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un’analisi empirica

3. Materiali e metodi 1. Setting della ricerca

L’impatto dei network professionali sulla propensione ad adottare EBM viene analiz-zato attraverso una ricerca condotta all’inter-no di sei ospedali dei all’inter-nove afferenti al Presi-dio ospedaliero unico dell’Ausl di Bologna, una fra le più grandi Asl del Servizio sanita-rio nazionale (Ssn). Obiettivo di questa orga-nizzazione è promuovere e tutelare la salute di tutti i cittadini residenti su un territorio che comprende 50 comuni nella Provincia di Bo-logna, offrendo assistenza primaria e servizi di livello assistenziale ospedaliero. La gran-de rilevanza di questa azienda è testimonia-ta da alcuni dati dimensionali e di attività.

Nell’azienda lavorano oggi circa 8.400 pro-fessionisti tra medici (1350), personale infer-mieristico (3.000) e tecnico, con un budget

annuale che supera i 1.500 milioni di euro.

L’azienda serve complessivamente oltre 830 mila persone eseguendo annualmente circa 80 mila ricoveri.

L’attuale assetto organizzativo dell’Au-sl di Bologna è di tipo «matriciale». Da un lato, le attività ospedaliere sono svolte nell’ambito di nove stabilimenti ospedalie-ri: Bellaria, Bentivoglio, Budrio, Maggiore, Clinica Neurologica, Porretta Terme, Verga-to, Bazzano e San Giovanni in Persiceto. Il Presidio Ospedaliero dell’Ausl di Bologna si articola su 7 grandi dipartimenti ospeda-lieri. I dipartimenti sono stati introdotti nel Ssn Italiano con la seconda riforma sanitaria (legge 229/1999) con l’obiettivo di orientare le attività soprattutto sui processi assisten-ziali attraverso strutture di tipo divisionale (Mintzberg, 1979) a cui delegare ampie de-cisioni strategiche e organizzative (Dunnion, Dunne, 2004; Braithwaite et al., 2006). Lo studio ha interessato tre dei sette dipartimen-ti ospedalieri e la tabella 1 riporta per i tre dipartimenti presi in considerazione il nu-mero complessivo dei posti-letto, il nunu-mero di medici afferenti e gli ospedali le cui uni-tà specialistiche compongono i dipartimenti ospedalieri «clinical directorates».

3.2. Raccolta dei dati

L’indagine è stata condotta attraverso un questionario somministrato a tutti i medici afferenti ai tre dipartimenti in studio, distri-buiti su 6 ospedali dell’Ausl. Il questionario,

Dipartimento #

Posti-letto

#

Clinici Ospedale

Neuroscience 251 174

• Bellaria

• Budrio

• Maggiore

• Clinica neurologica

Oncologia 100 75

• Bellaria

• Bentivoglio

• Budrio

• Maggiore

Maternal and Pediatric Health 164 80

• Bentivoglio

• Budrio

• Maggiore

• Porretta

515 329

Tabella 1

Setting della ricerca

articolato in tre sezioni, aveva in primo luo-go come obiettivo la raccolta di dati attribu-tivi dei singoli clinici: età, genere, anziani-tà lavorativa, specializzazione conseguita, eventuale ruolo manageriale ricoperto. La seconda sezione del questionario era volta, invece, a raccogliere dati sulle relazioni pro-fessionali tra i clinici. Più in particolare, al singolo medico è stato chiesto di indicare il nome dei colleghi con cui normalmente inte-ragiva attraverso a) relazioni di consulenza e consiglio e b) relazioni di natura funzionale per l’assistenza dei pazienti. Le relazioni di consulenza, oltre a esprimere la diffusione di soluzioni cliniche ai problemi dei pazienti tra medici, rappresentano forme di condivisione e trasferimento di conoscenza tra professio-nisti. Le relazioni funzionali sono, invece, utili a comprendere l’effettivo «processo di produzione» e le interdipendenze tra unità operative e dipartimenti all’interno di un’or-ganizzazione sanitaria di grandi dimensioni (Astley, Zajac, 1990). Rispetto a ciascuna relazione e a ogni nominativo indicato, ve-niva inoltre richiesto di indicare la frequenza su base settimanale dell’interazione. La terza sezione del questionario, infine, era volta a conoscere la propensione del clinico all’ado-zione dell’EBM contemplando anche alcune domande volte rilevare la percezione sul-la disponibilità di informazioni e facilità di accesso alle evidenze scientifiche attraverso supporti informatici aziendali.

La compliance complessiva a distanza di sei mesi dall’attivazione e messa online del questionario (novembre 2007) è stata pari a circa l’89% con 293 rispondenti. In alcuni casi, il questionario era incompleto di alcune caratteristiche chiave (età, anzianità azienda-le), riducendo a 207 la numerosità del cam-pione utilizzabile ai fini statistici.

