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IL MANUALE

D’ EPITTETO

TRADOTTO DA LAZZARO PAPI

COLLA.

TAVOLA DI CEBETE

V RA D

O

T

T

A CESARE LUCCHESINI

LUCCA

DALLA TIPOGRAFIA

DIFIIJXCESCO BERTI NI

MDCCCSU.

(8)
(9)

AL DOTTORE PIETRO MARTELLI LEONARDI

Lazzaro

Papi

Ilei

rilegger ch’io feci,son già alcunian*

nipassati,ilManualed’Epittetoinunatra- duzione italiana,

m

accadeaditrovarnein varj passiilsensononpoco imbrogliato ed oscuro;ecercatanequindialtraversionepur

in linguanostra,io nonera ancordique- stapià contento chedellaprima. Perloche

,

sebbenedalungotempoioabbiatralasciato lostudiodelle letteregreche,minacquevo- gliadi riscontraredaper

me

stessoiltesto, efaticandovisopraelevarianti lezionipa- ragonandone,equelleche giudicaimiglio-

ri,scegliendone,mi vennefatta quasi senz’av-

(10)

vedermenelatraduzione che orav’ indirizzo

.

Voi chein questacittà visiete tant’onor

acquistato nel guarirle corporee infermità,

gradirete,ione soncerto, questopiccolo,

ma

pregevolissimo libretto cheefficacemente

* insegnaasanareimorbi dell’animo,don- deprendeorigineeforza una granparte diquelle. Addio.

.. •*

.•* - * *

Lucca, 22 Agosto i8ia.

*

(11)

VITA

D’ EPITTETO

.A.pocosiriducequelchesappiamodicer- tointornoadEpitteto. EglinacqueinJera- policittàdiFrigia,non molto distante da Laodicea,dondetrasportatoa

Roma

fu schia- vod’uncertoEpafrodito Libertodi Nerone

-esuo Cameriere o Ciamberlano,ilcuinome nonsarebbemaipervenutofinoanoi, se egli nonfosse statoilpadrone d’uno schiavosi il- lustre.Fuzoppofindabambino, secondo Sim- pliciosuocomentatore;secondoNonno, per lecatenedicuiuntirannolocaricò;secon- do Suida, perunaflussionecadutagliinuna gamba;e secondo CelsopressoOrigene

,per-

chèilsuo padrone, seco un giorno brutal- mentescherzando,glielaruppe.Sidiedecon indefessa curaallastoicafilosofia,ed otten-

(12)

2

VITA

nepoidalsuopadrone lalibertà,

ma

visse sempre sipoverochenella suapiccolacasa altronon aveva cheunletticciuoloed una don- netta di servigio,laqualeegli,dopo averpas- satagranpartedellasuavitasolo e senz’al- cun servo,prese finalmente consè affinchè nudrisseun bambinolasciatoglidaun ami- co,e che per l’estrema indigenza de’ geni- torisarebbestatoabbandonato.Fucoglialtri filosofiscacciato di

Roma

da Domiziano,oper sèmedesimo,com’altrivogliono,senepar- ti,sommamenteabborrendo quel mostro di tirannia, eritirossiaNicopoli cittàdell’Epi- ro. Ivi,secondoAuloGellio,finiisuoi gior- ni:secondoaltri,alla morte diquell’impe- radore tornòaRonta. Ebbeingegno acuto ed egregio, fudicostumi integerrimo,pio, be- nefico; eper grandezzad’animo, per l’amo- re della virtù

,perlodisprezzodelleumane vanità,per inespugnabile costanza controtutte leavversecose,stimasicheintutta la scuola diZenonenonsiavistato chilosuperasse.Era sagace estimatorede’costumie delle azioni de- gliuomini,e fecepertuttoilcorso delviver suolaguerraalledueciechegovernatici del

(13)

D

-

EPITTETO

5 mondo,l’OpinioneelaFortuna. Ntunopiù diluiabborrlilfastoel’ostentazione:perlo che egli aveafrequentementeinbocca che bisognava semprepiù farchedire,e nulla piùraccomandavaa’suoi discepoliquantodi nonfarmaicosaveruna peresser riguardatied ammirati:dallaqual’arrogantevanitàtroppo pochifilosofiandaronoesenti.Forse pertanta suamodestia nienteeilasciò scritto,e nien- tesarebbeanóipervenuto,seArrianodiNi- comedia, appellatoilsecondo Senofonte,filo- sofo e storico nobilissimo,esuostudiosissi-

mo

discepolo,non ciavessetrasmesso una partediciò eh’ ei raccolse dallavivavocedi lui, cioèl’EnchiridiooManuale,eleDisser- tazioni, dellequali cirimangono quattroli- bri.Il primo,eh’ègiuntoanoi non senza qualchescorrezione,vien riguardatodatutti

i dotticome unadellepiù pregevolireliquie dell’antichità: contienein brevisentenzelo spirito dellafilosofiaStoica;è piccolodimo- le,

ma

pieno disustanzievole sugo,etale che,secondoilBerkelio,piùvalea forma-

'

regli umanicostumidituttal’eticad’Ari- stotele

, anzi di quantifilosofiappresso lui

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/

4

VITA

scrisserocongranpompa diparolesullamo- ralefilosofia. Ilsuodiscorso èsempliceeab- bondantedifamiglialicomparazioni,diceil Poliziano,

ma

pienod’una maravigliosaforza acommuovere,edil suostile,comelama- teriarichiedea,conciso,chiaroe lontanoda ognivanoornamento.IlLipsioparlandodel- lesueDissertazioni,(Manuduct.adStoic.phi- losop.lib. i.Diss.19.)»Diobuono!escla-

ma

,qualvivo esublimespirito in esse!qual animoinfiammato dall’amoredell’Onesto!

O

ch’iom’inganno,0 nulla v’hadi somigliante fraiGreci;intendodire,perquelleduequa- lità,VeemenzaeArdore.

Un

principianteed unignarodiverafilosofiaappena nesaràtocco,

ma

chivaprofittando,os’ègiàabbastanza nell’acquisto d’essa avanzato,èincredibile quanto animato ne rimanga.Eglisempre pun- gendo,pur semprediletta;ilgeneredelsuo stileè tronco e rottoed hailcarattered’un favellareimprovviso,

ma

spesso t’incontri in dottecose,sempre netrovidisalutevolied utili;enonv’èchipiùdi luia sètraggaed ammaestri unamentebenfatta.»

daimo- derniScrittori discordano punto gliantichi

(15)

D’

EPITTETO

5 inparlandodiquestofilosofoe della forza del suodire attaegualmenteapersuadereidot- tie gl’indotti.Arrianoattestaesserellasta- ta taleeh’ eglipiegavaetraea dovunquevo- leva,isuoi ascoltatori;eSimpliciostimava cheneppurnell’infernopotessero corregger- sicoloro,iqualinon ne rimanevancommos-

si.S.Agostino,benchénemicodegli antichi filosofi,haparlatodiEpittetocon

somma

lo- de, einnamorato dellesue virtù desiderò eh’ eglifossechiamatofraglielettinell’eter- na beatitudine;eS.Carlo Borromeo,

uomo

di singoiardottrinae virtù,sappiamo che spessissimoloavevafra mano

.

