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Luigi Moccia: l’accademico dedito alle istituzioni e alla costruzione dell’Europa e non solo!

Sommario: 1. Introduzione: che cosa la società ha diritto di chiedere a un accademico? – 2. Luigi Moccia: ricercatore e professore – 2.1. Attività scientifico- accademica – 2.2. La dimensione pedagogica della sua attività accademica e l’insegnamento che dovremmo trarne in Romania – 3. Capacità di “costruzione istituzionale” – 4. “Diplomazia accademica” – 4.1. La relazione speciale con la Romania e l’Università di Oradea – 5. Conclusioni.

1. Introduzione: che cosa la società ha diritto di chiedere a un accademico? Una riflessione sull’attività universitaria del professor Luigi Moccia è un’opportunità per comprendere, nella loro complessità, le dimensioni di una carriera accademica e il modello che dà rilevanza a ciascuna di esse. Rivela che un percorso universitario umanistico è più di una serie di risultati di ricerca quantificabili e comparabili secondo la formula dell’indice di Hirsch e che una carriera accademica dovrebbe piuttosto seguire un modello socialmente desiderabile. Dovrebbe rispondere in modo creativo a bisogni della società, in termini di sviluppo di conoscenze, di crescita delle risorse umane, di sforzi volti alla ideazione e realizzazione di progetti e obiettivi anche sul piano istituzionale, di continuità, impegno e dedizione quotidiana.

Questa occasione è adatta per portare all’attenzione del mondo accademico la grande domanda che devono affrontare le politiche educative odierne: come dovrebbe essere il professore universitario? È sufficiente richiedere l’eccellenza nella ricerca? O è normale che si occupi anche della formazione scientifica e umana di studenti e allievi? E se lo fa, non deve forse prestare attenzione alle esigenze concrete della società, ai suoi problemi, dilemmi, alle sfide e alla proposta di soluzioni? Non è anche moralmente obbligato a fare l’architetto delle istituzioni universitarie? E, inoltre, non è forse auspicabile che ai suoi interessi scientifico-professionali possano abbinarsi anche interessi nel campo delle arti? Non dovrebbe anche portare uno spirito creativo, oltre che critico, nel suo impegno e lavoro quotidiano al servizio della scienza e della società? Analizziamo pertanto nuovamente un

modello e colleghiamolo alla sua desiderabilità sociale.

A noi sembra che le risposte a queste domande possano essere tutte dello stesso tipo: positive! Sì, un professore universitario deve dimostrare l’eccellenza nella ricerca. Sì, è anche responsabile della formazione scientifica e umana di studenti e allievi. Sì, deve prestare attenzione alle esigenze concrete della società, ai suoi problemi, dilemmi e sfide, e a proporre soluzioni, ben fondate sui risultati del suo campo, ma anche interdisciplinari e transculturali. Sì, ha anche l’obbligo morale di essere un architetto delle istituzioni universitarie, in modo che coloro che seguiranno possano continuare la ricerca in condizioni agevolate, possano beneficiare di scambi e pubblicazioni di idee e persino di archivi di idee, comprese quelle rimaste inattuate. Sì, deve essere più di un semplice tecnico in un campo sempre più ristretto; abbracciare intellettualmente campi vicini e lontani, ampi spazi culturali e persino essere in grado di oltrepassare i confini di una ortodossia accademica verso forme anche solo di semplice diletto artistico. Sì, è obbligato a portare uno spirito creativo nel sostegno pubblico a valori, modelli e standard universitari. Ma questo non è e non dovrebbe essere un obbligo, in termini di obblighi contrattuali, ma una dedizione personale, libera e creativa.

Da accademico che ha apprezzato l’amicizia del professor Moccia, posso dire di aver ritrovato in lui molti dei tratti sopra elencati, come linee guida della sua attività. Da ricercatore che deve attenersi alla regola della neutralità assiologica, dico solo che il tempo e l’onestà intellettuale dell’analisi saranno in grado di mostrare le molteplici dimensioni della sua carriera. Da ricercatore e accademico rumeno, gli esprimo la mia gratitudine per quello che ha fatto in Romania e per l’immagine del suo impegno scientifico- professionale, culturale e sociale che ha lasciato in Romania.

2. Luigi Moccia: ricercatore e professore

Per noi, all’Università di Oradea, il professor Luigi Moccia è l’uomo che ha saputo coniugare una intensa attività scientifico-accademica con una attiva ‘diplomazia culturale’ in campo europeo, e per questo rappresenta a nostro avviso un modello da seguire.

