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LUCUS FERONIAE NOTIZIE STORICHE

La scoperta del sito di Lucus Feroniae, nel territorio del Comune di Capena, avvenne casualmente nell’aprile del 1952. Le indagini, condotte dalla Soprintendenza alle Antichità dell’Etruria Meridionale, furono decise dopo che il Soprintendente, Renato Bartoccini, ebbe sorpreso alcuni scavatori clandestini, che trafugavano materiale votivo dalla località Bambocci, nella tenuta di Scorano, al km 18 della via Tiberina213. L’area si trova circa 30 km a nord di Roma e a 1 km dal punto in cui il fosso di Gramiccia (l’antico Capenas) si getta nel Tevere. Già dal terzo giorno di scavo, un fortunato rinvenimento epigrafico permise di identificare con sicurezza il luogo come la sede della colonia Iulia Felix Lucus Feroniae214. Trovava così soluzione il problema dell’ubicazione del centro e del relativo santuario, che storici e topografi del passato avevano in genere erroneamente localizzato più a nord, presso villaggi più prossimi al Soratte, come S. Oreste, Nazzano o Rignano Flaminio215. Questo soprattutto sulla base di un passo di Strabone, che localizza la Ferwn…a pÒlij, dove si trovava il santuario dell’omonima divinità, alle falde del Monte Soratte (ØpÕ d tù Swr£ktJ Ôrei). Il geografo, inoltre, attribuisce a quel luogo di culto una particolare cerimonia216, descritta con maggior precisione da Plinio, e riferita, da quest’ultimo autore, al sacrificio annuo offerto ad Apollo dagli Hirpi Sorani, i quali, presso il monte Soratte, in agro falisco, camminavano sui carboni ardenti senza buciarsi217.

Il nome completo della colonia era già noto da un codice di Farfa, che aveva conservato il testo di un’iscrizione, confluito in CIL XI, che ricorda la costruzione

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Bloch 1952; Foti 1953; Bloch-Foti 1953; Bartoccini 1959; Bartoccini 1961. Sulla scoperta cfr., anche, Sgubini Moretti 1973 a, 22-23; Coarelli 1975, 164.

214

Foti 1953, 14; Bartoccini 1959, XXXVII; Bartoccini 1960-1961, 173-174; Bartoccini 1961, 249; Sgubini Moretti 1973, 23; Sgubini Moretti 1975, 1999; R. Bartoccini, in Sensi 1985-1986, 298-299. L’iscrizione, rinvenuta durante lo scavo del foro, è incisa su una lastra di marmo incassata nella faccia anteriore di una base di statua onoraria in calcare. T(ito) Nasidio Messori / veterano / ex equitibus speculator(ibus) / donis donato militaribus ab Aug(usto) / adlecto ex decreto dec(urionum) / remissa honoraria / aedilitate / IIviro col(oniae) Iul(iae) Felicis / Luco Feroniae / Hedia Vereconda / uxor / l(ocus) d(atus) d(ecurionum) d(ecreto).

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Per una sintesi delle varie posizioni assunte dagli studiosi che, tra la fine dell’800 e i primi anni del ‘900, si sono occupati del problema, cfr. Taylor 1920.

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Str. 5, 2, 9.

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dell’anfiteatro cittadino da parte di M. Silius Epaphroditus218. Gli altri dati precedenti la scoperta del 1952 erano limitati a qualche notizia delle fonti letterarie antiche e ad altri due testi epigrafici, nei quali Lucus Feroniae era ricordata come la città natale, rispettivamente, di un veterano della tribù Voltinia, in un’iscrizione funeraria rinvenuta a Roma219, e di un membro del corpo dei vigili di Ostia220.

Il ruolo emporico del santuario è documentato da Dionigi di Alicarnasso e Livio già per i primi decenni del VII sec. a.C., durante il regno di Tullo Ostilio221, mentre le prime tracce archeologiche relative alla vita del sito sono costituite, per quanto finora si conosce, dai materiali della stipe votiva, che risulta, però, solo parzialmente esplorata222. Il deposito è stato rinvenuto a nord dell’area sacra, che si estendeva a est del lato lungo orientale del successivo impianto forense della colonia. Sulla base dei pochi dati preliminari disponibili, in assenza di scavi sistematici dell’area, e non essendo stata ancora ultimata la documentazione dei materiali, il cui studio è ancora notevolmente arretrato, sembra che una buona parte del contenuto della stipe possa essere riferita a un periodo compreso tra il IV e il III sec. a.C.223

Nel 211 a.C. il santuario fu oggetto di un terribile saccheggio perpetrato dalle truppe di Annibale, attirate dalle ingenti ricchezze che vi erano stipate224. Per l’anno successivo Livio dà notizia di un prodigio avvenuto nell’area sacra e delle relative cerimonie di espiazione225, mentre nel 197 a.C. un fulmine colpì il tempio della dea226.

