• Non ci sono risultati.

Il linguaggio è direttamente connesso alla facoltà di conoscere, imparare, memorizzare, ragionare, giudicare: è la sorgente di ogni attività intellettuale. Proprio come per il pensiero di Vygotskij che nello spiegare la dinamica del passaggio dal pensiero alla parola e viceversa ha cercato di dimostrare come il pensiero si formi sulla base dell’interiorizzazione delle esperienze vissute dal bambino, attraverso il necessario e indispensabile strumento offerto dal linguaggio.

Per lo sviluppo del bambino, quindi, e in particolare nella sua prima infanzia, sono fondamentali le interazioni con gli adulti che si costituiscono come vettori di tutti i messaggi culturali che vengono direttamente rivolti nei loro confronti. L’interazione sociale, quindi, svolge un ruolo costruttivi fondamentale nello sviluppo: questo significa che alcune “categorie mentali superiori” (come la memoria, il pensiero e le emozioni) per emergere e prendere forma hanno bisogno dell’apporto costruttivo delle relazioni sociali. Per ogni apprendimento, occorre, quindi, una “collaborazione” adulto/bambino. E la prima situazione di apprendimento è quella nella quale l’adulto introduce prima di ogni altra cosa il linguaggio, come apparato di conoscenza e come strumento utile a una comunicazione efficace e sociale174.

Il compito dell’insegnamento, quindi è quello di assicurare che lo sviluppo della conoscenza (e del linguaggio in quanto strumento utile per ogni conoscenza) sia coerente e cioè che il bambino sia in grado di mettere in relazione elementi differenti tra loro fino a combinarli in un modo che faccia emergere la logica di quella situazione di apprendimento. Il tutto stimolando nel bambino la facoltà di costruire ipotesi (e di costruire il futuro) guardando più avanti del presente e immaginando le conseguenze delle azioni compiute, sviluppando la capacità di argomentare e giustificare la propria opinione nell’interazione con gli altri, sviluppando insomma il pensiero critico (e conseguentemente la propria identità). Tutte facoltà che possono essere sviluppate perfettamente attraverso un’esperienza di apprendimento letteraria. L’importanza del linguaggio è quindi fondamentale dalla nascita allo sviluppo progressivo della lettura: è col principale veicolo di comunicazione ma anche lo strumento necessario alla formazione e allo sviluppo del pensiero, questo perché è la verbalizzazione che permette al bambino di esprimere il proprio pensiero e di conseguenza di prendere coscienza di

174 E’ opportuno, in questa sede, sottolineare la differenza tra i processi di acquisizione e apprendimento della lingua. L’acquisizione è un «processo inconscio e involontario, simile, anche se non identico, quello attraversato dai bambini nella loro appropriazione del codice materno». L’apprendimento, invece, è un «processo consapevole e sistematico» che si basa sulla conoscenza delle regole. L’apprendimento e l’acquisizione rispondono a due obiettivi differenti e si realizzano in modi specifici.

se stesso. E la letteratura, in particolare la Letteratura per l’infanzia, grazie alla sua ricchezza e varietà, è l’universo ideale dentro il quale ciascun bambino può esplorare, sia accompagnato sia da solo, il linguaggio. E’ un supporto privilegiato per costruire competenze linguistiche, competenze specifiche e far sviluppare il ragionamento e il pensiero.

In particolare, grazie alla Letteratura i bambini imparano a descrivere un’immagine, a evocare situazioni passate (reali o immaginarie), a dialogare. In questo, gli albi illustrati risultano essere lo strumento più efficace per la fascia 3-6 anni, perché - come abbiamo visto - le grandi illustrazioni stimolano la curiosità del bambino e lo invitano alla scoperta e al racconto autonomo della storia tramite la descrizione delle immagini: la Letteratura per bambini aiuta a costruire u gran numero di competenze e di abilità come ricordare, raccontare, dedurre, collegare, prevedere, riassumere e interpretare. Il testo di un albo illustrato resta nella memoria del piccolo lettore proprio nello sviluppo linguistico, aiutandolo ad imparare nuovi termini (anche specifici). La struttura ripetitiva di alcuni racconti, favorisce una buona memorizzazione a aiuta il bambino a sviluppare la capacità di ripetere e rielaborare. Le parole utilizzate, i giochi di rime e assonanze, la struttura delle frasi, le onomatopee… sono tutte componenti che spingono i bambini a costruire competenze specifiche in materia sintattica, morfologica, lessicale, fonetica e fonologica.