3.3. Metodi statistici

Per rispondere alla prima domanda di ri-cerca utilizziamo un modello di regressione di tipo ordinal logit con stime maximum like-lihood (Scott-Long, Freese, 2006). Ulteriori dettagli sul modello statistico utilizzato sono disponibili in un precedente studio (Mascia, Cicchetti, 2011).

La variabile dipendente utilizzata nel mo-dello statistico attiene la propensione dei medici ad adottare nuova conoscenza

«evi-dence-based» implementandola nell’ambito della pratica clinica. Nel presente lavoro, tale propensione è stata rilevata attraverso una specifica domanda inserita nel questio-nario somministrato ai medici: «Le evidenze scientifiche pubblicate su riviste biomediche rappresentano un supporto per la sua pratica clinica: quanto spesso ha utilizzato tali stru-menti durante l’anno?». Al medico è stato chiesto di rispondere al quesito, avendo a di-sposizione le seguenti quattro possibilità di risposta: «sempre», «spesso», «raramente»,

«mai». Tale scelta ha permesso di cogliere l’intensità della propensione con cui il singo-lo clinico ispira la sua pratica clinica all’ana-lisi delle evidenze scientifiche disponibili in letteratura.

Le variabili indipendenti sono in primo luogo di natura relazionale, e sintetizzano alcune proprietà strutturali dei network in-terpersonali di ogni medico, anche detti ego network (Breiger, 2004). Nel presente studio si utilizzano due principali caratteristiche strutturali del capitale sociale di ogni clinico:

il numero di legami e il network constraint (Burt, 1992). La prima variabile è calcolata come il numero totale delle relazioni pro-fessionali che legano i colleghi che costi-tuiscono l’ego network del singolo medico, escludendo dal computo i legami dell’attore focale (ego) con tutti gli altri. La variabile network constraint viene operazionalizzata attraverso la misura di constraint proposta da Burt (1992). Il livello di constraint (Ci) per il network dell’attore i è espresso dalla seguen-te formula:

Ci = ťcij (1)

j

dove cij esprime il livello di constraint delle relazioni che l’attore i mantiene, direttamen-te e indirettamendirettamen-te, con l’attore j. Tale misu-ra può a sua volta essere formalizzata come segue:

cij = (pij + ťpiq pqj)2; q Ŭ i, j (2)

q

L’espressione (2) individua quanto le re-lazioni tra i e j sono ridondanti per effetto della compresenza di relazioni tra questi due attori e un terzo attore q. Specificatamente, l’indicatore di constraint considera in che misura i legami professionali che il medico

i instaura con il collega j sono ridondanti per la presenza di legami che un terzo individuo q intrattiene a sua volta con j. L’assunto di base è che per un individuo il tempo e l’ener-gia sono risorse limitate (la giornata è fatta di 24 ore). Similmente a quanto accade per un investimento, gli individui compiono del-le scelte in merito a quali e quante relazioni sviluppare. L’investimento in relazioni pro-fessionali che l’attore i decide di sviluppa-re con j (formalmente pij) sono ridondanti e meno vantaggiose per i nella misura in cui egli già dedica gran parte del proprio tempo e molta energia in relazioni con l’attore q (for-malmente piq), che a sua volta appare forte-mente impegnato nello sviluppo di relazioni professionali con l’attore j (formalmente pqj).

Le relazioni che i intrattiene con j sono dun-que tanto più ridondanti quando maggiore è il risultato del prodotto piqxpqj. In questi casi, l’investimento che il medico sta realizzando per effetto delle relazioni che ha con j perde valenza a fronte dell’intenso legame di i nei confronti di q e del legame che questi a sua volta ha nei confronti di j.

L’impatto degli indicatori relazionali sul-la variabile dipendente del modello avviene controllando per una serie di caratteristiche attributive e strutturali che possono influen-zare la propensione all’utilizzo di conoscenze scientifiche «evidence-based». Le variabili attributive riguardano innanzitutto l’Età e il Genere dei medici, richieste a ciascun clini-co attraverso specifici item del questionario.

Altre variabili attributive di rilievo attengono gli anni di anzianità maturati con riferimen-to sia all’inizio dell’attività assistenziale nel Servizio sanitario nazionale (Anzianità Ssn), sia all’avvio dell’attività all’interno dell’Au-sl (Anzianità Adell’Au-sl). Una variabile dummy con-sidera l’eventuale responsabilità manageria-le del professionista (Ruolo Manageriamanageria-le) e assume il valore 1 se il medico ricopre ruoli manageriali all’interno delle strutture ospe-daliere, 0 in caso contrario. La propensione a utilizzare EBM è, inoltre, influenzata dal-la facilità di accesso alle fonti scientifiche (banche-dati biomediche, ecc.) e, soprattut-to, dalla percezione del professionista riguar-do al grariguar-do di accessibilità. Tale percezione è stata rilevata attraverso la seguente doman-da inserita nel questionario: «Come giudica la sua possibilità di accedere alle fonti delle evidenze scientifiche nel suo ambiente di