Hannopensatoalcuni eh' Epitteto fosseuno de’ Cristiani nascosti o de’ semicristianide’suoi tempi;ilche peròèstatodaaltriconpiù ragione negato.Nontralasceròdinotaresu questo puntociòche unoScrittorfrancese er- roneamenteripete dopoilBerkelioeilSal- deno.Eccolesueparole:» Alcunidottiuo- minihannoasseritoeh’ eglifacesseprofessio- ne delCristianesimo, perchè ne’suoiscritti trovansisparse dimoltemassime suldisprez- zo deglionorie dellericchezze,sull’amore

(16)

6

V

1

T A

dellapovertàe delta vitaritirata, e sul per- donodelle ingiurie;massime che per niun modoandavanoa genioagli antichifilosofi.

LaletteradiS.Paoloa’Filippensi hacontri- buito a trarre in errore questi letterati.L’Apo- stolo dice nellasua lettera cheallacorte deirimperadore eranodimoitiCristiani, frai qualiEpafrodito capitanodelleguardiediNe- rone.Questo EpafroditoerailpadronediEpit- teto:egli rendè grandi servigjaS. Paolo mentr’era in carcere,carico diferriperor- dinediNerone. Egli è verisimilech’Epitteto udisse spessoilsuo padronefavellardell’Apo- stoloe dellanuovadottrinadaessoinsegna- ta;forsefupresenteancoraallesegrete con- ferenze eh’EpafroditoteneaconS.Paolo,e quinditrassequellemassimeaustereeh’ egli hasparse ne’ suoiscrittieches’insegnanonel Cristianesimo». Se questoScrittore sifosse voluto prenderlabriga di leggereconqual- cheattenzionel’Epistola diS.PaoloaiFilip- pensi, nulla avrebbevi ritrovatodiquanto egli asserisce edimmaginacosìleggiermen- te.L’Epafrodito,di cui parlal’Apostolo, eraVescovode’Filippensiefu daessispe-

(17)

D’

EPITTETO

7 ditoa

Roma

perrecarsoccorso all’Apostolo medesimomentr’era in carcere. Inquesta cittàegliammalòpericolosamente,e ristabi- litosialfine,fudaS. PaolorimandatoaiFi- lippensiapportatore dellalettera eh’ad essi scrive.

E

comeun Capitanodelleguardiedi Nerone ( sarebbesidovuto dire unode’suoi camerierio famigliari)potevaesserlostesso che EpafroditoVescovode’Filippensi,ilqual vennea

Roma

semplicemente per unacom-r missione, esubitoche potè,feceritornoa Filippi?S.Paoloilchiama Apostolode’ Fi- lippensi,suo fratello,suo cooperatoree com-r militonee ministrodella .sua necessitàosuo soccorritore, mentre l’altro Epafroditoche stavaappresso diNeronesappiamoesseresta- to un vizioso e vii cortigiano. Quanto poi agl’insegnamentid’Epitteto,chiattentamen- te vorrà considerarli,nulla scorgerà inessi che non potesseveniredaunfilosofostoico, edinalcunipurs’avverràche nonpoteano esserquellid’unCristiano.

Benchéildialogointitolato»Disputa d’A- drianoconEpitteto » credasicontutta ragio- ne supposto, come indegnodella gravitàe

(18)

8

VITA

perspicaciad’un tantofilosotò,sidà percer- tonondimenosull’autorità diSparzianoch’egli filosofassefamigliarmenteconquell’imperado- re,ilqualese noiconobbein Roma,potè,1

«

e’diversi viaggi dalui fatti,conoscerloin ficopoli,oaltrove.Temistio nellaorazione a Giovianoasserisce che Epitteto ricevette grandionori daidue Antonini;il chesem- bradoversiintenderedopolasuamorte,non essendo abbastanza probabile chelasuavita sistendesse fino,all’imperodi Marco Anto- nino,siccome vuol Suida confutatoinquesto convalidiargomentidalBruckeroedaaltri

Molti precetti di questo filosofo trovansi sparsi negliscrittidiMarcoAntonino,diGel- lio,delloStobeo,ed’altri:ondechiaroap- parisce che moltos’èperdutodiciòche Ar- riano raccolse emisein ordine:everamente ricaviamo da Fozio cheotto, enonsoliquat- tro,eranoilibridelleDissertazioni,oltredo- dicilibridiFamigliariDiscorsiche parimenti si sonosmarriti.

menoè darincrescere la perditacheabbiamo fatto della vita di Epittetoscrittaparimenteda Arriano, perla qualeassaimeglio conosceremmo unfilosofo

(19)

D’

EPITTETO

9

ehè furiputatoil più chiaro esempiodelle moralivirtùfraiPagani.

Fuegliintantaestimazionecheallasua morte trovossiuno,ilqualecomperòla .sua lucernadi terraper tremila

dramme

,speran- do forse, come Luciano scherza sopra tal compra,checolleggerdi notteal lumedi essa,sarebbe divenutoedottoesapientee simileaquell’ammirabile vecchio,primopos- sessoredellamedesima

.

Trovasinell’Antologiaundistico attribuito daGellio allo stessoEpitteto,e daaltri ad altri, il qualeracchiude una sublimee divi- na sentenza, edè tale tradotto inlingua no- stra:

Schiavo,storpiatoe d’ Irò alparmeschino Epittetosonio,purcaroai

Numi

: parolenondissimiliaquelle dellaScrittura, Salmo xxxix:Ego autem mendicus sumet pauper;Dominussollicitusestmei:osecon- dounaltrointerpetre;

Sum

quidem pauper

etegenus, sedDeuscogitatdeme.

Epitteto ristringea tutta laMoraleinqueste due energicheparole:Sopporta edastienti; cioèsiifermoe costantecontroildoloreele

(20)

IO

VITA

avversità, enonlasciartisedurredalpiacere e dal vizio.Egli stabilivachea tuttelesuper- fluecosesidovessesempredarbando;eadue generi leriduceva;cioèalle delicatezze ed allapopolare opinione,cagioni principali

,per

cui trapassiamol’usodellecosenecessariee traviamoinvarjmodidaldiritto sentiero.Le altre principalimassimedegliStoicisonorac- chiusedaLucanoin questiversi:

Servare

mudum

,finemque tenere,

Naluramquesequi,patriaequeimpendere vitam, Necsibi,sedlotigenitumsecredere

mundo

.

