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.00 MA N UAL E considera prima gli antecedenti e i

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conseguen-ti,ecosipreparato,mettiviinano. Se no

,

tulaimprenderai con ardore,niente pensan-do alle conseguenze: poscia

,qualchelaida cosaapparendo,ti rimarraivergognosoe con-fuso.

C

ar.

XXXV.

\

Vorrestine’giochiOlimpiciriportarla vit-toria?Edanch’iopergl’Iddiilavorrei;chè troppoè bella.

Ma

consideraprimagli an-tecedenti e iconseguenti,e mettiti quindi all’impresa.Eglit’èduopoosservareun esat-totenordi vita,mangiare sforzatamente, aste-nertidalle ghiottornie, esercitarti forvoglia in orefisse,alcaldo,alfreddo;non bere fre»-sconèvinoatua posta; darti, inbreve,in manoal maestrode’giuochicome unmalato almedico; dappoi scendernell’agone,edivi orafartimaleallamano,orastorcertiun cal-cagno,ingojar molta polvere, esser talora vergheggiato,e dopotuttociòrimaner per-dente.Consideratobentuttoquesto,se an-corn’hai voglia,fàttiatletae combatti. Al-trimenti,timuteraiallaguisa de’ ragazzi,che orafannoilottatori,oraisuonatoridi

flau-D’

EPITTETO

3i to,oraigladiatori,indi itrombettieri,ora 'rappresentano tragedie.Cosìtupureor sa-rai atleta, poigladiatore,quindioratore, in-di filosofo;daddoveropoi,nulla:

ma

,quale scimmiotto,andrai contraffacendo quanto ve-di,eamandouna cosaappol’altra,perchè nontiponestiall’impresadopoattentoe cir-costanziatoesame,ina bensì mattamente e freddamente.Cosìtaluniveggendoun filoso-foe udendodiraqualcuno: oh comeben parlaEufrate!chipuò, coni egli,disputare?

voglionoanch’essi fareifilosofi.

C

Ar.

XXXVI.

O

uomo,primadi tuttoesamina qualsia ]’impresaa cui t’accingi; indilatua natu-rasepotrà reggervi.Vuoituesseratletadi tuttieciuque igiuochi, o solo lottatore? Ri-guardaletuebraccia,lecosce,leschiene:

poichéaltrièper naturaattoad una cosa

,

altriadun’ altra.Ti pensi tuche,dandoti atali esercizj

,potraicome prima mangiar ebere,comeprima essereschizzinoso?Ti bisognavegliare, faticare,dallefamigliari co-seallontanarti,essertenutoa giuocodaun ragazzetto,in tuttoesser da meno, negli

MANUALE

/

52

onori,nelle magistrature,nei tribunali,in ogni affaruccio.Pondera ben questecose,e vedi seperessevnoi cambiarlacalma dell’a-nimo,lalibertà,laimperturbabilità; altri-menti,avvertiche,aguisa de’ fanciulli,tu nontifacciaora filosofo, poi gabelliere, quin-di retore,dappoi procuratordiCesare.Non coreordanosiffatte cose: convientiesser un solouomoobuonooreo;odèicoltivare la regolatrice esovrana partedi testessoole cose esteriori;applicartiall’internoo all’ester-no,cioètenereilposto difilosofood’uomo vulgare.

C

ap.

XXXVII.

Idoveriingeneraleraisuransi da’rapporti.

E

egli padre? Vieningiuntoil prender cu-radi lui,il sottometterglisiintutto,il sof-ferirlosecon parole maltratta, sepercuote

.

Ma

èuncattivopadre.T’ha dunquela na-turacongiunto adunpadrebuono?

No

;

ma

ad ungenitore.T’ingiuriailfratello?Serba quelrapportocheseco tu hai,nè considera-requel eh’eglifaccia,

ma

inqualmodotu portandotiseco,iltuoinstitutosarà

conlor-me

a natura.Imperocché-altrinonpuò

of-D

>

EPITTE

35

fenderti,se tunon vuoi;eallora solo sarai offesoquandooffesotireputerai.Insimil gui-satroveraiidoveri del Vicino, del Citta-dino,delGenerale,sea specularet’ avvezze-railescambievolirelazioni

.

C

ap.

XXXVIII.

Dellapietàversoi

Numi

sappieh’è prin-cipalissimo fondamento F aver d’ essi rette idee;tener cioè eh’ eglinoesistano,che con bontàegiustiziatuttogovernino,disportiad esserloroobbedienteesommessointuttele vicendeedibuongradoadesse conformar-ti comecon ottimoconsiglioordinate.Cosi nontilagnerai giammaidiloro

