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Cristoforo Platini385, Giovanni Battista Ablondi386; Tr.: Giovanni Zanetti387, Giovanni Maria Conti388, Giuseppe Marimò, Giovanni Battista Melgari, Giuseppe Chievino;389 ?: Geronimo Lalia390

1623

M.°: Vincenzo Bonizzi Org.: Pietro Paolo Canti+tb

S.: Paolo Emilio Badano; Cs.: Girolamo Germani (S)391, Alessandro Galli (S), Alessandro Trambaglio (S); C.: Alessandro Ferrari, Pietro Paolo Veluti, Alessandro Boselli; T.: Baldassarre Conti, Ambrogio Fabi392, Giovanni Tirelli, Antonio Bonizzi393; B.: Giuliano Gardelli, Ottavio Veluti +tb, Vittorio Del Monte;394 vl.: Biagio Marini395; Ct.: -; Tr.: Giuseppe Marimò, Giovanni Battista Melgari

385 Assente nel primo bimestre, muore dopo il 30 settembre 1622. Il salario del mese di set-

tembre è infatti assegnato agli eredi (Mandati 46, 10 novembre 1623). In data 4 ottobre 1622 i Reggenti accettano «il legato delle lire due milla d’Imperiali fatto per il Quondam Signor Chri- stoforo Platina nel suo ultimo testamento à cotesto R.do oratorio» (Ordinazioni 12, f. 325).

386 Conclude il proprio servizio alla Steccata dopo il primo bimestre. Il 19 maggio 1622, ottiene

lire 14.8 come compenso «di giorni vinti quatto finiti alli 24 marzo passato» (Mandati 46).

387 Termina il proprio servizio alla Steccata con il terzo bimestre (Mandati 44, 23 giugno 1622). 388 L’ultimo mandato è agli eredi (ibid., 4 gennaio 1623).

389 È pagato sino al 18 novembre 1622 (cfr. Mandati 46, I gennaio 1623).

390 Dopo il secondo bimestre il suo nome non viene più registrato nei mandati. Abbandonato il

servizio, lasciò sicuramente Parma. Lo si evince da un mandato del 2 maggio 1622: «[al] R.do Padre frà Gerolamo Lalia già musico di cotesto oratorio della steccata lire trenta d’imperiali per la spesa del viaggio in recognitione della sua buona servitù fatta» (Mandati 46).

391 Viene riassunto in data 20 gennaio 1623 «atteso la sottomiss.ne fatta et perdono adimandato […] dell’errore per lui commesso in licentiarsi dal servitio di cotesto oratorio senza occ.ne alcu- na» (Ordinazioni 13, f. 4r).

392 Un mandato del 16 giugno 1623 registra un congedo di un mese ed una sovvenzione di 12

scudi «a finche più commodamente possi fare il viaggio di Genova dove conviene trasferirsi per suoi urgenti affari» (Mandati 46).

393 Proposto dal maestro di cappella, è assunto il 10 maggio 1623 (Ordinazioni 13, f. 96r). Prima

dell’ingaggio è pagato per aver cantato dal 18 marzo al 30 aprile (Mandati 46, 16 maggio 1623).

394 Di Siena. Proposto dal maestro di cappella, è assunto il 10 maggio 1623 (Ordinazioni 13, f.

96r). Prima dell’ingaggio è pagato per diversi uffici celebrati tra il I aprile e il 7 maggio 1623 (Mandati 46, 16 maggio 1623).

395 Conclude il proprio servizio alla Steccata dopo il primo bimestre (Mandati 47, 3 marzo

1623). A corte invece è pagato fino a tutto aprile 1623 (ASPr, Ruoli Farnesiani 13, 1620-1624, f. 78v). Le ragioni che probabilmente costrinsero Biagio Marini ad abbandonare Parma vanno ri- condotte ad un contrasto che il compositore ebbe con i presidenti della Steccata. Sulla scorta di un suo memoriale (cfr. Appendice 2, doc. 2), preso in esame dalla Congregazione il 24 febbraio 1623, veniamo a sapere che era stato sospeso dal servizio per due mesi (in effetti l’assenza nel quarto bimestre del 1622 è documentata in Mandati 44, 26 agosto 1622). Il motivo di questo grave provvedimento stava nel fatto che Marini si era rifiutato di cantare in quanto, richiaman-