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CIL XI, 3938 =ILS 6589: M(arco) Silio Epaphrodito / patrono sevirum Aug(ustalium) / magistro iuvenum iterum / iuvenes Lucoferonenses / patrono ob merita / quod

amp(h)ithe[a]tru[m] col(oniae) Iul(iae) Felici / Luco Fer(onensium) s(ua) p(ecunia) f(ecit) dedicavitque / l(ocus) d(atus) d(ecurionum) d(ecreto) / h(onore) c(ontenuts) i(mpensam) r(emisit).

219

CIL VI 2584.

220

Vaglieri 1911, 450 (con datazione consolare al 168 d.C.).

221

D.H. 3, 32; Liv. 1, 30, 5.

222

Foti 1953; Sgubini Moretti 1975 a; 1977; 1979 a, 633-634; A. M. Sgubini Moretti, in Fastosa rusticatio 1998, 12.

223

Cfr. Gazzetti 1992, 25, 35, che fa riferimento anche alla presenza di materiali più antichi (VI sec. a.C.), ancora del tutto inediti; A. M. Sgubini Moretti, in Fastosa rusticatio 1998, 12-13; Stanco 2005. 224 Liv. 26, 11, 8; Sil. 13, 83-92. 225 Liv. 27, 4, 14-15. 226 Liv. 33, 26, 8.

Gli autori antichi non forniscono altre notizie su Lucus Feroniae, fino a quando il centro non viene citato da Plinio tra le colonie ubicate all’interno della Regio VII augustea227.

Alcuni dati relativi all’età repubblicana possono, tuttavia, essere ricavati dalla documentazione archeologica. Durante la campagna di scavo del 1970-71, al di sotto del piano di calpestio del foro e del porticato che ne occupa il lato occidentale, si rinvenne un complesso edilizio, costituito da una serie di unità abitative modulari rettangolari. Le strutture presentano un diverso orientamento rispetto al successivo impianto forense, e risultano, invece, allineate con quello che sembra il tratto superstite del più antico muro di temenos, nel quale si apre l’accesso all’area sacra di Feronia, sul lato orientale del foro228. Da un’analisi preliminare dei materiali rinvenuti risulta la presenza di reperti databili al III sec. a.C., ma la parte più consistente della documentazione archeologica relativa alla frequentazione dell’abitato sembra riconducibile a un periodo compreso tra la metà del II e i primi decenni del I sec. a.C. Nonostante l’analisi del complesso sia ancora in corso, è ormai un dato acquisito la presenza, presso il santuario, di un centro abitato obliterato dal successivo assetto urbanistico229. Un miliario visibile all’incrocio tra la via Capenate e la via Tiberina, nei pressi del foro, documenta un riassetto di quest’ultima strada, che garantiva il collegamento con Roma, databile probabilmente nella seconda metà del II sec. a.C.230 Alla metà del II sec. a.C.

227

Plin. N. H. 3, 51.

228

Questo tratto di muro fu riportato in luce nel 1971 (cfr. Sgubini Moretti 1973, 546).

229

Sgubini Moretti 1973, 545; 1973 a, 27; 1975, 1996; 1975 a, 155-163; Coarelli 1975, 164; Torelli 1980, 34; Gazzetti 1992, 22-23; Stanco 1995; E. A. Stanco, in Terra di Fiano 1997, 16, 21; Stanco 2005, 209. È stato ipotizzato che l’abitato di età repubblicana possa essere sorto in

conseguenza di assegnazioni di lotti edificabili presso l’area del santuario, resisi disponibili dopo il saccheggio annibalico del 211 a.C. Anche la nascita, nel corso del II sec. a.C., dei primi