Di più. Attraverso i libri i bambini acquisiscono anche capacità di ascolto, capacità visive e quando ricevono nuove informazioni per loro è più facile interiorizzarle. Questo anche se come affermava Gianni Rodari ne La Grammatica della fantasia «non potremo mai cogliere il momento in cui il bambino, ascoltando una fiaba, si impadronisce per assorbimento di un determinato rapporto tra i termini del discorso, scopre l’uso di un modo verbale, la funzione di una preposizione, ma mi sembra certo che la fiaba rappresenta per lui un abbondante rifornimento di informazioni sulla lingua. Del suo lavoro per capire la fiaba, fa parte il lavorio per capire le parole di cui consta, per stabilire tra loro analogie, per compiere deduzioni, allargare o restringere, precisare o correggere il campo di un significante, i confini di un sinonimo, la sfera d’influenza di un aggettivo»175.

Per l’apprendimento del linguaggio, è da mettere in luce l’importanza del modello linguistico che si indirizza a un bambino per lo sviluppo del suo linguaggio. Si è potuto osservare che il bambino tenta di appropriarsi del modello sintattico che l’adulto propone e a verbalizzare la propria esperienza - attraverso strumenti alla sua portata - acquisendo a poco a poco le matrici che l’adulto gli offre e integrandole negli schemi di funzionamento strutturale di cui già dispone. A questo fine, quindi, è importante offrire al bambino strutture adeguate al

suo desiderio di esprimersi, “correggendo” - nel caso si renda necessario - gli elementi non ancora acquisiti dal bambino.

Anche in questi termini, l’uso degli albi illustrati si rivela particolarmente utile. L’accesso a questa forma scritta, infatti, permette al bambino di esercitarsi anche nella produzione orale, nella verbalizzazione esplicita e nell’acquisizione di strutture sintattiche nuove: una stimolazione linguistica indispensabile per favorire l’apprendimento. E alcuni libri si prestano in maniera particolarmente utile. I titoli che raccontano storie con forti implicazioni affettive, per esempio, giocano un ruolo importante nello spingere il bambino alla verbalizzazione delle proprie esperienze personali. I testi si configurano quindi come una serie di supporti interattivi finalizzati all’apprendimento del linguaggio. I modelli linguistici forniti dalla Letteratura per l’infanzia sono quindi di fondamentali sia dal punto di vista lessicale, sia dal punto di vista morfo-sintattico nell’acquisizione e nell’apprendimento del linguaggio da parte dei bambini. Significa scegliere quali risorse linguistiche offrire al bambino (quali scelte lessicali, quali strutture morfo-sintattiche) e quindi di quali “strumenti” dotarlo. Il valore della narrazione, ai fini dell’apprendimento linguistico, è moltiplicato tanto più articolati sono i modelli linguistici cui vengono esposti i bambini. E il ruolo dell’adulto nella mediazione tra il testo e il bambino non ancora lettore è fondamentale per un più facile accesso ai contenuti ancora ignoti al bambino. Fra adulto e bambino si genera un processo di scambio continuo che dal testo scritto passa alla conversazione orale, al gioco (voci dei personaggi, dettagli da rintracciare nelle illustrazioni…) e i problemi di comprensione davanti ai quali possono trovarsi i bambini possono, in questo modo, essere risolti semplicemente attraverso la circolarità di una conversazione guidata che spinge il bambino a compiere un’attività solitaria di ricerca che a sua volta lo porta alla risoluzione del quesito e quindi a una nuova conversazione con l’adulto. Va da sé che l’adulto deve comprendere (e sentire) il bisogno di intervenire correttamente per fare in modo che il bambino chiuda il cerchio della sua interpretazione senza che rimangano dubbi o “ristabilendo” la comprensione del testo nel caso ci sia stato un fraintendimento, magari introducendo nuovi elementi che esplicitino la situazione di apprendimento. L’adulto, quindi, è un mediatore fondamentale, è un Virgilio che guida il bambino, alla scoperta delle proprie risorse emozionali e sensoriali, a entrare dentro il proprio immaginario, dentro i propri ricordi, dentro il proprio pensiero.

