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Maliani contro i bar cines

Capitolo 3 La percezione del ruolo della Cina in Mal

3.4 L'impatto degli investimenti cinesi sull'economia maliana

3.4.4 Maliani contro i bar cines

Il governo maliano e quello cinese hanno concordato reciprocamente di aprire i loro confini ai rispettivi cittadini attraverso accordi sullo scambio culturale.

L’immigrazione cinese in Mali è iniziata solo negli anni novanta. Da una prospettiva cinese

332 Aguibou SOGODOGO, Mali: Dédouanement des marchandises, impôt, visa Chinois… Les Commerçants détaillants

menacent d’aller en grève, “maliactu.net”, https://maliactu.net/mali-dedouanement-des-marchandises-impot-visa- chinois-les-commercants-detaillants-menacent-daller-en-greve/, 26 febbraio 2018.

333 Yaya SAMAKE, Mali faute de visas pour la Chine pour les commerçants maliens Le SYNACODEM menace de casse les

boutiques et bars chinois, “maliactu.net”, https://maliactu.net/mali-faute-de-visas-pour-la-chine-pour-les- commercants-maliens-le-synacodem-menace-de-casser-les-boutiques-et-bars-chinois/, 17 marzo 2016.

questo paese è considerato un punto di transito, da dove partire per opportunità migliori in altri paesi africani. Tuttavia i migranti cinesi che rimangono nel paese spesso prosperano. È difficile quantificare il numero esatto dei cinesi in Mali, ma secondo Sun, il consigliere che abbiamo intervistato, ci sono circa 4000 cinesi che vivono nel territorio maliano. Quindi non esiste una vera Chinatown, però i cinesi si fanno notare nel settore sanitario e in quello alberghiero, con i loro bar/ristoranti.

Sebbene il sentimento generale nei confronti dei cinesi in Mali non sia di sfiducia o avversione, tuttavia, durante la nostra ricerca sul campo, tutti i maliani intervistati, ad eccezione delle autorità, ci hanno accennato al problema dei “bars-Chinois” chiamato anche “maison close” (bordello/casa del piacere).

Il settore alberghiero sviluppato dai cinesi in Mali non è molto importante in termini di peso economico ma pesa fortemente in termini demografici poiché attira un numero significativo di migranti cinesi in Mali. I bar e altri luoghi di piacere, che oggi i maliani chiamano comunemente “bar cinesi”, gestiti non solo dai cinesi ma anche da altri asiatici (vietnamiti), stanno aumentando nella capitale. Nel 2008, lo studio di Dupre e Shi registrava un totale di 81 hotel/bar cinesi esclusivamente nella capitale del Mali334. Oggi ci sono già più di un centinaio di bar cinesi. Secondo un giornalista di maliactu.web, la loro attività è una vera industria del piacere che trasforma la capitale del Mali in Las Vegas, dove il denaro, la droga, l’alcool e il sesso fluiscono liberamente335.

Questi bar si trovano in residenze private affittate dai cinesi, secondo un gestore, a 500.000 franchi CFA (circa 765 euro) al mese. Questa importante somma, che i gestori pagano puntualmente o, addirittura, lo anticipano di un anno, è la ragione per cui i proprietari delle ville, nonostante le critiche da parte dei connazionali, non esitano a darli in affitto per attività di sesso e alcol. Il rapido aumento fino alla saturazione in pochi anni di questo settore è dovuto alla significativa redditività di questa attività. Il gestore di un bar situato nel distretto di Baco-Djicoroni ACI ha spiegato così il suo giro d’affari giornaliero: per le bevande, i ricavi variano tra 250.000 e 400.000 franchi CFA, per la cucina si ricavano almeno tra 20.000 e 30.000 franchi CFA e per quanto riguarda le camere, il cui prezzo all’ora oscilla tra 2000 e 4000 franchi FCA, in base al fatto che ci sia l’aria condizionata o meno, il reddito giornaliero è compreso tra 30.000 e 75.000 franchi CFA a seconda del giorno336. Ha aggiunto, inoltre,

334 Mathilde DUPRE e SHI Weijing, “La presence chinoise en Afrique…” op. cit. pp. 28-29.

335 Dieudonné TEMBELY, Mali: Bars “chinois” à Bamako: une “industrie” lucrative, mais nécessité de réglementer

advantage, “maliactu.net”, https://maliactu.net/mali-bars-chinois-a-bamako-une-industrie-lucrative-mais-necessite- de-reglementer-davantage/, 4 agosto 2017.

che in questo settore tutti guadagnano il proprio pane, dal custode al proprietario del locale passando per le cameriere, i manager e altri. Una cameriera ha dichiarato di ritornare a casa spesso con più di 10.000 franchi CFA di mancia.

In confronto ad altre attività economiche dei cinesi nel settore privato, la collocazione nel settore alberghiero è particolarmente facile quanto la gestione. L’attività è esclusivamente locale e non richiede alcun inserimento in una rete commerciale con il loro paese d’origine. Nonostante il loro successo, questi hotel/bar sono di piccole dimensioni perché i proprietari preferiscono creare altri stabilimenti (hotel/bar) in parallelo per reinvestire i loro profitti piuttosto che espandere la struttura originale. Bisogna anche dire che il settore riguarda alcune famiglie numerose in cui ogni membro presente nel paese ha uno o più stabilimenti. Questi cinesi hanno un profilo diverso dal resto dei migranti cinesi poiché essi vengono da una classe sociale, geografica ed economica più modesta.

Il giudizio dei maliani su questa attività della comunità cinese è negativo. Il pensionato Diallo Wele si è espresso così su questo problema: “L’unica critica che posso fare sulla presenza

cinese nel mio paese è la gestione dei cosiddetti bars-chinois. C’è purtroppo uno shock culturale. I cinesi non danno importanza ai rapporti intimi uomo-donna: facilitano molto la prostituzione, cosa che non fa parte né della nostra religione né dei nostri usi e costumi. Nella nostra cultura abbiamo ciò che viene definito ‘dambé’, ovvero l’etica, e i cinesi non condividono questo valore con noi. Aprono i loro bar dappertutto e dietro al bar trovi una maison close (la casa del piacere). Quest’attività non piace per niente al vicinato”337.

Le organizzazioni religiose e i movimenti per diritti dei bambini si sono lamentati diverse volte presso OMATHO (l’Ufficio del Turismo e dell’Ospitalità/alberghiero del Mali) chiedendo che queste strutture rispettino gli usi e costumi della popolazione locale e che vengano sanzionati i bar illegali.

Il decreto 06-340/P-RM del 10 agosto 2006 sulle condizioni di apertura di un hotel nella Repubblica del Mali afferma: “Nessun insediamento turistico può essere stabilito vicino ai

seguenti strutture: luoghi di culto, cimiteri, scuole, ospedali e caserme. Uno stabilimento turistico non può essere stabilito tra due case o vicino alle case se c’è la probabilità che esso crei fastidio al vicinato”.

Chi è contro a queste attività tiene a precisare che, in Mali, le condizioni per aprire un bar non sono diverse da quelle di un hotel e non esiste una legge che proibisca l’apertura di un bar. Tuttavia il fatto che queste strutture siano vicino alle abitazioni è una forma di violazione

del pudore del cittadino, in particolare la loro proliferazione ha delle conseguenze sull’educazione dei bambini.

Tra i due paesi vi è una differenza di valori socio-culturali di riferimento. I cinesi hanno approfittato di una mancanza di offerta in Mali, perché un maliano, a causa del contesto religioso, ha difficoltà a sviluppare questo tipo di attività considerata per nulla ortodossa.