INDAGA."
Appartiene a questo periodo di profonda revisione filosofica e religiosa, in cui Nietzsche insieme a una ormai esplicita critica al cristianesimo luterano inizia ad abbracciare la filosofia di Schopenhauer, questa lettera indirizzata alla sorella che getta ulteriore luce sulla visione teologica e religiosa raggiunta da Nietzsche in questo momento.
«Quanto alla tua massima, secondo cui la verità si accompagna sempre alla difficoltà, sono d’accordo in parte. Tuttavia è difficile capire che due per due non fa quattro, ma forse che è più vero per questo? D’altra parte è davvero tanto difficile accettare semplicemente tutto ciò in cui siamo stati allevati e che poco alla volta ha messo in noi radici profonde, ciò che nell’ambito dei parenti e di tante brave persone vale come verità, e che oltretutto veramente consola ed eleva l’uomo: accettare semplicemente tutto ciò è più difficile che percorrere nuove vie, in lotta con le consuetudini, nell’incertezza del procedere autonomo, tra le frequenti esitazioni dell’animo, anzi della coscienza, spesso senza conforto alcuno, sempre però con la meta fissa del vero, del bello e del buono? Si tratta dunque di giungere all’idea di Dio, del mondo e dell’espiazione, che più ci accomoda? E non è piuttosto addirittura indifferente, per colui che ricerca genuinamente il risultato della sua ricerca? Non nostro indagare cerchiamo forse la tranquillità, la pace, la felicità? No, soltanto la verità, fosse anche quella più spaventosa e odiosa. Un’ultima domanda ancora: se fino dalla nostra gioventù avessimo creduto che ogni salvezza dell’anima promanasse da un
altro che non sia Gesù, da Maometto per esempio, non è certo, forse che ci sarebbero toccate le stesse benedizioni? Certamente la fede da sola benedice, non il dato obiettivo che le sta dietro. Questo te lo scrivo, cara Lisabeth, soltanto per prevenire la prova più comunemente
adottata dai credenti, i quali fanno riferimento alle loro esperienze interiori e ne deducono l’infallibilità della loro fede. Ogni fede genuina è infallibile, te lo concedo: essa procura ciò che il relativo credente spera di trovare il lei, ma non offre il minimo supporto per provare una verità oggettiva. A questo punto si separano le vie dell’umanità: se vuoi raggiungere la pace dell’anima e la felicità, abbi pur fede, ma se vuoi essere un discepolo della verità, allora indaga. Nel mezzo c’è tutta una serie di punti di vista indefiniti. Ma ciò che conta è la meta essenziale»330
La lettera, scritta in uno stile pacato ma deciso, inviata alla sorella Elisabeth dopo i contrasti avuti in famiglia a seguito delle precise critiche di Nietzsche alla religiosità luterana ortodossa, rivela chiaramente il nuovo percorso intellettuale avviato dal futuro filologo, attraverso una prospettiva metodologica che andava già maturando fin dagli ultimi anni di Pforta. Nella prima parte della lettera Nietzsche si dichiarava ormai fermamente convinto di intraprendere un autonomo cammino di ricerca intellettuale determinato a "percorrere nuove vie, in lotta con le consuetudini... tra le frequenti esitazioni dell'animo e della coscienza", che avesse come obiettivo unicamente la verità "fosse anche quella più spaventosa e odiosa", ma che fosse in grado di rivelare pienamente l' " idea di Dio " e " del mondo" allontanandosi da false e accomodanti consolazioni. Si trattava dunque di abbandonare le sponde sicure e rassicuranti delle verità tradizionali " in cui siamo stati allevati e che poco alla volta ha messo in noi radici profonde " e che hanno elevato e consolato le esistenze "dei parenti e di tante brave persone ", per percorrere un cammino " sempre però con la meta fissa del vero, del bello, e del buono, " non perché la verità debba necessariamente condurci a risultati consolatori e alla felicità ma perché, in quanto verità , essa stessa è in sé sempre bella e sempre buona qualsiasi sia il risultato della
ricerca. Troviamo qui descritto l' atteggiamento interiore che ha caratterizzato il percorso intellettuale ed esistenziale del giovane Nietzsche negli ultimi anni, è lo stesso spirito che aveva animato gli intensi passaggi di " Fato e Storia " e Libertà della volontà e fato", esplicitamente contrassegnati dalla genuina volontà di guardare al mondo e a Dio con un "più libero punto di vista331 ", in modo " libero e spregiudicato332 " per arrivare a quel fondo che costituisce la verità ultima su Dio e su l'uomo, non senza prima aver affrontato " gravi perplessità ed ardue battaglie333 ".