insediamenti rustici a nord di Lucus Feroniae è stata ipoteticamente collegata a un’analoga distribuzione di terre. A questo proposito è stato ricordato che, nel 200 a.C., lo stato romano pagò la terza rata del debito pubblico contratto con i capitalisti durante la seconda guerra punica, offrendo, nel raggio di 50 miglia da Roma, terreni che avrebbe potuto eventualmente in seguito riscattare (i terreni furono detti trientabula in quanto concessi al posto della terza rata di un pagamento) (Liv. 31, 13, 1-9. Sulla questione Stanco 1995, 126; E. A. Stanco, in Terra di Fiano 1997, 21). Per quanto riguarda, invece, la fine del centro, da collocare, a giudicare dai materiali più tardi rinvenuti, agli inizi del I sec. a.C., è stato ipotizzato un collegamento con gli avvenimenti della guerra sociale (90-89 a.C.), o della guerra civile (88-82 a.C.) (Gazzetti 1992, 23).

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La datazione è stata proposta essenzialmente su base paleografica e tenendo conto dei massicci interventi di risistemazione delle strade compiuti da Gaio Gracco durante il suo tribunato (123 a.C.), e documentati dalle fonti. È previsto, tuttavia, un saggio archeologico per cercare di chiarire la situazione (cfr. Stanco 1999, 194-195). Il testo inciso sul miliario di Lucus Feroniae, che indica la distanza di 21miglia da Roma ([P(blius) Men]ates P(ubli) f(ilius) / [ai]d(ilis) pl(ebis) / Roma

risale, inoltre, un’iscrizione, successivamente smembrata e reimpiegata nel pavimento della basilica, nella quale è ricordato Cn. Egnatius C. f., propretore231, che dovette curare, a Lucus Feroniae, la realizzazione di un monumento a noi sconosciuto. La presenza della gens Egnatia è attestata anche nella villa dei Volusii Saturnini, che sorge poche centinaia di metri a nord est del Lucus Feroniae. Il rinvenimento è frutto di una recente scoperta occasionale, che ha portato alla luce un trapezoforo marmoreo, ancora inedito, che reca inciso sulla parte anteriore il nome di Cn. Egna(tius)232. Pur con le cautele dovute alla lacunosità della documentazione, soprattutto per le fasi repubblicane della villa, che sembrano potersi collocare ancora nel II sec. a.C.233, si è avanzata la suggestiva ipotesi che gli Egnatii potessero essere i primi possessori del complesso, e che essi rimasero forse coinvolti nelle proscrizioni operate dai triumviri nel 43 a.C.234 In seguito la villa passò ai filoaugustei Volusii Saturnini235.

Resta ancora aperto il problema della fondazione della colonia, al cui impianto viene generalmente riferito l’assetto urbanistico, che obliterò il precedente abitato repubblicano236. Dopo oltre cinquant’anni dalla scoperta, non è stato ancora compiuto uno studio sistematico delle strutture e dei materiali XXI), è stato integrato con il testo di un cippo visto in passato a Nazzano (CIL XI, 6616, con la distanza di 31 miglia da Roma: P(ublius) Menates P(ubli) f(ilius) / aid(ilis) pl(ebis) / [Roma] XXXI). Sul magistrato cfr. Broughton 1986, 142. Un altro miliario repubblicano, anepigrafe, è stato rinvenuto, sempre all’incrocio tra la via Tiberina e la via Capenate presso il foro di Lucus

Feroniae, sul lato della via Tiberina opposto a quello dove era il miliario di Publio Menate. I due cippi dovevano essere contemporanei. Sull’argomento: Stanco 1999, 191-196.

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Bartoccini 1961, 253; Torelli 1981 a, 297; Sensi 1985-1986, 291; Gazzetti 1992, 23: Cn(aeus) Egnatius C(ai) f(ilius) pr(o) pr(aetor) c6[---]. (Tav. XI, fig. 1).

232

Gazzetti 1992, 42; E. A. Stanco, in Terra di Fiano 1997, 59, note 56, 65. Le poche notizie che sono state, per il momento, fornite su questo sostegno di marmo a zampa leonina, di cui non è pubblicata nessuna immagine fotografica, sono relative alla circostanza del rinvenimento, “durante i lavori di restauro nella vasca del tablinum d’età imperiale” della villa (Gazzetti 1992, 43). Il pezzo è stato ipoteticamente datato alla metà del I sec. a.C. (E. A. Stanco, in Terra di Fiano 1997, 59, nota 65), ma in mancanza di dati più circostanziati sembra, per il momento, difficile giungere a conclusioni definitive.