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2.1. Attività scientifico-accademica

Avendo avuto modo di approfondire il curriculum del professor Moccia in occasione del conferimento a lui del titolo di Dottore Honoris Causa dell’Università di Oradea (23.10.2011), mi limito qui di seguito e per brevità a riportare alcuni brani della “laudatio”.

Dopo gli studi universitari (nel 1971 consegue la laurea in Giurisprudenza presso l’Università di Roma “La Sapienza”), la sua formazione prosegue attraverso una serie di percorsi di specializzazione (1975-1977): programma formazione per “giovani giuristi europei” organizzato dal British Council, in collaborazione con il King’s College di Londra, comprendente periodi di tirocinio presso studi professionali di solicitors (law firms) e di barristers (chambers, presso le rispettive inns of court); partecipazione al corso estivo in diritto comparato organizzato dalla Faculté Internationale de Droit Comparé di Strasburgo (Santiago de Compostela, Spagna); partecipazione ai “Salzburg Seminars”, sezione “Studi di diritto americano”. Inizia nel frattempo la sua carriera accademica, dapprima come assegnista di ricerca e poi come assistente di ruolo nell’Università di Roma “La Sapienza”, sotto la guida del grande comparatista, Gino Gorla.

Tra le sue pubblicazioni giovanili (1974-1977), che colpiscono sia per numero che per varietà di temi, meritevoli di attenzione sono alcuni scritti a sfondo politico-sociale riguardanti il tema delle libertà (1974, L’esercizio delle libertà sindacali in Inghilterra: il “peaceful picketing”; 1975, L’esercizio delle libertà politiche in Inghilterra: un punto interrogativo), il mondo del lavoro (1975, Una nuova legge sindacale inglese: il Trade Union and Labour Relations Act 1974; 1976, Brevi note sul modello di contrattazione collettiva nella pubblica amministrazione in Svezia, e La prevenzione degli infortuni e delle malattie del lavoro in Gran Bretagna: profili storici e legislativi), assieme ad altri scritti riguardanti lo studio dell’esperienza inglese relativamente a temi di diritto processuale (1975, Teoria e pratica del processo civile inglese. Il Rule-Making Power come fonte normativa del processo: sue manifestazioni e significati; 1976, Fonte regolatrice del processo e tutela possessoria in diritto inglese: l’“azione civile contro ignoti”. Alcuni spunti per uno studio comparativo di diritto processuale inglese ed italiano, quest’ultimo apparso su una della più note e autorevoli riviste italiane di diritto, “Il Foro Italiano”) e di diritto pubblico-amministrativo (1977, “Proprietà pubblica” dei suoli e politica del territorio in Gran Bretagna: il Community Land Act 1975, pubblicato sulla “Rivista trimestrale di diritto pubblico”, tra le più prestigiose riviste italiane in materia).

Il professor Moccia conferma la sua maturità accademica come professore ordinario all’Università di Macerata (antica sede universitaria fondata nel 1290): città che dette i natali a padre Matteo Ricci (1552-1610) uno dei più grandi missionari della Cina, traduttore di Euclide e Cicerone in cinese. A Macerata (1985/86-1995/96), il professor Moccia, assieme al corso di Sistemi giuridici comparati, tiene diversi altri corsi: Diritto delle Comunità europee (1986-1987), e Storia e istituzioni dei paesi afro-asiatici (1987-1996). Si tratta di insegnamenti (questi ultimi due) da lui tenuti per supplenza, ma che – come vedremo più avanti – lo hanno portato in seguito a indirizzare i propri interessi di ricerca e connesse attività accademiche in direzione, rispettivamente, dell’integrazione europea e della tradizione giuridica cinese.

Valorizzando l’esperienza inglese e il metodo comparativo (appreso sotto la guida del suo mentore Gino Gorla) in attività di studio relative ai problemi della costruzione europea, in modo particolare alla formazione di una figura di “giurista europeo”, il professor Moccia pubblica numerosi scritti di diritto comparato e diritto europeo, unitariamente concepiti. Degli oltre 50 studi pubblicati tra il 1980 e il 2000, citiamo: 1994, La comparazione come pedagogia giuridica nell’opera di Gino Gorla; 1997, Le basi culturali del giurista europeo: un punto di vista continentale, pubblicato anche in una versione francese nella prestigiosa “Revue Internationale de Droit Comparé” (1999). In questo stesso periodo si collocano: il convegno internazionale da lui ideato e organizzato sul “diritto privato europeo” (sintagma che, come successivamente riconosciuto, veniva utilizzato per la prima volta), tenutosi a Macerata nel 1989 (8-10 giugno: più di due anni prima del Trattato di Maastricht, firmato nel febbraio del 1992), i cui atti sono raccolti nel volume a sua cura Il diritto privato europeo: problemi e prospettive, pubblicato nel 1993; e il volume, sempre a sua cura, I giuristi e l’Europa, del 1997, uscito per i tipi di Laterza, tra i primi ad affrontare il nodo tematico e metodologico, oltre che culturale e professionale, della formazione di un giurista e di un diritto “europeo”, dove sono raccolti gli atti di un convegno in tema tenutosi presso l’Università di Macerata nell’aprile del 1995.

