corso d’acqua e delle aree perifluviali, favorisca una migliore distribuzione dei sedimenti, andando a colmare il forte deficit di ripascimento di molti tratti lombardi.

Riferimento: Piano Paesaggistico – normativa art.20 comma 7,8,9,10

I ghiacciai

Il ghiacciaio è uno degli elementi vivi della montagna, la sua storia è fatta di avanzate e ritiri, di laghi e di nuove foreste che ricoprono le morene abbandonate, di valichi alpini; fattori che si sono intrecciati con la vita delle popolazioni delle montagne e delle pianure subalpine.

I ghiacciai rientrano nella unità tipologica del paesaggio glaciale dove la caratterizzazione è la capacità di modellare le valli e i versanti, vi si distinguono fenomeni epiglaciali, che avvengono sulla superficie stessa del ghiacciaio (lingue, morene), e fenomeni classici d'erosione, provocati dal movimento del ghiaccio verso la valle cui appartengono, ad esempio, le valli glaciali con le relative spalle, i circhi e altri fenomeni minori.

Sono una caratterizzazione del paesaggio alpino e un elemento in forte pericolo a causa dei cambiamenti climatici in atto a livello globale. Essi rappresentano una risorsa unica per l’equilibrio ambientale del sistema di alta montagna, all’interno del sistema idrico e del ciclo delle acque e il loro degrado è una potenziale fonte di instabilità e di rischio per la sicurezza.

L’alto grado di naturalità delle aree glaciali costituisce una condizione eccezionale sul territorio che impone una generale intangibilità e salvaguardia delle formazioni glaciali, della morfologia e dell’idrografia, ma anche della fauna e della flora interessate o che ne dipendono.

I ghiacciai sono ambiti di forte idealizzazione e mitizzazione, particolarmente nella fase storica di esplorazione e di scoperta alpinistica, pertanto anche la memoria, il ricordo, le testimonianze fisiche o trascritte sono dati della storia di questi luoghi che vanno salvaguardati e valorizzati, anche come forma di rispetto e di corretto comportamento dell’azione dell’uomo nei confronti della montagna.

La fruizione escursionistica, alpinistica e turistica va orientata verso la difesa delle condizioni di naturalità;

l’apertura di nuovi impianti sciistici invernali e di percorsi escursionistici deve essere attentamente valutata e comunque preclusa nelle zone di massima espressione della naturalità.

L’utilizzo e la fruizione delle aree montane deve considerare la sostenibilità dell’intero sistema garantendo una particolare attenzione ad una risorsa unica e identitaria per il paesaggio lombardo.

Riferimento: Piano Paesaggistico – normativa art.17 e Indirizzi di Tutela

I grandi laghi di Lombardia

I grandi laghi insubrici (Maggiore, Como e Lecco, Lugano, Iseo, Idro, Garda) e i laghi di Mantova rappresentano una risorsa paesaggistica e ambientale di altissimo valore e di elevata notorietà che qualifica in modo unico il territorio lombardo.

Questi ambiti comprendono in sé paesaggi fra i più celebrati, descritti e raffigurati della regione, anche solo per le fonti letterarie e le descrizioni dei viaggiatori del Grand Tour e delle più famose guide turistiche, e da tempo sono oggetto di attenzione internazionale. I laghi Insubrici, contornati da scenari alpini di grande suggestione e favoriti da un clima mite che ne determina le particolari formazioni vegetazionali e colturali, anche per la relativa vicinanza ai maggiori centri della pianura, sono stati storicamente sede di residenze prestigiose che ne hanno arricchito le rive, con ville di pregevole architettura dotate di grandi parchi e giardini il cui affascinante insieme è particolarmente percepibile lungo i percorsi della navigazione lacuale.

I laghi di Mantova rappresentano un’emergenza naturalistica e paesaggistica unica nel contesto della pianura lombarda e unitamente alla città di Mantova evidenziano lo stretto connubio tra acqua, agricoltura e insediamenti che storicamente ha caratterizzato il mantovano e tante parti della Pianura Irrigua.

Nei più recenti processi di trasformazione il fenomeno significativo che ha interessato le aree lacuali è dovuto all’edificazione di carattere turistico e di villeggiatura e al potenziamento dei servizi correlati e infrastrutture lungo le sponde. La particolare configurazione dei diversi laghi e il loro equilibrio ambientale hanno risentito negli ultimi anni degli effetti indotti sia dalla pressione insediativa e turistica sia dai mutamenti climatici e in particolare dalle ricorrenti emergenze idriche.

