• Non ci sono risultati.

Linee di indirizzo per il riassetto idrogeologico del territorio lombardo

1.6 Indirizzi per il riassetto idrogeologico del territorio

1.6.2 Linee di indirizzo per il riassetto idrogeologico del territorio lombardo

Il riassetto idrogeologico del territorio lombardo dovrà essere attuato attraverso le seguenti linee di indirizzo:

▪ promuovere lo sviluppo del sistema di conoscenza del territorio, sviluppando il ruolo regionale per la definizione di standard di raccolta, per la loro organizzazione in sistemi e banche dati condivise tra i vari Enti territoriali e per la loro diffusione;

▪ consolidare il sistema di pianificazione urbanistico - territoriale previsto dal PAI e dalla l.r. 12/2005 nei

72 diversi livelli (comunale, provinciale e regionale),

valutando la sostenibilità delle scelte pianificatorie in relazione al livello di rischio presente sul territorio;

▪ pianificare le trasformazioni in modo da non aggravare le condizioni idrauliche di assetto del territorio (invarianza idraulica), evitando cioè che il territorio possa subire modifiche dell’assetto dei suoli che rendano obsoleti interventi strutturali dimensionati per le condizioni preesistenti o inadeguate le aree naturali di esondazione dei corsi d’acqua;

▪ integrare maggiormente le politiche regionali in materia di sicurezza idraulica ed idrogeologica con quelle dell’uso della Tutela e degli Usi delle acque (approvvigionamento, collettamento, scarichi e depurazione), della qualità dell’ambiente (rinaturalizzazione degli ambiti perifluviali) e del paesaggio (riqualificazione dei paesaggi delle valli fluviali come elementi naturali e storico-culturali identitari delle comunità insediate);

▪ favorire una programmazione degli interventi basata sullo sviluppo delle conoscenze, in una logica di sostenibilità paesistico-ambientale dell’intervento stesso, valutato in tutti i suoi effetti di impatto sul territorio e sull’ambiente;

▪ nella programmazione, puntare particolare sul tema della manutenzione diffusa del territorio e delle opere strategiche e sul miglioramento funzionale delle stesse;

▪ favorire l’integrazione delle competenze che devono concorrere a progettare e realizzare in modo multidisciplinare interventi sempre più articolati;

▪ riordinare ed innovare la normativa regionale sulla difesa del suolo e del territorio;

▪ definire meccanismi finanziari, complementari a quelli statali, per il reperimento delle risorse da investire nelle politiche per la difesa del suolo e del territorio. In questo settore va colta l’occasione di declinare il tema del federalismo fiscale applicato ai diversi bacini idrografici;

▪ sviluppare progetti strategici di sottobacino idrografico che integrino la valorizzazione paesistico-ambientale delle valli fluviali con politiche di difesa dei suoli e delle acque attraverso la promozione di processi partecipati di pianificazione strategica e programmazione negoziata.

Politiche integrate di valorizzazione paesistico-ambientale e di difesa dei suoli e delle acque:

promozione di processi partecipati di pianificazione strategica e programmazione negoziata per la riqualificazione dei bacini idrografici in Lombardia.

Per attuare le linee di indirizzo indicate - e in particolare raggiungere gli obiettivi di integrazione delle politiche, di sviluppo della pianificazione strategica e della programmazione negoziata - occorre sviluppare processi di pianificazione di sottobacino idrografico facendo riferimento a quelle normative che chiedono alla Pubblica Amministrazione di far governance delle acque e dei suoli in modo partecipato e sussidiario.

In particolare, la Direttiva 60/2000 CE (che prefigura politiche sistemiche di riqualificazione delle acque superficiali e sotterranee) e la più recente Direttiva 60/2007 (relativa alla valutazione e alla gestione dei rischi di alluvioni) indicano come irrinunciabile la qualità partecipativa dei processi da avviare per raggiungere in modo efficace gli obiettivi di tutela, così come fa la Proposta di Direttiva Quadro per la Protezione del Suolo (SFD - Soil Framework Directive) che obbliga le PA ad individuare, descrivere e valutare l’impatto delle politiche settoriali sui processi di degrado dei suoli sollecitando gli Stati membri a onorare la Strategia per lo Sviluppo Sostenibile dell’Unione Europea ed il VI Programma comunitario di azione ambientale, che hanno sancito l’obiettivo di proteggere il suolo dall’erosione e dall’inquinamento.

Regione Lombardia, pertanto, nell’intento di passare da politiche di tutela dell’ambiente a più ampie politiche di gestione delle risorse paesistico-ambientali promuove per la riqualificazione dei bacini regionali processi partecipati di pianificazione strategica e programmazione negoziata – l.r. 2/2003 – nella forma di Contratti di fiume (rif. l.r. 26/2003) e Piani strategici di sottobacino del Po.