Nella seconda parte dello scritto Nietzsche rivolge alla sorella un'ultima domanda:
"Se fino dalla nostra giovinezza avessimo creduto che ogni salvezza dell'anima promanasse da un'altro che non sia Gesù, da Maometto per esempio, non è certo forse, che ci sarebbero toccate le stesse benedizioni? Certamente, la fede da sola benedice, non il dato obiettivo che le sta dietro334".
Il concetto di fede, a cui fa riferimento Nietzsche alla sorella, si configura come un'"esperienza interiore " di tipo emotivo e sentimentale che garantisce al credente la possibilità di "raggiungere" la pace e la felicità" e questo indipendentemente dai contenuti della fede stessa, aldilà delle credenze e dei dogmi che la caratterizzano cioè "del dato obiettivo che le sta dietro.335" E' la fede fiduciale luterana , intesa come dono gratuito di Dio che giustifica l'uomo in Cristo, che si qualifica innanzitutto come
331 F. Nietzsche, Scritti giovanili 1856-1864, I/1, Adelphi, Milano, 1977, pp. 108-109. 332 F. Nietzsche, Scritti giovanili 1856-1864, I/1, Adelphi, Milano, 1977, pp. 108-109. 333 Nietzsche, Scritti giovanili 1856-1864, I/1, Adelphi, Milano, 1977, p.213.
334 a Elisabeth, 11 giugno 1865, F. Nietzsche, Epistolario, 1850-1869, Milano, 1976, p.358. 335 Ivi, p.358.
disposizione a credere, prima ancora che un' adesione a un credo e a uno specifico impianto dottrinale336.
Questo aspetto soggettivo e interiore della fede trovava soprattutto nel movimento pietistico la sua piena realizzazione, nel quale la fede viene percepita come autentica solo quando si caratterizza come un fatto di cuore, come un'esperienza intima dell'amore e della misericordia di Dio, che consola, rincuora, "benedice" e non come un insieme di regole e di precetti da mettere in pratica e neppure come un rigido sistema dogmatico a cui assentire con la ragione. Sia Nietzsche che sua sorella conoscevano bene questa spiritualità, che aveva animato la loro fede fin dalla giovinezza, una fede che, essendo espressione della interiorità umana, veniva percepita pienamente anche qualora i contenuti della fede stessa fossero venuti a cambiare, anche se la salvezza fosse venuta " da Maometto337 ".
A questo punto Nietzsche conclude la sua riflessione programmatica esponendo alla sorella la sua scelta di fondo: divenire " un discepolo della verità", " conoscere l'uomo empiricamente senza farmi guidare da alcuna credenza tramandata338"
Eppure, qualche mese dopo questa lettera, Nietzsche abbraccerà definitivamente l'impianto filosofico schopenhaueriano con un entusiasmo " che conosce il linguaggio e le pratiche del culto.. " e che " .. appare immune da ogni obiezione teoretica.339 " In una lettera a Deussen, scritta in questo periodo, così si esprimeva parlando a proposito della filosofia di Schopenhauer:
336 " Io sto di fronte alla volontà di Dio, che mi pone non nell'atteggiamento della conoscenza, ma della fiducia, e che solo partendo di qui e quindi secondariamente apre per questo anche il campo della conoscenza..." ( Thielicke, TE II/1,2144 )
337 a Elisabeth, 11 giugno 1865, F. Nietzsche, Epistolario, 1850-1869, Milano 1976, p.358. 338 F. Nietzsche, Scritti giovanili, 1865-1869, I/2, Adelphi, Milano, 1977, p.33.