233

Cfr., in particolare, Gazzetti 1992, 43; E. A. Stanco, in Terra di Fiano 1997, 30, nota 61.

234

In App. BC 4, 21, subito dopo la descrizione della morte di Cicerone, sono ricordati due Egnatii, padre e figlio, che furono uccisi nel 43 a.C., durante le proscrizioni triumvirali. Per l’argomento cfr. soprattutto E. A. Stanco, in Terra di Fiano 1997, 22, 30-31 (lo studioso sottolinea, inoltre, il legame che, sulla base di Cic. Att. 13, 34; 13, 45; Cic. Clu. 135, sembra ravvisabile tra la gens Egnatia e Cicerone, anch’egli caduto vittima delle proscrizioni triumvirali). Cfr., inoltre, A. M. Sgubini Moretti, in Fastosa rusticatio 1998, 20-24.

235

Sulla villa dei Volusii a Lucus Feroniae cfr. Moretti-Sgubini Moretti 1977; Torelli 1980, 35-39; Manacorda 1982; Torelli 1982 a; Gazzetti 1992, 39-46; E. A. Stanco-G. Gazzetti, in Terra di Fiano 1997, 30-37; A. M. Sgubini Moretti, in Fastosa rusticatio 1998, 15-61.

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Cfr., ad esempio, Sgubini Moretti 1979; Gazzetti 1992, 24; Stanco 1995; Capena e il suo territorio 1995, 122; P. Sommella-L. Migliorati-A. Camilli, in Fastosa rusticatio 1998, 66.

rinvenuti, nel corso di varie campagne, nel foro di Lucus Feroniae, senza contare, inoltre, la perdita irrimediabile di buona parte dei dati dei primi scavi. Risulta pertanto ancora da chiarire in maniera definitiva a quando risalga, esattamente, la prima fase di vita del complesso, da collocare, comunque, dopo i primi decenni del I sec. a.C., epoca in cui è ancora attestata la frequentazione delle strutture al di sotto del livello del foro237.

La fondazione della Colonia Iulia Felix Lucus Feroniae è stata in genere attribuita, dagli studiosi che si sono occupati del problema, a Cesare o ad Ottaviano. L’opinione prevalente è che il progetto di colonizzazione sia stato iniziato da Cesare, nell’ambito delle operazioni di centuriazione nell’agro veiente e capenate, documentate, nel 46 a.C., da un passo di Cicerone238; dopo la morte di Cesare il programma sarebbe stato portato a termine dai triumviri239. Assegnazioni di terre nel territorio di Capena e di Lucus Feroniae sono ricordate, inoltre, dal Liber Coloniarum, da cui risulta che, nel territorio di Capena, ai soldati furono

237

Cfr. Stanco 1995. Sul foro di Lucus Feroniae cfr. Bartoccini 1961 a, 35-38; Simoncini 1962; Torelli 1970; Coarelli 1975 (con datazione delle strutture verso l’ultimo quarto del II sec. a.C., in base all’utilizzo dell’opera incerta di tufo, e ai pavimenti in signino e in opus sectile “di tipo notevolmente antico”); Sgubini Moretti 1975 a, 97-109 (con la pubblicazione di una scelta dei materiali rinvenuti negli scavi del foro, che risultano databili a partire dal I sec. a.C.); Sgubini Moretti 1979, 38, 44-46 (nonostante l’assenza di precisi dati di scavo, “a causa dell’irreparabile confusione creatasi fra i materiali rinvenuti”, la studiosa considera il complesso ispirato “ a quei criteri di rigorosa assialità e centralismo in voga intorno alla metà del I sec. a.C.”); Sgubini Moretti 1979 a, 633; Gazzetti 1992, 26-32 (che accenna a materiali di età sillana rinvenuti tra due strati pavimentali di una domus del foro, sottolineando, tuttavia, come la fruibilità di questi dati sia ostacolata dallo stato ancora arretrato delle ricerche).