Alcuni moderni Scrittori hanno parlato d’Epittetodiversamentedagli antichie l’han- notacciato diSaggioorgoglioso echimerico;

ma

eglieramolto piùfacileilparlardilui

comecostoro hannofatto, chel’imitarne le virtù.De^resto,nonsivuolgià negareche gliStoicinonispingesserobenespessolecose tropp’ oltre,echevarj de’ loro precettinonfos- sero,sebensiconsideri la umana natura, impraticabili:

ma

collosforzarsidigiungere adaltissimoscopo,giungevanoalmenodo- ve,prendendo piùbassamirae troppodiffi-

dandodelle proprie forze

, non siperviene

(21)

D’

EPITTETO

ii

giammai.

E

questa èdariputarsisenzafal- lounadelle ragioni

,percui niun’ altrasetta filosoficafu,alparidellaloro, fecondad’uo- mini grandi.Dacché un’educazione molle,

pusillanimeed impacciatada tantefrivolez- zeèsucceduta a quellasemplice,austerae duradegliAntichichefortificavailcorpocoll’

esercizioe colla fatica,chedirigeva,illumi- nava,aggrandival’intellettocoglistudjve- ramente utili edimportanti,ed innalzava l’animacollepassioni nobili egenerosedeldi- sinteresse,del patrioamore,dellepiùardue virtù,onon più o rarissimamente sisonve- dutisorgereuominisomiglianti aquelliche intantonumeroadornanolastoriade’beise- colidiGreciae

Roma

,edaiqualivenivadi buon’orainspirato,nonsolodalleseveremas- simed’una maschiafilosofia,

ma

damagna- nimifrequentiesempj

,ildisprezzode’ piace- ri,deidolori,dellegrandezze, dellafortu- naesoprattuttodella vita;senzadiche lo spiritosaràsempre timidoeristretto,l’ani-

ma

vulgareelavirtù vacillante.

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(22)

In questatraduzionedelManuale d’Epit- tetosièperlopiliseguila1!edizionefatta daNicolaóBiancariio,Amsterdampressoi Ja assoaio-IVaesbergj i685.in 8.° cheva unitaallaTatticad!

Ar

riano,alsuo Periplo oNavigazione intornoalle costedelPonto Bussinoe del

Mar

Rosso,alsuolibrodel- laCaccia ec.,edelle varieLezioni cheivi nellenotesiriportano,sortosiadottate quel- le chefurono stimatele migliori. Sisono aggiuntealcunepoche noteallafinedellaVer- sioneper rischiararqualche passoalquanto oscuro.

(23)

Capitolo

I.

.Alcunecosesonoinpoternostro,alcuneno.

Sonoin nostrabalial’opinione, l’appetito, ildesiderio,l’avversione,e,inuna parola, tutte le azioni nostre.Nonsonoinnostroar- bitrioil corpo,laroba

,glionori,icoman- di,e,adirbreve

,quanto non ènostraope- razione.

C

ap. IL

Lecose inpoternostro,sonper naturali-

bere,non suggette adivieto,adimpedimen- to veruno; laddove lecoseindipendenti da noi sono vacillanti, schiave, frastornagli

,

aliene

.

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4

MANUALE

C

A p. III.

Ti rammenta dunquecheseterraiperli-

berelecosedilornaturaserve,e per tue lealtrui,titroveraifraimpacci, affanni e disturbi, accuseraigliDeiegliuomini.

Ma

seriputeraituosoltantoquelloeh’ ètuo, e d’altruiquelloche realmenteèd’altrui,niu- no potrà maifartiforza,niuno impedirti,di niunotilagnerai,niunincolperai, nientefa- raimaltuogrado,niunot’offenderà,nonavrai nimico; poichénulladinocevolesoffrirai.

C

AP. IV.

.'.Tu pertanto,asi grandi coseaspirando, avvertiche conmezzanofervorenonsidee neppure adesse mettermano;

ma

adalcu- ne rinunziardel tutto,altrelasciarneperlo presente.Poichése viìoisiffattibeni edin- siemeavercomandi e ricchezze,forsenon

tiriesciràdiconseguir

nemmeno

queste ul- timecoseperchèdesiderileprime;

ma

ri- marrai certamente privodi quelle,per lo cuimezzosolo la felicitàe la libertà s’acquista.

C

ap. V.

Tostochèdunquetis’affacciaqualcheaspro fantasma,fittigliincontrocollariflessionee

(25)

D’EPITTETO

i5 digli: unalarva se’tu,nèper niun

modo

quelloche sembri. Esaminaloposcia collere- golechetuhai;con questaprima massima- mente,se,essoabbia per oggettocosedanoi dipendenti ono:senonleha,glidiraisu- bito:ionon ho chefareconte.

C

ap. VI. .

Ricordatichel’appetitohasecolalusin- ga d’ottenere quel chesibrama,eche1av- versioneha quelladinon cadereinciòche si schiva.Orqueiche non consegueilsuo desiderio,mancadifortuna; chicadeinquel eh’eifugge,la provaavversa.Seadunque tuscanserai soltantolecoseopposteallana- tura di quelleched

ip

endonodanoi

,tu in

niente cadraidiciò fuggi:

ma

sepretendi evitare lamalattia,lamorte,lapovertà,aspet- tatid’essere sciagurato.

C

ap..

V

11.

Distornadunquel’avversiontuadaquanto nonistàinpoternostro,e rivolgila alle cosei

oppostealla naturadi quellechedipendon danoi.Ognitua brama poiperlo presen- teallontana:perchèsedesiderialcunadiquel- lecosechenon sonoiunostra balla,t’èfor-

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(26)

16

MANUALE

za,non ottenendola,esseresventurato;eper quelleche danoidipendono, ancor non puoi sapere quantoildesiderarlesiconvenga. Solo t'avvezza asaperbramaree soliivarejleg- giermenteperù, conriserboecon misura.

Gap.

Vili.

Circa ognicosa agitatricedell’animo, outi- le odilettevole

, sovvengatidi soprannomi- narla,findaprincipio,qual’ essa è infatti.

Set’ècaraunapentola,di:iofocontod’un fragil vaso. Così,reggendolarotta

,nonne

saraiturbato.Se vezzeggiilfigliuolettoola moglie,di:iovezzeggiounessere mortale;

e cosìper lamortelorononticonturberai.

C

ap. IX.