" Ora che i miei piedi hanno trovato un solido fondamento, io sono in grado di guardare in faccia questa vita liberamente e coraggiosamente...A chi intende confutarmi Schopenhauer con delle argomentazioni logiche, io sussurro nell'orecchio: " Caro Signore, le visioni del mondo non sono create nè distrutte dalla logica. Io mi sento a casa in questo sentire, tu in quell'altro. Lasciami dunque la mia sensibilità, come io non ti sottrarrò la tua . "340
Nel nuovo contesto filosofico schopenahueriano la religione cristiana, che già si era avviata in quel processo di demitizzazione ad opera di David Strauss, approda a una definitiva simbolizzazione concettuale:
"Gesù Cristo va sempre preso in generale come simbolo, o personificazione, della negazione della volontà di vivere; e non già individualmente, sia nella sua storia mitica, com’è negli Evangeli, sia nella storia presumibilmente vera, che serve a quella di base. Né l’una né l’altra appagherebbe facilmente appieno341 ".
Cristo quindi per Schopenhauer è un simbolo religioso ed un archetipo gnostico; e Nietzsche aderisce senz'altro alla riduzione simbolica schopenhaueriana e all’allegorizzazione del messaggio salvifico cristiano. Ciò determinerà definitivamente, per Nietzsche, la fine del cristianesimo in quanto evento storico, già peraltro anticipata dalle letture di Strauss, e la sua trasformazione in evento metastorico:
340 P. Deussen, Ricordi di Friedrich Nietzsche , a cura di M. Ghidotti, La scuola di Pitagora, Napoli,
2010, pp. 89, 90.
341 A. Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione, Roma-Bari, 2008, Libro quarto, § 70, p. 436.
Se cristianesimo significa “fede in un evento storico o in un personaggio storico” allora non ho nulla a che fare con questo cristianesimo. Ma se esso significa semplicemente necessità di redenzione, io sono pronto ad apprezzarlo al massimo grado342 e non gli faccio colpa del fatto che esso cerchi di voler educare i filosofi i quali sono troppo pochi, rispetto all’enorme moltitudine di coloro che hanno bisogno di redenzione, e inoltre sono fatti della stessa stoffa. Sicuro e fossero almeno seguaci di Schopenhauer, tutti coloro che fanno della filosofia!"343
342 Dobbiamo fabbricarci un’esistenza il più possibile sopportabile? Ci sono due vie mie care: o ci si sforza e ci si abitua ad essere il più possibile limitati, e si cerca di abbassare il più possibile la fiammella dello spirito, e allora si va in cerca di ricchezza e si vive con i piaceri del mondo. Oppure si sa che la vita è miserabile, si sa che siamo gli schiavi della vita quanto più vogliamo goderla; ci si priva insomma dei beni della vita, ci si esercita nell’astinenza, si è avari con se stessi e amorevoli con gli altri – per il fatto che siamo compassionevoli verso i nostri compagni di miseria – in breve, si vive secondo i severi dettami del cristianesimo originario, non di quello attuale, edulcorato, sbiadito. Il cristianesimo non permette di essere “vissuto a metà”, così en passant, oppure perché è di moda. E la vita allora è sopportabile? Certamente, giacché il suo peso diventa sempre più lieve, e nessun legame ci tiene stretti a lei. Essa è sopportabile, perché possiamo liberarcene senza dolore" (cfr. F. Nietzsche,
Epistolario, 1850-1869, cit., pp. 394-395).
