calca-reun chiodo odallostorcertiun piede, co-sipur badati( nella vita
)dall’offendere la partetuaprincipaleegoveruatric>*,la men-te:alchese in ciascuna operazionenoi at-tenderemo, con piùsicurezzaviporremmano.
C
ap.LXI.
•Ilcorpoè aciaschedunolamisuradi quel-loeh’eidee possedere,comeilpiedeè mi-suradella scarpa. Stando aquestanorma, tu serberaiilgiustoconfine;selatrapassi
,
tisarà forzaminarecomeperunprecipizio:
siccome avvìeunella scarpa;che,se oltre-passi il bisognodel piede,lafaraidorata, poi diporpora
,poi ricamata.Ciò cheuna voltapassòmisura, non ha più termine.
D
5EPITTETO
C
ap. LXII.Le femmine,fornitiiquattordicianni,
so-nosubito dagliuominicorteggiate:equiudi veggendoelleche ogni loroaffaresiriduce apiacereadessi,cominciano adabbellirsied ariporreinciòtuttelelorosperanze. Sa-rebbe perciòd’uopoilfar.loroben compren-dere che pernuli’altro sarannoveramente onorate,senoninquanto mostrerannosi ador-uedi modestia,diverecondia, di buon co-stume.
c
aP;LXin.
A
E
indiziodi piccolamenteil molto occu-parsi intornoalle cosedelcorpo;comenel lungamenteesercitarsi,nellungamente man-giare bere, neL Lungamente trattenersi a sgravare il ventre, ne’ sensualidiletti. Tai cose debboufarsicomeinpassando, ed ogni curarivolgersiiatomoall’animo.
c
a*.lxiv.
> :Ingiuriandotialcuno con.fatti ocon paro-le, tirammentach’egli ciò hiperchè crede chealui richiedasiiil.farlo..Or nonpuò es-serech’egliseguapiuttostoL’avvisotuoche ilproprio.
Ma
se ilsuo credereètorto,il
MANUALE
44
danno è solo diluiches’inganna. Seuna veritàcomplicata vien presaperunafalsità
,
non già essaveritàneresta offesa
,
ma
bensì coluiches’èingannato.Partendodunqueda tai principi>dolcemente ti comporteraicol tuooltraggiatore ead ogniingiuriasuadirai: cosiglièparuto.
C
ar.LXV.
Ciascunacosahadueprese,perl’una del-lequali è portabile,perl’altrano.Seil fra-tello t’oltraggia
,non prenderlacosadal la-todell’ingiuria;chè questo èillatonon ma-neggevole:
ma
pigliala dall’altro canto,
ch’eglièfratelloetecoinsiemecresciuto;e cosilapiglieraidond’è portabile.
t
. •
C
ap.LX
VI.È
incoerenteildire:iosonpiù.ricco di te ,sondunque ditemigliore:iosondite più eloquente, sondunquemiglior di tè.Più coe-renteèildire: iosonodi tepiùricco, dun-quelemiepossessionivalgonpiùdelle tue;
sono più eloquentedi te,dunqueilmio di-scorsoprevalealtuo.
Ma
tunonseinè pos-sessionenèdiscorso.- .D’
E P ITT ET O
45C
ap.LXVII.
Lavasi taluno prestamente?Nondir eh’ ei silavamale,ma,prestamente. Beealtri mol-tovino?Nondireh’eibee disordinatamen-te,
ma
,molto.Poichéfinché ignoriil pro-ponimentodicolui,comesaitus’eifa
ma-le?Cosìnon t’avverrà chealtresieno letue ideeperlavistaricevuteedaltrelecoseche
affermi. •
C
ap.LXVIII.
Nondartimainomedifilosofo,nèparlar moltodiprecettifralagente vulgare.Così adunconvitonondircomesiconvenga man-giare,
ma
mangia comeconviensi;eti sov-venga che Socratecosìsbandìaffattoda sél’ostentazione.Venivanoalcuni atrovarlo ,
desiderosi d’ esserdaluiraccomandati ad al-trifilosofi,edeglistessoveliconducea:con tantapacesofferivad’essere non curato!
C
ap.LXIX.
. Pertanto,se fraidiotiildiscorsocadrà so-praqualche massima,taciperlopiù; per-chèv’ègranpericolonelvomitar disubito ciòchenonhaidigerito:e sealcunotidirà chenullasai,etuaciònontirisenti,
sap-DigitizedbyGoogle
46
MANUALE
pi alloraohel’opera èincominciata.Le pe-core,nongiàcolportar1’erbaai pastori,
mostrano loro quantoelle mangiarono
,
ma
dentrobene smaltendolapastura,mandano fuori lanaelatte.Cositupure non metter subitofuora cogl’ignorantiiprecetti,
ma
ope-rebensì nascentidaque’ precettibendigeriti.C
ar.LXX.