Nell’apparecchiartiaqualche operazione, rammentaa te stesso qual’ ellasiasi.Se ala- vartivai,mettitiinnanzichecché fassinel bagno;coloroche spruzzano, chedannospin- te,chesvillaneggiano,che rubano. Così più sicuramente tiporrai all’opera, se fratesu- bitoaggiungerai:iovo’lavarmieinsiemeil

mioproponimentoanatura conforme, mante- nere:ecosì in ogn’ altraazione.Intalmo- do,senel lavartitifiadato impaccio,avrai

(27)

D’

EP ITT E T O

;’i7 in pronto:io"certamente non voleasoloba- gnarmi,

ma

ancorastarsaldonellauriari- soluzione dicevoleallanatura, la «pialenon serberò,dovionontolga inpacelecoseche quisifanno.

C

ap. X.

Perturbatricidell’uomonon songiàleco- sestesse,ina leopinioni intornoallecose.

Ilmorire, per esempio, nonèinsè stessoun male,altrimentiancoaSocrate sarebbe pa- rutocosì:

ma

l’opinione che il morire sia

unmale, questaèun male. Allorché dun- quecitroviamo impeditiesturbati,nonac- cagioniamogiammaialtrichenoimedesimi, cioèlenostre opinioni.

È

da ignoranteloin- colparglialtridiquelle cosecheunfamale:

chiad istruirsi comincia,accusa sè stesso; chièbene instrutto,nèaltri nèsè.

C

ap. XI.

Noninorgoglirti perpregiate stranieri.

Se un cavallo insuperbendo dicesse: io son ben fatto;sarebbeciò tollerabile.

Ma

tu, quando vantandotidici: ioposseggo un bel cavallo,sappichevaifastosod’unbuon cavallo.Checosa èdunqueveramente tua?

(28)

i8

MANUALE

L’usodelleimmaginazioni.Onde, quandoin tal uso ti regoleraisecondo natura, potrai allora diciò pregiarti comed’alcun tuo pro- priobene.

C

4F. XII.

Come

nelnavigare, fermatainportolana- ve,se tu escia provveder acqua,t’è leci- to, quasiperun’intramessaaltuoviaggio,, andar raccogliendo ora unaconchiglietta,ora unbulbettino,

ma

bisogna peròstarcoll’ani-

mo

tesoalnaviglioe continuamenterivolger- siaguardarseilnocchierotichiama, edal- lora tutte quelle coseabbandonare(chèal- trimenti saresti aguisa dipecoralegato eri- cacciato innave); cosipur nella vita,se t’hadatoil Cielouna donnettaeunbambi- nello,nontisivieta1averli.

Ma

se ilnoc- chierotichiamerà,lasciair tuttosenza pu- re guardartiaddietroecorriallanave.Che sevecchiotusei,badadinondilungartimai dal navilio, affinchè, se tuseichiamato,non

manchi. ;

C

Ar. XIII.

Nonvolereche quel che avviene,avven- gaamodotuo;

ma

voglianziche avvenga

(29)

D*

ÉPITTETO

.9 comeavviene;e sarai felice. La malattia impedimentodelCorpo,nondel tuopropo-’

sito,seessonoivoglia. L’esserzoppoèun impacciodellagamba,nondelproponimen- todell’animo. Dìlostessosopra ognicaso oc- corrente,e troverai esser quellounostacolo atutt’altracosachea te.

C

ar.

XIV.-

Inqualunque avvenimento ricordatidiri*

volgertiinte medesimoe ricercarechevir*

tht’abbiafarne buon uso.Sebelgiovine obelladonnatls’appresenta, ritroverai,qual forzacontr’essi, lacontinenza;setisipara innanzifaticae stento,troverai inte lafor- tezza;seseioltraggiato,la pazienza:e cosi assuefatto,nonsaraidalleconturbatrici fan- tasie trasportato.

*

C

ar.

XV.

Nondirmaidiverunacosa:io 1’ho per- duta,

ma

,renduta.T“ è morto unbambino? Egli è stato restituito.Toltouncainpo?

Ed

ancor questorion èstatofenduto?

— Ma

è uh malvagiochi

me

lotolse.

— E

che im- porta a teperchil’abbiarivolutoqueiche teidiede?

Ma

finché eglilotilascia

,pren-

(30)

20

MANUALE

dinetucuracomedicosa altrui,aquelmo- docheiviandantifan delloalbergo

.

C

AP.

XVI.

Se bramifar profitto,scacciasiffattipen- sieri: senonpiglieròcuradel mio, non avrò di chevivere:se non gastigherò il servo

,

eglifarassiunribaldo;imperocché meglioè morirsi di fame senzatristezzae timori,che inmezzoall’abbondanza vivere agitato; ed èpurmenomale che ilfamiglio sia cattivo chetu infelice.

C

AP.

XVII.

Pertantodalleminime Coseincomincia.Si versaquelpocod’olioche hai?tirubano quel po’ divino? Divvisopra: tantosidee pagare la quietedell’animo,tanto laimperturbabi- lità. Niente s’ha per niente. Quandopoi chiamiilservo,pensa poter avvenirech’egli*

non oda,eludendo,cheniente eifaccia di ciòche vuoi;ech’einonètalechedebba

;da luidependereil fartiturbare.

s

C

ap. XVIII. - .

Sevuoi nella virtù avanzarti,sopportad’es- serestimatoscemoestolidoperlecoseeste- riori.Nonticaglia di comparir saputo,e se

(31)

/

D’

EPITTETO

ii

adalcuniparrai daqualcosa, non tifidardi testesso.Sappi che1’osservanzadeltuoin- stitutoconformeallanatura,e l’attenzione all’esterne cpsesonostudjadaccoppiarsi ma- lagevoli,

ma

èforzachechi all’uno bada

,

l’altrotrascuri

.

C

AP.

XIX.

Se pretendi cheituoifigliuolie lamoglie egiramici vivano sempre,tu vaneggi;poi-' chè vuoi cheintuopotersiaquello che non v’è, efar tuo l’altrui.Cosi* se pretendi cheilservononerri,se’fuordisenno;poi- ché vuoi chelatristizianonsiatristizia,

ma

un’ altra cosa.

Ma

se vuoicheletuebrame nontitornitifallaci,questo òbeaintuaba- lia. Inquellodunque t’esercita chedate dipende.

C

ap.

XX.

Quegli è signore diciascuno di noi che puòdarci quelchevorremmoeliberarcida quel che non vorremmo. Chiunque perciò vuolesser libero

,nè brami nè fugga cosa veruna chesianell’arbitrioaltrui: se no, glièforza ilservire

.

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(32)

22

MANUALE

i :

'

"

Gap. XXL

Tirammentadi governarti nellavitacome ad unconvito.Arrivaatequalche vivanda -chein,giroèportata? Stendilamanoede-?

cen tementenepiglia.