,,come

daessiobbliato,gliaccuserai.Questo però inaltromodonon tiverràfattose noncol rinunziare allecoseche non sonoin nostro potere,e1 benee’lmale riporre inquelle soleche dipendon danoi:cosicchése stime-raiun bene o un malealcunadi quelle pri-me,eglièdi tutta necessitàche non conse-guendociòchedesideriointoppandoinciò che fuggi,tuneincolpie odjchin’è ca-gione.Imperocché ogni animale èper natu-racosiffattochelecoselequali gli

appari-3

\

I

I

DigitlzedbyGoogle

5/j

MANUALE

sconnocevoli etecagioni lorofugge ed abor-re,edall’opposto,quellecheutiliglisono, insiemecollecagioni diesse,segueed am-mira.Nonè dunque possìbile achisi tie-neoffeso,goderdi ciòeh’eicrede nuocer-gli,siccomeper niun modo puòallegrarsi deldannostesso. Quindiunfigliooltraggia ilproprio padrequandoquestinonglifa par-tediquellecoseche stimatisibeniie quin-diancorailpensare chebuonacosasi fosse ilregno,armòEteocle e Polinice1un con-trol’altro.Per questol’agricoltore bestem-miagliDei, per questoilmarinajo, per que-stoilraercadante,per questo chiperdèla moglie edifiglj. Poiché dov’ èutilità, qui-viancoraè pietà:ondechistudiasidi rego-larelepropriebrameedavversionicomesi

•dee, egliviene cosìpur anchea coltivar la pietà. Quantopoi alle libagioni,ai sacrifi-cj,alleofferte delleprimizie,conformisi cia-scunoaipatxj riti,e ilfaccia puramente,

nonconpompa,non trascuratamente,nè con grettezza nèoltreilsuopotere.

D’

E P

l

T T E T O

$5

C

ar.

XXXIX.

Quandotirèchiadunindovino, rammen-tache vaiper intender da Inil’eventoche tuignorid’una qualchecosa. Seperòsei filosofo,tu giànell’andarvinesapevila qua-lità.Poichése lacòsaèunadiquelle noti posteinnostrabalia,èd’assoluta necessità ch’éllanonsianèuhbene nè un male. An-dando pfefciò all’oracolo, honarrecarviné appetitonè avversionedicòsa veruna( altri-mentiglit’accosteraitremando)

ma

va col-lacertezza che ogni ventura,qualunque sia-si,è indifferente epunto non dee interessar-ti;poichéstaihteilfarnebuonuso, al-cuno potràvietarlo.Consicuroaniino t’ap-pressadunqueagliDeicomea tuoi consiglie-ri, ericevendone alcunconsiglio,pensa da chi lòavestieda chi disubbidirai,senonio adempì.Vannepoi aconsultar l’oracolo,

co-me

Socrate voleva, suquelle cose,ilcui

esa-me

tuttosiriferisceall’evento,nèdal razio-cinioo da verun altr’artesihanno mezzi a conoscerquello che unsipropone.Perlo che,quandos’abbia adaffrontarun perico-loper1’amico o perlapatria,nondeesi

con-DigitizedbyGoogl

36

MANUALE

sultar l’oracolo, ses’abbia ad affrontare o no.Poichése ilvaticinantetidiràche i se-gnisonoinfausti,chiaroeglièchesei mi-nacciatodella morte o della perdita d’un

membro

odell’ esilio:

ma

laragionesifa in-nanzietimostra che,contuttociò,nonsi dee insiemcoll’amicoocolla patria ricusare ilpericolo. Laonde pon menteal maggior OracoloPitio checacciòdaltempio colui

,

ilqualenon ajutò1’amico cherestava ucciso.

C

ap.

XL.

Stabilisciatestessoornaiuncarattere,una regola,laquale,tantosoloquantoin com-pagnia,tusempremantenga

.

C

Ar.

XLI.

Tacciasiperlopiò,o dicansicose neces-sarieedin poco.Dirado poi,esolo invi-tandocil’occasione,ciporremoaconversare;

ealloranonparleremo giàd’ognicosache avvenga, nondigladiatori, nondigiuochi Circensi,nond’atleti,nondi cibie bevan-de,soggettodegli ordinar) discorsi: soprat-tuttopoinon parleremodellepersone,ocon lodarleo con paragonarlefra

loro.-D’

EPITTETO

3 7

C

ap. XLII.

-- Quandotuilpossa,riducico’tuoidiscorsi quelli dellabrigata alladecenza;

ma

se ti trovi incerchio digente straniera,serbail silenzio

.

C

ap. XLIII.

,

Ilriderenonsiamolto, nè sopra molte

co-se,nèsconcio. .>

C

AP.

XLIV.

Ricusailgiuramento,s’egli è possibile,del tutto:senp, per quanto puoi

.

C

ap.

XLV.

Fuor dituacasa e con gente -del vulgo schivad’andare a convito:e semai nenasca

I’occasione,si risvegli la tua sollecitudine dinonincorrere nellelorvulgarimaniere:

perocchéquandoalcuno èlordo,è forzache chiglisifrega,puranches’imbratti

.

C

ap.

XLVI.

Nell’usodi ciòchespetta alcorponon tra-passareilpuro bisogno;nelmangiare,nel be-re, nelvestire,nellacasa, ne’domestici.

Quantoservead ostentazione elusso, tuttoil toglivia

.

38

M A N U A L E

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