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I MANTRA SEME

I MANTRA E I RITI INIZIATICI

I MANTRA SEME

Da un punto di vista formale il bija mantra, vale a dire il mantra seme, è un monosillabo e tali sono dunque i mantra presi in considerazione finora, a partire da OM. In realtà all’interno del tantrismo ‘seme' allude a ben altro che a questo aspetto esteriore. Oltre al fatto che le lettere sanscrite impiegate, come si è detto, hanno carattere sacro come dono divino, occorre rifarsi ancora una volta alla fede nell’esistenza, al di là del mondo fenomenico, di un mondo sovrasensibile o sottile, dove determinati suoni sono la vibrazione dei vari dei e delle loro Shakti. Con il bija mantra le lettere e le sillabe dell’alfabeto umano entrano in relazione con le loro corrispondenze del piano sottile.

Il bija di una sola lettera (per esempio KA) è KAM, perché tutti i bija mantra si completano con la lettera M e la vocale non può essere pronunciata senza l’abbinamento con questa consonante.

M è una risonanza nasale che non raggiunge le labbra, scelta perché considerata un suono equilibrante i cinque elementi della materia sensibile che corrispondono, nell’ordine, a LA, VA, RA, YA e HA.

A titolo di esempio verranno ora presi in considerazione alcuni altri bija mantra.

AIM

Si pronuncia em ed è il bija di Sarasvatim la Shakti di Brahama, dea delle acque, inventrice delle arti, delle scienze, della scrittura e dea dell’eloquenza, che scorre come un fiume. Anticamente il mantra di Sarasvati era recitato dal Guru per aiutare il discepolo nello studio difficile delle Scritture. La lettere di Sarasvati è ai, mentre con m si evoca Bindu, dissipatore della pena.

DUM

Dum è composto dalla consonante da, corrispondente a Durga, dalla vocale u, che ha il significato di salvare, e da m, in questo caso rappresentante nada, l’aspetto del

Grande Potere, in cui nasce il germe per creare il mondo, e bindu, il punto di origine dell’impulso creativo. Durga è la prima manifestazione della shakti come moglie guerriera di Shiva, nata dalle fiamme emesse dalle bocche degli dei in guerra con i demoni, che Durga sconfisse. Questa forma della divinità femminile rappresenta non solo l’energia di chi è determinato a combattere il male, ma anche l’energia dell’intelletto, perché cercare di capirla significa

incamminarsi sul terreno dell’indagine intellettuale più ardua.

GAM

Questo bija è composto dalla consonante ga, riferita a Ganesha, il dio con la testa d’elefante figlio di Shiva e Parvati e patrono della buona sorte, e da m, anche qui come Bindu dissipatore della pena.

GLAUM

Ga è sempre la consonante di Ganesha, la sta per colui che si pente, au è tejas (l’elemento fuoco) e m è ancora Bindu dissipatore della pena.

HAUM

È un bija di Shiva, che compare tanto sotto forma di ha quanto sotto forma di au, che si riferisce alla stessa

divinità come Sadashiva. Contemporaneamente si esprime in m la venerazione per Shunia, l’elemento che fa cessare le pene.

HRIM

Compare ancora ha per Shiva (la pronuncia della h

comporta comunque solo una lieve aspirazione), qui unito a r che è collegato a Prakriti (la Sostanza primordiale, matrice dell’universo, esistente ovunque ma non manifesta in nessun luogo, che assume tuttavia una quantità

incommensurabile di forme individuali ed è anche nominata come Bhuvaneshvari, dea delle sfere), nonché alla vocale i che indica Mahamaya (un modo di nominare Maya). La m indica nada e bindu, nel significato già chiarito per DUM.

Si tratta quindi di un bija mantra strettamente connesso al suono primordiale e questo spiega anche perché, insieme con altri, è un mantra utilizzato per il risveglio di

Kundalini.

HUM

Ha per Shiva, u è uno dei piani di esistenza, m è nada e bindu. Anche questo è uno dei mantra cui si ricorre per il risveglio di Kundalini: associato alla tecnica di controllo del respiro (pranayama) lo si recita mentalmente nella fase di ritenzione. Anche a livello popolare vi si ricorre per proteggersi dalla collera e dai demoni che, come la collera, sono forze negative interiori.