In questo periodo, e nei primi anni del nuovo secolo (2000-2005), giunge a maturazione la riflessione sul rapporto civil law-common law – come fulcro di un lavoro di studio e ricerca iniziato sin dai tempi della tesi di laurea in tema di giustizia inglese (a base del volume Il sistema di giustizia inglese: profili storici e organizzativi del 1984) e portato avanti per quasi 30 anni – culminata nelle mille e passa pagine del volume Comparazione

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giuridica e diritto europeo (2005). Mentre prendono avvio i suoi “lavori

pionieristici” sulla “cittadinanza europea”1, sul “diritto privato europeo a più

livelli” e sulle basi per la costruzione di un diritto della futura Unione (come è noto istituita con il Trattato di Maastricht, entrato in vigore nel novembre del 1993).

La sua piena affermazione e conferma accademica coincidono con il periodo del suo transito all’Università di Roma Tre, Facoltà di Scienze Politiche. In questa Facoltà, il professor Moccia ha importanti responsabilità accademiche: Direttore del Dipartimento di Istituzioni Politiche e Scienze Sociali (1997-1998); Preside della Facoltà per 10 anni, dal 1998 al 2008; ideatore e fondatore di organizzazioni/associazioni, come il Centro di eccellenza Jean Monnet, co-finanziato dalla Commissione europea, istituito nel 2003, dedicato al nome di Altiero Spinelli: (Centro di eccellenza Altiero Spinelli, CeAS), e significativamente sottotitolato “Per l’Europa dei popoli e la pace nel mondo”, tuttora attivo.

In questa Facoltà ha ricoperto diversi insegnamenti riguardanti sia lo studio del diritto comparato sia lo studio del diritto e delle istituzioni dell’Unione europea. In particolare, in occasione della riforma degli ordinamenti didattici dei corsi di studio (dei primi anni 2000), su sua proposta, sono stati introdotti nei corsi di studio della Facoltà di Scienze Politiche due insegnamenti innovativi da lui tenuti, rispettivamente intitolati “Fondamenti di comparazione giuridica” e “Comparazione e uniformazione del diritto”; come sviluppo dal campo della ricerca a quello della didattica di due filoni di studio relativi alle trasformazioni prodotte in ambito socio-politico e giuridico-istituzionale dalla globalizzazione e più in particolare dal processo di integrazione europea.

2.2. La dimensione pedagogica della sua attività accademica e l’insegnamento che dovremmo trarne in Romania

La riflessione sull’attività accademica del professor Moccia delinea il profilo di uno studioso con una curiosità inestinguibile, che esplora

1 Come ne ha scritto il Prof. Dr. Marc Maresceau, componente della Commissione per

il conferimento della laurea h.c., all’epoca Director of the European Institute and Jean Monnet Centre of Excellence, University of Ghent: «Professor Luigi Moccia is indeed a very distinguished colleague whom I know particularly well inter alia from my period as ECSA World President (1999-2002)… No doubt, professor Moccia was one of our prominent colleagues in the ECSA and Jean Monnet networks in Brussels and in particular his work in the then new and very challenging area of ‘cittadinanza europea’ has been truly pioneering and innovative».

continuamente aree e temi pioneristici, con una straordinaria cura e un rigoroso approccio metodologico. Ma ciò che dà una nota specifica alla sua attività è l’attenzione per le ricadute che possono derivarne; si tratti di pubblicazioni, iniziative, progetti: cose da fare, più che solo da dire. Nel caso degli studi europei, l’orizzonte di un’Europa federale e sociale è sempre presente, nei suoi scritti come nei suoi discorsi.