Come sosteneva Leo Lionni, le operazioni testuali e lessicali, quando si scrive per bambini sono frutto di estrema ponderazione: «Sono stato tra i primi a voler usare parole incomprensibili e a lottare con i redattori per questo: non credo che il bambino debba crescere in un’atmosfera in cui tutto gli è chiaro. Sono convinto che le cose che un bambino non capisce

agitino la sua immaginazione, accendano la sua curiosità, questo è importantissimo. Certo sono conscio dell’importanza del linguaggio, e infatti mi costa più fatica la stesura di un testo che l’esecuzione delle tavole: devo distillare le parole, ridurle al minimo indispensabile»176.

Anche nei libri di Altan è possibile notare una miscela sapiente di tratti tipici infantili (Come i nomi onomatopeici - Zezé, Dudù… - e graffissi) e inserti di parole nuove e/o difficili177. Insomma, un vero e proprio sdoganamento dell’ovvia semplicità lessicale e sintattica, con parole che non necessariamente sono ascrivibili al vocabolario di base di un bambino in età prescolare non soltanto per il loro significato, ma anche per le loro sonorità. Suoni nuovi e sconosciuti che per un bambino si configurano come gioco178 e che si manifestano anche sotto forma di rime e iterazioni.

Non è un caso allora che fra i libri più venduti spicchino quelli che possiamo definire interattivi, anche dal punto di vista linguistico, perché sono in grado di sollecitare gli interventi diretti del bambino di fronte a domande e sospesi che vengono posti non soltanto dal punto di vista linguistico, ma anche dal punto di vista illustrativo-materiale (con finestrelle a sorpresa, grandi pagine-finestra da aprire, piccole frasi che suscitano attesa)179. Sono libri che giocano

con la trasformazione delle immagini, spingendo i bambini a interagire con un meccanismo ludico stimolando l’osservazione attenta di oggetti e situazioni semplici che improvvisamente si trasformano in qualcosa di diverso, sorprendendoli.

3.4) LE SFIDE DELLA LETTERATURA PER L’INFANZIA

La Letteratura per l’infanzia gioca un ruolo fondamentale nella costruzione di un gran numero di abilità direttamente connesse alla lettura: ricordare, raccontare, dedurre, collegare, prevedere, riassumere, interpretare.

A scuola, la Letteratura per l’infanzia e per ragazzi, viene utilizzata per costruire una cultura letteraria condivisa. Le letture regolari sono alla base della costruzione non solo di una cultura letteraria solida, ma anche di un solido lettore; una cultura letteraria da “costruire” in

176 L’immaginario come mestiere, Electa Milano, 1990, pag. 26.

177 «“Che appetito ha il tuo coccodrillo!” dice Armando. “E’ un caimano; se lo chiami coccodrillo si arrabbia”» in

Le storie di Pimpa, “Pimpa e la gita nella foresta”, Franco Cosimo Panini, 2009.

178 Solo per fare un esempio in Chi vorresti essere? di Arianna Papini per Kalandraca si utukizza la parola “barbagiani”; in La cosa più importante di Antonella Abbatiello per Fatatrac, “aculei”.

179 Per fare qualche esempio, Se io vedo, Se io sento, Se io tocco, Se io assaggio, tutti di Lucia Scuderi per Fatatrac, studiati appositamente per insegnare ai bambini le parole e i significati delle parole legate alla vista, all’udito, al tatto, al gusto… Oppure in Lupo lupo, ma ci sei? Vedo, vedo… Cosa vedi? e Guarda, guarda, guarda bene! di Giusi Quarenghi e Giulia Orecchia per Giunti dove le illustrazioni che si intravedono dietro piccole finestre stimolano l’attenzione ai particolari e la fantasia dei più piccoli.