la-voro e fuori dall’azienda?». Il medico poteva rispondere graduando il giudizio inserendo un valore da 1 a 5. Ai fini statistici è stata considerata una variabile dummy (Disponibi-lità di Informazione Scientifica) che assume valore 1 quando il professionista ha espresso un valore superiore a quello mediano e 0 nel caso opposto. In coerenza con i preceden-ti studi sulla diffusione dell’innovazione in ambito medico (Coleman et al., 1966; Burt, 1987), viene inoltre preso in considerazione il diverso orientamento scientifico del singo-lo medico attraverso una variabile calcolata come il (logaritmo naturale del) numero di pubblicazioni realizzate da ogni medico nei cinque anni precedenti alla presente indagi-ne (Numero Pubblicazioni). Questo dato è stato ricavato attraverso una ricerca condot-ta sulla banca-dati PubMed con il supporto della piattaforma «ISI Web of knowledge».

La propensione a utilizzare EBM può essere infine influenzata da variabili strutturali che riflettono l’appartenenza del singolo profes-sionista a contesti ospedalieri e dipartimen-tali peculiari. L’appartenenza dei medici ai diversi ospedali della Ausl e ai vari diparti-menti è stata operazionalizzata attraverso un set di variabili dummy inserite nel modello statistico. Un’ultima variabile di controllo riguarda la dimensione del network profes-sionale, calcolata come il numero di colleghi cui il singolo medico è direttamente connes-so (Degree).

Per rispondere alla seconda domanda di ri-cerca, ovvero se e in quale misura l’omofilia tra clinici sia correlata alla loro propensio-ne a instaurare collaborazioni professionali, utilizziamo una tecnica chiamata Multiple regression quadratic assignment procedures (MRQAP) (Krackhardt, 1988). Questa tecni-ca consente di verifitecni-care il grado di correla-zione tra due o più network adottando un ap-proccio diadico. La tecnica MRQAP segue diversi passaggi. Dati due network delle me-desime dimensioni rappresentati da matrici di adiacenza, in termini generici X e Y, la QAP verifica il livello di correlazione nel seguente modo: i) si stima inizialmente la correlazione sulla base della corrispondenza tra i valori di cella delle due matrici X e Y; ii) le righe e le colonne di una delle due matrici (matrice Y) vengono permutate ottenendo come ri-sultato una nuova matrice (matrice Y’); iii) si stima nuovamente il coefficiente di

corre-lazione, questa volta sulla base della corri-spondenza tra i valori di cella della matrice X e della matrice Y’. I coefficienti di corre-lazione nuovamente stimati – tanti quanti il numero di permutazioni realizzate sulle celle della matrice Y – andranno a formare una di-stribuzione con andamento di tipo normale;

iv) il confronto del coefficiente inizialmen-te osservato con la distribuzione dei coeffi-cienti ricalcolati nella fase (iii) consente di ottenere il risultato complessivo dell’analisi.

Se il numero dei coefficienti ricalcolati che assumono un valore pari o superiore al va-lore del coefficiente inizialmente osservato è inferiore all’uno per cento, allora il coef-ficiente di correlazione tra le due matrici è considerato statisticamente significativo al livello dell’1% (p < 0,01).

La variabile dipendente utilizzata nell’ana-lisi MRQAP è di tipo diadico e riguarda il network di relazioni professionali tra clinici.

La variabile indipendente principale è la pro-pensione dei medici ad adottare nuova cono-scenza «evidence-based». Altre variabili in-cluse nel modello, similmente a quanto fatto nell’analisi ordinal logit, sono: Età, Genere, Anzianità nel Ssn e nella Asl, Ruolo manage-riale, Ospedale e Dipartimenti di afferenza.

Sono state aggiunte alcune variabili ulteriori, ritenute significative in termini di omofilia (Keating et al., 2007). Le variabili in ogget-to riguardano: Anni intercorsi dalla laurea, Specializzazione, Co-authorship di pubbli-cazioni scientifiche, Distanza geografica (espressa in termini chilometrici) tra clinici impegnati in attività di collaborazione. Una notazione importante riguarda come queste variabili vengono utilizzate nel modello sta-tistico precedentemente descritto. Il formato diadico della variabile dipendente richiede una trasformazione anche delle variabili in-dipendenti. Nel caso di variabili continue (ad

esempio, l’età dei medici o la loro anzianità) il valore della variabile in formato diadico è dato dalla differenza in valore assoluto tra i valori riferiti alla generica coppia di medici

«i» e «j». Nel caso di variabili dicotomiche (ad esempio, il genere) o categoriche (appar-tenenza a ospedali e dipartimenti) il criterio seguito è quello dell’«exact marches». Ciò implica che, ad esempio, il valore della ge-nerica cella xij sarà pari a 1 se la relazione di collaborazione avviene tra due medici dello stesso sesso, mentre assumerà valore pari a 0 nel caso contrario.