E’ la l.r. 26/2003 ad individuare come strumenti per la riqualificazione dei bacini fluviali i Contratti di fiume, che nelle pratiche avviate si sono andati configurando come processi di programmazione negoziata che si declinano in percorsi di co-pianificazione, sviluppati con metodologie partecipate, al fine di pervenire alla condivisione tra tutti gli attori coinvolti di scenari di sviluppo durevole dei bacini fluviali; la “riqualificazione di bacino” va intesa nella sua accezione più ampia e riguarda nella loro interezza gli aspetti paesistico-ambientali, riassetto idrogeologico e tutela e regolazione degli usi delle acque secondo quanto stabilito dalla legislazione nazionale (anche la legge nazionale 9/2006 di recepimento della Convenzione europea del paesaggio).

Accanto ai Contratti di Fiume promossi da Regione Lombardia sotto forma di Accordi Quadro di Sviluppo Territoriale (Cdf Olona-Bozzente-Lura-Lambro Meridionale, CdF Seveso, Cdf Lambro Settentrionale) sono sorte iniziative locali nella forma di Strumenti di programmazione Negoziata ex art. 2, comma 203, l.

662/96 (CdF Mincio, CdF Adda Sopralacuale, CdF Bardello) e sono stati sottoscritti protocolli di intesa per

73 l’avvio dei Contratti di Fiume della Media Valle del Po,

Toscolano, Basso Olona).

Contratti di fiume e Contratti di lago sono strumenti promossi dal Piano di Tutela e Uso delle Acque come azioni sinergiche di risanamento nei bacini che presentano problemi di recupero della qualità delle acque, anche per valutare la coerenza degli interventi previsti dalle Autorità d’Ambito con le previsioni del PTUA, in modo da evitare discrasie tra lo strumento di pianificazione regionale e la concreta programmazione degli interventi.

Si tratta di processi che spesso traggono la propria motivazione iniziale da criticità ambientali (rischio, inquinamento, degrado generalizzato), ma nei quali ben presto appare evidente che i fattori di degrado sono molto complessi e interrelati con i modelli insediativi locali: l’obiettivo pertanto deve essere l’elaborazione di scenari di sviluppo durevole di sottobacino correlati a processi di riqualificazione paesistico-ambientale consapevoli delle “matrici fondative” del territorio regionale (idrogeologica, geomorfologia, evoluzione degli ecosistemi naturali e antropici, ecc.) e che interpretano opportunamente le “storie insediative locali”.

Il panorama dei processi locali di pianificazione partecipata attivi in Lombardia é indice di importanti investimenti, non solo in termini economici ma anche di risorse umane e progettualità (cfr. scheda allegata nella sezione tematica).

E’ pertanto necessario che questa lacuna possa essere colmata attraverso la redazione condivisa di Linee guida per i processi partecipati di pianificazione strategica e programmazione negoziata finalizzati alla riqualificazione dei bacini fluviali che, prendendo spunto dal ricco patrimonio di buone pratiche maturato dai singoli processi, consenta di colmare le lacune e di ricondurre ad unità enucleando i fattori in grado di consentirne la replicabilità su altri sottobacini. In questo modo la Regione si potrà dotare di un nuovo strumento a servizio dell’azione di governance che si rivela sempre più necessaria in una materia complessa e che vede la partecipazione attiva di numerosi enti territoriali.

I riferimenti per tali linee guida sono le metodologie elaborate all’interno dei progetti LOTO (Landscape Opportunities for Territorial Organization - Interreg IIIB CADSES), ed ENPLAN (Evaluation Environnementale des Plans et Programmes - Interreg IIIB MEDOCC ), entrambi coordinati dalla DG Territorio e Urbanistica di Regione Lombardia. Tali metodologie sono alla base anche delle linee guida che l’Autorità di Bacino ha sviluppato per la redazione di piani direttori per la manutenzione territoriale diffusa.

Nelle pratiche dei Contratti di Fiume, che si configurano attualmente come Accordi volontari, si va evidenziando la volontà di sviluppare processi di pianificazione di sottobacino in cui i temi dell’assetto idraulico e della qualità delle acque si coniugano con quelli più complessivi del sistema paesistico-ambientale.

Un’occasione in tale direzione può essere fornita dalla sottoscrizione, tra varie Amministrazioni interessate, di Intese sui contenuti dei PTCP, conformemente alla previsione dell’ art.57, comma 1, del DLg 112/1998 e degli artt. 17 e 56, comma 1, lettera e), della l.r. n.

12/2005; i PTCP grazie a tali atti di Intesa assumono il valore e gli effetti di Piani di Tutela nei settori della protezione della natura, della tutela dell’ambiente, delle acque e della difesa del suolo e della tutela delle bellezze naturali.

Tali Intese, agevolate dalla presenza di previsioni in tal senso in alcuni dei PTCP vigenti, potranno costituire il consolidamento pianificatorio dei Contratti di Fiume e dei Progetti Strategici di Sottobacino ex art. 55 bis della l.r. 12/05, dove i principali elementi qualificanti e le relative criticità troveranno risoluzione attraverso una visione progettuale del paesaggio fluviale da salvaguardare e valorizzare. Inoltre, configurandosi come vision dei paesaggi futuri ovvero come Progetti di paesaggio in cui le previsioni e la messa a sistema di azioni per la difesa idraulica siano integrate con la valorizzazione del bene fluviale, consentiranno di migliorare le condizioni di fruibilità, il potenziamento degli ecosistemi (forestazione urbana, riequipaggiamento arboreo arbustivo del sistema rurale e fluviale) e valorizzare i luoghi storico culturali presenti nel bacino fluviale.