KLIM

Le divinità associate in questo bijia mantra sono Kama, dio dell’amore e Krishna (in ka), nonché Indra, dio delle battaglie (in la). Nella i è espressa l’idea di accontentarsi.

KRIM

È il bija mantra usato di preferenza dai testi induisti per evocare la dea Kali, Shakti di Shiva. Si tratta di una delle divinità complesse del pantheon induista, che di Shiva potenzia l’aspetto di distruttore. Collegata alla morte e al tempo, che tutto distrugge, è quindi un’energia tra le più potenti, ma ciò non autorizza a fermarsi all’immagine tramandata dai libri di avventura. Sul piano spirituale, incarna le nostre paure più profonde come il terrore dell’annullamento.

Placandola, si compie un passo verso il distacco dal mondo e dalle forme, nella loro illusorietà. Ka dunque rappresenta qui Kali, ra è Brahama, i sta per Maya, l’illusione e m, come si è già visto in altri casi, è l’annullamento della sofferenza.

KASHRAUM

Ksa si riferisce all’avatar (incarnazione divina) di Vishnu come uomo leone (il mito di riferimento è quello di un combattimento con un demone potente), seguito da ra, per Brahama, da au che reca l’immagine dei denti puntati verso l’alto, e infine da m come Bindu dissipatore delle pene.

SHRIM

È il mantra seme di Lakshmi (sha). Ra indica qui la salute, i la soddisfazione, m è Bindu dissipatore delle pene. Di origine antichissima come divinità della terra e della sua umidità fecondatrice, Lakshmi è divenuta nel pantheon induista la Shakti di Vishnu, il conservatore della vita. Gli indù colgono la sua forza potente in ogni forma di

ricchezza terrena (compresa quella costituita dalle vacche, non casualmente chiamate con il nome comune lakshmi), ma anche nella ricchezza dell’animo e nella gioia interiore che ne proviene. Per questo, con il nome di Padma, è la dea loto, simbolo in tutta l’Asia dell’illuminazione spirituale.

STRIM

Questo bija è composto da sa, che indica la liberazione dalle difficoltà, da ta, ‘salvatore', da ra, come forma di saluto, da i, che evoca la grande dea Maya, infine da nà nada e bindu.

IMPIEGO DEI BIJA MANTRA

Il bija viene recitato da solo, in composizione con altri o

all’interno di una sequenza di sillabe sacre che formano delle parole e possono arrivare a una lunghezza notevole.

A seconda del numero delle sillabe, un mantra assume un nome diverso: per esempio un mala mantra è formato da più di venti sillabe. Al di fuori dei rituali o di

un’impostazione ascetica della propria vita, un bija mantra può costituire per chiunque una pratica quotidiana,

nell’ambito della quale si perseguono obiettivi non necessariamente elevati fino alla liberazione spirituale, come il potenziamento delle proprie facoltà intellettuali o il raggiungimento del benessere materiale. Ancora una volta non si tratta, come nella nostra preghiera, di chiedere a Dio un beneficio dall’esterno, ma di mettersi in sintonia dall’interno con il suono di quell’energia che determina la condizione desiderata. Nei due esempi fatti, il mantra per il potenziamento delle facoltà intellettuali sarà quello in relazione con Sarasvati, mentre il mantra per il

raggiungimento del benessere intellettuale sarà quello in relazione con Lakshmi. Poiché in questi casi è prevista la ripetizione mentale del mantra per un numero elevatissimo di volte, si rivela prezioso il supporto del rosario indiano, chiamato a sua volta mala, formato da centootto grani, che viene tenuto appoggiato sull’anulare e fatto scorrere in avanti dal pollice e dal medio; l’indice di norma non tocca il rosario.

Per facilitare la concentrazione e il raccoglimento si usa anche accendere bastoncini di incenso e delle piccole lampade in cui brucia dell’olio o del ghee (burro chiarificato).

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