238

Cic. Fam. 9, 17, 2. Si è generalmente supposto che dovesse trattarsi di distribuzioni a veterani di Cesare (cfr. Sgubini Moretti 1979, 38; E. A. Stanco, in Terra di Fiano 1997, 22). Sulla fondazione cesariana si vedano, inoltre, le argomentazioni addotte da Jones 1962, 194-195; cfr. anche Liverani 1984, 43. Già nel 63 a.C. è nota la presenza di ager publicus nel territorio di Capena (Cic. Agr. 2, 66). Cfr. inoltre Cic. Flacc. 71.

239

Renato Bartoccini, che pure attribuiva la fondazione a Ottaviano triumviro, propose che l’appellativo Felix, che compare nella titolatura della colonia, potesse suggerire una prima deduzione sillana (Bartoccini 1959, XXXVIII e Bartoccini 1961, 251). In realtà l’epiteto è

attestato più volte, anche in associazione con Iulia, in colone istituite da Cesare, dai triumviri o da Augusto, e non costituisce di per sé un elemento di datazione (si veda, per l’Italia, l’elenco dei titoli delle colonie tra il 47 a.C. e il 14 d.C. in Keppie 1983, 20-22; cfr. anche Sgubini Moretti 1979, 42-43, per altri casi fuori dall’Italia). Per le varie posizioni assunte dagli studiosi sulla fondazione della colonia di Lucus Feroniae, cfr. Sgubini Moretti 1975, 1997; Sgubini Moretti 1979, 40-43, cui si aggiungano Keppie 1983, 168, secondo cui la colonia di Lucus Feroniae fu costituita dopo Filippi, o, meglio, dopo Azio; E. A. Stanco, in Terra di Fiano 1997, 22, che, secondo l’opinione più diffusa (cfr. anche Sgubini Moretti 1975, 1997-1998; Sgubini 1979, 46), ritiene che la fondazione, progettata da Cesare, sia stata portata a compimento da Antonio e Ottaviano dopo la sconfitta dei cesaricidi. In questo contesto si collocherebbe anche l’eliminazione della gens Egnatia.

distribuite delle terre in pianura240; mentre in un passo del De controversiis agrorum di Frontino sono menzionati, a proposito di un errore di misurazione fatto dall’agrimensore, mille iugeri degli Augustini presso il Lucus Feroniae241. Il termine Augustini è stato generalmente collegato a nuove assegnazioni ad opera di Augusto242, anche se, forse con maggiore probabilità, potrebbe indicare semplicemente terreni pubblici, secondo un’accezione del termine usata altre volte nell’opera243.

Allo stato attuale delle nostre conoscenze la più antica attestazione dello status di colonia è fornita da un’iscrizione su un blocco modanato di travertino, trovato reimpiegato nella costruzione delle terme del foro, che obliterò, in età medio imperiale, un precedente isolato di case-bottega244. Il testo ricorda la costruzione del portico del foro (fornices) e di statue da parte dei duoviri quinquennali C. Didius e M. Vettius, magistrati della colonia. Le caratteristiche paleografiche e morfologiche sembrano consentire una datazione entro la prima metà del I sec. a.C., che potrebbe avvalorare la tesi della fondazione sillana della colonia, avanzata da alcuni studiosi245. Un’altra iscrizione, rinvenuta presso

240

Lib.Col., p. 216 La.: l’espressione “…in planitia, ubi miles portionem habuit…” sembra doversi riferire alla pianura affacciata sul Tevere (cfr. Muzzioli 1985, 55). Per Capena cfr. inoltre Lib.Col., p. 255 La.; per Lucus Feroniae: Lib.Col., p. 256 La.

241

Fron. agrim. p. 46-47 = Agenn. agrim. p. 77-78 La.: (…) ad lucum Feroniae Augustinorum iugera M(ille) in discrimen si venerunt (…). Tracce di centuriazione sono state individuate nel territorio a nord di Lucus Feroniae, e a sud della città sono stati riscontrati altri segni di una divisione catastale, con un orientamento differente rispetto a quella settentrionale, cosa che ha portato ad ipotizzare una successione di interventi: Muzzioli 1985.

242

Cfr. Fraschetti 1975, 317, nota 1; Keppie 1983, 169, che riferisce il termine alla popolazione di Lucus Feroniae, ipotizzando da ciò che la colonia potesse avere anche l’epiteto di Augusta, non attestato, tuttavia, nella documentazione epigrafica finora nota. Cfr. anche E. A. Stanco, in Terra di Fiano 1997, 22; Stanco 2004, 224.