343 F. Nietzsche, Epistolario, 1850-1869, cit., pp. 419-423 (lettera del 7 aprile del 1866 a von Gersdorff)
10. CONCLUSIONI
Il senso religioso di Nietzsche è maturato in un ambiente familiare fortemente connotato da una spiritualità luterana di impronta razionalista, spiritualmente aperta e culturalmente profonda, propria della Pfarrhaustradition, ma arricchitasi nel corso della sua permanenza a Naumburg, anche dall'entusiastico pietismo dello Erweckungsbewegung, che Nietzsche incontra nella locale comunità cittadina di Naumburg e durante gli studi a Pforta, grazie all'influenza del prof. Buddensieg, suo tutore e insegnate di religione, che lo cresimò nella Pasqua del 1861, poco prima di morire. Tuttavia, pur apprezzandone la vitalità e la sua capacità di mettere al centro una religiosità del "cuore ", come luogo non solo dell'incontro con il divino ma come centro morale di scelte coraggiose e controcorrente e nonostante l'apprezzamento per la sua operosa apertura ai bisogni economici e culturali della società, Nietzsche non riuscirà mai a vivere fino in fondo la spiritualità pietista, ad operare interamente quell'abbandono fiducioso alla volontà divina, quella rinuncia a capire tutto, a lasciarsi portare, che costituivano invece le caratteristiche peculiari, il cuore, della fede pietista. In lui, al contrario, prevale sempre il bisogno di ordinare, di accertare, di esercitare su di sé e sulla sua vita un costante controllo critico344 della ragione, subordinando ad essa le sue emozioni, le sue parole, i suoi gesti345. Questo sforzo continuo di porsi in una visione strutturata e di senso, in cui appare necessario
344 " Si commette un errore grossolano, se a proposito di Nietzsche, si parla di 'mancanza di humor'. In realtà non era lo humor a mancare, ma la facoltà di dargli libero sfogo, o forse quel tanto di leggerezza per manifestarlo...lo humor infatti presuppone la capacità di dimenticare se stessi, di 'lasciarsi andare'...di ciò Nietzsche era assolutamente privo." F. Overbeck, Ricordi di Nietzsche, Il melangolo, Genova, 2000, p.16.
345 " Nietzsche sosteneva come ' la sua qualità più marcata' fosse ' la padronanza di sé. ' In conclusione possedeva questa capacità in modo impressionante...Nietzsche aveva tutte le qualità eccezionali di un uomo che vive costantemente, senza interruzioni, in un'atmosfera intellettuale" F. Overbeck, Ricordi di Nietzsche, Il melangolo, Genova, 2000, p.15.
interrogarsi su tutto e rispondere a tutte le domande, in cui anche il fato deve essere in qualche modo ricompreso all'interno di un sistema intelligibile e razionale, richiederà al giovane Nietzsche strumenti metodologici, concettuali e filosofici sempre più complessi e strutturati: dal rigoroso apparato storico e filologico, alle categorie concettuali neoplatoniche del romanticismo di Novalis, al trascendentalismo di Emerson, all'idealismo di Feuerbach, a Schopenhauer, fino ad approdare a una sua personale riflessione filosofica. Perfino nel pieno deserto del nichilismo non perderà la speranza di " Trovare una via d'uscita, un pertugio attraverso il quale si possa arrivare a qualcosa346."
Il punto di partenza della sua personale ricerca religiosa e filosofica e che ha determinato tutto il suo sviluppo concettuale e spirituale sulla religione era una tematica che stava al centro dell'intera costruzione dogmatica della confessione luterana, anzi ne era in un certo senso il suo pilastro fondamentale: pur apprezzando la sobrietà e il rigore del protestantesimo, Nietzsche non riusciva assolutamente a conciliare la sua visione dell'uomo, di cui apprezzava soprattutto la forza di volontà, le virtù eroiche, con il pessimismo antropologico, che ne costituiva per certi versi la sua forma e la sua identità. Si sentiva sotto questo aspetto molto più in sintonia con la più positiva e conciliante spiritualità pietista, che rimetteva al centro dell'esperienza religiosa l'uomo, con le sue opere e con le sue capacità intellettuali e morali, con la sua capacità di scegliere e di operare il bene, di seguire il suo cuore. La tradizionale dottrina luterana rendeva impossibile invece, ogni tipo di morale eroica o ascetica, ogni possibile spazio alla libertà e alla autonomia umana, ma poneva alle basi della sua antropologia la dottrina della sola fides, cioè di quell'abbandono fiduciale, incondizionato, irrazionale alla grazia divina, la cui imperscrutabile volontà opera
salvandoti a dispetto di te stesso, a prescindere dalle tue capacità e dalle tue opere. Nietzsche ha sempre considerato tutto ciò assolutamente inaccettabile, sia per il suo temperamento sia per la sua formazione intellettuale e familiare.