E

ella oltrepassata? Lascia andare.Nonèvenutaancora? Non.vi gittarsudalungi l’appetito,

ma

aspetta ch’el- la giunga. Così ti porta versoj figlj,così Verso lamoglie,così verso le diguifcà,wCo$à versolericchezze;e sarai,quandochesia, meritevoledi sedertialta mensadegliDei-.

Che,setuiholtre

nemmeno

lecose atepre- sentate,prenderai,

ma

anzile trasanderai, allora1nonpiircommensale,t

ma

partecipeah

tìresìdi vernai, della loropossanza.

E

cosìfa- cendo Diogene, Eraclito ,edilorosimili

,

meritamente edivinieranoe contalnome chiamati. .•<

/

.<

'•

i .. .1. .:iG4».

,'XXU.

Quando[vedraitalunoinpianto e’n cordo»

glio fiperchèil-suofigliovadarammingoo perla perdita delle sustanze

,guarda chela tua.immaginazionenontiportia credere che coluisia a (ditto per ispUgure esterne, ina tostofratedistingui e difrancamente:no

,

(33)

D’

EPITTETO

23 nonattristagià costuiquell’accidente(poi- ché ad unaltro non dà pena)

ma

l’opinio- nebensìintornoaquestecoseconcepita{né contuttociòt’increscaaparole assecondarlo, e

,sehad’uopo, piangialsuopianto,ina bada cheunpiantosiail tuosenz’afflizione»

interna.

C

Ae. XXIII. , Recatiamentechese’attored’Un dram~

ma

, qual è piaciuto al poeta.Sees&o è breve,breveèlatuaparte;selungo,lun- ga. Seilpoeta vuol chetufacciailperso- naggiodimendico,odi zoppo,o diprin- cipe,odi plebeo, procuradirappresentarlo bene; poiché questo è1’uliciotuo: la «celta dellapartespettaadaltrui

.

Gap. XXIV.

.

Seilcorvoha con malo augurio gracidato, non tilasciar traportare dallaimmaginazio- ne,

ma

tostodistinguibenefra testessoe di;

nulla d’infaustoa

me

sipresagisce,

ma

$1 aliniocorpieciuolo, oalle mie coserellc,o allamiaglorietta,oaifigli

,oallamoglie;

anzi altroame,nonsi annunzia che bene, s’io’lvorrò:poiché,qualunque ditalicose avvenga,sta in

me

iltrarne frutto.'

yGoogle

(34)

MANUALE

24

C

A P.

XXV.

-I

Puoi serbartiinvitto,senon discenderai in lizzaveruna nellaqualenonsiainpoter tuola vittoria.

C

AP.

XXVI.

Veggendoalcunoinpreminenzad’onori o ingran potereoaltrimenti salitoin istima,

bada bene nontu, stravoltodaliaimmagina- zione,'ildica felice.Perocchéselasustàn- zadel benesta nellecoseche dipendonda noi,nèastionègelosiaavrà luogo.

E

tunon vorrai già esserenè GeneralenèPrefettonè Console,

ma

liber’uomo:ed aquesto avvi unasola via,ildisprezzo diciò chenonè inpoternostro

.

C

a p.

XXVII.

Tieni amentechel’oltraggiononvien già daluichesvillaneggiaobatte,

ma

sidall’opi- nione intornoatali cose comeoltraggiose

.

Perciò,quandoalcunot’irriterà,sappichela tua propria opinione èquellachet’hairri- tata. Sforzatidunqueinprincipio dinonla- sciartitrasportaredalla-immaginazione;per- chèsetivien fattounavolta difrapportem- poeIndugio,facilmentepoia temedesimo

comanderai. ./

(35)

D’

EP1TTETO

ao

C

ap.

XXVIII.

Lamorte,loesilioequant’altre cosehan- noterribileaspetto,tistienogiornalmentedi' nanziagli occhi:

ma

piùdituttelamorte:

eniun bassopensierot’entrerànell’animo,

nècosa alcuna agognerai soverchiamente*ni

C

ap.

XXIX.

Bramidartiallafilosofia?Preparatiaesser tostoil risoe’Idileggio«li moltiche diran- no:

E

dondeauntrattocièscaturitoquesto filosofo?Guatasopracciglio!

— Tu

però non tenersopracciglio,ina inciò cheparrattiil

meglio,serbati fortecomesedaDiomede- simofussiposto inquellataleordinanza.

E

avvertichesein ciòpersevererai,coloroche dianziti deridevano,posciat’ammireranno;

dovesetiLiscismuovere,ne verrai doppia-, menteschernito.

C

AP.

XXX.

Set’avverràgiammaidi volgerti al di fuo- ri per conformartial geniod’alcuno, sappi cheseidal-tuo stato caduto.Contentatiper- ciòintuttod’esserfilosofo:sepoibramian- cordiparerlo,apparisci tale,coll’esserlo in fatti,agliocchi tuoi;e?ciòtibasti.

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(36)

26

MANUALE

C

AF.

XXXI.

Non

t’attristinosiffattipensieri:iomiVi- vròinonoratoedanulla.Seilvivereinono- ratoèmale,nonpuò ilmalevenirtidaal- trui,nonpiòcheilvizioe lacolpa.

E

egli intuamanol’ottenercomandooesserrice- vuto aconvito?No.;

Come

dunque è ciò disonoranza?

E

come saraida nullatuche dèicercarestimainsolequelle coseche sono intuopotere<*din cuitiliceesser dipregio grandissimo?

Ma

gliamici(tusoggiungi)re- steranno per

me

senz’ajuto. Chevuoitu dir, senz’ajuto?chenon avrannodate danaro?

che nonpotraifarlicittadini romani?

E

chi t’hadettochetalicose sieno inpoternostro, enon operazioni altrui?Chi può dareagli altriciòch-’eistessonon ha?

Fanneacqui- stodunque(dicongliamici)ondenoipure n’entriamo quindia parte.

Seposso farne acquistoserbandomi morigeratoe fedele ema- gnanimo, mostratemenela viaediofarollo:

ma

se voi volete ch’ioperdaibeni mieipro- priperchèvoiposcia acquistiate coseche non.

son beni, vedetelodavoiquantoingiustisia- teedirragionevoli.

Or

che amate voime-

(37)

D’

EPITTETO

27 glio?Ildanaro odunamicoben costumato efedele?

A

questo ajutatemidunque,nèini chiedeteeh’ io facciacose,per cuiioperda que’beni miei.

— Ma

lapatria(tusoggiu- gni )sirimarràcosìperpartemiasenzagio- vamento.

Qual èquestogiovamento?ri- piglioio.Nonavràellada tenèporticinè bagni?

E

che perciò?

Nemmeno

haella»scar- pe dalferra jo,nè armi dalcalzolajo.

E

ab- bastanza,seognuno.adempieilproprioufli- cio.

