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2. il mare

3.3 Il lessico ambientale di Dante

Un ultimo punto che rimane da analizzare concerne la varietà lessicale con cui Dante si riferisce alla natura inorganica nell’Inferno. L’analisi onomasiologica ci ha permesso di individuare il numero di lemmi (138) con cui il poeta esprime i diversi concetti della sezione ‘II. LA TERRA’. In relazione alla sezione concettuale ‘a) La configurazione e l’aspetto’ Dante impiega 61 termini; la sezione ‘b) Le acque, 1. le acque interne’ è interessata da 48 lemmi, mentre la sezione relativa al mare è interessata da 12 lemmi; Dante si riferisce all’area ‘c) La configurazione e l’aspetto’ mediante l’impiego di 11 lemmi; soltanto 3 lemmi occorrono in relazione alla sezione ‘d) Le materie minerali’; la sezione ‘e) I metalli’ è richiamata da 6 lemmi227

.

All’interno di ogni sezione concettuale i lemmi sono variamente distribuiti all’interno dei singoli concetti. Ad esempio, un concetto come quello di ‘Acqua’, nella sezione ‘b) Le acque, 1. le acque interne’ è espresso da 21 occorrenze del termine acqua, per cui possiamo considerare molto bassa la varietà lessicale in relazione a tale concetto228. Una

227 Il totale dei termini utilizzati in relazione alla parte ‘II. LA TERRA’ è minore della somma dei termini

catalogati all’interno delle singole sezioni. Ciò si spiega con la presenza di termini polisemantici (terra,

sasso, piaggia, argine) che occorrono in più sezioni. Ad esempio, 2 occorrenze del lemma sasso sono

state classificate all’interno di ‘a) La configurazione e l’aspetto’, mentre 5 occorrenze sono state ricondotte alla sezione ‘c) I terreni e la loro costituzione’.

228 Se applichiamo al concetto il rapporto type/token (1/21) - utilizzato dalla linguistica computazione per

valutare la varietà lessicale dei corpora - otteniamo un risultato di 0,047. 43% 34% 9% 8% 2% 4%

Distribuzione dei termini nelle diverse aree

concettuali

a) La configurazione e l'aspetto b) Le acque, 1. le acque interne b) Le acque, 2. il mare

c) I terreni e la loro costituzione d) Le materie minerali

varietà lessicale maggiore si ha per quanto riguarda il concetto di ‘Buco, cavità nel terreno’, espresso coi termini foro (2 occ.), buca (2), fessura, cava, pertugio, buco229

. La tabella che segue mostra la distribuzione dei termini all’interno dei singoli concetti della sezione ‘a) La configurazione e l’aspetto’:

a) La configurazione e l'aspetto

LEMMI230

Terra (superficie) terra (4), secca (1)

Paese, regione paese (3); contrada (1), terra (5)

Pianura campagna (3); piano (3); landa (1); campo (1)

Piede di un'altura piè (7)

Colle colle (1); poggio (1)

Monte, montagna monte (13), montagna (2), alpe (1), colle (1)

Alpestro alpestre (1)

Vetta cima (2); punta (1)

Sommità collo / colle (3); giogo (1)

Pendio piaggia (3); ripa (12); costa (9); scesa (2); pendice (1); balzo (3)

Salita erta (2)

Versante costa (1)

Roccia, rupe roccia (7); rocca (1); sasso (1); grotta (1) Spuntone di roccia scheggia (3); scheggio (2); rocchio (2);

ronchione (2); chiappa (2) Cornice rocciosa cinghio (2)

Arco naturale, ponte di roccia

scoglio (16); sasso (1); scheggio (1)

Avvallamento lacca (2); lama (2)

Valle valle (16); vallone (4); vallea (1)

Burrone burrato (2)

Fossa fossa (2)

Cavità, buco nella terra foro (2); buca (2); cava (1); buco (1); fessura (1); pertugio (1)

Fossato bolgia (11); fosso (8); fossa (2) Fondo di una

depressione

fondo (13)

Terrapieno naturale argine (5); ripa (8); grotta (3); greppo (1)

Voragine baratro (1)

Frana ruina (5); scarco (1)

Terremoto tremoto (2)

Tremare della terra tremare (2)

Deserto diserto (1)

229 Il rapporto type/token è molto più alto in questo caso: 6/8 = 0,75. 230

Come mostra la tabella, molti concetti sono espressi da più di un lemma. Diversa è la frequenza dei singoli lemmi in relazione al medesimo concetto. In alcuni casi, per esprimere un dato concetto, Dante utilizza lemmi più comuni e frequenti che varia poi con termini più rari. Ad esempio il concetto di ‘Valle’ è reso principalmente con il lemma valle (16 occorrenze), al quale si affiancano, con frequenza minore, vallone (4) e il francesismo vallea (1). Allo stesso modo il concetto di ‘Monte’ è espresso 13 volte con il lemma più comune monte, e meno frequentemente attraverso i termini montagna,

alpe e colle.