1624

M.°: Vincenzo Bonizzi Org.: Pietro Paolo Canti+tb

S.: Paolo Emilio Badano; Cs.: Girolamo Germani (S), Alessandro Galli (S), Alessandro Tramba- glio (S); C.: Alessandro Ferrari, Alessandro Boselli; T.: Baldassarre Conti, Ambrogio Fabi, Gio- vanni Tirelli, Antonio Bonizzi, Leonardo Bonizzi396; B.: Giuliano Gardelli397, Ottavio Veluti +tb, Vittorio Del Monte; vl.: -; Ct.: Giovanni Francesco Chiochi398, Giovanni Fontana399; Tr.: Giuseppe Marimò, Giovanni Battista Melgari, Giuseppe Chievino400

dosi agli «ordini havuti da S.A.S», egli era stato assunto «per sonator di violino e sol per musico in caso di necessita». Successivamente la questione – almeno in apparenza – dovette essere ap- pianata, poiché il violinista venne reintegrato nel suo ruolo «con l’istessa provisione». Il memo- riale termina con la richiesta da parte del musicista di ottenere, come promessogli, il salario rela- tivo ai due mesi in cui non aveva cantato «per causa della d.a prohibitione». Anche se il testo non riesce del tutto chiaro, pare evidente che il Marini abbia accettato il reintegro obtorto collo come si evince dalla frase «loro sig.ri bramando ancora cantasse, fu di novo acetato nel d.o servi- tio». Non essendo riuscito ad ottenere di essere impiegato quasi esclusivamente come violinista, probabilmente egli ritenne opportuno licenziarsi non appena avesse trovato proposte profes- sionali alternative. E queste non tarderanno a venire, se è vero che nel 1623 abbandonerà Parma per Neuburg. D’altro canto che il musicista bresciano fosse ‘in sofferenza’ è provato dalle nu- merose ‘puntature’ (per assenze) subite alla Steccata proprio all’inizio del 1623: 13 uffici in gennaio e 11 in febbraio, quasi un record! (Ordinazioni 13, 3 marzo 1623, f. 37r). Da ultimo, per rispetto della verità, dobbiamo riconoscere che i presidenti dell’Oratorio non avevano dato una lettura arbitraria della convenzione sottoscritta dal Marini il 30 gennaio 1621. Il testo dell’accordo non lascia dubbi in ordine al suo compito: «servire nella musica in cantare et con quelli instromenti sonare di quali fa professione alla Sant.ma Madonna […] et dove et quando gli comandaranno gli Presidenti di d.to Oratorio, et Mastri di Capella» (cfr. Appendice 2, doc. 1). Sulla stessa falsa riga si pone anche l’ordinazione del 22 gennaio 1621 (cfr. nota 373).

396 Ingaggiato per l’Annunciazione del 1624 (cfr. Appendice 2, doc. 11), l’8 aprile 1624 viene

formalmente assunto come provvisionato, sulla scorta di un provvedimento che chiarisce le sue mansioni: «sia accettato nel numero de musici di cotesta Rev.da Compagnia per cantare il tenore il R.do Leonardo Bonizzi con provisione di tre scudi il mese, cessando il donativo o provisione solita, con carico anco che in occasione di mancamenti dei substituti del mastro di capella suo ciò d’accetarlo sì di battere come anco di sonare l’organo et con altri carichi, et emolumenti so- liti» (Ordinazioni 13, f. 251v).

397 Nel 1624 viene ingaggiato dalla cappella ducale. Il suo servizio dura ininterrottamente fino

al 29 settembre 1630 (ASPr, Ruoli farnesiani 14, 1625-1627, ff. 190v-191r; Ruoli farnesiani 15, 1628-1630, ff. 175v-176r).

398 Assunto il 28 febbraio 1624 (Ordinazioni 13, ff. 191v-192r). 399 Inizia con il 6 bimestre (Mandati 47, 3 gennaio 1625).

400 Dopo essere stato ingaggiato per l’Annunciazione della Madonna nel 1624 (cfr. Appendice

2, doc. 11), viene proposta la sua riassunzione come provvisionato il 10 maggio 1624, «stando la fede fatta per il S.r mastro di capella del bisogno della persona sua in deta Musica con quella provissione che altre volte se gli dava». La proposta non viene approvata (Ordinazioni 13, f. 215r). Tuttavia nei mandati il suo nome riappare a partire dal terzo bimestre (Mandati 47, 12 lu- glio 1624).