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CAPITOLO 3. SOGGETTIVITÀ GIURIDICA E RESPONSABILITÀ PER FATTO

3. Mancanze

3.2 Libera volontà

Il terzo e ultimo elemento assente in un’Intelligenza Artificiale sarebbe la libera volontà, vale a dire la possibilità di determinare autonomamente la propria condotta, senza condizionamenti esterni di sorta236. La prima obiezione che può essere rivolta a tale considerazione è che i progressi tecnologici degli ultimi anni hanno consentito di sviluppare quel settore del sapere, noto come machine learning, impegnato a rendere i computer capaci di apprendere dalla propria esperienza, intesa nel senso di dati raccolti dall’ambiente esterno, e di mettere conseguentemente in atto l’azione più opportuna in base alle diverse circostanze237. In un simile contesto, il programmatore non rivestirebbe più un ruolo attivo nella determinazione della condotta della sua creazione, avendole fornito ab origine gli strumenti che le consentono di essere autonoma.

A questo punto troverebbe tuttavia spazio una contro-obiezione: i processi mentali artificiali saranno sempre condizionati dalle regole della fisica e della chimica che governano la trasmissione di informazioni su di un supporto elettronico. A tale condizione si oppone quella di un uomo

236 Lawrence B. Solum, Op. Cit., pag. 16 237 V. supra Capitolo Primo, § 5.1

rappresentato come faber fortunae suae, secondo un’immagine risalente all’Umanesimo238.

È proprio nel corso del XV secolo che, in risposta alla visione teocentrica fino a quel momento dominante, si fa strada l’idea secondo cui l’uomo non sarebbe soltanto uno strumento inerme nelle mani di un fato a lui superiore, ma un protagonista attivo del proprio tempo, capace di piegare il destino grazie all’intelletto e a una salda volontà239. Lo stesso approccio verrà seguito anche nei secoli successivi, sino a raggiungere la sua massima espressione, negli anni dell’Illuminismo, per mezzo di uno dei maggiori pensatori dell’Occidente moderno. Si tratta di Immanuel Kant, il quale, rigettata l’idea tradizionale di una morale eteronoma, che fonda le azioni giuste sul desiderio di compiacere la divinità e di evitarne i castighi, ne ridisegna una nuova e autonoma, che sia legge a se stessa e renda l’uomo libero240.

238 La letteratura in merito è sterminata. Per un approccio chiaro e immediato,

dovuto alla natura didattica dell’opera, si rimanda al validissimo manuale Guido Baldi et al., La letteratura. L’Umanesimo, il Rinascimento e l’età della Controriforma, Vol. 2, Paravia, 2006, Torino, pp.

239 Manifesto di questa nuova corrente di pensiero può senz’altro essere

considerata l’Oratio de hominis dignitate di Giovanni Pico della Mirandola. Nell’incipit dell’opera Dio si rivolge alla sua creatura, all’uomo, in questi termini: “O Adamo, non ti ho dato né una sede determinata, né un aspetto tuo particolare, né alcuna prerogativa a te solo peculiare, perché quella sede, quell’aspetto, quella prerogativa che tu desidererai, tu te le conquisti e le mantenga secondo la tua volontà e il tuo giudizio. La natura degli altri esseri, stabilita una volta per sempre, è costretta entro leggi da me fissate in precedenza. Tu invece, da nessun angusto limite costretto, determinerai da te la tua natura secondo la tua libera volontà, nel cui potere ti ho posto”.

Il dogma dell’assoluta libertà della volontà umana si incrina profondamente nell’immaginario dei pensatori del XIX secolo, poco inclini a cedere alle lusinghe del Positivismo imperante. L’uomo si sente preso in trappola da una Natura insondabile e capricciosa, di potenza ineguagliabile, che ne determina gioie e dispiaceri in modo non prevedibile241.

Posto che il condizionamento delle azioni umane proveniente da fattori esterni risulta ormai innegabile242, la scienza moderna conferma in parte le riflessioni del Romanticismo ottocentesco rivolgendo lo sguardo anche all’interno dell’uomo. La genetica e le neuroscienze affermano infatti che la nostra struttura biologica, e in particolar modo il nostro DNA, quella che potremmo definire come la nostra componente hardware, influenza profondamente il nostro comportamento243. D’altra parte qualcosa di simile era già stato ipotizzato da Kant, il quale aveva affermato che le modalità attraverso cui l’uomo ha esperienza del mondo

241 Emblematico a questo proposito è il Dialogo della Natura e di un Islandese di

Leopardi, dove la Natura, rivolgendosi all’uomo, afferma: “sempre ebbi ed ho l'intenzione a tutt'altro che alla felicità degli uomini o all'infelicità. Quando io vi offendo in qualunque modo e con qual si sia mezzo, io non me n'avveggo, se non rarissime volte”.

242 Basti pensare che la Corte Costituzionale, nel decretare l’illegittimità del reato

di plagio, contemplato all’articolo 603 c.p., precisa che dai testi psichiatrici, psicologici e psicoanalitici e dalle ampie descrizioni mediche di condizionamento psichico risulta che ogni individuo è più o meno suggestionabile, ma che non è possibile graduare ed accertare in modo concreto sino a qual punto l'attività psichica del soggetto esternante idee e concetti possa impedire ad altri il libero esercizio della propria volontà. Cfr. la Sentenza 9 Aprile 1981, n° 96

243 Chris Willmott, Biological Determinism, Free Will and Moral Responsibility,

fisico dipendono dalle forme a priori della sensibilità (spazio e tempo) in lui innate244.

Perde dunque forza la teoria che distingueva l’uomo dall’Intelligenza Artificiale sulla base di una presunta mancanza di autonomia in quest’ultima, determinata dalle leggi della natura stessa: le condotte di entrambi sono condizionate dalle diverse leggi fisiche e biochimiche che invariabilmente presiedono il funzionamento di un cervello, sia esso organico o sintetico.

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