Quando Dante si riferisce più volte a un concetto, quasi mai si affida a un solo termine, ma impiega dei gruppi di sinonimi. Il concetto di ‘Pendio’, tra i più richiamati all’interno della cantica, è espresso mediante l’impiego di 6 lemmi. Per indicare gli spuntoni di roccia e gli argini, presenze costanti nello scenario di Malebolge, Dante utilizza rispettivamente 5 e 4 vocaboli.

Se voci come ripa, argine, burrato e altre forme qui catalogate erano disponibili nel fiorentino dell’epoca, lo stesso non si può dire di alcuni termini ambientali che Dante attinge da altre parlate toscane ed extra-toscane. La voce greppo è presente nel pistoiese, nel grossetano e nel ferrarese231. La forma maschile balzo è diffusa principalmente nelle Toscana nord-appenninica, mentre nel fiorentino si incontra prevalentemente il femminile balza232. I termini scoglio e chiappa rimandano alle zone della Lunigiana e della Liguria, note al poeta in esilio. Infine, il silenzio degli antichi commentatori fiorentini a proposito delle voci rocchio e ronchione fa presupporre l’assenza di quei termini nella lingua di Firenze.

In certi casi Dante attinge direttamente dalle fonti latine. L’hapax baratro, in riferimento al concetto di ‘Voragine’, ha la sua fonte nell’immane barhatrum del canto VIII dell’Eneide. L’utilizzo del sostantivo secca col senso di ‘terra (superficie)’ è da ricollegare al latino sicca utilizzato per la terraferma all’interno del Salmo XCIV.

La voce bolgia col senso di ‘fossato’ rappresenta il caso più importante di innovazione semantica in tutto il lessico ambientale dantesco. La grande fortuna della Commedia ha fatto sì che il termine si diffondesse con un nuovo significato e con una connotazione negativa tanto distanti dal senso originario (‘sacca, borsa’).

231Cfr. AIS, c. 423. 232

b) Le acque, 1. le acque interne

LEMMI

Acqua acqua (21)

Fonte fonte (4)

Sgorgare derivare (2); disserrarsi (1); spicciare (1); uscire (1)

Scorrere correre (2)

Corrente corso (3)

Gorgo gorgo (3)

Ruscello ruscello (5); fiumicello (2); fossato (1); rigagno (1); rio (1)

Fiume fiume (6); fosso (3) rio (2); riviera (1) Discendere discendere (3) andarsene giù (1); girsene giù

(1); divallarsi (1); avvallarsi (1); dichinarsi (1)

Precipitare cadere (2); dirocciarsi (1) Letto di un corso

d'acqua

fondo (2)

Piena fiumana (1)

Straripare riversare (1); cascare (1) Abbassarsi

dell'acqua

farsi basso (1); scemarsi (1)

Sfociare andare (1); cadere (1)

Foce foce (1)

Acqua stagnante morta (1); stagnare (2)

Impaludare impaludare (1)

Acquitrino guazzo (1)

Palude palude (4); pantano (4)

Pozza pozza (2)

Stagno stagno (2)

Lago lago (6)

Lago ghiacciato ghiaccia (4)

Riva riva (7); proda (7); lito (1); riviera (1); sponda (1)

Argine argine (2)

Per l’area concettuale relativa alle acque interne, si riscontra maggior varietà lessicale per quanto concerne i verbi dei fiumi, cioè quei verbi che esprimono i movimenti e la stasi dei corsi d’acqua. La classificazione dei termini sotto il concetto di ‘Discendere’ conferma quanto affermato da Paola Manni in riferimento ai verbi dei fiumi in Dante, cioè che il poeta esprime lo scorrere verso il basso dei corsi d’acqua alternando verbi più comuni e neutri (discendere, andarsene giù, girsene giù) e forme più rare e ricercate (dichinarsi, divallarsi, avvallarsi). Dante è molto vario anche in riferimento al concetto

di ‘Sgorgare’, espresso coi verbi derivare, disserrarsi, spicciare, uscire. In totale, nell’Inferno sono presenti 20 verbi in riferimento ai movimenti dei corsi d’acqua.

Gruppi di sinonimi vengono impiegati anche per i concetti di ‘Ruscello’ e ‘Fiume’. Abbiamo dimostrato che, per questi concetti, Dante si affida sia a voci del lessico materiale di area toscana (fossato, fosso, fossa, rio, rigagno) che a forme extra-toscane e di uso letterario come riviera e ruscello.

Il vocabolo ghiaccia, impiegato normalmente col significato di ‘ghiaccio’, diviene con Dante un termine ambientale con un significato specializzato in riferimento al concetto di ‘Lago ghiacciato’.