Per testimonianza diretta e ricevuta, le sue lezioni sono spesso un colloquio con gli studenti, prendendo spunto da fatti di cronaca, aneddoti di vita personale, e rivolgendo loro domande; per ricordare, ogni volta, che nell’apprendimento contano molto di più le domande giuste, che non le sole risposte. Soprattutto quando ci si confronta con nuove conoscenze, nuovi problemi, nuove idee, che nel mondo d’oggi sono merce corrente; indicando loro la virtù della “domanda” rivolta alla “realtà”, cioè la virtù della ricerca continua, al servizio della realtà.

Da osservatore del mondo circostante, delle trasformazioni, delle sfide e delle opportunità che ne conseguono, così come delle conoscenze e competenze necessarie per una formazione professionale che ne sia all’altezza, ha esplorato i valori che possono far sviluppare l’Unione europea come modello di umanità e cittadinanza, in grado di ridefinire il significato civico inteso come solidarietà e cura per l’“altro”, capace di infondere nelle persone la certezza che il pregiudizio, la provocazione e la violenza nazionalista o razzista non saranno mai più parte della sfera pubblica europea (come dimostrano, in particolare, i suoi più recenti lavori in tema di diversità culturale e interculturalità, non a caso frutto anche della collaborazione con la Abdulaziz Saud Al-Babtain Cultural Foundation del Kuwait, tra cui il volume da lui curato Identity Issues and Intercultural Challenges: A European and Global Perspective on Peace in the World, 2017).

Oltre alla sua intensa attività accademica, il professor Moccia ha anche trovato il modo di coltivare forme “altre” di espressività, come scrivere poesie e disegnare al computer forme e figure. Ha pubblicato volumi timidamente firmati con lo pseudonimo di EgAlter: Parole e colori (2003); Portraits (2005); Componimenti a filo doppio (2008). I suoi lavori, realizzati con la tecnologia digitale (digitart), sono stati esposti e recensiti (“Arte a Palazzo, Oraziana 2011”, a cura di Otello Lottini, critico d’arte, che ne ha scritto: «Con l’uso della tecnologia digitale – con cui ha realizzato le opere in mostra – Luigi Moccia si porta verso uno stadio creativo, in cui il problema della rappresentazione degli oggetti e delle idee, cioè della realtà, lascia posto al problema della costruzione del senso. Perciò, i suoi lavori non rimangono a livello di particolarità o curiosità tecnologiche, ma arrivano a una vera e

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propria densità estetica (ivi, p. 22)»).

Con queste espressioni artistiche (alcune esposte nei locali del CeAS in via Gabriello Chiabrera 199, che ho potuto personalmente ammirare quando vi sono stata ospite in qualità di visiting professor), il professor Moccia ci invita di nuovo a pensare a un modello di università vissuto come spazio di creatività e di ispirazione di creazioni intellettuali: come la “cittadinanza europea”, il “dialogo tra culture”, la “pace nel mondo”. Senza questa dimensione di “apertura”, l’universitario e l’università si auto- espellono nel mondo dei mestieri; limitandosi a ripetere puntualmente – in modo ripetitivo – ciò che altri hanno fatto in precedenza. Se scegli di seguire le orme degli altri, ne ripeti meticolosamente i passi, senza preoccuparti di guardare altrove.

In Romania, si potrebbero trarre almeno due insegnamenti: il primo è che, oltre alle conoscenze da trasmettere agli studenti per farne dei professionisti in base agli standard odierni, ci sono anche metodi e curiosità intellettuali per aiutarli a guardare più in alto e lontano; il secondo è che le conoscenze e competenze trasmesse agli studenti non bastano da sole a dare al mondo persone sulle quali poter contare, se non sono anche garantite e sostenute da un grado di consapevolezza, di capacità umana e professionale, oltre che da un senso di responsabilità che si basano su motivazioni ideali, principi e valori condivisi.

3. Capacità di “costruzione istituzionale”

Nella sua carriera universitaria, il professor Moccia ha maturato la vocazione, per così dire, di un “architetto delle istituzioni accademiche”,

attento ai problemi del nostro tempo. Ha anche dimostrato capacità di

realizzare e dirigere tali “istituzioni” (centri, associazioni, corsi di studio, progetti di ricerca), compresa la necessità di creare strumenti di promozione e diffusione delle conoscenze e competenze.