E

setu lepreparassi un qualchealtro cittadinofedele e morigerato,nulladunque legioverfesti? Sìcertamente.Duaqueueppur tusarai inutileallamedesima.

— Ma

intan- toqual posto (dirai)terròionella città?

Qualunque tu potrai,purché tiserbiinsie-

me

fedeleed onesto. Chese,volendogio- varle-,posterghicodestipregj,diche vantag- giolesaraitu,perdutai’ooestade elafede?

, .

c

41»

xxxii.

,

••

Tivietieglianteposto alcunonel convito

,

nelsaluto, 0 nell’esser presoa consiglio?Se veramentequestisonbeni,tudèi rallegrar- tiperchècoluigliottenne; seinali,nonti

dolga l’esserne rimasto privo.Sovvengati

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(38)

che senzafar lostessoch’eipurfeceperot- tener cose poste inaltruimano,tunon puoi conseguirlealparodilui.Conciossiachè,co-

me

puòavere altrettantochinon frequenta le altruiporte,quautochilefrequenta?chi non accompagna,quantochi accompagna? chinon loda,quantochi loda?Ingiusto sei dunque ed incontentabile,se non pagando queltantochesivendono quelle cose

,pre-

tendiaverleperniente.

Or

via,quanto Ven- desilalattuga?Ponghiamo,un obolo.Se alcunodunque, mettendofuor l’obolo, pi- gliasilalattuga,e tu,non «pendendolo,non laprendi, nonpensartid’avermancodi lui:

poichécome quegli ha la lattuga, cosi tu nonhaidato l’obolo. Nel modo stessoqui val’affare.

Tu

nonfosticonvitato?Perchè nondesti all’invitatorequantosivendelace- na.Lavende perlode, lavende perservi- tù.Paga dunque,s’ellafaperte

,quanto costa.

Ma

sepretendi ricevere senzadare

,

tuse’ingordoescemo.Perlacenadunque non hai tucompensaménto?Sichelohai:

poiché nonhailodatochinonvolevinèsof- fertoneil fastonella sala.

(39)

29 D’

EPITTETO

C

ar.

XXXÌIT.

Lointendimentodellanaturapuòconoscer-

sidaquellecose, sullequali noitutti siamo avicendaindifferenti.Per esempio,quando

ilservodel vicinorompeunatazza,subito tiviendetto: èunode’solitiaccidenti.Ap- prendidiquiadunquechequandosirompe- ràlatua,dèipuresserqualeriallorchérom- pevasil’altrui.Stendil’esempioacosemag- giori.

È

mortol’altruifiglioolamoglie? Cia- scundice: èumanacosailmorire.

Ma

quan- dopoimuoread alcunoil figlioola moglie propria,eisciamasubito:oimè!

me

infelice1

Orqui bisognerebbeche costuisiricordasse comesiamodispostinell’udirelastessacosa accadutaadaltri

.

C

ar.

XXXIV.

Come

nonsipiantaunbersaglioperisfal- lirlo,cosinelmondolanaturadelmale non esiste.Se alcuno mettesseiltuocorpoinba- liadelprimo chepassa, tuneproveresti sde- gnoedolore;e didartu stessoinpreda a chicchessial’animotuo,cosicchéperoltrag- gioseparoleessosiconturbies’attristi,di questopoinontivergogni?Di ciascunacosa

(40)

.00

MA N UAL E

consideraprimagliantecedentieiconseguen-

ti,ecosipreparato,mettiviinano. Se no

,

tulaimprenderai con ardore,nientepensan- do alle conseguenze: poscia

,qualchelaida cosaapparendo,ti rimarraivergognosoecon- fuso.

C

ar.

XXXV.

\

Vorrestine’giochiOlimpiciriportarlavit- toria?Edanch’iopergl’Iddiilavorrei;chè troppoè bella.

Ma

consideraprimaglian- tecedenti e iconseguenti,e mettiti quindi all’impresa.Eglit’èduopoosservareunesat- totenordi vita,mangiare sforzatamente,aste- nertidalle ghiottornie, esercitarti forvoglia in orefisse,alcaldo,alfreddo;non berefre»- sconèvinoatua posta; darti, inbreve,in manoal maestrode’giuochicome unmalato almedico; dappoi scendernell’agone,edivi orafartimaleallamano,orastorcertiuncal- cagno,ingojar molta polvere, esser talora vergheggiato,e dopotuttociòrimanerper- dente.Consideratobentuttoquesto,se an- corn’hai voglia,fàttiatletae combatti. Al- trimenti,timuteraiallaguisa de’ ragazzi,che orafannoilottatori,oraisuonatoridi flau-

(41)

D’

EPITTETO

3i to,oraigladiatori,indi itrombettieri,ora 'rappresentano tragedie.Cosìtupureorsa- rai atleta, poigladiatore,quindioratore, in- di filosofo;daddoveropoi,nulla:

ma

,quale scimmiotto,andrai contraffacendo quantove- di,eamandouna cosaappol’altra,perchè nontiponestiall’impresadopoattentoecir- costanziatoesame,ina bensì mattamente e freddamente.Cosìtaluniveggendounfiloso- foe udendodiraqualcuno: oh comeben parlaEufrate!chipuò, coni egli,disputare?

voglionoanch’essi fareifilosofi.

C

Ar.

XXXVI.

O

uomo,primadi tuttoesamina qualsia ]’impresaa cui t’accingi; indilatuanatu- rasepotrà reggervi.Vuoituesseratletadi tuttieciuque igiuochi, o solo lottatore?Ri- guardaletuebraccia,lecosce,leschiene:

poichéaltrièper naturaattoad una cosa

,

altriadun’ altra.Ti pensi tuche,dandoti atali esercizj

,potraicome prima mangiar ebere,comeprima essereschizzinoso?Ti bisognavegliare, faticare,dallefamigliari co- seallontanarti,essertenutoa giuocodaun ragazzetto,in tuttoesser da meno, negli

(42)

MANUALE

/

52

onori,nelle magistrature,nei tribunali,in ogni affaruccio.Pondera ben questecose,e vedi seperessevnoi cambiarlacalmadell’a- nimo,lalibertà,laimperturbabilità;altri- menti,avvertiche,aguisa de’ fanciulli,tu nontifacciaora filosofo, poi gabelliere,quin- di retore,dappoi procuratordiCesare.Non coreordanosiffatte cose: convientiesser un solouomoobuonooreo;odèicoltivare la regolatrice esovrana partedi testessoole cose esteriori;applicartiall’internooall’ester- no,cioètenereilposto difilosofood’uomo vulgare.

C

ap.

XXXVII.

Idoveriingeneraleraisuransi da’rapporti.

E

egli padre? Vieningiuntoil prender cu- radi lui,il sottometterglisiintutto,il sof- ferirlosecon parole maltratta, sepercuote

.