La sua ricerca intorno a questa questione fondamentale della dottrina luterana ha iniziato a ruotare in spirali sempre più strette, a partire dagli anni 1861-62, in concomitanza dell'ampliarsi dei suoi interessi letterari e artistici. Ne abbiamo conferma dalla stesura dei primi scritti teologici e filosofici, composti per l'associazione culturale Germania, una riflessione e un approfondimento continuo che si protrarrà fino alla svolta schopenhaueriana del 1865. Molto probabilmente erano proprio questi gli interrogativi filosofici e religiosi che lo avrebbero spinto a iscriversi alla facoltà di teologia, rinunciando per il momento ai suoi prediletti studi filologici, rimanendovi peraltro quanto bastava per capire che in realtà l'unico modo per uscire da questo conflitto era quello di operare una decisa ma indispensabile scelta esistenziale e culturale: abbandonare la visione religiosa dell'ortodossia protestante legata indissolubilmente alla barbarica347 dottrina della predestinazione, non nei termini di semplice manifestazione di miscredenza, come doveva essere apparsa alla madre e alla sorella, e a un cospicuo numero di biografi,348 ma piuttosto l' approdo a una lenta e non sempre lineare adesione a quell'immagine del Cristo e del cristianesimo oscillante tra l'idealismo di Emerson e Strauss e le istanze morali e spirituali di ispirazione pietistica. Solo più tardi, nell'inverno del 1865, ci sarà un'adesione più esplicita a una interpretazione del cristianesimo di ispirazione
347 F. Nietzsche, Scritti giovanili, 1865-1869, I/2, Adelphi, Milano, 1977, p.26.
348 Da quanto abbiamo rilevato dunque l'affermazione secondo cui durante il periodo di Bonn Nietzsche si sarebbe completamente distaccato dalla fede cristiana ripetutamente fatta da Janz, Ross e molti altri biografi348 non possa essere pienamente plausibile e neppure possa essere dimostrata. (M. Pernet, Nietzsche and Pietism, in «German Life and Letters», XLVIII (1995), p. 483.)
schopenhaueriana. Del resto Paul Deussen poteva affermare che in questo periodo sia lui che lo stesso Nietzsche:
" Verso la religione positiva assumevamo naturalmente un atteggiamento indipendente ma di una (sua) avversione al cristianesimo o alla morale cristiana non si poteva in alcun modo parlare. Al contrario, quando un giorno volli sostenere che la preghiera era unicamente un mezzo soggettivo per ravvivare il sentimento religioso egli dichiarò che questa tesi era una piatta prospettiva feuerbacchiana349..."
349P. Deussen, Ricordi di Friedrich Nietzsche, a cura di M. Ghidotti, La scuola di Pitagora, Napoli,
INDICE GENERALE
1. Introduzione ... 2
2. Un contesto teologico complesso ... 8
2.1 Il confronto teologico all'interno delle università tedesche ... 8
2.2 Il movimento pietista e l'ortodossia luterana: Spener, Arndt, Francke e Arnold: la religione del cuore, l'impegno morale e la rivalutazione dell'uomo ... 14
2.3 Pietismo e teologia luterana contemporanea ... 21
3. Gli orientamenti teologici e spirituali presenti nell'ambito familiare del giovane Nietzsche ... 23
3.1 La teologia razionalista di Friedrich August Nietzsche e di David Ernst Oelher e la spiritualità pietistica di Carl Ludwig Nietzsche e di Franziska Ernestine Rosausa Oelher ... 23
3.1.2 Friedrich August Nietzsche ... 23
3.1.3 David Ernst Oelher ... 26
3.1.4 La spiritualità pietistica di Carl Ludwig Nietzsche ... 28
3.1.5 Franziska Ernestine Rosausa Oelher. ... 30
3.2 Conclusioni ... 31
4. Amicizia, autobiografia poesia e musica come elementi caratterizzanti del movimento pietista “del risveglio” ... 35