Si pone quindi la necessità di una tutela attiva volta a definire strategie integrate di sviluppo sostenibile e durevole di questi territori che tengano conto, sia delle azioni possibili per garantire la qualità e quantità delle acque, sia della individuazione di chiari obiettivi di valorizzazione volti a non disperdere l’incredibile patrimonio culturale e naturale e il sistema di relazioni simboliche e percettive che ne ha determinato nei secoli la specifica, unica ed irripetibile configurazione paesaggistica che li ha resi noti in tutto il mondo contribuendo in modo rilevante a definire un’immagine di qualità della Lombardia.

42 Per la salvaguardia ambientale e paesaggistica si

impone la necessità di un’azione coordinata tra i diversi enti, in particolare in riferimento ai territori dei comuni rivieraschi, al fine di valorizzare questi ambiti senza pregiudicarne gli inestimabili valori ambientali, paesaggistici e culturali. Questo richiede di avviare, innanzitutto, un’operazione di attenta verifica della sostenibilità delle previsioni di sviluppo in essere al fine di assicurare il coordinamento delle pianificazioni locali sulla base delle finalità e priorità di tutela e valorizzazione paesaggistica individuate a livello regionale.

Riferimento: Piano Paesaggistico – normativa art.19 I navigli, canali di bonifica e rete irrigua

Il sistema dei Navigli e dei canali costituisce una delle caratteristiche peculiari e un riferimento identitario della Lombardia. Queste opere idrauliche di grande tecnica e sapienza hanno storicamente strutturato gli insediamenti e l’organizzazione rurale della pianura lombarda, garantendo l’acqua per l’irrigazione e il trasporto, con un ruolo determinante sul sistema economico e sociale.

Attentamente progettati e realizzati con cura, i principali navigli lombardi sono diventati riferimento non solo per le attività produttive e agricole ma anche per la localizzazione di residenze nobiliari, punto di forza di molti centri storici da essi attraversati o lambiti e più recentemente grande risorsa sulla quale appoggiare itinerari di fruizione del territorio lombardo.

La salvaguardia e valorizzazione della rete dei canali e dei navigli e dei singoli manufatti idraulici che li connotano ma anche dei contesti naturali, rurali e dei nuclei e insediamenti storici da essi attraversati diviene azione strategica ai fini di una tutela attiva del paesaggio e dei beni storico-culturali, della promozione di attività turistiche sostenibili e in alcuni casi della riqualificazione paesaggistica di vaste porzioni della pianura lombarda.

Appare a tal fine importante, soprattutto in riferimento ai principali navigli, una verifica dei diversi strumenti di tutela e salvaguardia ambientale e paesaggistica in essere per valutarne le eventuali esigenze di integrazione e assicurare un migliore coordinamento nella gestione locale.

Riferimento: Piano Paesaggistico – normativa art.21 Geositi

Nell’ambito delle attività connesse alla realizzazione della carta Geologica Nazionale (Progetto CARG), Regione Lombardia aderisce al progetto di Conservazione del Patrimonio Geologico Nazionale anche attraverso la segnalazione delle “singolarità geologiche”, meglio conosciute come “geositi”.

Con questo termine si intendono località, aree o territori di interesse geologico o geomorfologico di cui

promuovere la conservazione. Nella definizione rientrano affioramenti di particolare interesse paleontologico, stratigrafico, strutturale, mineralogico e petrologico, nonché elementi geomorfologici significativi dal punto di vista glaciologico, carsico e applicativo, la sommatoria di tutti questi beni singoli rappresenta il patrimonio geologico (regionale, nazionale, mondiale).

I geositi trovano una posizione ben definita nella normativa comunitaria, in particolare nella Raccomandazione Rec (2004)3 sulla conservazione del patrimonio geologico e delle aree di particolare interesse geologico, adottata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa il 5 maggio 2004.

Sul territorio regionale si possono riconoscere molteplici siti, riconosciuti anche a livello mondiale, che devono essere tutelati e possono inoltre costituire elemento di attrattività anche turistica dei luoghi (per esempio Val Gerola, Besano, Cene, Osteno, Bagolino…).

Riferimento: Piano Paesaggistico – normativa art.22

1.5.6 Infrastrutture prioritarie per la Lombardia