Ma

èuncattivopadre.T’ha dunquelana- turacongiunto adunpadrebuono?

No

;

ma

ad ungenitore.T’ingiuriailfratello?Serba quelrapportocheseco tu hai,nè considera- requel eh’eglifaccia,

ma

inqualmodotu portandotiseco,iltuoinstitutosaràconlor-

me

a natura.Imperocché-altrinonpuòof-

(43)

D

>

EPITTE

35

fenderti,se tunon vuoi;eallora solo sarai offesoquandooffesotireputerai.Insimil gui- satroveraiidoveri del Vicino, delCitta- dino,delGenerale,sea specularet’avvezze- railescambievolirelazioni

.

C

ap.

XXXVIII.

Dellapietàversoi

Numi

sappieh’èprin- cipalissimo fondamento F aver d’ essi rette idee;tener cioè eh’ eglinoesistano,che con bontàegiustiziatuttogovernino,disportiad esserloroobbedienteesommessointuttele vicendeedibuongradoadesseconformar- ti comecon ottimoconsiglioordinate.Cosi nontilagnerai giammaidiloro

,,come

daessiobbliato,gliaccuserai.Questo però inaltromodonon tiverràfattose noncol rinunziare allecoseche non sonoin nostro potere,e1 benee’lmale riporre inquelle soleche dipendon danoi:cosicchése stime- raiun bene o un malealcunadi quelle pri- me,eglièdi tutta necessitàche nonconse- guendociòchedesideriointoppandoinciò che fuggi,tuneincolpie odjchin’èca- gione.Imperocché ogni animale èpernatu- racosiffattochelecoselequali gliappari-

3

\

I

I

DigitlzedbyGoogle

(44)

5/j

MANUALE

sconnocevoli etecagioni lorofugge ed abor- re,edall’opposto,quellecheutiliglisono, insiemecollecagioni diesse,segueed am- mira.Nonè dunque possìbile achisitie- neoffeso,goderdi ciòeh’eicredenuocer- gli,siccomeper niun modo puòallegrarsi deldannostesso. Quindiunfigliooltraggia ilproprio padrequandoquestinonglifa par- tediquellecoseche stimatisibeniiequin- diancorailpensare chebuonacosasi fosse ilregno,armòEteocle e Polinice1un con- trol’altro.Per questol’agricoltorebestem- miagliDei, per questoilmarinajo, per que- stoilraercadante,per questo chiperdèla moglie edifiglj. Poiché dov’ èutilità,qui- viancoraè pietà:ondechistudiasidi rego- larelepropriebrameedavversionicomesi

•dee, egliviene cosìpur anchea coltivar la pietà. Quantopoi alle libagioni,aisacrifi- cj,alleofferte delleprimizie,conformisi cia- scunoaipatxj riti,e ilfaccia puramente,

nonconpompa,non trascuratamente,nè con grettezza nèoltreilsuopotere.

(45)

D’

E P

l

T T E T O

$5

C

ar.

XXXIX.

Quandotirèchiadunindovino,rammen- tache vaiper intender da Inil’eventoche tuignorid’una qualchecosa. Seperòsei filosofo,tu giànell’andarvinesapevilaqua- lità.Poichése lacòsaèunadiquelle noti posteinnostrabalia,èd’assoluta necessità ch’éllanonsianèuhbene nè un male.An- dando pfefciò all’oracolo, honarrecarviné appetitonè avversionedicòsa veruna(altri- mentiglit’accosteraitremando)

ma

vacol- lacertezza che ogni ventura,qualunquesia- si,è indifferente epunto non deeinteressar- ti;poichéstaihteilfarnebuonuso,al- cuno potràvietarlo.Consicuroaniino t’ap- pressadunqueagliDeicomea tuoi consiglie- ri, ericevendone alcunconsiglio,pensa da chi lòavestieda chi disubbidirai,senonio adempì.Vannepoi aconsultar l’oracolo, co-

me

Socrate voleva, suquelle cose,ilcui esa-

me

tuttosiriferisceall’evento,nèdal razio- cinioo da verun altr’artesihanno mezzi a conoscerquello che unsipropone.Perlo che,quandos’abbia adaffrontarun perico- loper1’amico o perlapatria,nondeesicon-

DigitizedbyGoogl

(46)

36

MANUALE

sultar l’oracolo, ses’abbia ad affrontare o no.Poichése ilvaticinantetidiràche ise- gnisonoinfausti,chiaroegliècheseimi- nacciatodella morte o della perdita d’un

membro

odell’ esilio:

ma

laragionesifa in- nanzietimostra che,contuttociò,nonsi dee insiemcoll’amicoocolla patria ricusare ilpericolo. Laonde pon menteal maggior OracoloPitio checacciòdaltempio colui

,

ilqualenon ajutò1’amico cherestava ucciso.

C

ap.

XL.

Stabilisciatestessoornaiuncarattere,una regola,laquale,tantosoloquantoin com- pagnia,tusempremantenga

.

C

Ar.

XLI.

Tacciasiperlopiò,o dicansicoseneces- sarieedin poco.Dirado poi,esoloinvi- tandocil’occasione,ciporremoaconversare;

ealloranonparleremo giàd’ognicosache avvenga, nondigladiatori, nondigiuochi Circensi,nond’atleti,nondi cibiebevan- de,soggettodegli ordinar) discorsi:soprat- tuttopoinon parleremodellepersone,ocon lodarleo con paragonarlefraloro.-

(47)

D’

EPITTETO

3 7

C

ap. XLII.

-- Quandotuilpossa,riducico’tuoidiscorsi quelli dellabrigata alladecenza;

ma

se ti trovi incerchio digente straniera,serbail silenzio

.

C

ap. XLIII.

,

Ilriderenonsiamolto, nè sopra molteco-

se,nèsconcio. .>

C

AP.

XLIV.

Ricusailgiuramento,s’egli è possibile,del tutto:senp, per quanto puoi

.

C

ap.

XLV.

Fuor dituacasa e con gente -del vulgo schivad’andare a convito:e semai nenasca

I’occasione,si risvegli la tua sollecitudine dinonincorrere nellelorvulgarimaniere:

perocchéquandoalcuno èlordo,è forzache chiglisifrega,puranches’imbratti

.

C

ap.

XLVI.

Nell’usodi ciòchespetta alcorponontra- passareilpuro bisogno;nelmangiare,nel be- re, nelvestire,nellacasa, ne’domestici.

Quantoservead ostentazione elusso, tuttoil toglivia

.

(48)

38

M A N U A L E Gap. XLVH.

Ti serba puro

,quaut’ èpossibile, da’ve- nerei dilettiprimadellenozze:e,usandone, governatisecondoleleggi:

ma

nonessermo- lestoa chialtrimenti facesse,nè rimbrottato- re;nè andaradognitrattovantando latua continenza.

