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Piccoli amici, [...]

Vivendo qui sulle montagne, mi sono dimenticata come sia la vita e quale senso profondo abbia il Natale; tuttavia questi ricordi riempiono il cuore delle ventidue ragazze del mio istituto. La notte del ventiquattro, sul pino posto al centro del piazzale di fronte all'edificio, erano appese alcune lanterne colorate; sulla punta dell'albero c'era una grande stella e più in basso molte altre più piccole. Quella notte, come al solito mi coricai sotto il portico: era solo mezzanotte quando, improvvisamente, la delicata melodia di una canzone natalizia mi svegliò dal sonno profondo. Aprii gli occhi: notai la luna nel cielo, la neve sul terreno, al centro una grande luce e una persona che si era svegliata all'improvviso. L'insieme di tutti questi elementi dava vita a una scena luminosa e commovente! Pensai che 1923 anni fa, un bambino innocente era venuto al mondo in questa notte così come il suo amore e il suo sacrificio totali; questa soave e luminosa notte, originariamente era solo per lui. Tesi l'orecchio ascoltando in silenzio e sovvennero due strofe di una vecchia opera intitolata “Bambino del cielo”:

E' possibile che dorma in una mangiatoia? Uno sguardo al cielo.

Questa risonante canzone, i preziosi comandamenti, lo spingono a riflettere,

al solo pensiero gli occhi si riempiono di lacrime, il sangue caldo permea il corpo.

Si incammina verso la croce,

si incammina verso la corona di spine, trovò mai pace?

Le stelle nel cielo,

la tenue luce della notte profonda,

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In quel momento con il cuore fermo come il ghiaccio e lo spirito limpido come l'acqua, restai in religioso silenzio fino a che la musica lentamente si attenuò, rimase solo l'indistinto suono delle gioiose voci dei bambini che si rincorrevano ai piedi della montagna; io a poco a poco, mi riaddormentai. Sognai Bing Zhong con il suo violino, in piedi di fronte a me sembrava felice e timoroso, suonava la più familiare delle melodie. Il suono di quel verso “Come posso lasciarti?” era sottile come seta e io, come se non riuscissi a sopportare il forte senso di colpa, sospirai desolata e mi svegliai. L'immensità del cielo, è Natale!

Al sorgere del sole, la neve sulle cime degli alberi imbiancava le montagne e tutto rifletteva il colore rosato delle nuvole. Provai la sensazione di essere accolta in quell'abbraccio di nuvole rossastre e, come per magia, ogni mio dubbio scomparve. Mentre ero persa nei miei pensieri, arrivò l'infermiera per spingere il mio letto dal corridoio fino ad arrivare lentamente alla mia stanza; sorridendo disse “Felice Natale”. Mi portò alcuni nastri di seta rossa, dei regali impacchettati con carta bianca e li posò sul mio letto; li aprii ad uno a uno: c'erano giochi e libri coloratissimi e impiegai più di mezz'ora per aprirli. Ero felicissima: per un attimo tornai bambina e improvvisamente provai il desiderio di poter correre ai piedi del letto di mia madre, svegliarla e chiederle di guardare. All'improvviso mi parve di percepire la sua presenza! …...senza pensare, presi un libro e confusa, lessi distrattamente.

Questo edificio non ha mai avuto il riscaldamento, è sempre stato freddo e desolato come il mare Artico. Eccezionalmente oggi hanno acceso una stufa; probabilmente chi sta all'interno ha pensato fosse un po' più confortevole. Sul tavolo un po' di frutta, giochi e libri; tuttavia, i miei fratellini e i miei piccoli amici non potevano fare festa con me. La stanza era silenziosa, fuori dalla finestra si vedevano l'oscurità profonda e le montagne coperte di neve. Penso che se, in questo momento non fossi malata, sarei a New York o a Washington, immersa nell'atmosfera esaltante delle strade; potrei non essere capace di godere di una vita così spensierata, ma vorrei almeno poter trasformare la mia amarezza in felicità.

Alla sera anche all'istituto abbiamo festeggiato: alla festa, organizzata tre piani più in basso, sono venuti anche i bambini della scuola del sanatorio che facevano lezione all'aria aperta; erano approssimativamente una ventina. Quei bambini sono tutti in cura qui e quella scuola è stata aperta per loro. Non ero mai scesa prima di allora e quindi non li conoscevo molto. Penso che, tra alcuni giorni, quando mi permetteranno di passeggiare sulla montagna, andrò sicuramente a vederli mentre fanno lezione passeggiando e vi racconterò come, qui nell'emisfero occidentale, i bambini si divertono anche quando sono malati. Nel salone c'era un albero di Natale molto decorato e brillante al quale erano appesi tanti regali. I medici li presero ad uno ad uno; sul bigliettino c'era il nome di ognuno e, accanto, una divertente poesia

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con frasi scherzose. Il regalo era piccolo, ma mi incuriosiva molto. Io ricevetti una matita a cinque colori con la gomma sull'estremità; la poesia era:

Cara, tu spesso quando sei a letto scrivi e scrivi,

sicuramente un giorno hai violato le regole dell'ospedale, l'inchiostro ha macchiato le lenzuola.

A te regaliamo questa matita, ha anche la gomma, fanne buon uso,

tenera bambina!

I medici, le infermiere e i pazienti riempivano il grande salone. C'erano persone provenienti da otto paesi diversi riunite insieme: giovani e anziani intonavano la stessa canzone. In modo del tutto inaspettato, il Natale trascorse così tra canti risonanti e luci brillanti.

La sera del ventisei, tutti erano molto stanchi e, nel silenzio più assoluto tutti andarono a riposarsi presto. Sul terreno innevato la luce brillava in lontananza. Spensi la luce nella camera e mi appoggiai alla finestra; la luce entrava nella stanza come se fosse la luce della luna. Ricordai i bambini della notte precedente mentre ricevevano i regali, li impilavano con cura e li scartavano; ero persa nei miei pensieri quando bussarono alla porta ed entrò una ragazza greca. Sorridendo nell'oscurità disse: “Ecco la nostra poetessa! Non vedevo la luce, pensavo tu non fossi nella stanza!”; sorrisi senza dire nulla e sentii me stessa tra gli infiniti silenzi della montagna.

Da quel momento ricominciò la nostalgia. Perdonatemi se non scrivo. Questa lettera arriverà il giorno esatto dell'inizio del nuovo anno cinese. Vi auguro felicità e serenità!

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