I Progetti Strategici di Sottobacino sono strumenti previsti dall’art. 55 bis della legge regionale 11 marzo 2005 “Legge di governo del territorio”, che mirano al raggiungimento dei seguenti obiettivi previsti dalla norma stessa:

▪ promozione di un'efficace attività di regolazione e orientamento degli usi e della gestione del territorio;

▪ prevenzione dei fenomeni di degrado delle acque e di dissesto idraulico e idrogeologico perseguendo un modello insediativo sostenibile;

▪ promozione delle misure specifiche e degli interventi necessari al riequilibrio idraulico ed idrogeologico del territorio, in conformità con i contenuti del piano di bacino distrettuale e dei piani di assetto idrogeologico, di cui al d.lgs. 152/2006, e per contribuire alla tutela e salvaguardia dei paesaggi fluviali;

▪ promozione della manutenzione degli alvei fluviali, delle opere necessarie a garantire la mitigazione dei rischi idraulico ed idrogeologico, anche al fine di migliorare la qualità delle acque e garantire la sicurezza dei cittadini e del territorio;

74

▪ riqualificazione dei corsi d’acqua del reticolo principale e del reticolo idrico minore.

Tali progetti, costruiti in accordo con i soggetti istituzionali e sociali interessati attraverso processi partecipativi quali i Contratti di Fiume di cui all’articolo 45, comma 7, della L.R. 26/2003 e all’articolo 68 bis del D.Lgs. 152/2006, rappresentano uno strumento attraverso il quale si cercano di conseguire in modo integrato ed unitario a scala di sottobacino gli obiettivi di qualità e sicurezza previsti dalle Direttive europee 2000/60/CE (Direttiva acque) e Direttiva 2007/60/CE (Direttiva alluvioni).

In tal senso i Progetti Strategici di Sottobacino, come del resto i Contratti di Fiume:

▪ perseguono l’obiettivo fondamentale del PTR, il miglioramento della qualità della vita dei cittadini, attraverso un percorso che muova dalla promozione della sussidiarietà e dal perseguire la sostenibilità dello sviluppo;

▪ analogamente a quanto il PTR fa per l’intero territorio regionale, agiscono in modo incrementale su una vision condivisa di sottobacino, in risposta alle esigenze di differenziazione dei sistemi territoriali che richiede un sistema di governance flessibile, in grado di comporre a livello locale i conflitti e gli interessi mediante processi negoziali aderenti alle vocazioni territoriali e capaci di “fare sistema” facendo dialogare i diversi strumenti di programmazione degli interventi socio-economici con quelli della pianificazione territoriale;

▪ perseguono l’obiettivo della integrazione delle politiche stimolando la capacità di cooperazione e di condivisione di obiettivi tra diversi livelli di governo e tra diversi soggetti dello stesso livello;

▪ declinano sull’ambito territoriale a scala adeguata (il sottobacino in quanto sistema unitario delle dinamiche delle acque) alcuni degli obiettivi del PTR, in particolare quelli di sicurezza e prevenzione dei rischi, di riequilibrio ambientale e valorizzazione paesaggistica, di tutela delle risorse scarse, di fruizione turistica sostenibile e di perseguimento della sostenibilità della crescita (obiettivi n. 5, 7, 8 e da 14 a 21);

▪ stimolano una maggiore progettualità territoriale dal basso che è auspicata dal PTR, promuovendo azioni dirette e concrete dalle varie componenti della società e dalle istituzioni, a partire dai luoghi di generazione di risorse;

▪ possono costituire lo strumento di individuazione delle forme di perequazione territoriale e di attuazione dei nuovi indirizzi per gli interventi di riqualificazione, recupero e contenimento del degrado contenuti nel PTPR per delle aree significativamente compromesse o degradate dal punto di vista paesaggistico;

L’elaborazione di progetti2.1.1 strategici di sottobacino si configura altresì come attuazione della parte III del DLgs 152/2006: i distretti idrografici e i servizi idrici ad uso civile - in revisione – nella quale si ripristina l’integrazione tra difesa del suolo e tutela delle acque, riprendendo i criteri ordinatori della riforma ambientale e istituzionale della L.183/1989, recante “Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo” la cui ispirazione di fondo é quella di coordinare all’interno di un’unità territoriale funzionale, il bacino idrografico inteso come sistema unitario, le molte funzioni settoriali della difesa del suolo, recuperando contribuiti tipici di altre competenze di intervento pubblico di tutela ambientale.

Riferimento: PTR – Sezioni Tematiche: Difesa del suolo e Contratti di Fiume

1.6.3 Indirizzi orientativi per ambiti di cava: dalla