C

ar.

XLVIIL

Se alcunosirapportachealtrisparla di te, nontiscolpare delle cosedette,

ma

rispon- di:Eglinon sapevaglialtri difettimiei;al- trimenti,non.avrebbe detta questosoltanto.

1'

;

C

ap.

XLIX.

Nonèmestieriilfrequentareiteatri,ma, setaloral’occasioneviti porta,mostra che aniuuo badi quantoa te stesso:cioèvogli chesoloquel che accade,accada,echeso- lovincachivince;ecosinon avraidisturbi.

Astientipoi affattodalgridare,dalderide- re,da ognimoto incomposto;eduscito di là,non parlarmoltodiciòchevis’è fatto, e diquantonullagiovaafartimigliore:poi- chédaraiconciòavederechefostiammi- ratore dellospettacolo.

(49)

D’EPITTETO

5 g

C

ap. L.

Non intervenire nèamar di trovarti alle arringhe dicertuni:

ma

,andandovi,serba ildecoroelagravità»nèaverunorender- timolesto. i

' . 'ti

C

av. LI.

Avendoatrattarcon qualcuno,massime dicolorochesidiconGrandi,mettitiinnan- ziquel che avrebbelattoin similecongiun- turaSocrateoZenonejenon' istaraidubbio- sosulcomegovernarti convenientementein qualunqueincontro.

C

ap.

LIL

Sevaiperparlare aqualcheGrandeePo- tente,pensiero chenoi troveraiincasa, eh’ eisistarà ritirato, dietisaranchiusele porte in faccia, ch*ei nonfaràdite conto alcuno;e secontuttochédèipur andarvi

,por-

ta in pacequello che avverrà,nè dirmai Iratestesso:ionon meritava questo;poiché eli’ècosa dauomodelvulgoecheincolpa lecoseesterne.

C

a91

LUI.

Schivanelleconversazionidifarfrequente etroppolungaricordanzadelle-tuegestee

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(50)

4o '

MANUALE'

de’ pericolicorsi:poiché,se èpertedolceil

rammentarei tuoirischi, non ugualdilètto arrecaaltruiloascoltarli.

C

ar. LI V.

Astientieziandiodalmuoverelealtruiri- sa:lubricopassopercadereinmodibassi e plebei, echepuòinsiemescemareilrispet- todegli astanti versodi te.

C

aÌ.

lv.

Evvipericoloancoradipassaralaidipar- lari:lo che quandoavvenga, correggi, se 1*occasioneilcomporta,coluiche v’èincor- so:seno,colsilenzioalmeno,colrossoree con cera sdegnosa dà a conoscere che queldi- scorsoRincresce

.

r

C

A

J.

LVI.

Destandosiin tequalche voluttuosa imagi- ne,stattiinguardiaperchèseco nontistra- scini.Sospendila tuaazione eprendicon temedesimoqualche indugio.Quindirichia-

ma

allamenteambiitempi,cioèquelloin cuitipiglieraiqueldiletto,e l’altro in cui, dopoil godimento,conoscerail’errortuoe maledirai te stesso.

A

questicoutrapponila compiacenza cheavraid’essertiastenuto,e

4

(51)

D’

EPITTETO

4*

quantoteneloderai.Chese1*occasionet’ap- parirà favorevolepervenireall’opera,bada dinon lasciarti vincere alle sue lusinghe, allesue dolcezze,a’suoiallettamenti,

ma

pon- leincontroquantoftamiglioreilrappresen- tartilariportata vittoria.

C

ap. LVII.

Quandofaialcunacosachehaigiudicato da farsi,nonevitarechealtrit’osservi,ben- chéipiùsienoper giudicarne diversamente.

Poichésequelche fai,èinale,fuggidifar- lo;seèbene

,perchè temigl’ingiustibiasi- mialtrui?

C

ap. LV1II.

Come

questa proposizione:è giorno; el’al- tra: ènotte; sesi prendano separate,cor- ronottimamente,

ma

congiunte non corron punto; cosìdiciò chein un convitos’ap- presta,ilprendersilapartemaggiore,è con- venevole quanto al corpo,

ma

quanto alla comunanzadelconvito,eglièdisdicevoleil nonosservareciòchesidee

. Qualoradun- quese'aconvitopressoalcuno,tirammen- tad’averinmira nonsolociòche conviene alcorpo tra icibiapparecchiati,

ma

d’os-

(52)

42

MANUALE

servarancora ciòchedeesiachit’ha con- vitato.

C

ap. LI X.

Seprendiafareunpersonaggio superiore alletue forze,non neusciraiche con vergo- gna,eavrai lasciatoquello che potevi ben

sostenere. *

C

AP.-~

LXr

'

Come

nelpasseggiaretiguardidal calca- reun chiodo odallostorcertiun piede,co- sipur badati( nella vita

)dall’offendere la partetuaprincipaleegoveruatric>*,la men- te:alchese in ciascuna operazionenoi at- tenderemo, con piùsicurezzaviporremmano.

C

ap.

LXI.

•Ilcorpoè aciaschedunolamisuradi quel- loeh’eidee possedere,comeilpiedeèmi- suradella scarpa. Stando aquestanorma, tu serberaiilgiustoconfine;selatrapassi

,

tisarà forzaminarecomeperunprecipizio:

siccome avvìeunella scarpa;che,seoltre- passi il bisognodel piede,lafaraidorata, poi diporpora

,poi ricamata.Ciò cheuna voltapassòmisura, non ha più termine.

(53)

D

5

EPITTETO

C

ap. LXII.

Le femmine,fornitiiquattordicianni,so-

nosubito dagliuominicorteggiate:equiudi veggendoelleche ogni loroaffaresiriduce apiacereadessi,cominciano adabbellirsied ariporreinciòtuttelelorosperanze. Sa- rebbe perciòd’uopoilfar.lorobencompren- dere che pernuli’altro sarannoveramente onorate,senoninquanto mostrerannosi ador- uedi modestia,diverecondia, di buonco- stume.

c

aP;

LXin.

A

E

indiziodi piccolamenteil molto occu- parsi intornoalle cosedelcorpo;comenel lungamenteesercitarsi,nellungamenteman- giare bere, neL Lungamente trattenersi a sgravare il ventre, ne’ sensualidiletti. Tai cose debboufarsicomeinpassando, ed ogni curarivolgersiiatomoall’animo

.

c

a*.

lxiv.

> :

Ingiuriandotialcuno con.fatti ocon paro- le, tirammentach’egli ciò hiperchè crede chealui richiedasiiil.farlo..Or nonpuòes- serech’egliseguapiuttostoL’avvisotuoche ilproprio.

Ma

se ilsuo credereètorto

,il

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