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Carissimi piccoli lettori,

sono tornata a casa! Nello scrivere queste poche parole “sono tornata a casa”, sono scoppiata in lacrime di gioia e di gratitudine!

I tre anni vissuti lontano da casa, ripensandoci, sono trascorsi lentamente. Mentre scrivo questa lettera il fratellino Bing Ji mi osserva stando al mio fianco. Al di là della finestra si vedono gli oleandri rossi, i pioppi e i salici verdi in contrasto con il cielo blu intenso di Pechino. Il paesaggio della mia terra poco alla volta ha ripreso forma davanti ai miei occhi!

Piccoli amici! Se non avete mai lasciato la Cina settentrionale e non siete mai partiti per tre lunghi anni, non potete immaginare quale grande ammirazione si possa provare nel vedere il cielo celeste del Nord! Vi svegliereste di primo mattino, sollevereste la tenda e guardereste fuori dalla finestra: nel cielo scuro come le onde del mare, un cumulo di candide nuvole si sposterebbe diradandosi e le foglie dei salici si muoverebbero nella brezza mattutina; tutto questo vi darebbe la sensazione di un brivido di freddo. Provereste una profonda nostalgia per quel “freddo intenso” che non è possibile sperimentare in terra straniera! Se siete sensibili, provereste emozioni simili alla felicità e allo sconforto. In piedi, lascereste vagare lo sguardo assente verso l'orizzonte e forse piangereste lacrime spontanee di gioia!

All'estero, mi sono imbattuta due volte in una luce così offuscata. La prima volta fu in una giornata estiva di due anni fa nel New Hampshire sul bianco crinale della cima di una montagna. Mi svegliai all'improvviso dal sonno pomeridiano; avevo ricevuto un libro dalla mia amica Ying Lun pieno per me di un particolare significato di amicizia che descriveva noiosamente il paesaggio di Oxford. Nel mio cuore si mescolavano sconforto e felicità; portando con me questa busta, salii sulla cima della montagna. Improvvisamente mi trovai di fronte a quel cielo blu come il mare in terra straniera! Immersa in quello scenario montano, questo cielo blu intenso riempiva tutto. Il sole che tramontava tingeva di rosso e viola scuro l'Ovest. Questi colori in un istante mutavano migliaia di volte: il grigio argenteo, il bianco pallido si trasformavano improvvisamente in brillanti sfumature dorate. Le montagne erano immerse nella tranquillità, ma il continuo mutamento di quel cielo straordinario pareva dar voce al firmamento! L'agitarsi delle onde, il canto degli uccelli, il soffio del vento mi davano l'impressione di udire anche il rumore del sole che tramontava. Il quel momento, improvvisamente sentii la mia debole anima innalzarsi a seguito di quella sensazione meravigliosa e essere spinta negli abissi del mare dalla mia angoscia! Mi resi conto della

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maestosità della Natura, della fragilità umana e di me stessa dopo la malattia e, in questo scenario luminoso, mi lasciai poi cadere sull'erba singhiozzando ininterrottamente.

Un'altra volta accadde una sera di primavera di quest'anno a Washington D.C. Arrivavo dalla fredda città di New York e dirigendomi verso sud, cercavo la “primavera” a Washington! C'era una brezza leggera e io sedevo vicino alla finestra di notte; l'edificio del Partito nazionale delle donne si trovava di fronte al bianco edificio del Congresso. Gli occhi affaticati dopo mezza giornata di viaggio furono attirati dal cielo blu che appariva dietro l'edificio! Piccoli amici al di là del mare! Vi prego, perdonatemi. Nei due anni e mezzo vissuti in America, non avevo mai realizzato la grandezza di quella nazione prima di quel momento in cui guardai con ammirazione il bianco edificio del Congresso!

Esso si erge da tempo, come uno splendido monumento sacro. Colpito dalla forte luce degli edifici adiacenti, fa risaltare ancora di più il blu del cielo sullo sfondo. Ai due lati ci sono due costruzioni anch'esse di lucente pietra bianca come l'ampia strada di fronte illuminata da luci bianche come la neve disposte ordinatamente. In quell'incantevole scenario, il silenzio avvolge i passanti lungo la strada. Per la prima volta, da quando mi trovavo in America, percepii quel silenzio celestiale scoprendo un particolare che avvicinava Washington D.C. a Pechino!

La mia improvvisa nostalgia di casa assomigliava ad un mare agitato dalle onde! Allontanai la sedia, scesi nel silenzio dell'alto edificio e mi diressi verso la biblioteca del Congresso. Lungo la strada provai un sentimento di felicità e di libertà indescrivibile. Le fronde dei pioppi e dei salici si muovevano dolcemente nella brezza serale di inizio primavera. Come un abituale frequentatore, entrai nella sala lettura e lì scrissi il mio diario. Mentre scrivevo mi tornarono in mente due versi dello scrittore Lu Fangweng: “Chi viene definito padrone di casa anche se di fatto è solo un visitatore, pur consapevole di non essere nella sua terra natia, continua a dedicare ogni suo sforzo al superamento delle avversità”. Rimuginando insistentemente sul significato delle parole “definire”, “sforzo” e pensando al sentimento di smarrimento che si prova in terra straniera il mio entusiasmo andò piano piano scemando!

Chiusi poi il libro e uscii con aria soddisfatta. Fuori il cielo era stellato. Tirai un sospiro. Vidi dall'altra parte della strada un carretto, di quelli che vengono trainati a mano; un uomo di colore vendeva castagne e noccioline fritte. Da che mi ero ammalata non avevo più mangiato quel genere di cose, in quel momento improvvisamente mi avvicinai e ne comprai due piccole buste. Quel viso scuro sotto la luce mi rivolse molto gentilmente un sorriso distogliendomi dal pensiero di casa! Come mi può venir voglia di mangiare questo genere di cose? Washington

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D.C. è proprio uguale a Pechino!

Ho scritto fino a che i miei polsi si sono indeboliti, piccoli amici; provo imbarazzo nel dirvi che dopo il mio ritorno, mi sono nuovamente ammalata per più di dieci giorni e questa mattina è la prima volta che riesco a scrivere una lunga lettera. Quando mi sono messa in viaggio ero già debole e affaticata; dopo il mio arrivo a casa il mio fisico si è ulteriormente indebolito e la malattia ha preso il sopravvento. Agli inizi non pensavo di essere una persona così debole, non so il perché; da quando vi scrivo posso dire di essere sempre stata malata!

Qui a casa, si vedono i primi segni della stagione autunnale. Io, di nuovo guarita, provo un senso di felicità! Avrei ancora molto da dirvi, ma per ora mi trattengo dal farlo, per fortuna vostra oggi non sarò più al vostro fianco!

La vostra appassionata e vera amica augura a voi felicità!

Bing Xin, 31 agosto 1926, Tempio Yuanen (inizialmente pubblicata sul Morning Post il 6 settembre 1926 e successivamente inclusa nella quarta edizione di “Lettere ai giovani lettori”)

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