4.1 La comunità pietista di Naumburg ... 35
4.2 Il giovane Nietzsche e il sentimento dell'amicizia 36
4.3 Aus meinem Leben: l'autobiografia come confessio fidei 38
4.4 Il giovane Nietzsche e la musica ... 42
4.5 I primi componimenti lirici ... 44
4.6"Aus mein leben Sguardo retrospettivo Agosto-Ottobre 1858": la coscienza religiosa del giovane Nietzsche negli anni di Naumburg... 48
5. Gli anni della formazione a Schulpforta ... 53
5.1 L'ingresso a Schulpforta 53
5.2 Pforta e l'educazione religiosa del giovane Nietzsche: tra il formalismo accademico e la spiritualità pietista del pastore Robert Buddensieg ... 57
5.3 Gli anni della formazione: verso una morale eroica ... 60
6. I primi pensieri teologici: " La mia vita" (1861), " Fato e storia" (1862) e " Libertà della volontà e fato "(1862) ... 63
6.1 " La mia vita [1] Maggio 1861": il primo elaborato teologico ... 63
6.2 La questione dottrinale di fondo e lo sfondo filosofico di riferimento dello scritto " Fato e storia" (1862) ... 71
6.2.1 La questione dottrinale di fondo: la dottrina della predestinazione: Lutero contro Erasmo ... 74
6.2.2 Lo sfondo filosofico di riferimento: il pensiero di Waldo Emerson ... 79
6.3 Analisi dello scritto " Fato e storia " (1862) ... 82
6.4 Analisi dello scritto "Libertà della volontà e fato" (1862) ... 89
7. Autunno 1864 - Estate 1965: Nietzsche studente nella facoltà teologica di Bonn ... 99
7.1 Gli studi teologici a Bonn: le ragioni di una scelta ... 99
7.2 L'addio a Pforta: "Ancora una volta prima di partire" ... 101
7.3 Autunno 1864: l'ingresso nella facoltà teologica di Bonn... 106
8. Nietzsche e il confronto con la teologia: gli "Appunti teologici" ... 112
8.1 Le linee teologiche di riferimento: Schenkel, Renan e Strauss ... 112
8.1.1 Daniel Schenkel ... 112
8.1.2 Ernest Renan ... 114
8.1.3 David Strauss ... 116
8.2 Gli appunti teologici: Marzo-Aprile 1865 ... 120
8.2.1 Marzo-Aprile 1865: " Sulla vita di Gesù " ... 120
8.2.2 "Sulla dottrina della resurrezione " ... 125
8.3 Gli scritti teologici del Agosto-Dicembre 1865: " La visione del mondo del medioevo cattolico", "La visione del mondo dell'ortodossia protestante", " Elementi della visione biblica del mondo" e " La visione del mondo moderna " ... 128
8.3.1 " La visione del mondo del medioevo cattolico" ... 129
8.3.2 La visione del mondo dell'ortodossia protestante ... 132
8.3.3 " Elementi della visione biblica del mondo" ... 138
8.3.4 " La visione del mondo moderna " ... 143
9. Lettera alla sorella dell'11 Giugno 1865: "… se vuoi essere un discepolo della verità indaga." ... 145
10. Conclusioni ... 151
BIBLIOGRAFIA
Opere di Nietzsche:
L’edizione di riferimento in lingua tedesca è: NIETZSCHE, F., : Sämtliche Werke. Kritische Studienausgabe in 15 Bänden. Herausgegeben von Giorgio Colli und Mazzino Montinari, DTV-De Gruyter, Berlin-New York, 1967 ss.
Traduzione italiana: Opere di Friedrich Nietzsche, edizione italiana diretta da G. Colli e M. Montinari, testo critico originale stabilito da G. Colli e M. Montinari, Adelphi, Milano 1964 ss.
I/1: Scritti giovanili 1856-1864, 1998. I/2: Scritti giovanili 1865–1869, 2001.
III/1: La nascita della tragedia. Considerazioni inattuali I – III, 1972.
III/2: La filosofia nell’epoca tragica dei Greci e Scritti dal 1870 al 1873, 1973. III/3, 1: Frammenti postumi 1869–1874, 1989.
III/3, 2: Frammenti postumi 1869–1874, 1992.
IV/1: Richard Wagner a Bayreuth e Frammenti postumi 1875–76, 1967. IV/2: Umano, troppo umano, I e Frammenti postumi 1876–78, 1965.