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Nondimeno tale mobilità, che interessa in parte anche le altre tessiture vocali, segnatamente quella dei contralti 166 , viene controbilanciata da un gruppo, abba-

stanza folto, di musici che di fatto riesce ad assicurare alla cappella bergamasca

una certa stabilità. Si tratta di elementi che, quanto meno nel periodo 1601-1615,

164 Non raramente, quando la MIA era convinta del talento virtualmente dimostrato da un

‘putto’, lo ingaggiava con un contratto pluriennale. A titolo indicativo, propongo un passo trat- to da un accordo del 1614: «Fatta relazione [...] della voce di canto di Ant.o Scaramazzo Chieri- co di età d’anni 12 in c.a quale ha buona voce di soprano, e del bisogno della chiesa si è posto, che esso Ant.o, sia condutto per anni tre prossimi a venir durando però la sua bona voce di so- prano e non altrimenti per cantor soprano nella chiesa con salario di scudi 12 all’anno et in’oltre abbia la scola di musica e di grammatica et soggiaccia a capitoli de cantori […]» (cfr. PADOAN, La musica in S. Maria cit. p. 101). Per quanto attiene ai pueri provenienti da altre città, le condi- zioni offerte erano indubbiamente molto vantaggiose in quanto non si limitavano al piano eco- nomico, ma prevedevano la possibilità per i soggetti ingaggiati di studiare nell’Accademia. Nel 1619, «per patto speciale tra le parti», la MIA giunge addirittura ad escludere la clausola del ‘cambio della voce’, pur di assicurarsi l’apporto di un fanciullo, Giovanni Leoni da Sali Vercelle- se, che doveva essere davvero un soprano promettente: «Dichiarandosi che la p.nte condutta debba durare sino alla fine delli detti annj tre non ostante che anco la voce di soprano del d.o Giovanni venisse a mancare, o deteriorare, per patto speciale stabilito tra le d.e parti» (ibid., p. 171).

165 Una delle eccezioni è costituita da Francesco Cavaccio, figlio del maestro di cappella, che serve circa sette anni (1604-1610) come soprano. Da un’istanza, scritta dal padre nel 1607, ve- niamo a sapere: I. che Francesco nei primi quattro anni non percepisce alcun salario; II. che nel 1607 ha dodici anni. Di conseguenza ha iniziato a cantare a otto anni: «[...] ho preso ardire supplicarle con ogni riverenza, et affetto, che havendo io un Figliolo, il quale già quattro anni serve alla sua chiesa gratis con il soprano senza mai haver tralasciato alcun de Divi- ni officij, ne horatione, dell’opera del quale la chiesa in quel tempo ha non poco bisogno, et per esser di tenera età di Dodeci Anni, potendosi sperar per qualche tempo, voglino condurlo con quel stipendio che alla loro prudenza, et Cortesia parerà condecente […]» (i- bid., p. 107). L’istanza è accolta e il soprano risulta tra i salariati fino a tutto il terzo bime- stre del 1610 (ibid. p. 100).

166 L’instabilità dei contralti è in parte riconducibile al servizio prestato temporaneamente da

sono quasi sempre legati da una ‘condotta’ pluriennale (3-5-7 anni, di norma).

L’accordo – è fin superfluo rilevarlo – si traduceva in un’importante garanzia per

gli interessi sia dell’istituzione sia dei musici (non è casuale che questi ultimi solle-

citassero il rinnovo della ‘condotta’ allorquando il contratto era scaduto). In que-

sta direzione si collocano, in primo luogo, il maestro di cappella (Giovanni Cavac-

cio) e i due organisti (Antonio Osio e Giacomo Brignolo) che assolvono una fun-

zione fondamentale nell’ambito dell’istituzione musicale, anche in ragione di un

apporto senza soluzione di continuità

167

. Più in particolare, Giovanni Cavaccio

opera per quasi un trentennio (1598-1626). Quanto ad Osio e Brignolo li troviamo

attivi rispettivamente negli anni 1596-1622 e 1591-1630. Non va poi assolutamen-

te sottovalutato il ruolo di altri elementi, cantori e strumentisti, che pure figurano

a lungo presenti in cappella. Soprattutto tra i suonatori – un po’ come alla Steccata

- emergono musici che prestano servizio per circa un trentennio. Un esito singola-

re che rimanda a due ordini di motivi affatto contestuali. Anzitutto il loro contri-

buto risulta molto importante in quanto suonano diversi strumenti

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e – contra-

riamente a quanto appare in altre istituzioni – le loro ‘condotte’ di norma non

prevedono un impiego come cantori. In secondo luogo, si può supporre che pro-

prio questa versatilità abbia suggerito alla MIA di vincolare tali ‘conotte’ con con-

tratti pluriennali

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. A questa tipologia sfugge, in vero, la vicenda di un altro suo-

natore, Giulio Cesare Celani, che si sviluppa per oltre un trentennio. Nei docu-

menti della MIA, di solito molto puntuali e quindi attendibili, il musico viene

sempre indicato come suonatore di cornetto. In questo caso, il susseguirsi quasi

ininterrotto di contratti a lungo termine e il salario molto elevato dimostrano

quanta considerazione avesse Santa Maria Maggiore per i virtuosi di uno strumen-

to

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che alla fine della terza decade del ‘600 pare già destinato ad un inesorabile

167 Basti pensare che sono gli unici musici a non essere licenziati durante la grave crisi del 1617. 168 Tra questi musici particolarmente versatili e ‘longevi’, emergono Geronimo Morari (violino,

viola da braccio e trombone) e Giuseppe Dalmasoni (violino, viola da braccio, violone e liuto). Sulle mansioni affidate ai suonatori in Santa Maria, cfr. MAURIZIO PADOAN, Ritualità e tensione

innovativa nella musica sacra cit., pp. 282-284. Per quanto attiene alla disposizione nello spazio de- gli strumenti nella basilica bergamasca, cfr. ID., Organici, eventi musicali e assetti spaziali della policora-

lità barocca cit., pp. 539ss.

169 L’esigenza di poter contare su suonatori versatili è esplicitamente sottolineata al Santo di

Padova negli ‘ordini’ del 1608: «[…] dovendosi nel condur Musici procurar di aver virtuosi, li quali sappiano sonar di diversi instrumenti, acciò di loro il Maestro di Cappella se ne possa ser- vire in tutte le occorrenze della Musica» (PADOAN, Musici al Santo di Padova nel primo Barocco cit.,

p. 771).

170 Nel 1602, i reggenti della MIA, per motivare il rinnovo della condotta a Celani affermano:

«[...] a D. Julio Cesare Celani Cornetto esponendo esser al fine della sua condotta qual era di anni treij, et che era ancora pronto servir mentre che fusse di satisfatione de sue Sig.rie Ill. et che gli sia fatto qualche […] augmento, unde considerata la sua qualità et peritia del sonar il cornetto nella chiesa di s.ta maria et considerato il suo salario qual è di scudi ottanta quatro à

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