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2.3 Spettro autistico e performance accademica

2.3.2 Lo studio dei tratti autistici tra gli student

Fra gli strumenti più utilizzati per studiare i tratti autistici vi è l’Autism-Spectrum

Quotient (AQ), un questionario conciso, facile da compilare e auto-somministrabile

che serve a misurare la presenza di questi tratti in ogni individuo adulto (di età maggiore di 16 anni) con normale QI. Progettato e sviluppato dallo psicologo Simon Baron-Cohen, si basa sull’idea che i tratti autistici siano collocati su un continuum di gravità nelle manifestazioni cliniche dei soggetti affetti da ASD ma anche nei loro parenti (definiti come Broader Autism Phenotype) e nella popolazione generale. In quest’ottica, il questionario si propone di identificare a quale livello ogni singola persona adulta si collochi all’interno di questo continuum; successivamente sono stati sviluppati anche i test somministrabili ai bambini (Auyeung, Baron-Cohen, Wheelwright, & Allison, 2008) e agli adolescenti (S. Baron-Cohen, Hoekstra, Knickmeyer, & Wheelwright, 2006). L’AQ è composto da 50 items, divisi in cinque sottogruppi di dieci domande, che esplorano cinque diversi domini: le abilità sociali, la capacità di variare l’attenzione, l’attenzione ai dettagli, la comunicazione e l’immaginazione (S. Baron-Cohen, Wheelwright, Skinner, Martin, & Clubley, 2001)

Fin dalla presentazione iniziale, il test AQ ha avuto un’ampia diffusione e un largo utilizzo in svariati studi e nei più variegati contesti culturali. Nel primo studio condotto da Baron-Cohen nel Regno Unito (2001), sono stati testati quattro gruppi di soggetti: 58 adulti con AS / HFA (sindrome di Asperger/ high functional autism), 174 adulti scelti a caso (usati come gruppo di controllo), 840 studenti della

Cambridge University, e 16 vincitori del UK Mathematics Olympiad. Come

previsto, il gruppo AS / HFA ha ottenuto un punteggio superiore rispetto ai gruppi di controllo. Inoltre, all'interno del gruppo di controllo, il punteggio dei maschi era

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leggermente, ma in modo statisticamente significativo, superiore rispetto a quello delle femmine, sia a livelli intermedi che a livelli elevati di tratti autistici. Tuttavia non vi era alcuna differenza nei punteggi AQ medi tra maschi e femmine con AS / HFA.

Questa discrepanza nell’interessamento dei maschi e delle femmine ha suggerito a Baron-Cohen la formulazione di altre due teorie, una è l’Extreme male brain theory

(EMB) (Asperger, 1944; S. Baron-Cohen, 2002) e l’altra è l’Empathizing– systemizing theory (S. Baron-Cohen, 2009). Le due teorie sono strettamente

correlate, la prima amplia la seconda (S. Baron-Cohen, 2010), spiegando la correlazione fra ASD e maschi con l’Empathizing–systemizing theory la quale, come dice il nome stesso, afferma che il cervello autistico è una forma estrema di cervello maschile, che si differenza da quello femminile per essere più sistematico (Tipo-S) piuttosto che empatico (Tipo-E): con empatia si intende il processo con cui si cerca di comprendere il pensiero e le sensazioni di un altro individuo, attraverso il quale si ottiene ad una miglior conoscenza del carattere di una persona; d’altra parte in questo contesto si utilizza il termine sistematizzazione per indicare il mezzo con cui si analizzano le variabili in un sistema per comprendere le regole celate che lo governano. Con il termine “sistema” Baron-Cohen intende qualsiasi cosa riceva un input e risponda con un output, durante questo processo essenzialmente si ragiona in termini di “se…allora” cercando di ricavare una regola dalla correlazione fra i due eventi; il cervello si concentra maggiormente sui dettagli o i parametri del sistema e osserva come variano.

Nello studio del 2001, oltre alle differenze di genere, sono emerse anche differenze di prevalenza del disturbo a seconda del campo di studio; in particolare vi erano 3 aree da confrontare, studenti di facoltà scientifiche, di facoltà umanistiche e di facoltà riguardanti scienze sociali. La prevalenza maggiore vi era nel gruppo delle facoltà scientifiche, confermando il rapporto fra disturbo autistico e abilità scientifiche/matematiche (Simon Baron-Cohen et al., 1998); tra coloro iscritti in facoltà scientifiche, i punteggi più alti sono stati raggiunti dai matematici.