La tabella che segue mostra la distribuzione nei singoli concetti del lessico relativo al mare:

b) Le acque, 2. il mare

LEMMI

Mare mare (14); marina (1)

Acqua di mare acqua (2)

Di mare marino, agg. (1)

Alto mare pelago (1)

Marea fiotto (1) Onda onda (2) Costa costa (1) Riva riva (2) Spiaggia piaggia (1) Stretto foce (1) Scoglio scoglio (1) Isola isola (3)

A parte il concetto di ‘Mare’, espresso più volte con il termine omonimo ma anche da un’occorrenza del lemma marina, gli altri concetti relativi all’ambiente marino sono tutti interessati da un solo lemma. Si segnala qui l’unica occorrenza di scoglio in riferimento al concetto omonimo, mentre nel resto della cantica la voce occorre esclusivamente per indicare i ponti di roccia che si incontrano nel cerchio di Malebolge. Il vocabolo foce, in relazione al concetto di ‘Stretto’, è da considerarsi latinismo semantico, dal momento che l’uso dantesco del termine («foce stretta» per le Colonne d’Ercole nel racconto di Ulisse) risente dell’uso di fauces (‘stretto di mare’) negli autori classici noti al poeta.

costituzione

Terra (suolo) terra (19); suolo (4) Terra (materia) terra (4)

Sabbia rena (9)

Terreno sabbioso sabbione (4) Sasso, pietra pietra (3); sasso (1) Pietra (materia) pietra (5); sasso (1)

Roccia sasso (3)

Fango fango (2); loto (1);

brago (1)

Limo belletta (1); limo (1)

Per quanto riguarda la sezione ‘c) I terreni e la loro costituzione’, il lessico dantesco è molto vario in riferimento ai concetti di ‘Fango’ e ‘Limo’. Per questi concetti si incontrano voci più comuni e diffuse anche fuori dalla Toscana (fango, loto, limo,

brago) accanto alla forma belletta, in uso soltanto nel fiorentino e nell’aretino, oltre che

in alcune parlate della lucchesia233. Si evidenzia per ques’area la polisemia dei lemmi

pietra e sasso, utilizzati in riferimento a più concetti materici234. Per il concetto di ‘Sabbia’ viene impiegato esclusivamente il lemma rena, mentre la voce sabbione (<

sabulō, -ōnis), in uso nell’italiano antico per indicare un tipo di sabbia a grani molto

grossi, viene utilizzata in senso esteso da Dante per esprimere il concetto di ‘Terreno sabbioso’235 . d) Le materie minerali LEMMI Marmo marmo (2) Arenaria macigno (1) Elitropio elitropia (1)

Un numero esiguo di lemmi viene impiegato da Dante per esprimere i pochi concetti relativi alle materie minerali nell’Inferno. Per quanto la parola macigno sia già presente col significato esteso di ‘blocco di pietra’ in alcuni testi toscani del Trecento, in Dante occorre, in senso proprio, in riferimento alla pietra arenaria, com’è comune nell’uso del tempo (cfr. Vocabolario TLIO, s.v. macigno). Tra le varie forme due-trecentesche per

233 Cfr. AIS, c. 419 [melma]. 234

Il vocabolo sasso occorre anche come termine relativo alla configurazione e l’aspetto sotto i concetti di ‘Roccia, rupe’ e ‘Arco naturale’.

235 Assente in Dante, come negli altri testi toscani a lui coevi, la voce sabbia (< sabulum, -a; neutro pl.); cfr. DEI (s.v. sabbia): «la voce non è però popolare in Toscana, ove si usa prevalentemente ‘rena’ […], né

indicare l’elitropio (aritropia, elitropia, heletropia, itropica, retropia, ritropia), Dante utilizza elitropia, la più affine al vocabolo latino eliotropia di cui tratta Uguccione nelle

Derivationes236.

Infine, la tabella che segue mostra quali lemmi che esprimono concetti relativi ai metalli nell’Inferno: e) I metalli LEMMI Metallo metallo (1) Oro oro (3) Argento argento (1) Rame rame (2) Piombo piombo (2) Ferro ferro (3)

In questa sezione lemma e concetto sono legati da un rapporto d’identità. Non si segnala la presenza sinonimi in relazione ai concetti metallici espressi da Dante. Del resto, le carte dell’AIS relative a questi metalli mettono in evidenza una sostanziale uniformità lessicale lungo tutta la penisola237. Si sono escluse dalla classificazione le occorrenze di

oro e argento col significato esteso di ‘denaro’, occorrenze che non hanno come

referente l’elemento chimico presente in natura.

236 Cfr. UGUCCIONE DA PISA, op. cit., p. 366. La forma elitropia è presente anche in Belcazer e

nell’Intelligenza. La forma più dotta eliotropia è attestata per la prima volta in Tommaso Garzoni (La

piazza universale di tutte le professioni del mondo, 1585; cfr. DELI, s.v. elio-).

237 Le forme dialettali nel territorio italiano continuano le basi AURUM, ARGENTUM, PLUMBUM,

FERRUM, *AERAMEN. Il lemma argento è quasi assente nel sardo logudorese e campidanese, dove l’argento viene indicato con il vocabolo pràtta (< sp. plata).

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