243

Fron. agrim. p. 54 = Agenn. agrim. p. 85 La.: Sunt autem loca publica haec quae inscribuntur ut SILVAE ET PASCUA PUBLICA AUGUSTINORUM. Haec videntur nominibus data; quae etiam vendere possunt. Cfr. anche Muzzioli 1985, 58.

244

Le terme del foro, dette “del Menandro”, furono scavate negli anni ’70 e sono ancora inedite. L’analisi strutturale è ancora in corso, mentre pochi dati sono desumibili dalla scarsa

suppellettile raccolta, anche per l’assenza di contesti stratigrafici rilevati. Tali lacune della documentazione rendono difficile stabilire la data d’impianto del complesso, fissata, da chi seguì lo scavo, alla fine del III-inizio del IV sec. d.C. (Sgubini Moretti 1975 a, 104-106; Fraschetti 1975; Sgubini Moretti 1977, 449; Sgubini Moretti 1979 a, 633). Più di recente si è tuttavia accennato alla possibilità che le terme possano essere annoverate tra i restauri, che interessarono l’area urbana nel corso del II sec. d.C. (Gazzetti 1992, 25, 31-32).

245

CIL I², 3338 b: C. Didius T. f., M. Vettius M. f. duomviri / quinq(ennales) statuas fornicesque d(ecurionum) d(ecreto) / faciundum coer(averunt) idemque probaverun[t] (Tav. XI, fig. 2). Coarelli 1975, 141-163, con datazione all’età sillana; Sgubini Moretti 1975, 1997-1999; Sgubini Moretti 1975 a, 104-105, con datazione entro la prima metà del I sec. a.C., o di poco posteriore;

l’ingresso all’area sacra di Feronia, sul lato orientale del foro, ricorda invece la realizzazione di un’opera non specificata, che si è supposto dovesse essere proprio tale accesso, e il rifacimento del foro da parte del duoviro L. Octavius246.

All’età augustea e giulio-claudia risalgono i più importanti interventi urbanistici nella colonia, mentre importanti restauri sono ascrivibili ad età traianea, quando, in base a recenti ricerche, sembra che si procedette anche a nuove assegnazioni nel territorio247. Traiano fu celebrato come restitutor coloniae in un’iscrizione inedita rinvenuta nell’Augusteum248.

A partire dal III sec. d.C. inizia il declino della città, che nel IV sec. d.C., stando alla documentazione archeologica, doveva essere quasi disabitata249.

Fraschetti 1975, 317, nota 1, secondo cui l’iscrizione può risalire all’età di Cesare, o anche a quella di Silla; Sgubini Moretti 1979, 44; Di Stefano Manzella 1982, 52, secondo cui l’epigrafe “sembra ricondurre all’epoca sillana la deduzione della colonia (Felix) rinnovata da Augusto (Iulia)”.

246

Bartoccini 1959, XXXVIII; Bartoccini 1961, 252 (con datazione ad età giulio-claudia per la mancanza del cognomen e per la paleografia. Lo studioso ci informa che l’iscrizione, su lastra di marmo incassata in un blocco di travertino, fu rinvenuta sul lato orientale del foro, opposto alle tabernae); Simoncini 1962, 7, n. 6; Sgubini Moretti 1975, 1999 (con datazione entro la metà del I sec. d.C., per la mancanza del cognomen); Torelli 1970, 443 con datazione ad età augustea. Questa datazione è accettata anche da Di Stefano Manzella 1982, 52 e Gazzetti 1992, 32, 35: L. Octavius / A. f. IIvir / de sua pecunia fecit / forumque / refecit. Solo Torelli, seguito da Gazzetti, specifica che l’iscrizione faceva riferimento alla realizzazione dell’accesso all’area sacra di Feronia, a fianco del quale, fino a qualche anno fa, era la copia dell’iscrizione (cfr. Gazzetti 1992, 35).

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Gazzetti 1992, 25 (per i restauri traianei nella città, pur in assenza di precisi dati di scavo, cfr. Gazzetti 1992, 28, 30-31; P. Sommella, in Fastosa rusticatio 1998, 68); E. A. Stanco, in Terra di Fiano 1997, 25.

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Sgubini Moretti 1975, 1998; Gazzetti 1992, 25, 28

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