Setieniinben temperato ed austero go-vernoiltuocorpo,non fartibello diciò;
;ese>beiacqua, non andar dicendo ad ogni occasione chetubeiacqua.Se vuoi talora esercitartiallatolleranza,fallopertestesso
,
nonper mostrarloaltrui:nèandar ad ab-bracciar lestatue (nel gran geloperesser ammirato.)
Ma
searditaloradisete, ver-satiinboccadell’acquafresca,rigettala, e noi dire averuno.
C
ap.LXXL
Condizioneecaratteredell'
uom
vulgare:non aspettarmai vantaggioo dannodasè stesso,
ma
dall’esternecose.Statoe carat-tere del filosofo:ogni giovamento e danno attendere dasèmedesimo.D’
EPITTKTO
47< ;, ,
C
a p.LXXII.
Segnidiluichefa profitto: egli non bia-sima alcuno, niuno loda,diniuno silagna, niunoincolpa, di sèstesso mai. non parla com’eglifosseosapessequalcosa.Quando in-contra imbarazzi edostacoli,ne accagionasè stesso,ridesifrasèdichi il loda;seè ri-preso,nonsidifende; comportasicome un convalescente cheteme sconvolgere il pro-priostato prima che sia beneristabilito:si spogliad’ognibrama,trasferisce l’avversione suaallesolecoseopposteallanaturadi quel-leche dipendon danoi, modera in tutto gl’impetidell’animo,d’essertenutostolido e ignorante non cura:inuna parola,sta in guardia controsèstesso comecontroun ne-micoe insidiatore
.
C
ap.LXXflI.
Sevantasialcunod’intendereedi sapere spiegareilibridi Crisippo,difra te stes-so; se Crisippo non avesse scritto oscuro,
nienteavrebbecostuidicheboriarsi.
Ma
io ,chevoglio io?Conoscerlanaturae seguirla.
Ricercodunquechine sia 1’interprete, e
,
intesoeh’ egliè Crisippo,a luiricorro.
Ma
MANUALE
48
noncomprendoisuoiscritti;cercoperò d’uno spositore. Finqulcertamente nullav’ha di pregevole. Trovatolospositore, restail met-tereinpraticaque’precetti, equestosolo è ilpregevole.
Ma
se ammirolasolaspiega-» zione, chealtrosonio divenutosenonun grammaticoincambiod’un filosofo?Se non che inveced’
Omero
spiegheròCrisippo.An-zidipiùquando alcuno midirà: spiegami Crisippo;dovròarrossirmi dinon poter mo-strarglioperesimilieconcordialleparole.
C
ar.LXXIV.
Statti fortein tuttiiproposti insegnamen-ticome fosseroleggi da non violarsisenza empietà: enonrivoltartineppure,checché dicasi di te:poiché questodatenon dipende.
C
ap.LXX
V.Finoaquandodifferiraidunque d’intrapren-dereciò eh’èilmeglio,e dinon trasgredi-reinniuna parteidettamidella discernitri-ceRagione?Udisti lemassime, acuidevi applicarti,et’applicasti.Qualaltromaestro aspettidunque,alcui arrivotuvai riserban-dolacorreziondi testesso?Già nonse’più giovinetto,
ma uomo
fatto.SedunqueviviD>
E P
IT T E T O
4;)indolente e scioperato, eaggiungi indugio a indugio,propositoapropòsito, eun giorno appol’altro stabilisciperbadarea testesso
,
senz’avvedertenetunonfaiprofittoalcuno,ed uomovulgarevivraiemorrai.Risolvidunque di viverecome debbe
uom
giàmaturoeche in-tendealla perfezione,e quantoparrattiil me-glio,siaperteleggeinviolabile;e setisi pre-senta cosa laboriosa o dilettevole,o gloriosao disonorevole,sovvengati chealloraèiltempo dicombattere:chesei nell’Olimpica arena; che piùnonliceindugiare,eche perunaperdita sola,perunsolosbigottimentoil profittogià fattosiperde,o al contrario,siconserva.Cosi Soòràteperfezionossi,in tuttecose avanzando-si,eanuli’ altrobadandofuorché alla ragio-ne. OrTienChè tù honsia Socrate,dèi non-diménoviverecomedeliberatodidivenirlo»C
A r.LXXVL
Ilprimoepiùnecessarioluogodella filoso-fiaè quelloche riguardala praticade’ precet-ti,comesarebbe:nondoversimentire.11 se-condo riguardaleprove,come:perchè nonsi
debbamentire.Nelterzo insegnasi a conferma-re e distingueconferma-releprove;quandounacosa
ili-4
DiaiCzed byGoogle
DO
MANUALE
casidimostrata;chesiadimostrazione, chesia conseguenza, obiezione,verità,falsità. Ilterzo luogoènecessarioperlosecondo, e questo per loprimo.
Ma
ilpiùnecessario edovecidobbia-mo
soloriposare, èilprimo.Noiperòfaccia-mo
a rovescio:moltociesercitiamonelterzo,eintorno ad essoponghiamotutta lanostra cura, trasandandoaffatto il primo. Quindi siam mentitori,e poiabbiam pronto il mo-dodiprovare che nonsi dee mentire.