Questa sua capacità è evidente nelle iniziative che si susseguono rapidamente, soprattutto dopo il 2000. Ne citiamo alcune: 2002, fonda, assumendone la direzione scientifica, la rivista “La cittadinanza europea”; 2003, fonda, divenendone presidente, il Centro “Altiero Spinelli”, di cui già s’è detto in precedenza; 2005-2007, viene eletto Presidente della Conferenza dei Presidi delle Facoltà di Scienze Politiche in Italia; 2009-2012, promuove, con il ruolo di coordinatore scientifico, il centro “Europe Direct Roma”,

co-finanziato dalla Commissione europea, presso l’Università di Roma Tre, in collaborazione con il Consiglio della Regione Lazio e la Provincia di Roma; 2007-2009, promuove, assumendone il coordinamento scientifico, il Master di II livello in “Gestione globale: società e istituzioni della Cina popolare”, in partenariato tra l’Università “Roma Tre”, l’Università “Cà Foscari” (Venezia), e l’Università “L’Orientale” (Napoli); 2007-2016, promuove, assumendone il coordinamento scientifico, il Master di II livello in “Cittadinanza europea e integrazione euromediterranea”, in collaborazione, tra altri, con la Fondazione Anna Lindh; 2007, co-direttore della rivista “European Journal of Sinology”; 2011, ideatore e promotore del premio europeo “Cittadinanza europea, per l’Europa dei popoli e la pace nel mondo”, in collaborazione con il Comune Belgioioso (Pv); 2017- 2020, dirige, in qualità di coordinatore scientifico, il progetto europeo Horizon 2020, “TRIVALENT (Terrorism prevention via radicalisation counternarratives), assegnato all’Università Roma Tre - Centro di eccellenza Altiero Spinelli, insieme con altri 20 partner europei.

Tutte queste imprese sono state portate a termine con successo e alcune di esse continuano tuttora.

Come s’è visto, una nota che contraddistingue la carriera universitaria del professor Moccia è dunque quella di essere ideatore-progettista e realizzatore di imprese accademiche. Questa sua capacità merita, a nostro avviso, di essere conosciuta e socialmente riconosciuta; perché si basa sulla comprensione della necessità che le università si impegnino a definire e proporre strumenti formativi e informativi per affrontare bisogni, problemi e sfide delle società nel mondo d’oggi e tanto più in quello di domani.

Luigi Moccia ha costruito e guidato, con visione e coraggio, quando necessario, nuove imprese universitarie: un’associazione, un centro studi, una rivista, un comitato che assegna premi per la promozione della cittadinanza europea, seminari, colloqui…; ha sviluppato nuovi programmi di studio; ha favorito lo sviluppo di relazioni accademiche ai più vari livelli territoriali e istituzionali, oltre i confini geografici, linguistici e culturali, proprio per rispondere, dall’’Italia, sulla base di una solida cultura classica, ai bisogni del mondo in cui viviamo.

In Romania, l’esempio di Luigi Moccia ci insegna che un eccellente accademico universitario ha un debito nei confronti della comunità in cui lavora non solo nel senso di dover lasciare un lavoro scientifico e pedagogico, e di dover costituire un punto di riferimento per lo sviluppo di future carriere. Si sa: “un fiore solo non fa primavera!”; c’è bisogno di un intero giardino in cui far crescere e in cui poter trovare sempre questi fiori. Un

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giardino che deve molto a colui che lo ha curato.

Un eccellente accademico è tenuto a impegnarsi anche per lasciare esempi e testimonianze, oltre che condizioni e occasioni di “costruzione istituzionale”, che altri potranno rinnovare, sfruttare, ampliare, approfondire e vivificare, a loro volta, con impegno e capacità.

Per quanto riguarda la Romania, la carriera del professor Luigi Moccia dimostra in questo senso la necessità di una rivalutazione del ruolo degli accademici come architetti istituzionali, nei confronti di burocrazie che si auto-generano in nome di progetti e programmi che vengono fagocitati, una volta sottratti ai loro creatori. Chiarire la natura di queste relazioni tra membri del corpo accademico e vertici accademico-amministrativi è un imperativo del momento in Romania. La domanda è: chi assumerà questo ruolo di innovazione?

4. “Diplomazia accademica”

Luigi Moccia si è molto impegnato su un altro fronte di vita universita- ria: quello che si potrebbe chiamare della “diplomazia accademica”.

Nella sua lectio magistralis, tenuta presso l’Università di Oradea nel dicembre del 2011, in occasione della consegna del titolo di “Doctor Honoris Causa”, Luigi Moccia ha affrontato il tema della “cittadinanza europea, nella prospettiva di un’Unione federale”, come chiave di volta dell’unità europea, in tempi di crisi in cui lo spirito che aveva caratterizzato, all’inizio, la costruzione europea rischia di andare smarrito. Il filo narrativo