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LA MARTINICA OGG

L’inizio del novecento è devastante per la Martinica, in quanto un’imponente catastrofe naturale si abbatte sull’isola. Nel maggio del 1902 si verifica l’eruzione vulcanica della montagna Pelée, che colpisce pesantemente la città di Saint-Pierre, capitale commerciale e culturale della Martinica. Una seconda eruzione vulcanica si produce ancora nel mese di agosto dello stesso anno e per la città di Saint-Pierre non c’è via di scampo. La violenta eruzione comporta un’ecatombe. La città è completamente distrutta e rasa al suolo.

La colonia francese subisce un duro colpo, anche perché è attanagliata da un’imponente crisi sociale. I « békés » prendono sempre più piede sulla scena politica e le idee socialiste iniziano a diffondersi fra gli operai. Il socialismo contribuirà alla creazione di una consapevolezza sociale, che vede protagoniste le classi più disagiate. Si comprende il significato della parola colonialismo e del suo conseguente sfruttamento

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economico dei più deboli. È interessante notare, in effetti, come la parola colonialismo entri nel dizionario della lingua francese solo verso il 1914. Citiamo a questo proposito Denis Lefebvre :

Le mot « colonialisme » n’apparaît dans aucun dictionnaire français avant 1914. Plus même, la première apparition dans un dictionnaire date de 1931, dans le Larousse du XXe siècle, avec cette définition : « Nom sous lequel les socialistes désignent, en la condamnant l’expansion coloniale qu’ils considèrent comme une forme d’impérialisme, issu du mécanisme capitaliste. »60

Tutta una serie di scritti, in effetti, sono pubblicati all’inizio del novecento, con l’intento di denunciare i soprusi e le logiche perverse del capitalismo coloniale. Come ci fa notare ancora Denis Lefebvre :

En 1905, le Français Paul Louis publie une brochure intitulée Le

colonialisme. L’année suivante, le socialiste belge Émile Vandervelde fait

paraître Les crimes de la colonisation capitaliste.61

Lo sfruttamento coloniale perpetrato dalle grandi potenze europee è quindi duramente condannato durante il XX secolo. Nonostante questo però la Martinica non opta per un’indipendenza del paese.

Le colonie francesi danno inoltre il loro aiuto nel corso delle due guerre mondiali. La Martinica, in particolare, ricava benefici dai conflitti

60 D. Lefebvre, Le socialisme et les colonies – Le cas des Antilles, Paris, Bruno Leprince Éditeur,

1994, p. 21.

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mondiali, per la produzione di rhum utilizzato, sia in campo militare come esplosivo che in campo sanitario come medicamento. La fine del secondo conflitto mondiale segna per la Martinica l’inizio di una forte crisi economica, a causa della sovrapproduzione di rhum. Non è più necessario produrne grandi quantità sicché, molte fabbriche chiudono. Alla mancanza di lavoro si associa anche la crisi sociale, quindi, si invocherà l’aiuto della Francia per uscire dallo stato di miseria.

Aimé Césaire, scrittore, uomo politico ed ideatore del movimento della « négritude », di cui parleremo nel prossimo capitolo, si batterà durante i suoi lunghi anni di governo come sindaco di Fort-de-France. Il suo intento è di ottenere l’assimilazione della Martinica, ovvero, considerare la Martinica come un’estensione del territorio francese. Il 19 marzo 1946, in effetti, il parlamento francese approva la legge che dichiara le colonie della Martinica, Guadalupa, Réunion e Guayana, dipartimenti d’oltre mare francesi. Tali colonie sono considerate estensione del territorio francese.

Il processo di assimilazione arriva dunque alla sua conclusione e i martinicani possono considerarsi cittadini francesi a tutti gli effetti. La strategia politica adottata da Aimé Césaire, tuttavia, fa discutere ancora oggi molti critici e scrittori. Essi rivendicano una nazione libera e

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indipendente. Come ci fa notare Raphaël Confiant, lo stesso Aimé Césaire, dopo una prima fase di « revendication de l’assimilation » dal 1946 al 1956-1958 passerà ad una fase di « revendication de l’autonomie» dal 1958 – 1960 al 1973 durante la quale rivendicherà l’autonomia della Martinica, ma il suo partito, il PPM (Partito progressista martinicano), è in questo periodo all’opposizione, dunque non è presagibile un’attuazione del suo progetto. Una terza fase ancora dal 1974 al 1980 nella quale Aimé Césaire rivendica una « nation caribéenne » e infine un’ultima fase dal 1981 al 1992 dove si mette ormai da parte l’idea di rendere autonoma l’isola e si pensa quindi a trovare una risoluzione per gli annosi problemi sociali ed economici della stessa.62

Lo sfruttamento coloniale, tuttavia, continua ancora oggi. Esso è occulto in quanto assume forme subdole. Jack Corzani ci fa notare come l’alienazione della popolazione sia dovuta a secoli di dominio coloniale :

Empêche de poser les problèmes réels, ceux des structures socio- économiques, et un savoir-vivre en accord avec ses ressources, régi par une politique responsable. Ceci impliquerait une progressive diminution des transferts de fonds métropolitains et davantage de production locale, pour ne pas voir se produire des réductions d’un niveau de vie qui reste parmi les plus hauts de la Caraïbe.63

62 R. Confiant, Aimé Césaire une traversée paradoxale du siècle, op. cit., p. 163. 63 P. Butel, Histoire des Antilles françaises, op. cit., p. 484.

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I continui sussidi sociali concessi alla popolazione e le favorevoli politiche economiche di cui godono gli oligarchi dell’isola hanno dunque il potere di rendere indissolubile, il rapporto della colonia con la madrepatria. Non c’è interesse nel creare un’economia interna parzialmente bilanciata. La Martinica importa, infatti, quasi tutte le materie prime non producendo praticamente nulla, all’interno del suo territorio.64

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La littérature n’a pas pour vocation de transformer le monde, tout au plus aide-t-elle à en saisir les profondeurs cachées, contribuant ainsi, à l’instar

de la musique et de la peinture, à le rendre plus supportable, à le connaître mieux.

P. Chamoiseau, R. Confiant, Éloge de la creolité.

CAPITOLO II – APPROCCIO LETTERARIO