Uno studio successivo (Wakabayashi, Baron-Cohen, Wheelwright, & Tojo, 2006) ha riprodotto i risultati dello studio inglese originario sull’Autism Spectrum

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Quotient (AQ) (2001) in gruppi di studenti giapponesi. In generale, i risultati del

Regno Unito sono stati confermati sotto ogni aspetto:

1) Il gruppo AS / HFA ha ottenuto un punteggio simile ed equiparabile a quello dello studio del 2001 di Baron-Cohen (UK cut-off> 32, giapponese cut-off> 33).

2) Una differenza di genere (maschi > femmine) è stata riscontrata in entrambe le popolazioni generali e nella popolazione degli studenti, ma non tra gli individui con AS / HFA.

3) Tra gli studenti, quelli ad indirizzo scientifico hanno ottenuto un punteggio significativamente più alto rispetto agli studenti a indirizzo umanistico in entrambi i paesi.

4) I matematici e fisici hanno ottenuto punteggi più alti rispetto agli studenti delle altre discipline scientifiche.

Nel campione giapponese, proprio come nel campione originale del Regno Unito, le donne con AS/HFA sembrano avere un QI più alto rispetto ai maschi con AS/HFA, ma in entrambe le culture, maschi e femmine con AS / HFA non differiscono statisticamente nel punteggio al test AQ.

Hoekstra e colleghi hanno utilizzato il test AQ per valutare, in tre differenti gruppi, i tratti autistici: il primo gruppo era composto da 961 studenti universitari (n=128 di storia e diritto; n=594 di psicologia, scienze della formazione e la scienza della comunicazione; n= 239 di matematica, fisica e scienze dell’informazione); un secondo gruppo comprendeva i genitori di figli gemelli (n = 302). L'ultimo gruppo era costituito da tre sottogruppi di pazienti psichiatrici reclutati da un servizio ambulatoriale per i disturbi d’ansia (12 soggetti affetti da ASD, 12 soggetti con un disturbo ossessivo-compulsivo; 12 soggetti con un disturbo d'ansia generalizzata). I risultati erano in linea con studi precedenti che avevano utilizzato il test AQ (Hoekstra, Bartels, Cath, & Boomsma, 2008).

Un ulteriore studio ha compreso 723 studenti britannici, 245 studenti malesi e 271 studenti indiani. Gli studenti malesi e indiani hanno ottenuto un punteggio maggiore rispetto agli studenti del Regno Unito. Inoltre si conferma, in tutte e tre le popolazioni, che i maschi tendono a raggiungere un punteggio più alto rispetto alle

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femmine e che gli studenti in campi scientifici tendono ad avere un punteggio superiore rispetto agli studenti di materie non scientifiche (Freeth, Sheppard, Ramachandran, & Milne, 2013).

A questi citati finora potrebbero essere aggiunti anche altri studi che hanno comunque confermato i risultati discussi precedentemente (Kunihira et al., 2006; Pisula et al., 2013). Resta ancora poco chiara la questione di come le differenze di sesso influisca sui tratti autistici nei pazienti che hanno già la diagnosi di ASD. Meng-Chuan e colleghi (M.-C. Lai et al., 2011) hanno ricercato differenze sesso- correlate nei tratti autistici di soggetti adulti HFA e hanno visto che la severità dei sintomi principali dell’autismo nell’infanzia non differiva tra i due sessi, non vi erano differenze neanche nell’empatia, nella sistematizzazione, nella performance cognitiva e nelle comorbidità psichiatriche quali depressione, ansia e OCD. Però le femmine mostravano una minore difficolta socio-comunicativa e più tratti autistici in età adulta rispetto ai maschi. Inoltre dividendo il campione femminile in base al fatto che vi sia stato un ritardo o meno nello sviluppo del linguaggio, quelle con ritardo hanno un QI più basso rispetto alle altre, un pattern che non si vede nei maschi. Per via delle minori difficoltà socio-comunicative si è anche ipotizzato che la diagnosi di ASD nelle femmine sia più difficile poiché sono capaci di camuffare il loro disturbo, clonando ad esempio il comportamento di una qualunque ragazza della propria scuola; questa “recita” se da un lato le rende più compatibili con gli standard richiesti dalla società da un altro lato aumenta i livelli di stress e ansia, dovendo sempre portare una maschera che nasconde come realmente sono (M.-C. Lai et al., 2011).

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